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Autore: Rowena84    18/03/2024    4 recensioni
Alastor. Appena entrato in hotel aveva subito notato il peccatore inquietante ma di bell'aspetto, che ronzava attorno a sua figlia e si permetteva addirittura di metterle una zampa sulla spalla! E Charlie aveva pure risposto al gesto! Altro che affetto paterno, Lucifer conosceva gli uomini…
Charlie chiede aiuto a suo padre per riuscire a liberarsi dal patto di Alastor ma Lucifer, papà geloso, fraintende completamente la situazione.
Per tutti i fan dei litigi tra Alastor e Lucifer. Minor Charlie/Alastor.
Warning: parolacce e situazioni equivoche, perché siamo all’Hazbin Hotel!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor, Charlie Morningstar, Lucifer Morningstar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlie era seduta a pianificare le attività per l'indomani, armata solo di una matita e di un entusiasmo che avrebbe fatto invidia a un generale in piena campagna militare. Le luci calde della hall dell'hotel disegnavano aureole sui suoi capelli, come se fosse in procinto di ricevere una rivelazione divina, ma i suoi pensieri furono interrotti da un'ombra demoniaca che si allungava e le copriva la vista dei fogli. Si voltò. Alastor, con un ghigno che sembrava inghiottire la luce anziché rifletterla, le sventolò sotto il naso un volantino. Pubblicizzava una serata fox trot a Cannibal town.

"La organizza Rosie ti va di venire con me? Mi ha raccomandato di non far mancare all’appello ‘sua principessità’" Le disse allargando le braccia e roteando il bastone. Charlie si illuminò "Ma si, L'ultima volta è stato così divertente, anche se non sapevo i passi e mi hai evitato dei ruzzoloni, grazie dell’invito!"

"Di nulla! Sarebbe un piacere se anche l’angioletta ci accompagnasse." aggiunse con un sorriso tirato che non raggiungeva gli occhi.

"Ah ma lo sai, non so se vorrà venire." a Vaggie prudevano le ali al vedere pezzi di demoni venduti alle bancarelle, in effetti non aveva tutti i torti. "Err...non le piace molto ballare."

Il sorriso del demone divenne un ghigno sinistro. "Che disdetta, ce ne faremo una ragione. Domani alle 8, puntuale!"  Si allontanò fischiettando.

 

Charlie era felice che Rosie e Alastor la stessero coinvolgendo in cose normali e non terrificanti. Chissà se c'era speranza di redenzione anche per loro. Le venne in mente come un flash Alastor che rideva sguaiatamente mentre pestava Ser Pentious per avergli rovinato la giacca, ed ebbe un brivido. Forse meglio non illudersi troppo.

Vaggie entrò nella sala, lanciando un'occhiataccia al demone della radio che usciva. Sorvegliò che non fosse più nei paraggi per poi sussurrare “Toh, pensi al diavolo e spuntano le corna. Charlie, le acque si sono calmate. Dobbiamo trovare il modo per farti uscire dal patto con Alastor.” il suo tono tradiva un senso di urgenza e determinazione. “Gli devi un favore a sua richiesta e non penso ti chiederà di offrirgli una birra e un panino.”

La principessa se n’era quasi dimenticata. Fece un gesto dismissivo. “Suvvia, non preoccuparti, so già come andrà. Alastor andrà in guerra con qualche signore dei demoni, chiederà il mio aiuto, io dirò ‘No mi dispiace demonietto, avevamo detto che non avrei fatto del male a nessuno!’ e PUFF, patto sciolto” sorrise.

“Tu la fai troppo facile.”

 

“Principessa, credo che Vaggie abbia ragione.” Husk prese uno strofinaccio dal bancone e lo passò su un bicchiere da cocktail. Le due ragazze sbandarono, non si erano accorte della sua presenza.

“Che vuoi dire Husk?” Il volto di Charlie si accese. “ma certo, tu ne sai più di noi sui patti, possiamo chiedere consiglio a te!” Si protese dalla sedia per ascoltarlo meglio.

