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Autore: Marlena_Libby    10/03/2024    2 recensioni
Una bambina maltrattata dalla sua tutrice viene aiutata dai cigni
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Addio, tesoro mio - disse un marinaio alto e dai capelli brizzolati alla sua bambina, salutandola sul sentiero vicino al fiume. - Sii buona e ricordati che un giorno tornerò con una valigia piena d'oro e non ti lascerò mai più.
Poi imboccò il lungo sentiero che conduceva al mare e ai grandi bastimenti, e sparì alla vista.
La piccola Susanna si incamminò lentamente verso il villaggio di Rive Impetuose.
Piangeva ma, vedendo una famiglia di cigni che nuotava nei pressi, sorrise al ricordo del giorno in cui suo padre aveva salvato un piccolo cigno da un ragazzaccio crudele che lo aveva legato per una zampa.
La zampa si era rotta e il marinaio l'aveva steccata e si era preso cura del povero piccolo finché non fu in grado di nuotare nuovamente.
Il padre di Susanna era un uomo così gentile che gli riusciva difficile immaginare che qualcuno potesse fare del male di proposito.
Fu per questo che non si rese conto di quanto fosse cattiva la signora Alba, la persona alla quale aveva dato l'incarico di prendersi cura della sua casa e della sua bambina.
Era convinto che amasse Susanna come una figlia.
Ma non appena se ne fu andato, la signora Alba nascose tutto il denaro che il marinaio le aveva lasciato per la piccola.
Nutriva Susanna di avanzi e le dava del latte così annacquato da non meritare più questo nome.
I vestiti di Susanna col tempo si logorarono e lei li rattoppava come meglio poteva.
"A papà non piacerebbe trovarmi tutta stracciata quando tornerà a casa".
Passava le giornate affacciata alla finestra o girellando lungo il sentiero vicino al fiume e parlava con i cigni.
Metteva da parte dei pezzetti del suo scarso cibo per nutrirli ed era convinta che essi l'amassero e che capissero il suo linguaggio.
I piccoli crebbero e piano piano le loro piume grigie vennero sostituite da un incantevole piumaggio candido.
Avevano più di un anno ormai e il più bello era proprio quello che aveva avuto la zampa rotta.
Mentre scivolava sull'acqua pareva voler dire: - Guardatemi! Io sono il Signore del Fiume Impetuoso!
I mesi passarono e la bambina aspettava sempre, piena di speranza.
- Ci vuole parecchio tempo per riempire una valigia d'oro - diceva ai cigni.
Poi, un brutto giorno, la signora Alba la informò che avrebbero lasciato Rive Impetuose.
Susanna pianse e la pregò di restare, ma invano.
Tutto venne caricato su un carro, Susanna venne spinta fra i bagagli e lì, senza poter vedere quasi niente, venne sballottata per una notte e un giorno interi lungo strade campestri, colline e valli.
Finalmente arrivarono in una città dove Susanna scoprì che la sua nuova dimora era la soffitta di una vecchia casa alta e cadente situata in un labirinto di viuzze.
Ora Susanna era davvero infelice!
Pensava che se suo padre fosse tornato a casa non avrebbe più trovato la figlioletta e nemmeno qualcuno in grado di dirgli dove fosse andata.
Smise di rammendarsi gli abiti.
Non aveva più nemmeno i cigni con cui parlare e la signora Alba minacciò di picchiarla se avesse parlato con i vicini.
Un giorno, mentre stava alla finestra, udì lo sbattere delle ali di un grande uccello che volava lentamente sui tetti delle case con il collo allungato a guardare di qua e di là.
"Oh, non sarà uno dei miei cigni che mi sta cercando?" pensò Susanna.
Ma lui non la vide e scomparve in lontananza.
Il giorno dopo lo rivide e di nuovo gli passò oltre, malgrado la povera Susanna si sbracciasse e gridasse: - Cigno, cigno, riportami a Rive Impetuose!
- Ehi, che succede? - disse la signora Alba. - Non serve parlare di Rive Impetuose, tanto non ci tornerai più.
Susanna non rispose ma quella sera, quando la signora Alba si addormentò, si gettò sulle spalle uno scialle e corse in strada.
- Era il mio cigno - diceva a sé stessa. - Se lui non riesce a trovarmi, bisogna che lo trovi io.
