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Autore: Yrina    12/03/2024    2 recensioni
"Sfrutto l'occasione per farmi notare, mentre armeggio con i resti della mia civetteria, dall'uomo seduto sull'altra poltrona nella semioscurità"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me ne sto sulla poltrona in penombra a soffiarmi con il mio solito ventaglio. È tutto di legno leggero, di un beige naturale e solo una strisciolina di tessuto in cima. Un anno fa mi si è rotto il perno e quando nel sogno mi si rompe di nuovo, non sono affatto sorpresa.

Sfrutto un po’ l’occasione per farmi notare, mentre armeggio con i resti della mia civetteria, dall’uomo seduto sull’altra poltrona nella semioscurità.
Io so perfettamente chi sia lui e so anche che non è possibile che sia lì: nella realtà in cui io ho ventinove anni lui ne ha novantatré, ma in questo salone onirico lui non ha più di trent’anni. È vestito di scuro, potrebbe essere nero o grigio o blu, ma io so con certezza che è verde scuro.

È un sogno, l’ho realizzato, e voglio che lui mi noti, mi parli. Lo fa.
Si alza ed è molto alto, segaligno, odora di tabacco amaro ed è un uomo brutto. I capelli neri contrastano con la pelle bianca che sembra anche avere un tono giallastro, ma la penombra lo cancella quasi del tutto. Ha la fronte troppo alta, gli occhi piccoli e distanti rivolti all’ingiù. Il naso è piccolo e le labbra troppo sottili, la mascella è debole e ha l’espressione scostante.
Mi prende le assicelle del ventaglio dalle mani e ha le dita calde, bollenti, le sento nonostante il sogno. Parla un’altra lingua ma ci capiamo:
“Prendi un altro ventaglio dal tavolo”
La voce è un po’ nasale e ha il tono di chi è abituato a non essere contraddetto.
Prendo il ventaglio bordeaux dal tavolo. Lui non mi degna di uno sguardo e continua ad osservare meditabondo le assicelle; allora parlo:
“Non è importante, lascia perdere”
“Non è un problema, mi ci vuole un attimo”
Mi guarda, la voce è piatta e d’improvviso penso che il lupo di Cappuccetto Rosso doveva essere così: magnetico, brutto, sicuro e pericoloso. Mi avvicino di qualche passo e lui sorride senza rivolgermi lo sguardo: lo sa che inizio a volerlo, si vede che è una situazione che conosce e padroneggia. Mi sento esposta ed intrigata, ma non so cosa dire. Sento le orecchie a fuoco e vorrei che fosse lui a dire qualcosa di meno distaccato, ma lui non lo farà perché è più divertente così.

Lo scenario cambia, i sogni sono così: la musica perde ritmo di colpo e la sala si svuota e poi la luce si accende.
Anche nel mio sogno la luce si è accesa, siamo fuori e lui è davvero vestito di verde scuro. Passeggiamo in una piazza pavimentata a scacchiera, c’è un muretto che guarda sui giardini sottostanti, mi do la spinta e mi siedo dul bordo di pietra. Lui si avvicina e mi parla: l’atteggiamento è cambiato. Ora scherza nella sua lingua liquida e io lo capisco perfettamente, ma non lo ascolto. Ora che ha perso il carattere crepuscolare è più piacente.
Si avvicina e mi poggia una mano sul ginocchio, è di fronte a me e allargo le gambe perché voglio che si avvicini. E si avvicina. Fa caldo ed è strano perché pare che emani da lui e attiri verso sé. Sorride e di nuovo penso al lupo di Cappuccetto Rosso. Ha cambiato tattica, ma il gioco è sempre lo stesso. Non mi interessa, ora che è vicino voglio che mi tocchi e lui lo sa.
Parla ancora, ma ora faccio fatica a sentirlo perché c’è un ronzio crescente. La luce diminuisce, le sue mani sono sempre meno calde, il ronzio aumenta.
L’interruttore onirico scatta spegnendo la luce sull’uomo conturbante in verde e apro gli occhi su una giornata piovosa di inizio marzo uguale a tutte le altre in cui ormai i sogni migliori sono già vecchi.
   
 
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