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Autore: KushinaKurosaki    17/03/2024    1 recensioni
Era da un po’ che questa storia mi girava in testa, chiedo scusa per le parole ma questa “What If” mi è sfuggita di mano.  Quello che inizialmente sarebbe dovuto essere un parco divertimenti era diventato un vero e proprio campo di battaglia. Dopo il tradimento dell’assistente di Rum, l’organizzazione non si fa alcuno scrupolo ad aprire il fuoco contro persone innocenti. Sherry e Curaçao si ritroveranno a collaborare per salvare coloro che hanno sciolto i loro freddi cuori tuttavia le cose prendono una piega imprevedibile nel momento in cui Gin mette piede all’interno della ruota. Shiho dovrà compiere una scelta molto dolorosa da cui sa, che in ogni caso, ne sarebbe uscita distrutta. Riuscirà a mettere in gioco la sua vita, affrontando il suo incubo per proteggere chi ama, oppure sceglierà di scappare?
Genere: Angst, Azione, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Quasi tutti, Rei Furuya, Shuichi Akai
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il tempo si era fermato. La pistola gli era volata dalle mani. Era stata rapida e silenziosa, aveva occultato la sua presenza in maniera perfetta. Era degno della sua allieva. La ragazza dai capelli bianchi cadde in ginocchio stringendosi la spalla ferita, non riusciva a comprendere cosa ci facesse lei lì. « Scappate, qui basto e avanzo io! » affermò la ragazza dai capelli ramati tenendo sotto controllo il biondo assassino. «Siamo diventate impertinenti, eh Sherry? » constatò  l’uomo divertito. Poco importava se quei mocciosi e le liceali scappavano. Curaçao non sarebbe andata lontano e, dubitava vivamente che la sua splendida rosa rossa lo avrebbe sconfitto. « Non abbassare mai la guardia, non era la mia prima lezione? Eppure sensei ti sei fatto disarmare come una ragazzina alle prime armi, che vergogna siamo caduti in basso.  » dichiarò lei in tono canzonatorio con un ghigno divertito. Sapeva bene di non poterlo sconfiggere, per questo doveva giocare d’astuzia e pungere il suo orgoglio. Era terrorizzata da lui, ma a farle più paura era l’idea di perdere nuovamente chi amava. « Non vedo l’ora di farti rimangiare queste parole » ghignò lui lanciandosi all'attacco. Lo scintillio nei suoi occhi rapaci fece alzare la guardia della ramata che saltò indietro per schivare  il gancio destro. « Prima dovresti colpirmi Gin, o forse la vecchiaia ha iniziato a farti perdere colpi? »  continuò lei schivando per un soffio un calcio. Doveva rallentare il suo ritmo, se voleva sconfiggerlo doveva far crollare il suo orgoglio. « Mia cara stai giocando con il fuoco, lo sai vero? » esclamò cercando di restare calmo, non voleva farle vedere che il suo giochetto stava funzionando. Ghignò quando il calcio sinistro la colpì all’altezza della faccia. Serrò i piedi a terra. Con il braccio destro e la mano serrata a pugno tentò di contrastare o almeno di smorzare l’impatto ma era difficile.  Era stato il suo maestro, lui le aveva insegnato le tecniche di difesa e a usare le armi da fuoco. A quei tempi, quella situazione l’aveva immaginata solo nei suoi incubi. Negli allenamenti conteneva la sua furia, ma adesso lui combatteva per ucciderla. Spezzare le sue ossa, vederla agonizzante era il suo obiettivo.  « Lo so perfettamente ma non mi interessa, che io bruci qui o all’inferno poco mi cambia. Non perderò contro di te, non posso permettermelo.» urlò tirando un calcio sul fianco lasciato scoperto ma mentre lui si preparò a riceverlo gli tirò un pugno sul viso.
 