“Ne so più di quanto vorrei e credo che stiate prendendo la situazione sottogamba." Poggiò il bicchiere e le fissò serio. “Primo: un patto non si può sciogliere con l’omicidio e questo coinvolge anche la famiglia degli stipulanti, per cui già solo l’esistenza di questo legame protegge Alastor dalla violenza del re degli inferi.” Charlie e Vaggie sussultarono.

“Secondo: qui all’inferno i patti sono come moneta sonante, averne uno con la principessa degli inferi è come avere un miliardo di dollari. Una leva da usare per scalare le gerarchie demoniache.” Batté il pugno sulla mano aperta per rafforzare il concetto.

“Terzo, e cosa più importante, il contenuto del patto stesso. Ok, hai ancora l’anima, ok, non può chiederti di fare del male, ma cazzo se è vago! Può chiedere qualsiasi cosa! Cosa succederebbe se Alastor imprigionasse e torturasse uno di noi, chiedendoti come favore il non immischiarti?”

Charlie impallidì “Non potrei fare nulla.” Rise nervosamente. “Ma suvvia, perché dovrebbe farlo? Finora c’è sempre stato d’aiuto, certo è parecchio strano ma magari col tempo si è affezionato a noi!” strinse le mani nervosamente “...no?” Sorrise poco convinta.

Vaggie e Husk la guardarono con commiserazione.

“Con tutto il rispetto,” Husk cercò le parole giuste “il mio capo ha una faccia per i propri alleati, un’altra per i propri nemici. Tu sei potente e gli servi, a te liscia il pelo. Appena ti allontani tu, la musica cambia. Non è che lo conosci veramente. “ 

Scosse la testa. “Non sa cosa vuol dire stare al suo guinzaglio…” mormorò fra sè e sè.

 

Charlie sospirò. Le cose potevano diventare più gravi di quanto pensasse. Doveva fare qualcosa.

“Chiederò aiuto a papà.” Si alzò in piedi, decisa. La seccava dover dipendere da lui, DI NUOVO, ma quando c’erano in gioco le vite degli altri l’orgoglio valeva poco. Per fortuna stavolta non avrebbe avuto bisogno di chiamarlo, si era riservato una stanza all'hotel e vi si era parzialmente trasferito. Vaggie le mise una mano sulla spalla, annuendo in senso di incoraggiamento.

 

Mentre prendeva l’ascensore verso l’ultimo piano e percorreva i corridoi diretta verso l’estremità ovest dell’edificio, il coraggio mano a mano iniziò a venirle meno. Era una colpa difficile da confessare, sicuramente suo padre avrebbe reagito malissimo, era da quando ancora prendeva il biberon che le ripeteva “Non fare patti con i demoni! Per nessuna ragione! E’ l’unica cosa che vogliono davvero!" 

Aveva bisogno del suo aiuto, doveva essere onesta. Ma rischiava di rovinare il ritrovato rapporto fra loro.

***

Lucifer stava mettendo a posto le sue cose nella suite a lui riservata. Sul pavimento giacevano casse stracolme di paperette, che traboccando erano finite anche a terra. Assieme alle foto di famiglia, rifletté se appendere al muro anche l'ultimo manifesto pubblicitario dell'Hazbin Hotel. Sua figlia occupava quasi l'intero manifesto, testa alta, mano tesa verso lo spettatore, col suo sguardo dolce sembrava invitare i dannati a pentirsi e raggiungerla. Era bellissima. Peccato che dietro di lei nella foto incombesse quell'essere inutile che fingeva di essere l'hotelier. 

Accartocciò il foglio e lo lanciò con violenza verso il cestino, ma mancò il centro e la pallottola cadde su una paperetta vestita alla marinara. 

Alastor. Appena entrato in hotel aveva subito notato il peccatore inquietante ma di bell'aspetto, che ronzava attorno a sua figlia e si permetteva addirittura di metterle una zampa sulla spalla! E Charlie aveva pure risposto al gesto! Altro che affetto paterno, Lucifer conosceva gli uomini, con gli sguardi che le lanciava sicuramente voleva entrare nelle sue grazie per poi entrare nelle sue mutande. E la sua bambina ignara di tutto! Forse pensava di essere al sicuro perché già impegnata con la tipa mezza cieca. Ma demoni come lui non si fermano davanti a un no… 

 

Fu scosso dalle sue preoccupazioni da dei colpetti alla porta della stanza.

