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Autore: S05lj    18/03/2024    0 recensioni
La storia segue le vicende della primissima linea temporale di Mortal Kombat.
Ambientata secoli prima delle vicende conosciute nel primo torneo, la Regina Sindel è costretta a sposare Shao Kahn, dopo la sconfitta di Edenia per mano dell'armata dell'Outworld. Sola, disperata, ma restia ad abbandonare la speranza, Sindel ordisce un piano per tentare di dare a sua figlia un futuro lontano dal Regno Esterno. Per farlo, però, è costretta a stringere un patto con uno straniero, uno stregone venuto da un regno sconosciuto, dalla moralità ambigua e dalle ambizioni sconosciute. Shang Tsung.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Noir | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sindel
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Nonostante la sua dedizione alla regina Sindel, Sheeva doveva tener conto della sua lealtà anche verso il suo popolo.

Da quando aveva accettato quell'incarico, aveva continuato a fare rapporto, mensilmente, al soldato Shokan che si presentava al castello, a portare il tributo che il suo popolo pagava all'Imperatore.

Da quando era stata convocata al palazzo reale, non aveva più visto il principe Goro, e non aveva mai avuto nessun indizio, o aiuto, sulla missione che le era stata affidata.

Portare il popolo Shokan alle favorevoli attenzioni dell'Imperatore, servendosi della regina, era un piano che vedeva sempre più dedito al fallimento.

Non solo l'Imperatore e la regina non sembravano avvicinarsi minimamente, così distanti nel loro concetto l'uno dell'altra, da non trovare mai un punto in comune. Ma peggio che mai, c'era anche il piano di evasione della regina, cosa di cui era stata ben attenta a non menzionare nei suoi rapporti. Eppure sapeva bene che la riuscita di una missione, comprometteva in maniera irrimediabile l'altra.

E lei da che parte si sarebbe dovuta schierare?

Durante l'ultimo rapporto aveva chiesto udienza a palazzo, per ricevere un qualsiasi tipo di supporto, ma ancora non aveva ricevuto risposta.

Stava cominciando ad innervosirsi, non sapeva più dove andare a sbattere la testa, e per la legge che le disgrazie non arrivano mai da sole, adesso la regina si era avvicinata incredibilmente al generale Reiko.

Sindel sembrava un faro di luce per tutti i peggiori elementi dell'Outworld.

Prima Shang Tsung, ora Reiko.

Se solo sapesse la metà delle nefandezze commesse da quel tipo, dubitava che le rimanesse ancora vicino.

Ma era difficile parlarle ultimamente, per di più Reiko, era sempre presente in qualche modo, e se non c'era lui, c'erano i suoi uomini.

Si accorse presto di essere sorvegliata costantemente.

Quell'individuo aveva sicuramente qualcosa in mente.

Trovandosi al perso, non trovò altra soluzione che tornare a chiedere aiuto a Shang Tsung.

Trovare udienza da lui, si rivelò più difficile del solito. Non solo seminare i mastini che Reiko le aveva piantato alle costole non era facile, ma si accorse ben presto che anche Shang Tsung era sorvegliato costantemente e il generale era solito fargli visita di continuo.

Trovò tuttavia modo di fargli pervenire un biglietto, grazie alla serva che doveva pulirgli le stanze.

Non c'era scritto molto, ma solo che aveva bisogno di parlargli e che erano entrambi sorvegliati.

Magari dove lei non aveva trovato alternative, lui avrebbe trovato una soluzione.

Dopo giorni di silenzio, stava perdendo le speranze.

 

Quella sera, giunse nella sua stanza più avvilita del solito. Ancora non era riuscita ad avvisare la regina su Reiko, e non aveva potuto impedirle di uscire nuovamente con lui. Cominciava a dubitare che le loro gite fossero tutte approvate dall'Imperatore.