Corse finché non arrivò in campagna.
Esausta, si nascose sotto il portico di una casa colonica per riposare un po'.
Al primo bagliore dell'alba si mise di nuovo in marcia.
Aveva i piedi gonfi e polverosi e non c'era traccia del Fiume Impetuoso dove avrebbe potuto trovare il cigno.
In lontananza vide un piccolo stagno e pensò di andarci per lavarsi.
Si fece strada fra i cespugli e chi vide sull'erba della riva opposta?
Un cigno bellissimo che si lisciava le penne.
Anche lui vide Susanna e, sbattendo le grandi ali, si tuffò nello stagno e nuotò velocemente verso di lei.
- Oh, cigno mio! - gridò la bambina con gioia.
Appena lui si posò sulla riva, si inginocchiò buttandogli le braccia al collo, che era bianco e forte, eppure così morbido e piumoso.
Non aveva mai provato in vita sua una sensazione così tenera.
- Sei venuto a cercarmi? - chiese guardandolo fisso negli occhietti neri e lucenti.
Lui chinò la lunga testa e la beccò dolcemente sui capelli.
- Mi porterai a Rive Impetuose?
- Sì, se non hai paura ti porterò sulla mia schiena.
Si acquattò per terra e aprì le ali.
Piena di fiducia, Susanna si sdraiò sul suo candido dorso, gli appoggiò la testa sul collo e lo abbracciò.
Dopo un po' la bambina, stanca e cullata dal rumore del vento e dal fruscio delle ali delle ali in volo, si addormentò.
Si svegliò sdraiata su un grosso cumulo di giunchi e intorno a lei non c'era che acqua.
Si sedette, si stiracchiò e vide un cigno che la stava osservando.
- È sveglia! - disse il cigno.
Arrivarono altri cigni, tra cui l'amico di Susanna.
Le posò una pagnotta in grembo, la circondò con un'ala e disse: - Tuo padre una volta mi ha salvato la vita e tu mi hai nutrito quando avevi poco da mangiare. Ora io mi prenderò cura di te finché tuo padre non tornerà a casa. Non temere, perché io sono il Signore del Fiume Impetuoso.
- Oh signor cigno, come potrò mai ringraziarti? - disse Susanna.
Poi, siccome aveva tanta fame, cominciò a mangiare il pane sotto lo sguardo benevolo dei cigni.
- Come hai saputo dove mi trovavo, signor cigno?
- Ho chiesto tue notizie a tutti gli uccelli. I gabbiani che risalivano il fiume non sapevano niente. Ma un vecchio gufo ti aveva vista viaggiare nella notte e lo raccontò alle rondini. Esse volarono via in cerca di notizie. Seppero da un balestruccio che, in una città lontana, una bambina si affacciava alla finestra piangendo per Rive Impetuose. Allora io sono venuto. Ma i tetti e i camini mi hanno ingannato e non ti ho vista. Avrei tentato ancora però se tu non fossi venuta da me. I gabbiani hanno promesso di avvisarci quando la nave di tuo padre arriverà al porto. Fino ad allora devi rimanere nascosta qui con noi. Questo luogo è il retroterra del fiume, dove non viene nessuno perché appartiene solo a noi e agli altri uccelli. Ti porteremo sempre da mangiare e il mattino presto, quando non c'è nessuno in giro, potrai nuotare nel fiume. Sarai brava e farai come ti diciamo?
- Certo, signor cigno! - rispose Susanna felice.

Susanna viveva felice tra i cigni del Fiume Impetuoso senza accorgersi del trascorrere dei giorni.
Passava lunghe ore su un'isoletta coperta di salici, nascosta fra i giunchi.
A volte si spingeva all'interno dell'isola per vedere le anatre selvatiche che facevano il nido nei canaletti nascosti.
Se qualcun altro si fosse permesso di farlo, le anatre si sarebbero alzate in volo allarmate, ma il Signore del Fiume Impetuoso le aveva avvertite ed esse restavano tranquille davanti a lei.
Di notte al chiaro di luna e il mattino appena sorto il sole, usciva dal nascondiglio e nuotava nel fiume aperto guardando da lontano i campi e i sentieri che ben conosceva e il suo villaggio addormentato.