“Papà sono io, posso entrare?”

“Ma certo tesoro!” il suo cuore si riempì di gioia. Il suo sorriso però si spense quando la vide entrare scura in volto, toccandosi nervosamente i capelli.

“Papà dobbiamo parlare.” Charlie scostò una paperetta col piede e si appoggiò al muro. “lo so che avrei dovuto dirtelo subito ma sono successe tante cose!”

Lucifer ebbe bisogno di sedersi. “Parla pure figlia mia, non avere paura! Qualsiasi cosa sia si risolve!”

La ragazza sospirò, incerta. “E’ successo qualche mese fa. Appena tornata dal paradiso ero distrutta e sconfitta, non ero veramente in me! Non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto!” lo guardò sconsolata. “E poi Alastor è venuto a trovarmi in camera mentre ero sola.” 

Lucifer strabuzzò gli occhi a quella frase. 

“Insomma prima mi prendeva in giro, poi mi consolava, mi abbracciava, mi dava dei consigli…” si prese la testa fra le mani e guardò a terra “IO AVEVO BISOGNO DI LUI! E lui lo sapeva!” gli lanciò un’occhiata di disperazione “Scusa papà tu mi avevi messa in guardia ma non devi giudicarmi, credimi era l’unico modo!”

Il re dell’inferno cadde in ginocchio davanti a lei. “Confidati amore di papà, devo sapere!”

Charlie si mise le mani sul viso e rispose con un filo di voce “Si è preso quello che voleva, quello che vogliono tutti, qui.”

 

***

 

Nella hall dell’albergo Husk, Vaggie e un sopraggiunto Angel sentirono un ruggito leonino provenire dall’ala ovest. Il bicchiere da cui stava bevendo Husk si scheggiò. Alcuni vetri delle finestre si spaccarono. “Il discorso col paparino sta andando alla grande!” aggiunse Angel beffardo.

 

***

“Ma...ma...ma come è potuta accadere una cosa del genere!” Lucifer ancora in ginocchio era passato dalla rabbia all’incredulità “Ma non stavi con Vanda, Valeria, quello che è, cosa potrebbe pensare se lo venisse a sapere?”

“Vaggie lo sa. ” Charlie sospirò “Non l’ha presa bene.” 

“E VORREI BEN DIRE!”

La ragazza si lasciò cadere a terra e mise la testa fra le ginocchia “Ho deluso te, ho deluso Vaggie, ho deluso tutti. Devi aiutarmi ti prego…” concluse con voce rotta.

Il demone corse ad abbracciarla. “Ma no, Charlie! Non mi hai deluso!” La strinse ancora più forte a sé "Cattivo papà, non dovevo reagire così, tu non hai NESSUNA COLPA! La colpa è di quell’empio dissoluto, ti ha circuita, ha approfittato della tua fragilità, non eri consenziente!”. Sciolse l’abbraccio e si rimise in piedi.

 

“Quando avrò finito con lui non avrà più il buco del culo.” sentenziò solenne.

La principessa si riscosse a quella frase e lo guardò allarmata “No aspetta papà, non era questo che volevo! Ne potremmo ragionare e vedere come uscirne fuori! La violenza non è soluzione!”

“Stanne fuori tesoro.” Prese il cilindro dal tavolo e se lo calcò in testa. ”Ormai non riguarda più solo te. Non è che uno se ne può andare in giro impunemente a violentare la figlia del re degli inferi.” Aprì la porta e corse via.

Charlie rimase a terra inebetita a guardare il padre allontanarsi.

“EH?”

***

Qualche minuto prima

Alastor, nella torre radio, si abbandonò sulla sedia dietro la console. Teneva in mano una cornetta affusolata, collegata tramite un cavo a spirale a un telefono anni 50.

