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Autore: vegeta4e    22/03/2024    0 recensioni
Non tutto quello che finisce rappresenta la fine. A volte una fine può rappresentare un nuovo inizio: la morte di Claire, l’abbandono di Peyton che segnò Mac molto più di quanto volesse ammettere… eppure il lavoro riuscì a salvarlo, ad obbligarlo a non crogiolarsi nei ricordi. E funzionò, almeno fino a che Peyton non decise di fare ritorno a New York.
“Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma”. Dietro questa frase si cela una grande verità per il detective Taylor. Un’accusa di omicidio a suo carico, vecchi fantasmi tornati dal passato, rapimenti, lutti difficili da accettare.
Forse i problemi d’amore erano quelli di cui preoccuparsi meno.
[MacxPeyton] - Ambientata all’inizio della 5^ stagione.
[L’avvertimento cross-over riguarda solamente un paio di capitoli verso la fine della storia.]
- Pistola e distintivo. -
Mac ci mise qualche secondo per realizzare. Fissava Sinclair interdetto, incapace di comprendere il perché, incapace di combattere quella serie di ingiustizie che lo stavano lasciando disarmato.
Dopo lo stupore iniziale, non riuscì a trattenere una risata nervosa. Serrò i denti a labbra chiuse, passando lo sguardo da Sinclair a Don, che non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Messer, Don Flack, Mac Taylor, Peyton Driscoll, Stella Bonasera
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XIX

Quando Don uscì dall’ascensore percepì nettamente un altro clima all’interno del laboratorio. La scoperta di Adam aveva risollevato gli animi di tutti, e parlando con Sheldon erano arrivati ad un ottimo punto da cui ripartire.
- Se Mac ha davvero seguito quei tizi, avrà sicuramente fermato un taxi al volo. Non può averla fatta a piedi. Quindi ora c’è un altro problema: come troviamo il tassista che l’ha aiutato a seguire quest’auto? -
Hawkes scrollò le spalle. - Questo non lo so, ma sicuramente è più facile che avere come possibile aiutante una persona su 7 milioni. -
Avendo la conferma del collegamento dei casi, Stella diede appuntamento a Reed durante la pausa pranzo. Probabilmente Bonasera non arrivò a contare tre squilli perché il ragazzo, impaziente di ricevere notizie, rispose subito.
- Stella? -
- Vieni al bar di ieri. Ti aspetto lì. - Si limitò a dire lei. Preferiva non dare molte informazioni per telefono.
- Arrivo. - Chiusero entrambi la chiamata. Quando Reed entrò nel bar non ci mise molto ad individuare Stella, già seduta al tavolo in fondo a cui, qualche ora prima, il team di Taylor si era organizzato per scagionare il capo. Lei alzò un braccio per farsi notare, aspettando che la copia in miniatura di Mac la raggiungesse al tavolo prima di dare un sorso al proprio cappuccino. Reed prese posto davanti a lei non prima di aver ordinato un caffè.
- Ciao. - Iniziò Stella. - Allora? Com’è andato il primo articolo? -
- Ciao. Alla grande, ho scatenato un casino. - Sorrise entusiasta. - L’ho postato stamattina alle 5:30 AM, ho fatto dieci mila click in quasi sette ore, ti rendi conto? La gente è impazzita, sono arrivati un sacco di commenti. L’opinione però è divisa, c’è chi crede a Mac e chi, invece, preferisce aspettare gli sviluppi dell’indagine. -
Stella lo ascoltò in silenzio, pensando che l’entusiasmo e l’energia di quel ragazzo le ricordassero quelli che aveva lei quando aveva iniziato quel lavoro come semplice poliziotta. Nel tempo, forse, li aveva un po’ persi, ma la fame di giustizia si era indubbiamente ingigantita.