Una folata di vento gelido la colse impreparata e voltandosi di scatto notò la finestra aperta. Eppure era sicura di averla chiusa, ma ignorò quel pensiero, in fin dei conti ultimamente aveva talmente tanti pensieri per la testa, che una svista ci poteva stare benissimo.

Si diresse in quella direzione, scrutando nell'oscurità del buio, ma notando solo le luci in lontananza, che illuminavano la città, poi qualcosa si mosse davanti a lei. Le sembrò incredibile, ma qualcosa di invisibile aveva attraversato la finestra, in quel momento infatti le luci si erano per un attimo deformate.

Si bloccò di colpo. Chi poteva mai essere? Chi padroneggiava l'invisibilità? E perché mai era fuori dalla sua finestra? A giudicare dall'altezza della sua stanza, doveva essere anche un abile scalatore.

-Non gridare. - Una voce, che sembrò un sussurro sibilato.

Nello stesso istante in cui lei corrugava lo sguardo, una figura si materializzò davanti a lei, sopra il davanzale della finestra.

Lo strano individuo vestiva con una divisa completamente nera, con un cappuccio che gli copriva la testa e lasciava intravedere solo gli occhi gialli e la pelle verde e squamosa intorno ad essi. Doveva essere uno Zaterrano.

-Non parlare. - Disse nuovamente con un sussurro.

Dopodiché estrasse da sotto la giacca una boccetta di un liquido ambrato e glie la porse.

-Prendetela. Vi sentirete male. Quando presentate i primi sintomi, fate chiamare l'arcistregone. -

Quando parlava, lo Zaterrano strascicava e allungava le “esse” facendo sembrare la sua parlata simile al sibilo di un serpente.

Avrebbe voluto domandargli qualcosa, ma prima di poterlo fare, quello tornò invisibile come prima e scomparve dalla sua finestra.

Se si fosse buttato, o arrampicato, non avrebbe saputo dirlo, era stato più silenzioso di una folata di vento.

Sheeva guardò la boccetta nella propria mano. Che cosa si era fatto venire in mente quel disgraziato? Voleva avvelenarla?

A pensarla bene, comunque, non è che avesse molte alternative.

La stappò e la bevve tutta d'un fiato. Aveva un sapore indecifrabile, dolce e amaro al contempo, come mangiare una mela acerba. Nascose la bottiglietta sotto il proprio materasso, e dopo ore di attesa, in cui non avveniva niente, si distese sul letto e si addormentò.

Venne svegliata da un forte dolore allo stomaco. Un crampo continuo e dolorosissimo che la fece rannicchiare in posizione fetale, stringendosi l'addome. Il dolore allo stomaco divenne presto nausea, riuscì tuttavia a chiamare aiuto, prima di voltarsi e vomitare una strana sostanza verde.

Le guardie di pattuglia nei corridoi, entrarono nella sua stanza chiedendo se andava tutto bene, ma quando videro il vomito, e lei che gemeva dal dolore, ancora prima che lei dicesse niente, uno di loro era già corso a chiamare l'arcistregone.

Furono momenti interminabili. Sheeva ringraziò il cielo che ad accorrere alle sue urla fossero state delle guardie Tarkatan e non Centauri, altrimenti avrebbe rischiato che quelli rimanessero immobili a godersi la sua morte, senza muovere neppure un dito.

Il dolore allo stomaco diveniva sempre più continuo e doloroso, sembrava che qualcosa la stesse divorando da dentro.

Quanto rimase a contorcersi sul letto, neppure lo sapeva. A lei sembrarono ore, ma forse non furono nemmeno dieci minuti.

Non appena Shang Tsung apparve sulla soglia, ordinò a tutti di uscire dalla stanza.

Quando furono soli, lei lo guardò con un ringhio furioso.

-Che cosa mi hai fatto? - Chiese con un lamento di dolore.

-A mali estremi, costringono ad estremi rimedi. - Le porse una piccola ampolla. -Bevete. -

Nemmeno fece in tempo a terminare di dirlo, che l'aveva già bevuta tutta d'un fiato.