Ora si che si sarebbe arrabbiato ma…era  stranamente serena. Quello era il suo incubo, e benché la ragione le urlasse di scappare, lei non arretrava. Per una volta i saldi nervi stavano ascoltando la voce del cuore che da tempo aveva soppresso. Curaçao le aveva detto di voler trovare il suo colore, ne aveva una bella varietà. Verde, Arancione, Blu, Rosso o anche, ironia della sorte, Bianco. Lo Sherry invece aveva solo un colore, l’ambra ma quel gusto pungente che aveva sempre trovato simile alla sua ironia, ora era la determinazione. Lei e Curaçao dopo aver fatto uscire i bambini dalla ruota, avevano provato ad allontanarsi ma la pioggia di proiettili, improvvisamente cessata, le aveva fatte preoccupare. Era stato il suo sesto senso a farle comprendere quanto vicino fosse il “Più Grande e Devastante Pericolo”. Nel momento stesso in cui l’aveva visto puntare una pistola a Ran, il suo corpo si era paralizzato.  Sembrava di essere tornata al giorno in cui era morta sua sorella, con la differenza che stavolta era lì. Paralizzata dalla paura, il suo corpo non si muoveva. La donna eterocromata era stata più ferma di lei, saltando fra la mora e il proiettile sparato venendo colpita allo stomaco, poi aveva iniziato a giocare ferendola alla spalla. Aveva stretto i pugni e, non appena si era allontanata abbastanza, aveva poggiato i piedi a terra prendendo la rincorsa e disarmandolo. Nel momento in cui aveva calciato la pistola, aveva accettato di non uscire viva da quello scontro. Un calcio allo stomaco la fece rotolare in terra. « Ti sei distratta, bellezza?»  chiese l'uomo una volta che le fu sopra. Shiho si morse un labbro tentando di calmare il battito accelerato del suo cuore. L'assassino ne approfittò per baciarla appassionatamente, in risposta la ragazza gli morse la lingua e gli tirò una ginocchiata. Si rialzò alla svelta.
 
 
" In ogni combattimento devi comprendere il tuo avversario, solo allora deciderai la strategia per batterlo."
Con uno come Gin restare a terra significava rendergli il gioco più divertente e farlo eccitare era l’ultima cosa che voleva.  « Sei disgustoso. » Dichiarò la ragazza senza scomporsi. L’aveva provocata per farle perdere la sua lucidità. « Un tempo non mi etichettavi così, Sherry » sospirò amareggiato l'uomo mentre la ragazza con un fulmineo scatto lo colpì allo stomaco. Non l’avrebbe più sfiorata, quelle mani erano macchiate dal sangue e non potevano più sfiorarla. « Ho aperto gli occhi, mi dispiace non averlo fatto prima. » affermò la ramata guardandolo stizzita ma il sorriso beffardo dell’uomo e il nome di Akemi pronunciato dalle sue labbra le fece perdere la calma mentre il ghigno soddisfatto dell’uomo si ampliò.
 
 
Il ragazzo moro si guardò intorno alla ricerca di Gin, quell’infame era sceso per una missione punitiva e lui certamente non si sarebbe fatto scappare quell’occasione. Doveva assolutamente trovarlo! Adesso che la ruota aveva fermato la sua corsa, nulla poteva separarlo dalla sua preda. « Ma lei… » esclamò la ragazza dai lunghi capelli castani sorreggendo la traditrice che aveva causato tutto quel putiferio.  « È conciata male.» esclamò prendendola in braccio e dirigersi verso l’esterno. Era snervante. Sapere che il suo nemico era lì e non poterlo fronteggiare…no, non ci doveva pensare. Scotch e Akemi bastavano, non poteva permettere a quella donna di morire. Non poteva rompere la promessa fatta quel giorno, aveva aspettato tutto questo tempo e avrebbe dovuto attendere ancora. Sospirò correndo più veloce, prima l’avrebbe consegnata ai paramedici e prima avrebbe potuto regolare i conti con quel mostro. «  S…She…rry…pericolo…G…gin» esclamò aggrappandosi alla maglia dell’agente che sbarrò gli occhi arrivando fuori dalla ruota.
 
 
Strinse i pugni asciugandosi un rivolo di sangue, ci aveva messo un po’ a recuperare i nervi saldi e quello aveva permesso a Gin di passare in vantaggio. Iniziare un combattimento con lui, dopo aver preso l’Aptx, non era stata decisamente una mossa saggia. Tentò di riprendere fiato ma le faceva male lo sterno, quel calciò che aveva incassato l’aveva lasciata a boccheggiare alla ricerca di aria. Se non fosse stato per lui, sicuramente sarebbe stata sopraffatta dall’assassino e non voleva neanche immaginare quella simile eventualità. Nel momento stesso in cui si era appoggiata al muro sfinita, il biondo si era avvicinato a passi minacciosi. Aveva incastonato gli occhi ai suoi, preferiva dargli la soddisfazione di assistere alla sua morte piuttosto che chiudere gli occhi o abbassare lo sguardo. Prima che il suo pugno la colpisse facendola accasciare in terra, il ragazzo dalla carnagione ambrata si era intromesso. « Scusa Shiho, ma anche io ho un conto in sospeso con lui. » aveva dichiarato iniziando una nuova rissa e tentando di allontanarlo da lei.  Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma gli era grata per averle salvato la vita.
 