Capitò che qualcuno che tornava a casa tardi e si alzava molto presto, la vedesse, così si sparse la voce che nel fiume c'era una ninfa, ma pochi ci credettero.
Ogni giorno il Signore del Fiume Impetuoso le portava qualcosa da mangiare, tenendo nel becco un cestino che Susanna aveva intrecciato con i giunchi.
A volte lui si avvicinava al mulino e la mugnaia gli regalava sempre qualcosa.
Oppure si fermava sotto il fiume e raccoglieva nel cestino i pezzetti di pane e di biscotto che la gente gli buttava.
Ma la maggior parte delle volte nuotava fino al cortile posteriore della casa del fornaio dove, seduta su un muro, lo aspettava la figlia dell'uomo, che aveva in serbo per lui biscotti, brioche e dei frammenti di torta che non avrebbe mai immaginato andassero a nutrire una bambina come lei.
Ogni giorno che passava, Susanna si faceva sempre più alta e paffuta; era abbronzata, contenta e sempre più graziosa, ma la sua vecchia vestina ormai era ridotta a uno straccio e la crucciava il pensiero di presentarsi così davanti a suo padre il giorno in cui fosse tornato.
Ne parlò a Madama Penna, la madre dei cigni, che informò il Signore del Fiume Impetuoso.
- Mio figlio ti aiuterà - annunciò a Susanna. - Ogni lunedì la moglie del fornaio stende il bucato nel cortile di casa sua e allora lui ha pensato di prendere uno degli abiti di sua figlia, che è alta proprio come te, e di portartelo, che ne dici?
Susanna non approvò affatto il piano: - La prego, Madama Penna, lui è gentile come sempre, ma non possiamo farlo, sarebbe rubare! E io non voglio indossare qualcosa di rubato!
Madama Penna e suo figlio non capivano lo scrupolo di Susanna perché, pur essendo coraggiosi, pazienti e gentili, non riuscivano a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate.
Il Signore del Fiume comunque non perse la speranza di poter procurare un vestito a Susanna.
Quando tirava vento teneva gli occhi bene aperti nella speranza che una folata strappasse un vestito da qualche corda del bucato.
Al volgere dell'estate, i gabbiani risalirono il fiume ma lasciarono sentinelle sulla costa in attesa del padre di Susanna.
Finché un bel giorno un gabbiano reale venne in volo dalla costa annunciando: - Notizie! Notizie!
Descrivendo larghi cerchi nell'aria discese fino al vecchio nido di giunchi dove Susanna e i cigni lo aspettavano impazienti.
Raccontò che aveva visto una nave all'ancora vicino al porto, era volato fin lì e dopo essersi posato sul sartiame aveva ascoltato due marinai che parlavano delle loro famiglie.
Uno di loro, un uomo alto, con gli occhi scuri e dei folti capelli grigi, parlava di sua figlia Susanna.
Ci potevano essere altri marinai la cui figlia si chiamava Susanna, ma il gabbiano era sicuro che si trattasse proprio di lui.
Susanna non riusciva a credere che suo padre fosse così vicino.
Aveva voglia di gridare, ballare e cantare, ma i cigni la esortarono a rimanere tranquilla ancora per un po'.
Allora si sedette vicino a Madama Penna, pensando a come avrebbe potuto rassettarsi un po' anche senza un vestito nuovo.
Il Signore del Fiume invece pensò di andare personalmente a sincerarsi se si trattava davvero del padre di Susanna, e al calar del sole spiegò le ali e si librò in aria.
Volò fino a una nave che a causa della bassa marea, non potendo entrare nel porto, stava ancorata al largo.
Un gruppo di marinai, appoggiati al parapetto della nave, guardava verso la spiaggia.
- Che strano, un cigno così lontano da terra chissà cosa vuole! - disse uno di loro osservando il superbo uccello che nuotava lentamente intorno alla nave.
- Sono sicuro che si tratta del cigno a cui ho curato una zampa quand'era piccolo - disse un uomo alto dai capelli grigi. - Magari è venuto fin da Rive Impetuose per darmi il benvenuto!
Gli uomini sorrisero e poi per passare il tempo tirarono fuori i tesori che avevano comprato per le loro famiglie: perline, conchiglie, scialli di seta e fazzoletti.
L'uomo dai capelli grigi mostrò un indumento ricamato preziosamente, ma tutto stropicciato perché era stato in valigia troppo tempo.
