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Autore: Marlena_Libby    07/03/2024    2 recensioni
Gianni desidera un arcobaleno da tenere in tasca
Genere: Fantasy, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno Gianni tornava a casa da scuola per un sentiero che costeggiava una vallata erbosa dove crescevano le campanule e brucavano le pecore.
Per tenersi compagnia, fischiettava sempre.
A scuola Gianni era il più bravo a fischiettare e ricordava ogni ritornello, perché era nato in un mulino a vento proprio quando il vento soffiava da Est a Ovest.
Lui poteva vedere il vento quando soffiava e, come sapete, non è da tutti.
Un giorno Gianni stava tornando a casa lungo il sentiero erboso, quando sentì il Vento dell'Est dire: - Aiutami, ho dimenticato una cosa!
- Che cosa hai dimenticato, Vento? - chiese Gianni girandosi per guardare il Vento che era tutto marrone e blu con degli spruzzi dorati.
- Il mio ritornello preferito!
- Quale? Quello che fa così? - chiese Gianni e lo fischiettò.
Il Vento era contentissimo.
- Sì, proprio quello! Bravo Gianni!
Gli scompigliò il colletto e gli arruffò i capelli.
- Ti farò un regalo - cantò sul ritornello che Gianni gli aveva fischiato. - Cosa sarà quel portento? Un lucchetto d'oro o una chiave d'argento?
Gianni, che non avrebbe saputo cosa farsene di un regalo simile, disse: - Per piacere, la cosa che mi piacerebbe di più al mondo è un arcobaleno tutto per me.
Vedeva spesso gli arcobaleni nella vallata erbosa, ma non duravano mai abbastanza.
- Un arcobaleno tutto per te? Questa sì che è una cosa difficile - disse il Vento. - Devi prendere un secchio e attraversare i campi fino alla Cascata del Pavone. Riempi il secchio di spruzzi. Ci vorrà molto tempo, ma quando sarai riuscito a riempirlo può darsi che dentro tu ci trovi qualcosa che ti procurerà l'arcobaleno.
Per fortuna il giorno seguente era sabato.
Gianni prese il secchio, la sua colazione e si avviò attraverso i campi fino alla Cascata del Pavone, chiamata così perché l'acqua, cadendo con forza dalla collina, formava una nuvola di spruzzi colorati e scintillanti come la coda di un pavone.
Gianni rimase tutto il giorno vicino alla cascata bagnato fradicio, cercando di riempire il secchio con gli spruzzi.
Alla fine, verso il tramonto, il suo secchio fu pieno fino all'orlo.
Ci guardò dentro e vide qualcosa che nuotava velocemente e scintillava con i colori dell'arcobaleno.
Era un pesciolino.
- Chi sei? - chiese Gianni.
- Sono il Genio della cascata. Liberami e per dimostrarti la mia riconoscenza ti farò un bel regalo!
- Stai tranquillo. Ti libererò, puoi regalarmi un arcobaleno da tenere in tasca?
- Te lo darò, ma non è facile conservare un arcobaleno. Non credo che riuscirai a portartelo fino a casa. Ma rimani lì e vedremo.
Il Genio saltò nella cascata e ne uscì un arcobaleno che finì nel secchio di Gianni.
- Oh, che bellezza!
Gianni prese delicatamente l'arcobaleno in mano, lo arrotolò con cura come una sciarpa, se lo mise in tasca e si avviò verso casa.
Passando per il bosco, sentì un pianto sconsolato.
Seguì il suono e vide un tasso prigioniero in una trappola.
- Caro ragazzo, liberami prima che gli uomini arrivino con i loro cani e mi uccidano! - si lamentò il tasso.
- Lo farei molto volentieri, ma ci vuole una chiave per aprire la trappola.
- Prova con la punta di quell'arcobaleno che vedo spuntare dalla tua tasca. Vedrai che la trappola si aprirà.
