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Autore: robertar    17/03/2024    4 recensioni
Neville Paciock, medimago al San Mungo, genitore dei suoi genitori e tenero affetto di nonna Augusta (Auggie).
Uno che da piccolo era bullizzato da compagni e persino professori per la sua goffaggine.
Uno che ha ucciso Nagini con la spada di Godric Grifondoro, indossando un maglione fatto a mano dalla nonna. Uno che non si vergogna di essere sé stesso, che forse è il modo più coraggioso di essere eroe.
Uno che ama vivere in pace, ma se si trova a dover combattere una guerra non si tira indietro.
Neville è stato lasciato dal compagno e tutti credono lui soffra ancora.
Questa è la storia di come Neville sia più forte di ciò che credono tutti.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neville Paciock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I   CAPITOLO

 
 
Neville Paciock, in quegli anni, era cresciuto parecchio, ma nessuno intorno a lui sembrava essersene accorto. 
Era diventato alto, quasi come Gregory Goyle o Viktor Krum, sebbene più snello.
Le sue spalle non erano così massicce, ma erano larghe e dritte, sotto i maglioni un po’ infeltriti che si ostinava a indossare sopra a pantaloni in velluto dai colori terrosi.

Gli occhi verdi erano più attenti, meno sognanti di quanto lo fossero stati da piccolo; i capelli erano tagliati corti, riga da una parte, ben ravviati a inizio mattinata e vagamente ispidi verso la fine delle sue lunghissime giornate.
Da quando lavorava al ‘San Mungo, Ospedale per le Malattie e le Ferite Magiche’, non teneva più le spalle chine e la testa bassa, ma camminava svelto, lo sguardo attento e dritto davanti a sé.

Era scrupoloso, attento e diligente ed era diventato, in breve tempo, caporeparto nel reparto “fratture da trauma, di origine magica e non’.
Era rispettato dai superiori più anziani e benvisto dai colleghi di pari età.
Serio, coscienzioso, a volte quasi noioso nel suo attaccamento al dovere, aveva questa incrollabile certezza:
il potere non gli metteva soggezione e l’arroganza non gli faceva paura.

Alcuni suoi compagni di scuola, della sua stessa età, pur avendo iniziato con lui, erano ora suoi sottoposti.
Ma Neville era sempre, immancabilmente, gentile (e vagamente distratto) con tutti.
Non gli si conoscevano avventure, né storie serie.
Dopo la rottura con Gregory Goyle, era rimasto solo, dedicandosi al lavoro, all’anziana nonna e a fare da genitore ai due genitori, ospiti da quando era nato del “reparto lungodegenza per immemori da maledizioni oscure”.

Non aveva tempo per l’amore, si diceva, le rare volte che si fermava a guardarsi allo specchio, di solito per pettinarsi, o lavarsi i denti, quindi era inutile avere rimpianti stupidi.
Ma aveva sempre tempo per gli amici, per una bevuta insieme o quattro chiacchiere, quando lo invitavano. E, quando non lo invitavano, capitava che li raggiungesse comunque, per evitare serate solitarie di dolorosi monologhi con sé stesso.

Ascoltava gli sfoghi di tutti, senza assecondare pedissequamente, ma dando il proprio parere e non risparmiando obiezioni, quando le aveva.
Era disponibile, ma non servile; gentile, ma non condiscendente.
A volte, si sentiva solo, poi però pensava alla fortuna di fare un lavoro che amava e di potersi occupare dei suoi genitori, ricoverati al San Mungo, e gli passava.

Uno dei suoi più cari amici, da quando era uscito da Hogwarts, era – inaspettatamente – Draco Malfoy. Si erano avvicinati quando a Lucius era toccata, in modo rocambolesco, una sorte non dissimile dai genitori di Neville, e lui aveva fatto di tutto per stare vicino a Draco.
Entrambi riservati e testardi, riconoscevano all’altro gli stessi aspetti.

Era letteralmente adorato anche dai Puddlemere United, la squadra di Quidditch con cui aveva stretto i rapporti tramite Draco e Goyle, e che – nonostante fossero tutti ex Serpeverde – lo consideravano elemento indispensabile delle loro riunioni, delle feste, e, sì, anche dei problemi della squadra.

Con Goyle, da quando si erano (lo aveva – da quando Goyle lo aveva lasciato perché si era scoperto disperatamente innamorato di George Weasley) lasciati, i rapporti erano imbarazzati ma affettuosi, e ancora un po’ tesi.

Neville non concepiva la possibilità di tornare alla normalità, come se tra loro non ci fossero stati mesi di tensione e attrazione e poi di storia.
Non lo trovava rispettoso nei confronti del loro passato.

Anche perché lui non era del tutto sicuro di aver smesso di sentire la mancanza del suo gargoyle.
Così, era gentile, educato, ma anche grato che Goyle, complice la sua nuova, importante storia, fosse un po’ meno presente ai raduni dei Puddlemere, alle serate al Pub, alle cene. 
Certo, arrivava sempre. Salutava. Chiacchierava. Sempre al centro, sempre la spalla di tutti. Poi, però, si dileguava. Era sempre disponibile, sempre con quel suo sorriso affettuoso e malizioso al contempo. Ma si capiva che il polo magnetico che lo attirava a sé, invisibile nord del suo ago di bussola, non era lì, era altrove. Era George. 

Quindi, Greg passava un’oretta cui ragazzi, poi svaniva con disinvoltura per vivere la propria vita.
E Neville – le rare volte in cui arrivava prima che Goyle si congedasse – quando l’altro se ne andava, respirava sempre un po’ meglio.
 
“Nev. Ti aspettano in astanteria. Hanno chiesto espressamente di te” disse Susan Bones, raggiungendolo e parlandogli con veloce efficienza.
“È di turno Andrew Kirke, non può occuparsene lui? Io sto per staccare” rispose, accigliato.
“Riferisco. D’altronde, i Puddlemere devono smettere di pretendere che sia solo tu a occuparsi di loro, come se il resto di noi non fosse capace!” rispose Susan, vagamente stizzita.
 
Neville, che stava per slacciarsi il camice, si fermò a metà del gesto.
“Uno dei Puddlemere? Si è fatto molto male? …Goyle?!” domandò, odiandosi per quel riflesso condizionato di preoccupazione.

“Non lui. L’altro cercatore, Serpeverde anche lui, grosso come un armadio svanitore e con la stessa capacità decisionale e introspettiva. Warrington. Sono qua in due. C’è anche un altro armadio svanitore, Montague. Montague sembra preoccupato che l’amico abbia battuto la testa. A me non sembra che nelle teste di quei due ci sia molto che possa danneggiarsi seriamente, ma vabbé…” aggiunse Susan, chiedendosi a mezza bocca cosa mai mangiassero in quella squadra per avere tutti quelle stazze.

Neville scosse la testa, rassegnato, riallacciandosi il camice e dirigendosi a lunghi passi verso l’astanteria. 
Montagu e Warrington non erano due cime, forse, ma erano amici suoi, ed erano sempre stati gentili con lui.

E Neville Paciock era sensibile alla gentilezza, oltre che alla lealtà, più che a ogni cosa al mondo.
 
 
 
 
   
 
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