Immediatamente i sintomi cominciarono ad attenuarsi e riuscì a trovare pace, rimanendo sdraiata nel letto, in un bagno di sudore.

Shang Tsung prese una sedia e le si sedette vicino.

-Che cosa mi hai dato? - Volle sapere sentendo i crampi allo stomaco sparire gradualmente.

-Un veleno. Non letale, non dubitate. Ma avevo bisogno di qualcosa che mi permettesse di parlarvi senza orecchie indiscrete. - Anche Shang Tsung parlava a bassa voce, quasi un sussurro, probabilmente qualcuno stava ascoltando fuori dalla porta.

Sheeva deglutì a vuoto, assaporando il lieve torpore del corpo non appena svanisce un dolore acuto.

-Perché ci hai messo tanto? - Gli chiese poi guardandolo male, erano passati almeno cinque giorni, stava cominciando a disperare.

-Dovevo mettere a punto un veleno che presentasse dei sintomi che non si potevano imitare. - Gli rivolse un sorriso sardonico. -Non credevo foste così impaziente di avermi nelle vostre stanze. -

-Shang Tsung... - Lo guardò malissimo, ormai aveva imparato a conoscerlo, aveva capito da tempo che le sue frecciatine erano solo per innervosirla o imbarazzarla, non le voleva certo fare la corte. -... Piantala. -

Lo stregone si lasciò sfuggire una risatina sommessa.

-Ho bisogno di parlarti della regina Sindel... -

-Ah... - Si limitò a dire l'altro incrociando le braccia sul petto e guardandola in modo saccente.

-Dobbiamo aiutarla... il generale Reiko non mi piace. Dubito che dica la verità... si allontanano insieme per ore, la porta fuori dal castello... ho paura le possa accadere qualcosa... - Si appoggiò sui gomiti per sollevarsi appena. -E poi... da quando è entrato nelle grazie della regina... lo vedo ovunque e i suoi uomini mi... anzi... ci, sorvegliano. -

-Mi sembrava di ricordare, che fossi piuttosto brava a gettare ingiurie su ogni tipo di uomo che si avvicinasse alla regina. -

-Mi biasimi perché la mettevo in guardia da te? - Non ci poteva credere. -Sei davvero così ipocrita? -

Shang Tsung sospirò, ma tacque in attesa che lei continuasse.

-Ho provato a parlare con la regina, ma non mi vuole dare ascolto, è convinta che Reiko voglia essere suo amico. -

-Cosa vuoi da me, Sheeva? - Chiese infine fissandola con intensità.

-Voglio che le parli. -

-Perché io? -

-Lo sai perché. Lei ha bisogno di te per scappare da qui... voi due siete legati. -

-Ha parlato del suo piano di fuga con Reiko? - Finalmente vide una fiamma di paura ardere flebile in fondo a quello sguardo impenetrabile.

-Ancora no... non credo... -

-Quella donna non è sana. -

A quella affermazione avrebbe voluto ribattere, come si permetteva di offendere la regina? Ma non poteva. Era vero.

Purtroppo la Regina Sindel aveva dei grossi problemi, legati alla morte di suo marito, alla distruzione della sua vita e alla schiavitù alla corte di Shao Kahn. Aveva paura, era disperata, ma ancora si aggrappava alla flebile speranza di riuscire ad avere ancora degli amici, di riuscire a fuggire, di riuscire a vivere.

-Cosa sapete del generale Reiko? -

Quella domanda a bruciapelo la fece trasalire. -Non molto... -

-Non importa. - Le si avvicinò ancora di più. -Parlatemene. Raccontatemi ogni singolo momento in cui lo avete visto, non importa se vi sembrerà irrilevante o futile. Voglio sapere ogni pettegolezzo che avete udito, ogni movimento che ricordate. Ogni cosa. -

Sheeva passò da fissare un'iride all'altra. All'inizio credeva stesse scherzando, ma adesso le sembrava incredibilmente serio, e così, dopo qualche secondo di esitazione cominciò a parlare. Spesso tra un episodio e l'altro, si fermava a riflettere, per raccogliere bene le idee e non tralasciare niente.