“Allora Al” Mimzy squittì dall’altro capo “visto che Lucifer non mi ha degnato di uno sguardo, avresti un altro maschione da presentarmi? Quel Ser Pentious magari? Una donna come me non può rimanere sola a lungo.”

“Mi dispiace, Ser Pentious ha un altro impegno. E’ crepato.” Risero assieme sguaiatamente. 

“Un vero peccato…beh allora che mi dici di TE? Sempre circondato da belle ragazze! Hihihi” Alastor roteò gli occhi annoiato.

“Su su confidati con la tua amichetta…una cosa a tre con le due fidanzatine?”

“Troppa calca.”

“La bella signora dei cannibali?”

“Mimzy, Mimzy, ci conosciamo da quasi un secolo, la mia risposta è sempre la stessa: perché scegliere?” Fece spallucce. “Potrei aver notato gli occhi tenebrosi di Rosie o i bei capelli dorati di Charlie, infatti le porto a ballare e offro loro del tè. Perché affannarsi a cercare qualcosa di più? Legami, gelosie, pfft. Così ballo con più di una, nessuna è gelosa, sposate e fidanzate vanno bene uguale. Qualcuna vuole compromettersi con me? Ciao tesoro, e passiamo alla prossima.” Fu costretto ad allontanare la cornetta dall’orecchio perchè dall’altro capo arrivava un concerto di pernacchie.

“Ma sembra ce l’hai soltanto tu! Sempre a illudere le ragazze e poi non glielo fai manco guardare!” Rise di gusto. Alastor si ricordò perché l’aveva eliminata dal suo giro di ballamiche: era troppo grezza.

Continuarono a parlare dei bei tempi andati, poi il demone chiuse le comunicazioni con una scusa. Mimzy era tanto una cara ragazza, ma era monotematica: o i suoi guai con la mafia, o chi giaceva con chi. 

Alastor ogni tanto aveva baciato qualche ragazza. Era stato vagamente piacevole, ma niente da perderci il sonno. Non capiva perché tutti si prendessero così tanto disturbo. Soprattutto perché esistevano cose molto meglio del sesso.

 

No, non ci doveva pensare di nuovo, tra poco sarebbero iniziate le trasmissioni radio e aveva da fare, ma era troppo bello ripercorrere uno dei suoi piani malefici più riusciti: carpire la fiducia della ragazza a cui era stato costretto a fare da baby sitter, beccarla disperata e litigata col suo cane da guardia, e senza l’alfiere a rompere i coglioni mangiarsi finalmente la regina. Soffocò una risata. Aveva quasi rischiato di far fallire la zampata finale perché era troppo evidentemente eccitato, ma tanto lei non si era accorta di nulla.

Sfregò le sue mani sul viso, arrivando a tirarsi i capelli, per cercare di cancellare le immagini che lo assediavano, assieme al senso di mancanza e tristezza a cui non sapeva ancora dare un nome. Aveva acquisito il controllo di Charlie, ma allora perché sembrava che fosse lei ad aver acquisito controllo su di lui? Si accorse di stare respirando a fatica.

Alastor si riscosse quando sentì un’esplosione alla sua sinistra. Lo scoppio aveva aperto un buco nella parete della torre radio, da cui emerse levitando Lucifer, gli occhi fiammeggianti e le corna che si ergevano ai lati del cappello.

“CREPA, sozza aberrazione.” Il serafino caduto puntò contro di lui il bastone col pomo proibito, da cui scaturì un raggio d’oro che lo avvolse.

Il raggio si andò a scontrare contro un muro invisibile, lasciando il demone della radio intonso. Alastor, tornato lucido, squadrò Lucifer, ghignando.

“Non potete uccidermi, maestà.”  Agitò l’indice in segno di diniego, ondeggiando la testa. “Io e vostra figlia abbiamo un patto demoniaco, lo sapete meglio di me che questo mi protegge anche da voi.” Accavallò le gambe appoggiandosi meglio sullo schienale. “A cosa devo questo onore?”

Sul volto del sovrano comparve panico per un istante, subito sostituito da rabbia cieca.

