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Autore: Carla Marrone    10/03/2024    0 recensioni
Un'ordinaria giornata di pioggia ed i discorsi di un gatto ed una farfalla.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL GUARDIANO DEL VENTO

 

Le foglie frusciavano irritate, delizioso stimolo a giocare per Lord Byron. Lo scaccia-spiriti tintinnava irrequieto. Il sornione aprì un occhio, chiedendosi perché mai le sue umane avessero messo qualcosa di tanto fastidioso, appeso proprio davanti alla porta della sua proprietà. Nell’aria c’era odore di freddo e trepidazione. Nessuna Briciola, o Nerone si sarebbero azzardati ad invadere il suo territorio, con quel tempaccio. Tuttavia, era necessario svolgere il proprio compito. 

 

Aprì anche l’altro occhio. 

Si stiracchiò ed emise un grazioso sbadiglio. 

Scese dalla sedia che stava davanti al termosifone, aggirò il tavolo della cucina e si piazzò davanti alla finestra. 

La Mamma Grande, fortunatamente, aveva rammentato di lasciargli discosta la tenda. Era suo preciso dovere fare la guardia alla casa, mentre le sue femmine dormivano. Specialmente se c’era cattivo tempo. Era in grado di presagire, quando c’erano pericoli in agguato. Anche gli uccelli erano altrettanto furbi. 

Riusciva ad avvertire la presenza di miriadi di piccole vite, rannicchiate nei nidi e nelle tane. 

 

Fu molto sorpreso, infatti, quando si sentì apostrofare da una minuscola vocetta:- Ehi tu, mi sai dire che succede? Cos’è questo baccano?- 

Si voltò rapido verso il suono stridulo e colse un incessante sbatter d’ali. Era una farfallina venuta dalla dispensa. Si leccò i baffi. 

“E’ una tempesta.” Rispose in tono saccente. 

“E cosa la causa?” Azzardò di nuovo la farfalla. “Io è la prima volta che esco nel Mondo Esterno… ecco, non ho mai visto nulla di simile!” Esclamò un po’ impaurita ed un po’ eccitata. 

“Vuoi sapere cosa agita le fronde degli alberi?” L’insetto annuì freneticamente. 

“Sono le mani degli uomini.” Asserì greve. 

“Gli uomini? Vuoi dire quelle enormi creature con dieci facce che mi rubano sempre lo zucchero e la farina?” Il minuscolo esserino era sgomento. Il gatto fece lentamente sì col capo. 

“Perché mai farebbero una cosa del genere?”

“Perché possono.” Rispose semplicemente il felino, poi, si spiegò meglio. “Loro possono questo e molto altro. Tu non lo sai, ma loro illuminano la tana di notte, creano l’acqua nelle ciotole, riscaldano i muri e molto, molto altro…” 

“Wow!” Alla farfallina brillavano gli occhi. “E sono anche forti?”

“Molto.” 

“E sanno volare?” 

“No, questo non gliel’ho mai visto fare. Anzi, sono piuttosto goffi, quando si tratta di saltare.” Risero insieme. 

 

Passò del tempo, durante il quale rimasero in silenzio. Byron scuoteva le orecchie, ogni qual volta la farfalla le urtasse, nel tentativo di guardare meglio, fuori dalla porta-finestra. Le metteva una zampa sulla testa per calmarla, in realtà, per levarsela di torno. 

 

Poi, finalmente, uno dei due parlò:- Senti, ma tu che ci stai a fare qui davanti?- 

“Faccio la guardia.” Rispose fiero il gatto. “Io sono Lord Byron, il Guardiano del Vento.” 

“Ooh.” L’insignificante creatura traboccava di ammirazione. 

“Pensa, il mio lavoro verrà ricompensato, a breve, con un lauto banchetto. E, oggi pomeriggio, mia sorella Belle mi darà il cambio, così che io possa riposare.” Non poté fare a meno di vantarsi. 

“Hai molta fame? Devi essere stanco…” Chiese innocente l’insettino. 

Di colpo, un guizzo dorato e feroce balenò negli occhi della piccola pantera albina. 

“Ora che ci penso, non direi di no ad un piccolo aperitivo!” E, così detto, si pappò la farfalla della dispensa, in un sol boccone. 

 

Purtroppo per lui, non fu un pasto degno di questo nome. Decise così che si sarebbe andato a raggomitolare accanto alla Mamma Piccola, nell’attesa di vederle aprire un occhio. 

 

Tanto, ormai, il canto degli uccelli annunciava che le Mani degli uomini avevano cessato di scatenare la propria ira.   

   
 
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