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Autore: Kiara0895    09/03/2024    0 recensioni
Una storia reboot della mia precedente, la falla nel piano, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Sorelle Black, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Bellatrix, aveva deciso di festeggiare il suo 30esimo compleanno insieme a sua sorella, suo cognato e, suo malgrado, con suo marito Rodolphus. Da quando aveva avuto quella conversazione con il Signore Oscuro, Rodolphus era cambiato. Era sempre un buon marito con lei, nel senso che non si azzardava proprio a tradirla né tantomeno a metterle le mani addosso per punirla. Ma semplicemente, non era più affettuoso come prima. Era come se avesse compreso che, in fondo, lei apparteneva al Signore Oscuro. Infatti, negli anni, il Signore Oscuro era diventato il suo amante, nonostante si fosse ripromesso di tenerla lontana. L'attrazione tra i due, era diventata troppo forte e tra una missione e l'altra non facevano altro che abbandonarsi alla passione in quella che doveva essere una vecchia casa babbana, a cui, Bellatrix non sapeva perché, il Signore Oscuro era molto legato. Si trovava nel vecchio quartiere, dove si diceva c'era la casa dei Gaunt, degli antenati di Salazar Serpeverde. Essendo il Signore Oscuro l'erede diretto, avrebbe dovuto abitare lì, ma aveva preferito quella antica Villa, dove nel lungo corridoio, campeggiava ancora una vecchia foto di famiglia, dove il ragazzo, insieme a due persone più adulte che dovevano essere i genitori, somigliava tantissimo al suo Padrone. Aveva corti capelli neri corvino, anche se quelli del Signore Oscuro erano ormai brizzolati e grandi occhi neri dalla forma allungata, proprio come quelli del suo Padrone. "Non possono essere parenti", si disse Bellatrix una sera, mentre si rivestiva nella stanza da letto di fronte al suo Padrone. "Devi dirmi qualcosa, Bella?". Bellatrix trasalì. Aveva dimenticato di chiudere la mente e ciò poteva costarle cara. "Io, mi chiedevo di chi sia questa casa...". Lord Voldemort la scrutò a lungo, come per pesare le sue parole, poi disse: "Di mio padre".
 
Bellatrix quasi si sentì mancare. "Non poteva essere... Lui non può essere un... Un...". "Quella sciocca di mia madre poteva avere il meglio. Maghi Purosangue con ogni sorta di dono possibile. Eppure, ha preferito uno sciocco babbano, che non solo non la voleva, ma che l'ha abbandonata nel momento del bisogno... E mi vengono a dire che l'Amore è la Magia più potente! A causa di ciò, mia madre è morta e ha reso me uno sporco mezzosangue. È per questo che ti ho allontanato per così tanto tempo. Non credo che l'Amore renda forti, anzi...". Bellatrix non sapeva cosa dire. Da un lato, avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che non le importava che era un mezzosangue. Ma non era vero. La cosa la ripugnava. Non poteva essere che si fosse davvero accoppiata con un mezzosangue. Si sentiva sporca e delusa. "Mi stai giudicando. Non so nemmeno perché mi sia aperto così con te... Mi rendi debole. Non avrei dovuto concedermi a te... Tu... Sei una falla nel piano per me". Le ultime parole, ferirono Bellatrix come un pugnale. "Io... Mi dispiace ma per come sono cresciuta non posso nascondere che la cosa sia un problema per me... Tuttavia io conosco chi siete e conosco il vostro valore... Non mi importa delle vostre origini. Io vi seguirò sempre, qualunque cosa facciate e... Vi prometto che non sarò una falla nel piano per voi". Lord Voldemort, fece un sorriso tirato. Dopodiché andò vicino ad una vetrinetta, che conteneva ormai solamente una coppa e un diario. Fece per prendere entrambi gli oggetti che mise nelle mani di Bellatrix. "Voglio che tu dia a tua sorella questo diario, come pegno per i suoi servigi. La sua dote di Legilimens mi è stata molto utile. E tu, prendi la coppa e nascondila, dove nessuno possa trovarlo. Non dire niente a Rodolphus". Sul diario era inciso un nome "Tom Orvoloson Riddle", mentre la coppa aveva un grande tasso inciso sopra. "Non chiedere", si limitò a dire Lord Voldemort. "Se sai altro da me, dovrò sul serio ucciderti". Bellatrix arrossì violentemente, non sapeva se per aver ricevuto un altro sorriso tirato da parte del suo Padrone o per la sua minaccia. Fece per andarsene, siccome ormai Rodolphus era solo da ore a casa, ma prima aggiunse: "Grazie per esservi aperto con me, lo apprezzo molto". Dopodiché richiuse la porta alle sue spalle.
 
Rabastan Lestrange si stava dirigendo all’ennesima riunione dei Mangiamorte. Ultimamente, il Signore Oscuro era diventato sempre più paranoico, dal momento in cui Albus Silente, aveva istituito un gruppo di giovani maghi e streghe, chiamato Ordine della Fenice. Quella vita, le stava diventando sempre più stretta, dal momento in cui aveva deciso spontaneamente di non prendere moglie. Essendo il secondogenito, aveva il lusso di scegliere, in quanto era suo fratello maggiore Rodolphus, a dover continuare la discendenza. Peccato, che sua moglie non avesse nessuna intenzione di dargli un erede. La famiglia Lestrange, molto irritata dal comportamento di Bellatrix, si era affrettata a contattare la famiglia Black, che di tutta risposta se ne era lavata le mani, sostenendo che nel momento in cui le figlie di Cignus erano spose, appartenevano esclusivamente al marito e che quindi era il marito a doversi far valere in qualche modo.
 