Non c'era molto che sapesse sul generale Reiko, non avrebbe saputo dire quando fosse giunto alla corte di Shao Kahn, e di conseguenza non avrebbe saputo dire se fosse originale dell'Outworld o facesse parte di uno dei reami minori, conquistati dall'Imperatore nel corso del sue guerre.

Però sapeva quello che veniva raccontato di lui.

Era descritto come un tipo senza scrupoli, violento, estremamente brutale in battaglia, ma non solo. Poteva dare l'impressione di essere un guerriero come tanti, l'intera armata di Shao Kahn aveva la nomea di essere violenta e brutale, ma Reiko era un sadico anche fuori dal contesto bellicoso. Le sue schiave e i suoi schiavi, raramente sopravvivevano per più di qualche anno sotto la sua egemonia. C'erano racconti piuttosto agghiaccianti su cosa facesse loro, o li costringesse a fare, ma erano tutte storie sentite o raccontate da coloro che vedevano o sentivano qualcosa sul come fossero morti i suoi schiavi personali.

Shang Tsung ascoltava molto attentamente, a volte distoglieva leggermente lo sguardo, e quando lo faceva sembrava pensieroso, come se un dettaglio dei suoi racconti lo avesse interessato più di un altro.

-Non avete mai raccontato niente di tutto questo alla regina? - Domandò infine.

-Non me lo permette. Ci ho provato, ma reagisce con rabbia e liquida ogni mia parola come frutto di gelosia o calunnia. - Da quando Reiko era entrato nelle grazie della regina Sindel, parlare con lei era divenuto sempre più difficile, se non impossibile. -Io... credo le stia facendo il lavaggio del cervello. -

-No... non è così in gamba. - Fece un profondo sospiro. -Non è Reiko il problema, ma Sindel... purtroppo la regina ha dei forti disturbi emotivi e non è lucida nel giudicare le persone. -

-Già... come ha fatto con te. -

Lui le rivolse un sorriso al mezzo tra il divertito e il saccente. -Proprio non vi vuole andare giù che la regina apprezzi la mia compagnia. - Le si avvicinò appena. -Ma a giudicare da come spesso anche voi mi venite a cercare, non devo essere indifferente neppure a voi. Dico bene? -

-Se farmi schifo è un sinonimo del sentimento che tu pensi, allora no, non mi sei indifferente. - Tentò di mostrare la sua faccia più antipatica, ma in fin dei conti, con se stessa poteva anche essere onesta.

Non era vero che Shang Tsung le faceva propriamente schifo. Non rappresentava certo i suoi canoni di bellezza, così esile, dai modi sempre così pacati, quasi indolenti, con quei lineamenti così lisci ed effemminati, niente a che vedere con i maschi Shokan, e con il principe Goro. Alti e muscolosi, in grado da soli di occupare l'intero vano di una porta del palazzo reale, con i volti duri e mascolini, con i loro modi grezzi e attraenti.

Eppure Shang Tsung la incuriosiva, e lui di questo se n'era accorto. La sua curiosità non era fisica, ma mentale, c'era qualcosa nel suo modo di comportarsi, che riusciva a far sentire piccola e indifesa anche una Shokan come lei. In qualche modo lui riusciva a darle sicurezza, i suoi modi la facevano sentire desiderabile e le piaceva quella sensazione di lusinga che provava ogni volta che lui le parlava in quel modo.

E anche se lo negava, sapeva che la regina Sindel non gli era indifferente sotto nessun aspetto. Sicuramente ciò che Shang Tsung le dava, era una sicurezza fisica e mentale che le serviva, che probabilmente le faceva ricordare ciò che provava con suo marito. E capiva anche come mai adesso Reiko fosse una figura così importante per lei. In fin dei conti non è quello che cercano tutte le donne? Di qualsiasi razza fossero, in fin dei conti, non piacerebbe a tutte avere qualcuno che le infondesse una sicurezza fisica e mentale tale da permettersi di abbandonarsi completamente a questa persona?

