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Autore: Khailea    17/03/2024    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel corso degli anni Yume si era ritrovata in molte situazioni strane, prevalentemente per via della sua libido, quindi non appena aveva cominciato a riprendere i sensi, avvertendo di essere stata legata da qualcuno, non si era posta molte domande, soprattutto quando aveva avvertito quelli che sembravano dei cuscini sotto di sé.
Aveva immaginato fossero quelli del proprio letto, e che la sera prima si fosse divertita con qualcuno e non avessero ancora tolto le manette, ma a legarla erano dei lacci, troppo scomodi indubbiamente per essere suoi, e più prese a muoversi più avvertì che i cuscini erano disposti su un pavimento duro e freddo, non di certo quello della sua camera, visto non ricordava di avere portato qualcuno al dormitorio.
Anche il buio nella stanza non era quello a cui era abituata, ma presto si rese conto che quella in cui si trovava non era nemmeno una stanza, ma un furgoncino.
Almeno per il momento erano fermi chissà dove, tuttavia ora che la ragazza si era svegliata le memorie cominciavano a tornare, e subito Yume tentò di rialzarsi, alla ricerca di Nadeshiko e le due studentesse di prima.
-Mph!-
Inavvertitamente Yume finì per sedersi su qualcosa, anzi, su qualcuno, che a giudicare dal verso scontento era proprio Nadeshiko.
Erano insieme per fortuna, non le avevano separate, e forse anche le due povere ragazze erano lì con loro. Yume tentò ancora di muoversi, sia per guardarsi attorno che per far capire a Nadeshiko fosse lì con lei, ma i suoi movimenti erano fortemente impacciati dai lacci, che le legavano sia i polsi che le caviglie, unendosi costringendola così a rimanere rannicchiata su sé stessa.
Una posizione scomoda, questo era certo, ma… non una delle peggiori in cui si era ritrovata, e sapeva che, aspettando pazientemente, prima o poi avrebbero trovato l’occasione per liberarsi.
Doveva solo sperare che Nadeshiko riuscisse a racimolare un po’ di questa pazienza nel frattempo, ma a giudicare dal modo in cui l’amica continuava ad agitarsi, furiosa e scalmanata, probabilmente sarebbe crollata a terra esausta prima di riuscirci.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ailea non aveva mai avuto intenzione di portare Daimonas e Seraph lì.
Non sapeva nemmeno dove fosse chiaramente quel , c’era solo un pacchiano edificio bianco di  circa trenta piani, che verso il quindicesimo, o comunque poco dopo un ampio terrazzo, aveva quasi tutte le finestre coperte da delle tende rosse, mentre prima erano state sostituite da dei vetri oscurati.
Se non per questi dettagli, il nome del palazzo non lasciava dubbi sul carattere di quel posto: Lust and Money.
Si trattava come minimo di un hotel di lusso per i pezzi grossi della città, oppure un casinò, ma non c’erano dubbi che nascondesse ben di più al suo interno, dopotutto lo stile generale faceva di tutto per far intuire che fosse così.
Tutti questi dettagli però rimanevano inutili per la ragazza.
Sapeva soltanto di avere assistito ad una scena di cui avrebbe volentieri fatto a meno, quella del rapimento di Yume e Nadeshiko, e di colpo il parassita nel suo corpo aveva preso il controllo, costringendola a fare chissà cosa in giro per la città fino ad arrivare lì.
Proprio come la prima volta in cui aveva “perso i sensi” a causa del parassita la sensazione era stata orribile, un sogno in dormiveglia di cui tu all’inizio hai solo alcuni sprazzi, ed al risveglio ti rendi conto che qualcosa in te non va, anche se non sai dire cosa, ma sai che è successo qualcosa che non volevi.
Il solo fatto di aver visto il rapimento le impediva di andarsene, sentiva chiaramente la voce di quell’essere dirle di andare ad aiutare le due, e qualsiasi tentativo di alzarsi ed andarsene moriva ancor prima di nascere.
Percepiva le sue intenzioni nell’esatto istante in cui nascevano, contro quell’essere era essenzialmente impotente.
Almeno per il momento le permetteva comunque di rimanere ferma seduta sul marciapiede, con accanto Seraph a tenerla d’occhio; la ragazza aveva evitato di avvertire subito gli altri di quello che era successo, aspettando il ritorno di Daimonas dall’enorme edificio alle loro spalle.
La prima intenzione del ragazzo era stata quella di investigare e capire se nel palazzo ci fosse qualcosa di strano, ma gli bastò fare un solo passo all’interno per capire che le cose sarebbero state più complicate del previsto.