- Che cos'è, Gianni? - gli chiese un compagno. - Caspita, sembra un regalo per una principessa!
- Infatti doveva essere un regalo per una principessa, ma lei all'ultimo momento non l'ha più voluto. Io l'ho comprato in un mercato persiano dalla povera donna che l'ha confezionato; forse l'ho pagato troppo, ma sono sicuro che alla mia bambina piacerà moltissimo; lo voglio tenere un po' all'aria per fargli perdere le pieghe.
Lo appese al parapetto e rimase lì ad ammirarlo.
Era davvero bellissimo e il sole del tramonto ne esaltava i colori.
Il bordo del vestito era ricamato di foglie e di fiori dalle molteplici sfumature.
Sul resto dell'abito spiccavano farfalle, uccelli e fiori e sul petto un sole dorato dai lunghi raggi.
Il marinaio più anziano disse: - Ma questo lavoro sembra fatto da una fata! Ne ho visti di indumenti belli nei miei viaggi attorno al mondo, ma ricordati le mie parole, Gianni, questo vestito ti porterà fortuna, perché deve averlo ricamato una fata e non un comune mortale!
All'improvviso una folata di vento fece volare via il vestito.
I marinai cercarono di afferrarlo, ma il cigno si alzò in volo, lo prese con il becco e andò via.
Gianni lo guardò sconsolato, sospirò e aprì il suo fagotto: gli erano rimasti solo del pane e qualche moneta d'oro.
Il giorno seguente Susanna aspettava seduta in un boschetto sulla riva del fiume, dove delle alte piante selvatiche rampicanti formavano un piccolo porto naturale che la nascondeva agli sguardi.
Era lì fin dal mattino quando, dopo una nuotata, era arrivato il Signore del Fiume e le aveva portato il vestito.
Non voleva dirle dove l'aveva preso, ma Susanna era così affascinata che non fece domande e lo indossò.
Aveva già salutato tutti i suoi amici del retroterra, ma non aveva ancora detto addio ai cigni che si erano riuniti in gruppo con gli occhi fissi sulla riva.
Un viandante che camminava a passo veloce verso Rive Impetuose li vide e si chiese cosa facessero lì tutti insieme.
Se lo chiese ancora quando uno stormo di gabbiani sembrò seguirlo.
Lo precedevano, tornavano indietro, e gli svolazzavano intorno emettendo acuti richiami che si fecero ad un tratto più forti e una bambina apparve sul sentiero davanti a lui.
Rimase lì, abbagliata dai raggi del sole che stava ormai per tramontare e che illuminava il suo volto roseo e i suoi piedini nudi abbronzati.
Brillò anche sul suo vestito facendone risaltare i bei colori.
Lanciò un grido di gioia e si gettò fra le braccia del padre.
I gabbiani smisero di fare rumore e i cigni scivolarono via silenziosamente, tranne uno.
Padre e figlia avevano così tanto di cui parlare che quando le stelle brillarono erano ancora sulla riva del fiume.
Gli uccelli li avevano informati che altra gente viveva nella loro casa, così il marinaio decise che sarebbero andati in una locanda.
- Vieni Susanna, è ora che tu ceni e vada a dormire.
Stavano per incamminarsi quando la bambina guardò il fiume e vide il suo fedele amico che aspettava fermo sull'acqua scura.
- Oh papà, ecco il Signore del Fiume Impetuoso! Non gli abbiamo ancora dato la buonanotte!
Il marinaio si tolse il berretto.
- Signore, questo nome ti si addice molto. Desidero ringraziarti di tutto cuore per quello che hai fatto per la mia bambina.
Soddisfatto, il Signore del Fiume Impetuoso chinò la testa e volò via maestosamente per raggiungere gli altri cigni.
Susanna e suo padre presero alloggio nella locanda, ma non ci rimasero a lungo perché un vecchio ferroviere andò in pensione e il marinaio prese il suo posto andando ad abitare nella casetta delle ferrovie poco distante dal Fiume Impetuoso.
Negli anni seguenti non si stancò mai di raccontare come la sua felicità fosse dovuta al Signore del Fiume Impetuoso.
Il cigno continuò a far visita al ferroviere e a sua figlia ed era orgoglioso di condividere con loro una storia così bella.
   
 
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