Sindel era rimasta scottata con Shang Tsung, e come aveva fatto con lui, adesso si rifiutava di ascoltare quella flebile vocina che le gridava di non fidarsi, di notare le contraddizioni del suo comportamento, analizzare ciò che diceva e come lo diceva.

-Cosa facciamo? - Gli chiese infine.

-Reiko sta cercando di disfarsi degli Zaterran. So che a causa sua ne sono morti molti durante l'ultima conquista. -

-Non capisco cosa c'entri. - Ammise corrugando lo sguardo.

-Reiko non ha mai subito tante perdite in battaglia come a Vaeternus. Ci deve essere un motivo per cui stia tentando di disfarsi di loro. -

-Pensavo avessi già preso contatti con gli Zaterran. -

-Si, è vero. Ma sono un popolo molto sospettoso, è certo che non hanno simpatia per il generale Reiko, e a causa sua il popolo si è diviso tra sostenitori di Shao Kahn e oppositori. - La fissò intensamente, come se gli fosse appena venuto in mente un piano in cui gli serviva il suo aiuto. -Devi fare una cosa per me. -

-Di cosa si tratta? - Fidarsi di Shang Tsung era l'unica via possibile, eppure aveva sempre il timore che una sua compartecipazione ai piani dello stregone la portassero sempre più lontano dalla regina, ma forse sempre più vicino alla missione che il principe Goro le aveva affidato.

-Tu hai agganci tra la servitù, e loro sono sempre i primi a sapere quando uno dei loro signori è alla ricerca di un nuovo schiavo. Quando accadrà, voglio che me lo facciate sapere. -

Sheeva annuì, non voleva sapere che cosa aveva in mente. Era sicura che non saperlo le avrebbe permesso di continuare a dormire serena.

-E poi entra in contatto con qualcuno di loro. Fatti amici gli schiavi che gli devono ripulire la stanza, o preparare il bagno. Trova un modo perché loro ti raccontino cosa vedono nella sua stanza. -

-Perché questa richiesta? -

-Ho bisogno di sapere le sue abitudini. - Lanciò una rapida occhiata alla porta chiusa. -Non posso trattenermi oltre. - Si alzò in piedi, dirigendosi al tavolino al centro della stanza, dove afferrò la brocca dell'acqua e ne versò un po' in una tazza di ferro. -Potreste accusare dei lievi crampi allo stomaco durante la notte... - Versò una polverina dallo strano odore di erba fresca dentro al bicchiere e le si avvicinò nuovamente. -Questo, dovrebbe attenuare ogni tipo di disturbo. -

Sheeva avrebbe voluto ringraziarlo, ma poi si ricordò che era a causa sua se era stata avvelenata, e così bevve senza proferire parola.

Solo quando lui tornò al tavolo, posando la tazza, le venne in mente una domanda a cui non poteva rimanere indifferente.

-Cosa facciamo con la regina? -

-Me ne occuperò io. -

-Ma gli uomini di Reiko... -

Le rivolse un sorriso arrogante, abbinato ad un'espressione spregiudicata, che le ricordò lo sguardo di un serpente che si accinge a divorare la preda appena avvelenata. -Dovete imparare ad avere più fiducia nelle mie capacità. -

Non aveva capito che lei non dubitava delle sue capacità, ma della sua morale. Era dura da ammettere, ma l'unica persona che poteva scalzare la figura di Reiko dai pensieri della regina, era proprio lui.

Ma somigliava tanto alla scelta del male minore, quando la soluzione diviene inarrivabile.

Sospirò, sperando che con quella scelta, riuscisse a salvare almeno una delle due missioni che si era prefissata.

  
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