Il primo inquietante dettaglio di quel luogo era l’odore; da un palazzo simile, dall’ampio ingresso sorretto da due colonne in cui erano state scolpite decine e decine di bocche, laccate in oro, e dal vistoso tappeto rosso che partiva già dai primi gradini della scalinata oltre la porta, ci si sarebbe aspettati un certo tipo di ambiente, e ugualmente un certo tipo di odore, ma l’unica cosa che arrivava al ragazzo era un pesante alone di prodotti chimici tipici delle pulizie, talmente forte da far bruciare quasi la gola. Anche per alcune delle persone presenti doveva essere così, e solo certi riuscivano a mascherarlo meglio di altri, forse clienti più abitudinari, ciascuno di loro però sfoggiava degli abiti estremamente eleganti e costosi, che segnavano in maniera netta la loro classe sociale.
L’ampio salone in cui Daimonas era entrato lasciava chiaramente intendere che quello fosse il loro posto, con il pavimento di piastrelle dorate ed i muri bianchi in cui erano posti strategicamente degli specchi accanto a dei divanetti, ed in ugual modo affermava come quello non fosse un luogo per le persone “comuni”, come Daimonas con la sua divisa scolastica, ma di tutto ciò a lui non importava.
A causa del pesante odore non riusciva a distinguere tracce dell’odore di Yume e Nadeshiko, e senza avere la certezza le due fossero davvero lì e non in un altro palazzo, ad esempio, titubava nei movimenti, cercando prove che, almeno lì, non c’erano.
L’unica certezza che aveva era la reazione del parassita, che aveva preso il controllo di Ailea. Significava che qualcosa era davvero successo, e li aveva condotti lì per salvarle.
Era questo dopotutto il suo ordine, proteggere Ailea e tutte le persone a cui teneva.
Ad occhio e croce la stanza in cui si trovava era la hall del palazzo, con un enorme bancone bianco al centro dentro il quale un giovane ragazzo stava parlando con la gente attorno a sé, abbassando gli occhi di tanto in tanto solo per scrivere su un tablet.
Oltre a lui c’era anche una ragazza, ferma accanto ad un ampio ascensore in vetro, anche lei con un tablet simile, e lasciava passare le persone solo dopo averlo controllato.
Non c’erano altre strade, o guardie o buttafuori, sarebbe stato facile quindi per Daimonas irrompere nell’ascensore e setacciare l’edificio, ma farlo avrebbe solo attirato altri guai.
Un conto era quando si trovavano in dei laboratori nascosti al mondo, senza testimoni, un altro era quando erano in piena città, con la polizia fuori dalla porta e centinaia di innocenti che potevano venire tirati in mezzo, e soprattutto ancora non aveva le idee chiare su cosa fosse successo.
L’intero luogo poteva essere uno spazio malsano e depravato, e tutte le persone al suo interno erano colpevoli di crimini inimmaginabili, oppure era un semplice hotel e coloro che avevano rapito Yume e Nadeshiko si stavano solo nascondendo in una delle tante stanze.
Non potevano rischiare, era una di quelle situazioni dove bisognava muoversi con attenzione.
Per come stavano le cose non poteva sperare di poter passare senza essere visto, almeno non da lì, quindi tanto valeva buttarsi.
-Mi scusi, sto cercando delle mie amiche.- disse quindi avvicinandosi alla ragazza.
-I loro nomi?- chiese lei sorridendo.
-Nadeshiko Hasegawa e Yume Hoshino.-
La ragazza batté rapidamente le dita sulla tastiera, digitando i loro nomi. -Non mi risultano essere salite.-
-Tracciate tutte le persone che entrano?- chiese Daimonas.
-No, solo quelle che intendono salire.-
-E non è possibile che qualcuno salga senza essere visto?-
-Assolutamente no signore. Anche quando un mio collega viene qui a sostituirmi non lasciamo mai incustodito l’ascensore, e si può passare solo usando questi tablet.-
-Mi scusi se insisto, ma è certa non siano salite? Una ha dei capelli viola, l’altra azzurri, sono piuttosto riconoscibili, e sembra siano entrate qui.- insistette Daimonas, cercando di captare nella voce della ragazza o nei suoi modi un filo di tensione o di menzogna.
-No signore, non sono passate persone simili. È successo qualcosa? Vuole chiamiamo la polizia?-
Daimonas si irrigidì all’istante, ma cercò di non mostrarlo. -No, non si preoccupi, sono certo saranno da qualche parte.-
-Per qualsiasi cosa ci chieda pure, saremo lieti di aiutarla, ma come ho detto, non sono salite, e purtroppo se non è in lista, o con la polizia, non posso farla salire.- ribadì lei.
-Ma certo, la ringrazio molto.-
Daimonas le sorrise cortese, poi si voltò, dirigendosi verso l’uscita per tornare da Ailea e Seraph.
Almeno da un esame superficiale sembrava che delle due ipotesi, quello che vedeva l’intero palazzo come colpevole e quella che invece puntava contro un singolo rapitore, la seconda fosse più probabile.