- Okay, allora… Non posso dirti tutti i dettagli, quindi fatti bastare le informazioni che ti dirò per scrivere il secondo articolo. La ragazza di ieri è collegata. Sui vestiti di Mac c’era la stessa acqua del canale di scolo. Dalle analisi fatte alla ragazza risulta che fosse positiva al GHB, proprio come lui, ma in quantità decisamente superiori. Mac è risultato positivo perché il sangue di lei è entrato nel suo corpo attraverso la ferita che Mac ha sulla nuca. Quindi la ragazza è stata drogata, e quello che noi crediamo, e preciso crediamo, è che lui abbia assistito ad un’aggressione e che sia intervenuto per salvarla. Da quel che sappiamo, però, i ragazzi erano in due, uno deve averlo aggredito da dietro. -
Reed si scrisse tutto rapidamente su un appunto del cellulare, e anche se sembrava che non stesse ascoltando una parola del racconto del detective Bonasera, in realtà girò il telefono verso di lei per farle vedere il blog.
- Ho ricevuto un commento un paio di ore fa, si tratta di un tassista che ha dichiarato che ieri mattina, intorno alle 6:35 AM, un uomo che si è dichiarato della polizia di New York lo abbia fermato per inseguire una Nissan grigio chiaro. Poi si sono fermati in una zona isolata e Mac gli ha dato più soldi del necessario, dicendogli di tenere il resto. -
Stella sgranò gli occhi. Non aveva detto nulla a Reed della macchina, eppure tutto combaciava.
Il caffè del ragazzo arrivò in quel momento e lui, quasi a voler brindare, ne prese un lungo sorso.
- Noi… Noi abbiamo trovato tracce di pneumatico nei pressi di Central Park. Facendo varie ricerche incrociate siamo arrivati alla conclusione che le auto che più usano quel tipo di gomme sono appunto Audi, Nissan e Tesla! - Non ci poteva credere, quell’uomo aveva in mano la chiave del caso. - Reed. Contatta il tassista e digli di andare in centrale a testimoniare. Può scagionare Mac! - Lei si passò una mano tra i capelli, incredula e felice.
Felice fino a che non vide Mac Taylor varcare la porta del bar e, ignaro di tutto, avanzare verso il bancone.
- Oh, no. Questo è un problema. -
- Cosa? - Reed alzò le sopracciglia senza capire. 
- C’è Mac! Nasconditi! - Sussurrò, come se lui potesse sentirla nonostante il rumore del locale. - Accidenti a lui, non sa proprio starsene in vacanza! Li vorrei io due giorni di pausa! -
Il ragazzo sgranò gli occhi. - E dove mi metto? Non possiamo semplicemente dirgli che stiamo prendendo un caffè? -
Stella tornò a guardarlo in preda all’ansia. - Tu non conosci Mac Taylor. Quell’uomo farebbe un interrogatorio anche alla sua ombra. - Sospirò. - Vai sotto al tavolo, veloce! - Sussurrò.
Reed fu tempestivo, fece appena in tempo a scivolare sotto al tavolo prima che l’occhio attento del detective notasse la chioma riccia di Stella. Lui la salutò con un cenno del capo, giusto per toglierle ogni dubbio sul fatto che l’avesse vista.
Dopo aver preso un bicchiere di caffè nero, Mac ringraziò la donna al bancone per poi raggiungere la collega.
- Ciao, cosa fai qui? Una pausa? -
Lei sorrise nel tentativo di risultare credibile. - Ciao, Mac! Esatto, e tu? Pensavo che ti stessi godendo queste giornate di riposo. Al posto tuo io lo farei. -
Taylor prese un sorso di caffè bollente senza staccarle gli occhi di dosso.
- Strano, solitamente lo prendi in laboratorio. - Osservò. - No, lo sai che detesto non avere niente da fare. - L’occhio dell’uomo si spostò sul tavolo a cui era seduta lei. Stella lo imitò, notando solo in quel momento quel dettaglio, quel maledetto dettaglio che senza ombra di dubbio era stato notato anche da Taylor. Il bicchiere di Reed era rimasto sul tavolo, di fronte a lei. Peccato che nessuno fosse seduto sul divanetto.
Chiuse gli occhi, rassegnata.
- D’accordo. Ho invitato un amico a bere un caffè. -
Mac bevve un altro sorso. - Ma non mi dire. Per caso è quello sotto il tavolo? - Accennò un sorriso divertito.
- Già… -
Sconfitto, Reed riemerse dagli abissi con un imbarazzo palese sul viso.