“Non solo hai violentato Charlie, l’hai costretta anche a firmare un patto scellerato? Davvero ci tieni così poco alla tua incolumità?”

Alastor per poco non cadde dalla sedia. “Come scusa?” Si grattò la testa. “Sicuro di non aver sbagliato portone?”

“BASTA MENZOGNE!” La torre radio iniziò a tremare. “Mi ha raccontato tutto, TUTTO! Come ti sei insinuato nei suoi alloggi, come hai approfittato del suo sconforto, come, testuali parole sue, TI SEI PRESO QUELLO CHE VOLEVI !”

“Ah.” il demone ebbe un lampo di comprensione. Si voltò coprendosi la bocca con una mano per non ridergli in faccia. Dopo poco tornò a guardarlo girando solo la testa di 180 gradi, in una posa innaturale per un vivente, gli occhi ridotti a fessure.

“Vostra figlia non è mica innocente come credete. Certo sì all'inizio era un po’ timida e titubante, ma poi ha acconsentito a tutte le mie richieste…con entusiasmo." L’aria intorno a lui virò sul verde acido e si riempì di elettricità statica. Simboli voodoo galleggiarono nell’aria. “Si può dire che se l’è cercata.” 

Lucifer buttò con forza a terra bastone e cilindro. “Sudici dissoluti, sulla terra credono ai vostri inganni e pretesti, all’inferno il giudice sono IO.” La voce si ridusse ad un sussurro. “E sarà pianto e stridore di denti.” Iniziò a tirarsi su le maniche.

“Pff…quante storie per qualcosa che alla fine ha soddisfatto entrambi.” Ruotò la sedia e saltò in piedi. “Non per altro continua a dire di sì a tutti i miei inviti e proposte. Giusto stamattina si complimentava con me per come la faccio ballare su e giù.” Sollevò un braccio, allargò a destra l’altro e ondeggiò il bacino avanti e indietro come nel fox trot.

“FANCULO, BRUTTO STRONZO!” il signore degli inferi afferrò l’altro per la gola e lo sollevò. “Non posso ucciderti, ma posso ridurti a una poltiglia!”

Dal demone della radio scaturì uno stuolo di ombre che agguantò Lucifer, mandandolo a sbattere contro la strumentazione. Il sovrano si alzò subito, completamente illeso, e i due presero a inseguirsi volando in giro per la stanza, con Alastor che rideva fragorosamente. 

“Ah dimenticavo,non è..ARGH…mai stanca di quello che le offro.” Scansò all’ultimo un calcio talmente era distratto a prenderlo per i fondelli. “Beve sempre tutto…” mimò il gesto di bere il tè “Fino all’ultima goccia.” Simulò l’ingoio rumorosamente.

Il pugno sferrato da Lucifer gli cecò l’occhio e gli fece saltare a terra il monocolo. Il dolore rendeva tutto più divertente. Ricevette una ginocchiata nello stomaco e venne scaraventato a terra. Sganasciarsi senza ritegno iniziava a diventare difficile mentre veniva preso a calci nella pancia.

***

Sulle scale della torre radio risuonò un ticchettio di stivaletti. “Papà, basta!” Charlie aprì la botola della stanza e saltò addosso al padre, avvinghiandosi alla schiena stile koala. “E’ TUTTO UN EQUIVOCO!” Con un'esibizione da contorsionista cercò di immobilizzargli braccia e gambe, ma lui si dibatteva. 

“Charlie…grrrr….LASCIAMI! Sarai pure incline al perdono ma non posso stare fermo mentre accosta il tuo nome alle sue nefandezze e si vanta della violenza che ti ha fatto! Argh…devo mangiare le sue budella!” 

Alastor riverso a pancia sotto al suolo alternava le risate con lo sputare sangue. Stava tentando di mettersi seduto. 

“Papino ma che vergogna!” cercò di tappargli la bocca con una mano mentre continuava ad aggrapparsi, ma il padre rispose con un morso. “AHIA! Che figura mi fai fare con gli amici!” Diventò rossa come un peperone. “Insomma! NON ABBIAMO FATTO SESSO! Abbiamo stretto un patto, UN PATTO.”