 
Dannazione! Fa che non sia successo nulla di irreparabile ! Ti prego! Era strano che uno come lui iniziasse a pregare che la ramata stesse bene ma sapendo con chi era, se non era già deceduta era un miracolo. Percorse cunicoli su cunicoli con la pistola in mano, pronto a sparare alla prima angolazione di visuale. Arrivo trafelato nel luogo dove si stava svolgendo il combattimento. Si udì nell’aria uno sparo. La consapevolezza che lo sparo non fosse partito dalla sua pistola, lo fece voltare preoccupato. Era lì, in piedi. Con in mano la pistola ancora fumante, sparò un colpò mirando al petto per poi fare lo stesso con il biondo e correre verso la ramata.
 
 
Era accaduto tutto in un singolo istante. 
Aveva visto il ghignò di Gin illuminarsi e poi aveva udito lo sparo. Prima che realizzasse quanto avvenuto, aveva avvertito un peso spingerlo verso destra. Le gocce di sangue gli fecero sgranare gli occhi, lei gli aveva fatto da scudo con il proprio corpo. Lo aveva salvato. Il proiettile l’aveva trapassata, quindi non doveva avere problemi o danni all'articolazione.
 
 
« Bel lavoro, sorellona » esclamò contento il ragzo dai capelli castani guardando la scossa giornalista con lo sguardo al cielo. « Ce l’ho fatta papà, ho…abbiamo portato a termine la tua missione » esclamò sorridendo al breve, anzi brevissimo ma conciso messaggio di Akai “Victory”. Finalmente per lei e molte famiglie era finito quell’incubo, anche se bisognava ancora comprendere per chi fosse tutto finito. Le persone che a causa loro avevano perso la vita, solo fra Noc e traditori erano tantissimi figurarsi se si fossero sommati anche gli innocenti. Quello sarebbe stato il capitolo più brutto della sua vita!
 
 
Mitsuhiko abbassò lo sguardo affranto. Era inutile Ayumi e Genta continuavano a parlare senza sosta di Ai e della signora dai capelli bianchi mentre andava avanti e dietro. « I medici hanno tutto sotto controllo. » affermò Conan tentando di calmare quel bambino mentre lui si voltò incurante della presenza degli altri. « Anche se tornasse Ai, andrà seriamente tutto bene? » chiese sottovoce affinché sentisse solo Conan.  « L’FBI ha informato il capo reparto di questa storia, in sala operatoria ci sono i medici necessari. Meno persone vedranno Shiho tornare Ai, e più facile sarà cancellare ciò che mai sarebbe dovuto esistere. » il bambino lentigginoso sorrise abbassando lo sguardo mentre notò Akai venire verso di loro spingendo la sedia a rotelle su cui, per il momento, era costretta Curaçao. Fu con un sospirò di sollievo della maggior parte delle persone in attesa, che la luce della sala operatoria si spense ponendo fine alla straziante situazione di idiertezza. « Sta bene, le stanno ricucendo la ferita  comunque ero scettico all’inizio, ma vederlo con i miei occhi…vi promettiamo tutta la discrezione possibile. » esclamò guardando i ragazzi. « È il caso che vada » incominciò Amuro andando via seguito immediatamente da Shuichi Akai. 
 
 
«Rei! » esclamò una volta giunto nel parcheggiò per farlo fermare mentre le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere lente. « N… » « Grazie di cuore per aver protetto Shiho  se non fosse per te… » era stato difficile pronunciare quelle parole. Lui non era abituato a chiedere aiuto, era convinto di dover fare tutto da solo e ciò aveva portato alla morte di  Scotch e di Akemi. « È lei che ha protetto me. »  esclamò lui alzando una mano con aria sfottente. In realtà nelle sue parole non c’era astio, semplicemente non riusciva a comprendere perché lui lo stesse ringraziando. « Solo perché tu l'hai salvata prima da Gin, perciò  grazie lo stesso.» esclamò ritornando in ospedale mentre un sorriso semiamaro si dipinse sulle labbra del ragazzo. « Elena  Akemi, Atsushi. Io vi ho fatto una promessa e la manterrò, soprattutto ora che è finalmente libera.» sussurrò alzando il viso e lasciando che le lacrime, sgorgate dai suoi occhi chiusi, si fondessero con la pioggia.
 
 
   
 
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