Durante il compleanno di Bellatrix, dove lei era persa in chissà quali pensieri, Rodolphus aveva cercato di sollevare il problema, ma di tutta risposta Bellatrix gli aveva ribadito che era ormai proprietà del Signore Oscuro e che ormai lui si sarebbe dovuto fare un’amante, se sperava ancora di avere un’erede. Di contro, Rabastan aveva cercato di sedare gli animi, mentre con il pensiero Narcissa Malfoy, esprimeva chissà quali ingiurie contro sua sorella sconsiderata. “Rabastan”, un uomo di circa trent’anni lo stava chiamando poco davanti a lui. Era Regulus Black, cugino delle sorelle Black e fratello di Sirius, che si era appena guadagnato un posto in Grifondoro. “Quanto si è disperata vostra madre? Ho sentito che il fratellino è un cuor di leone e non una serpe!”. Regulus fece una smorfia. “Non me ne parlare… L’ho dovuta sopportare per giorni, insieme a quell’odioso elfo domestico, che non faceva altro che girare disgustato per casa”. Rabastan rise di gusto, mentre insieme al suo nuovo compagno di cammino, si dirigeva verso Villa Rockwood. “Stiamo davvero assistendo ad un mondo capovolto. Famiglie Purosangue Serpeverde per generazioni, che generano Grifondoro. Cognate che non ne vogliono sapere della discendenza familiare… Mi chiedo se il Signore Oscuro possa davvero risollevare la situazione. È così preso da Bellatrix che sta davvero perdendo la bussola”. “Da… Mia cugina?”. Regulus parve sorpreso e a tratti disgustato. “Ma è sposata! Il Signore Oscuro è un Mago potente, ma mettersi contro le tradizioni familiari non gli farà di certo guadagnare punti presso le Famiglie Nobili”. “Hai perfettamente ragione. Infatti non so davvero a che gioco stia giocando. Ma ormai siamo suoi no? Non possiamo di certo tirarci indietro. Ma ormai dovrebbe essere Padrone del Mondo Magico, eppure fatica a prendere davvero una posizione”. Rodolphus parve fermarsi, poi aggiunse: “Bellatrix l’altro giorno si vantava di come il suo Signore, le avesse dato una coppa molto antica, con lo stemma di un tasso sopra, cosa può significare?”. “Hmh”, Regulus parve davvero rifletterci su. “Un pegno per i suoi… Servigi?”.
 
“In effetti, è da un po' che noto che il Signore Oscuro, si circonda di oggetti particolari e in più ho notato che non invecchia di un giorno. È come se… Avesse imprigionato la sua anima da qualche parte”. Disse Regulus con fare solenne. “Che storia è questa?”, chiese Rabastan. “E’ da un po' che indago su questa cosa, una volta gli ho visto mettere in una vetrinetta un vecchio diadema. E da lì ho fatto delle ricerche. Sembra sia possibile avere una chiave per l’immortalità, tramite un Incantesimo chiamato Horcrux”. Rabastan ascoltava il suo interlocutore rapito. “Pensi che la conquista del Mondo Magico sia un diversivo per avere un posto nell’Eternità?”. “Probabile. Ma bada bene a non fare parola con nessuno di quello che ti ho detto. Se il Signore Oscuro sapesse che sto indagando su di lui…”. Molto più indietro, Narcissa Malfoy, insieme a suo marito, stava ascoltando mentalmente la conversazione dei due. “Horcrux. Dunque ho sentito bene l’altro giorno. Devo assolutamente parlarne con Regulus”.
 
Giorni dopo, Narcissa si presentò senza preavviso a casa Black, dove sua zia la accolse a braccia aperte, insieme a Kreacher, il suo fedele elfo domestico. “Devo vedere Regulus, se possibile”. “Ma certo cara, accomodati pure. Kreacher, prepara una tazza di thè alla nostra cara ospite…”. Regulus, accolse Narcissa con un ampio sorriso. “Ci siamo visti soltanto poco tempo fa. Sei scossa che il Signore Oscuro abbia elogiato per l’ennesima volta tua sorella davanti a tutti?”. “Ormai ci ho perso la speranza su questo. Ma devo parlarti urgentemente di una cosa”. “Dimmi tutto”. “Ho sentito la vostra conversazione, quella tra te e Rabastan. E non ho potuto fare a meno di sentire la parola Horcrux”. Regulus sbiancò. “Cosa sai di questo argomento?”. Narcissa fece per sedersi ed estrarre da sotto il mantello un vecchio diario logoro. “Me lo ha dato mia sorella. Dice che il Signore Oscuro in persona glielo ha donato. Un… Pegno per i miei servigi”. Visto che Regulus era più perplesso di prima, Narcissa continuò, “Bene. Non è questo il punto. Il punto è che è un diario. Ma non c’è scritto niente! Bellatrix mi ha pregato di nasconderlo, ma avverto una potente Magia in esso”. “Temi sia un Horcrux?”. “Un Horcrux è un pezzo di anima, nascosta in un oggetto. Ti permette di restare in vita, nonostante colpi mortali”, aggiunse Regulus. “Non saprei. Ma vorrei che lo esaminassi e poi me lo restituissi. Se il Signore Oscuro o peggio mia sorella, sapesse che l’ho dato a te…”. “Tranquilla Narcissa. Sei in buone mani”. “Io non mi fido di lui, Regulus. Mi chiude la mente costantemente. Temo che siamo tutti dalla parte sbagliata”. “Solo il tempo ci dirà quanto”.
   
 
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