Cioè meglio” mormorò Alastor, sospirando e risistemandosi i capelli.

“Ma poi…“ aggiunse Charlie notando l’amico felice nella pozza del proprio sangue “è uno stronzo depravato, ma su ALTRE COSE!” Lo stronzo depravato frugava il pavimento alla ricerca del monocolo, mentre la sua ombra, complice silenziosa, offriva a Charlie un pollice alzato in segno di approvazione.  

Lucifer iniziò a respirare e a calmarsi, la figlia lo liberò. “Non sto capendo niente ma nel dubbio lo picchio ancora.” aggiunse. La principessa ringhiò per la stizza.

“Ah, ora credo di aver compreso, ma che spiacevole malinteso.“ Il demone si rialzò inforcando il monocolo sull’occhio ormai nero pesto. “Vostra figlia per me è solo un’allegra compagna di balli e di bevute.” Si spazzolò i pantaloni con le mani e si mise a posto la giacca.  

“Abbiamo fatto un patto, tutto qua. Una sciocchezza. Ha perfino ancora la sua anima.” Riprese in mano il bastone, facendolo roteare. 

“Niente di serio e compromettente è mai accaduto o accadrà. Mi dispiace mia cara, non sono un uomo affidabile, non innamorarti.” Puntò il bastone a terra e le fece l’occhiolino.

Charlie assentì ridendo nervosamente e si girò di scatto verso il padre. “VISTO?” disse digrignando i denti con un’espressione feroce.

Spinse per le spalle Lucifer ancora confuso, trascinandolo fuori giù per la botola. Il problema del patto era totalmente dimenticato, la dignità aveva la precedenza.

***

L’indomani sera, Charlie avrebbe tanto voluto dare buca ad Alastor. Era troppo occupata a scavare una fossa per sotterrarsi. Ma c’erano cose che andavano chiarite e la sincerità poteva essere l’arma vincente.

Scese le scale dell’albergo e trovò l’hotelier ad aspettarla nella hall. Perenne sorriso in volto. Denti affilati. Corna da cervo in testa. Collo piegato di lato in maniera innaturale. Occhi due fessure robotiche che la fissavano in attesa, uno ancora visibilmente gonfio. Ma che idee balorde venivano in testa a suo padre? Lei con uno del genere? 

“GENITORI! Ti fanno sempre fare figure di merda…” la ragazza proruppe in una risata poco convincente “…io cercavo consiglio, lo stavo aggiornando delle mie vicende ma ha travisato, forse è stata colpa mia che…” 

Alastor le mise un dito sulle labbra per interromperla. Charlie sentì una scossa elettrica e arrossì.

“Tutto a posto. Andiamo che siamo in ritardo.” Le fece cenno verso l’uscita con un inchino. Charlie non accennava a muoversi. Lo guardò seria.

“Il nostro patto…so che non puoi chiedermi di fare del male, ma non mi chiederai mica di stare ferma mentre fai del male ai miei amici?” 

Alastor sussultò, decisamente sorpreso. Poi riprese la calma di sempre. “Ma chi, il micione fuffoloso? L’attorucolo degenerato? La fidanzatina alata? Nifty che accoltella sempre così bene?” Rise piano. “Non potrei mai bambina, ho il cuore tenero…”  

“E poi a che mi servirebbe sinceramente?” aggiunse pratico.

La ragazza continuò a fissarlo, cercando tracce di menzogna nei suoi occhi. Non ne trovò. Tirò un sospiro di sollievo. Lui le offrì il braccio e si allontanarono a braccetto nella notte.


Con tua madre invece è tutta un’altra storia, mia cara. Dietro i loro passi, l’ombra di Alastor scoppiò in una muta risata isterica.

Note dell’autrice:
Il fatto che Lucifer non possa più uccidere Alastor per via del patto me lo sono inventato io, però se ci pensate è plausibile. Re Tritone non può uccidere Ursula perché la strega ha un patto con Ariel, e questo la protegge.

 
  
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