Infatti, appena Gianni mise la punta dell'arcobaleno tra i denti della trappola, quella si aprì e il tasso saltò fuori.
- Oh grazie! - disse il tasso e sparì nella sua tana.
Gianni arrotolò di nuovo l'arcobaleno e lo ripose in tasca.
Ma i denti della trappola ne strapparono un grosso pezzo, che volò via.
All'uscita del bosco c'era una casa in cui viveva la vecchia signora Gegia.
Era una signora molto bisbetica.
Se per caso cadeva nel suo giardino qualche palla, invece di restituirla ai bambini, la cuoceva in forno fino a farla diventare nera come il carbone.
Tutto quello che mangiava era nero: pane nero, olive nere, tè nero.
Quando vide Gianni lo chiamò: - Ragazzo, mi daresti un pezzetto di quell'arcobaleno che spunta dalla tua tasca? Sono molto malata e il dottore mi ha detto che se mangio un dolce di arcobaleno migliorerò.
Gianni non voleva dare un pezzo del suo arcobaleno alla signora Gegia, ma gli fece pena e controvoglia entrò in cucina.
Lei afferrò un coltello da cucina e tagliò una grossa fetta di arcobaleno.
Poi fece una pastella con farina e latte, vi mescolò l'arcobaleno e lo mise a cuocere.
Quando il dolce fu freddo, lo tagliò a fette e lo mangiò spalmato di burro e zucchero.
Ne offrì una fettina anche a Gianni.
- È la cosa più buona che mangio da tanto tempo - disse la signora Gegia. - Mi sono stufata di mangiare pane nero. Sento già che questo dolce mi sta facendo bene alla salute.
Infatti aveva un aspetto migliore di prima.
Le guance erano rosa e sorrideva.
Gianni, dopo aver mangiato la sua fetta di dolce, era cresciuto di tre centimetri.
- Sarà meglio che tu non ne mangi più - disse la signora Gegia.
Gianni si mise in tasca l'ultimo pezzo di arcobaleno.
Ormai ne era rimasto poco.
Mentre stava arrivando al mulino dove abitava, sua sorella Tilli gli corse incontro, ma inciampò in un sasso e cadde.
La gamba le sanguinava e Tilli scoppiò a piangere.
- Ahi, la gamba mi fa male! Ti prego Gianni, fasciamela!
Gianni tirò fuori dalla tasca quello che restava dell'arcobaleno e fasciò la gamba di Tilli.
Era appena sufficiente.
A Gianni ne rimase solo un piccolo brandello.
Tilli, affascinata dalla sua fasciatura colorata, corse via gridando: - Che bellezza! E non sanguina più!
Gianni rimase solo a guardare tristemente il suo pezzettino di arcobaleno stretto tra il pollice e l'indice.
Sentì un soffio nell'orecchio, si voltò e vide il Vento dell'Est tutto giallo, marrone e rosa.
- Te l'aveva detto anche il Genio della cascata che era difficile conservare l'arcobaleno! Ma sei comunque un ragazzo fortunato. Puoi sentire la mia canzone e sei cresciuto tre centimetri in un giorno.
- È vero - rispose Gianni.
- Apri la mano - disse il Vento.
Gianni aprì la mano con il pezzo di arcobaleno, il Vento ci soffiò sopra e quello cominciò a crescere, alzandosi e arcuandosi per tutto il cielo.
Era diventato il più grande e brillante arcobaleno che Gianni avesse mai visto.
Gli uccellini furono così stupiti alla vista di una simile meraviglia che dimenticarono di muovere le ali, caddero e sbatterono gli uni contro gli altri in mezzo al cielo.
Poi l'arcobaleno svanì.
- Domani ci sarà un altro arcobaleno - disse il Vento. - E se non sarà domani, sarà la prossima settimana.
- E io sono anche riuscito a tenerlo in tasca! - disse Gianni.
Poi andò a casa a far merenda.
   
 
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