- Ciao, Mac. - Disse rimettendosi seduto, piantando poi lo sguardo sul proprio bicchiere. Non aveva il coraggio di guardarlo, sapendo che avrebbe incontrato solamente occhiate di rimprovero.
Taylor li guardò a turno, prima lui, poi Stella.
- Me la dai tu una spiegazione? - Domandò in direzione della collega.
- Siediti. - Annuì lei. Il detective afferrò la sedia di fronte a lui, spostandola giusto il poco che bastava per farsi spazio e prendere posto tra i due. Non aggiunse altro, rimanendo in attesa che Stella gli spiegasse quell’assurda situazione.
- Prima che tu ti arrabbi, posso solo dirti che Reed ti ama come un figlio. - Stella tentò di percorrere la strada più sentimentale nella speranza di ammorbidire un po’ Mac. Lui, dal canto suo, lanciò un’occhiata al ragazzo per poi tornare a guardare l’amica. - Ѐ stato lui a risollevare il morale di tutti, eravamo veramente a terra. Ha convinto tutto il team a svolgere un’indagine parallela per aiutarti. -
Taylor alzò le sopracciglia, incredulo. - … Voi cosa? - Attese qualche secondo prima di riprendere a parlare, sforzandosi di trovare le parole che meglio esprimessero tutto quello che aveva in mente. - Siete ufficialmente impazziti tutti quanti? Se Sinclair lo scopre vi fa il culo. -
Era raro che Mac si esprimesse in quel modo, e quando accadeva non era un buon segno.
- Lo so. Flack, infatti, era molto sulle spine. Ci abbiamo messo un po’ a convincerlo. - Sorrise colpevole, sperando di allentare la tensione.
- E fammi indovinare, siete capitanati da Danny? -
- Mac! - Lo fermò lei. - Ascoltami. Devi credermi, è successo tutto per una coincidenza. Sì, è vero, ci siamo organizzati per indagare comunque sul tuo caso, ma Chantal, la ragazza a cui sei collegato, è stata trovata per pura fortuna. Solo lavorandoci abbiamo scoperto che fosse legata a te. Quindi tecnicamente non abbiamo fatto niente di male. -
Lui si passò una mano sugli occhi. - Stella, per quanto io possa apprezzare e ringraziarvi, non voglio che finiate anche voi nella mia situazione. Non posso permettere che rischiate di perdere il lavoro, l’ho sempre fatto da dirigente del laboratorio e lo farò anche adesso. -
Stella si sporse sul tavolo con un’espressione estremamente seria in viso.
- Beh, neanche noi. Non sei stato tu, Mac! Abbiamo la prova! Abbiamo sempre lottato per incastrare i veri colpevoli e dovremmo gettare la spugna proprio ora che stanno condannando un innocente?! Tu non ti sei mai tirato indietro per noi, lasciaci ricambiare. -
Taylor sospirò, scuotendo la testa ancora incredulo per tutto quello che stava ascoltando.
- Siete fortunati che il caso di Chantal sia apparentemente distaccato, ma quando scopriranno che sono collegati e che voi ci avete lavorato lo stesso? Che cosa direte, ci hai pensato? - La incalzò lui, guardandola serio.
Reed tentò di prendere le difese di Stella. - Ma ci sono le prove! Non possono fare nulla se quelle ti scagionano, no? -
Mac ignorò il ragazzo, troppo nervoso per la negligenza dell’amica per mettersi a spiegare a Reed le procedure del dipartimento.
- Lo sai che uscirà questa cosa, Stella. Vedranno che avete lavorato al mio caso, ma sfruttando quello di Chantal. Ѐ lo stesso giochetto che fa Sinclair, i cavilli burocratici sono il suo pane quotidiano, con la differenza che lui è il capo. -
Stella lo guardò negli occhi scuotendo la testa.
- Cosa avremmo dovuto fare? Starcene con le mani in mano mentre ti accusavano ingiustamente di omicidio? Reed su questo ha ragione, dovevamo intervenire. -
Mac sbuffò. - Chi altro è coinvolto a parte te, Danny e Flack? -
- … Tutti. - Ammise Bonasera.
- Anche Peyton? -
Lei fece per parlare, ma ogni parola le sembrava sbagliata e fuori luogo.