-Scoperto qualcosa?- gli chiese subito Seraph, vedendolo arrivare.
-No, non ho potuto superare la hall. C’è un ascensore che porta di sopra, ma è ben controllato, e dicono Yume e Nadeshiko non sono passate da lì. L’unico modo per entrare sarebbe chiamare la polizia.-
-Ma non intendiamo farlo.- ribatté Seraph.
-No.- confermò Daimonas.
La polizia di Rookbow non era esattamente la più affidabile, a meno che non fossi ricco, e difficilmente sarebbero arrivati tanto presto ad aiutare dei semplici studenti. Una prova di ciò risiedeva proprio nel cospicuo numero di crimini in città, che costringeva numerose persone a farsi giustizia da soli, incluso il loro gruppo, che mai una volta aveva pensato di chiedere aiuto a qualcuno, perché sapevano bene non sarebbe arrivato.
Forse Ayame o Alexander potevano sfruttare i soldi delle loro famiglie per chiedere aiuto, ma rimanere così con le mani in mano, aspettando un aiuto i cui risultati erano incerti, quando si possedeva i poteri e le capacità per fare qualcosa di più, non era qualcosa che quel gruppo era in grado di fare.
-Quindi chiamiamo gli altri.- concluse difatti Seraph, prendendo il cellulare.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Fiuuuu! Che posticino coi fiocchi!- esclamò Vladimir, chiaramente meno impressionato di quanto dava a vedere.
-È un hotel? Come mai Yume e Nadeshiko sono qui dentro?- chiese Rahu guardando l’alto edificio di fronte a sé; per la ragazza, abituata ad uno stile architettonico diverso, un grosso blocco di cemento non era gran che, ma quantomeno i dettagli delle colonne erano interessanti.
-Non per scelta loro.- le rispose Seraph.
-Sono state rapite, giusto? Ailea ha visto chi è stato?- chiese Ryujin tenendo accanto a sé la sorella.
Purtroppo, nonostante i tentativi di convincerla, non era riuscito a farla restare al dormitorio.
-Ehi Ailea, ci puoi dire qualcosa in più su quello che è successo?- chiese Zell, avvicinandosi alla ragazza, spazientendosi quando questa non gli rispose. -Andiamo… stai tirando un po’ troppo per le lunghe questa cosa.-
-Lasciala in pace.- sibilò Seraph, parandosi di fronte all’amica.
-Seraph, dobbiamo pur capire con chi abbiamo a che fare però.- sbuffò il ragazzo. -So che sta male, lo sappiamo tutti, ma questo non le da alcun diritto di trattarci come delle pezze ai piedi, o di mettere in pericolo delle persone che tengono a lei.-
-È qui, no? Quindi direi non vuole lasciarle in questo posto.- obbiettò Astral, più per Seraph che per Ailea in verità.
-È solo per il parassita che le ha messo Daimonas.- replicò nuovamente Zell, ed Astral era già pronto a rispondergli, quando Wyen si mise tra loro.
-Basta così. Dobbiamo aiutare Yume e Nadeshiko.- disse ferma, guardando poi il fratello. -Sei riuscito ad entrare prima, giusto?-
-Sì.- confermò Daimonas. -Ma solo nella hall. C’è un ascensore per salire, ma è ben controllato, e la persona segna tutti quelli che passano dice di non aver visto né Yume o Nadeshiko. Non sono nemmeno sulla lista.-
-Potrebbe averti mentito.- ribatté Ayame scettica.
-No, non credo. La maggior parte delle persone all’interno sono probabilmente solo di passaggio, forse è veramente soltanto un hotel, ed è possibile che chi abbia rapito Yume e Nadeshiko abbia agito da solo, senza essere mandato da qualcuno. Non possiamo considerare tutti colpevoli a prescindere.-
-Ma nemmeno tutti innocenti.- ribatté Ayame.
-Quindi… non possiamo entrare e costringerli a farci passare?- chiese Cirno, già pronta a lottare.
-Quello sarebbe molto stupido.- confermò Vladimir. -Non siamo dispersi nel nulla, ma in piena città, e nella parte facoltosa per giunta. La polizia arriverebbe subito se facessimo casino in un posto simile.-
-Allora paghiamo il nostro ingresso.- propose Ayame.
-La ragazza vicino all’ascensore mi ha chiesto se avevo una prenotazione. Temo che anche se pagassimo dovremmo aspettare.- spiegò Daimonas.
-E noi non possiamo aspettare.- concluse Lighneers. -Dobbiamo trovare un altro passaggio allora.-
-Giochiamo a fare gli Spiderman?- scherzò Jack, ma bastava una rapida occhiata all’edificio per vedere che di appigli praticamente non ce n’erano.
-Non può esserci solo un ingresso, almeno per le cucine o per la lavanderia sul retro dovrebbe esserci qualcosa.- intervenne Sammy.
-Però così dovremmo comunque lottare con qualcuno, no nya?- chiese Lacie, che da quanto aveva capito, almeno per il momento, non potevano permettersi di combattere contro nessuno.
-Come prima cosa conviene perlustrare il perimetro.- prese parola Lehar, catturando immediatamente l’attenzione di tutti. -Da un punto di vista strategico, è la scelta migliore.
-Giusto. Andremo magari io e Sammy. In gruppo daremmo troppo nell’occhio.- propose Milton, rispondendogli immediatamente evitando si creasse un silenzio tra Lehar ed il gruppo.
-Un momento.- disse Alexander, fermandola. Il gesto fu inaspettato, e perfino per il ragazzo parve innaturale, dopo tutti gli anni trascorsi a stare nell’ombra, ma voleva cambiare, e quello era un primo passo. -Prima di andare… io… conosco questo posto.-
-Ci sei già stato?- chiese Hope curiosa.
-Con… mio fratello.- confermò Alexander, irrigidendosi, trasmettendo la stessa sensazione anche al resto del gruppo, ma per motivi ben diversi; lui per gli orribili ricordi di quei giorni, in cui Khal lo costringeva ad andare a letto con degli sconosciuti per il loro profitto, loro perché si sentivano in colpa ad averlo abbandonato.
-È un bordello.- disse infine il ragazzo.
Hope involontariamente corrugò subito la fronte, non volendo pensare al perché conoscesse quel luogo. Similmente anche Ryujin ebbe la stessa reazione, e Rahu ridacchiò divertita guardando l’occhiataccia che le scoccò.
Senza alcun dubbio significava “torna subito indietro”.
-Lo sapevo.- sbuffò Grace, alzando gli occhi al cielo.
-Ma… ma sembra un hotel.- replicò Johanna, rabbrividendo all’idea di cosa ci potesse essere in realtà al suo interno.
-Rookbow ha una linea di pensiero molto aperta sulla prostituzione.- le spiegò Lighneers. -Sono tanti i bordelli in città, anche se solitamente nelle zone più povere, ma quelli che raggiungono queste parti sono di lusso.-
-Un bordello resta un bordello.- rispose Grace.
-Dobbiamo comunque entrare.- concluse il discorso Annabelle.
-Verrò anch’io con voi.- disse Lehar, rivolgendosi a Milton e Sammy, che sorrisero, al contrario di molti altri. -La mia esperienza in campo militare potrebbe aiutarmi a trovare sentieri sicuri.- si giustificò il ragazzo, anche se probabilmente fu inutile.
-State attenti.- si raccomandò Lighneers, guardandoli allontanare lungo la strada mentre il gruppo si spostò poco più in là, nei pressi di un piccolo bar per non dare troppo nell’occhio.
Trascorsero circa una quindicina di minuti quando videro tornare Sammy, Milton e Lehar, che si affrettarono ad aggiornarli su tutto quello avevano scoperto.
-Ci sono due porte in tutto da cui passare, oltre all’ingresso.- cominciò Lehar. -La prima, come Sammy aveva intuito, è per la cucina, ma è inutilizzabile. Troppe persone, ci vedrebbero facilmente.-
-Anche con un diversivo?- ribatté Cirno, sempre felice di causarne uno, ma Milton scosse il capo.
-Anche con un diversivo. Ma forse possiamo comunque entrare passando dalla seconda porta. Siamo rimasti un po’ lì a guardare, c’è una telecamera, ed un uomo dall’altra parte, e la aprono solo quando…- la ragazza si fermò qualche istante, gesticolando con le mani imbarazzata.
-Quando “gli impiegati” entrano?- la aiutò Grace, intuendo a che tipo di “impiegati” si riferissero.
-Esatto.- confermò Lehar. -Non chiedono documenti, solo una password.-
-E tu l’hai sentita.- intuì Daimonas; condividevano dopotutto lo stesso udito.
-Sì.-
-Un momento… quindi ci state dicendo, che per entrare… dobbiamo fingerci…- mormorò Johanna.
-Rahu, tu vai subito a casa!- esclamò Ryujin cominciando a spingere via la sorella.
-Stai scherzando?! TU ti fingi una prostituta ed io non posso vedere?! Non ci penso proprio!- rispose la sorella, scivolando abilmente via dalla sua presa.
-Rahu!-
-Vengo!-
-No!-
-Sì!-
-Ooook!- urlò Vladimir spingendoli entrambi via. -Mentre voi due risolvete, noi magari pensiamo a come fare per fingerci prostitute!-
-Magari smetti di urlarlo.- lo linciò Grace, a disagio tanto quanto gli altri all’idea.
-Oh oh oh, miei cari.- ridacchiò Ayame, mettendosi al centro del gruppo. -Credetemi, sarà piuttosto facile…-
   
 
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