- Lei… Beh, indirettamente. Ho dovuto chiamarla quando abbiamo trovato Chantal. -
Taylor sospirò ancora, per l’ennesima volta, non riuscendo a trovare pace. Al tavolo calò un silenzio pieno di tensione, colpevolezza e imbarazzo. Mac capiva benissimo lo stato emotivo di Stella e di Reed, ma contemporaneamente si sentiva responsabile per lei e tutti gli altri membri della squadra. Lei, dal canto suo, sapeva perfettamente quanto Mac fosse attaccato al regolamento per essere certo di aver fatto tutto senza errori. Era sempre stata la sua arma. Facendo tutto secondo il protocollo, nessuno aveva mai potuto trovare un appiglio per andargli contro o rinfacciargli eventuali errori.
Reed teneva ancora lo sguardo basso, tremendamente a disagio per la tensione che c’era tra lui e Mac. Taylor se ne accorse, pensando che probabilmente averlo ignorato poco prima fosse stata una reazione eccessiva. Si girò nella sua direzione, notandolo con il capo chino.
Sospirò. - … Mi hanno detto che stanotte eri ad un incontro galante. Ad un canale di scolo. Non credo sia il posto migliore per un appuntamento. -
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito e imbarazzato.
- Non… Non era la mia prima meta. Ho girato parecchio prima di trovare un posto un po’ più appartato. Ed è stato lì che ho trovato il corpo… La ragazza che era con me ha urlato per circa due minuti. Cronometrati! -
Mac sorrise. - Mi sa che ti servono un paio di dritte. -
- Ti metti a cronometrare le ragazze mentre urlano? - Commentò Stella, sollevata del fatto che la tensione si fosse stemperata così rapidamente.
- Tu dove portavi mia madre? Avanti, dammi qualche consiglio. -
- Ragazzo. - Iniziò Mac. - Sei a New York, il paradiso di bar, locali, cinema e divertimento. Hai l’imbarazzo della scelta. Solo… Cerca di avere un po’ di gusto, non puoi portare una ragazza in una strada abbandonata. La voce che tu debba spendere grandi cifre per sorprenderle è una leggenda metropolitana, basta semplicemente essere originali. -
Reed era sul punto di rispondere, ma una notifica del cellulare attirò la sua attenzione. Era la mail, il tassista gli aveva risposto.
- Stella! Ha risposto! - Esultò. - Ha detto che andrà oggi in centrale a testimoniare. -
Non capendo, Mac lanciò un’occhiata alla collega. Vedendolo spaesato lei capì di doverlo aggiornare sulle ultime novità.
- Reed ha pubblicato l’articolo stamattina. Un tassista l’ha letto e ha commentato dicendo quello che è successo, è un testimone! Ha detto che hai assistito all’aggressione di Chantal Trevis, l’hai fermato al volo e gli hai fatto inseguire un’auto. -
Lui ascoltò in silenzio, annuendo avendo trovato finalmente le risposte che cercava.
- Se mi chiamano in centrale e mi vede, forse avranno la certezza totale che fossi veramente io. -

Passò circa mezz’ora da quando Reed se n’era andato per lavorare sul secondo articolo, e Mac rimase da solo con Stella. Lui era visibilmente in tensione, non faceva altro che pensare a Sinclair e al tassista che avrebbe potuto scagionarlo definitivamente da quelle stupide accuse. Non vedeva l’ora di sbattergli in faccia le prove che dimostrassero la sua innocenza e ripulire la sua reputazione ormai infangata.
Il cellulare del detective squillò all’improvviso mentre parlava amichevolmente con Bonasera, e Mac rispose al primo squillo come se aspettasse la telefonata più importante della sua vita.
- Taylor. -
- Detective? - Dall’altro lato del telefono la voce di una donna lo tranquillizzò, stranamente. Sapeva di averla già sentita, ma non riusciva ad associarla ad un viso. - Sono il detective Dana Foster. Qui c’è un uomo che dichiara di averla vista tre quarti d’ora prima del suo ritrovamento a Central Park. Potrebbe venire? -
Lui guardò Stella. - Arrivo subito. -
Gli sembrò strano entrare in quegli uffici vestito da civile, senza pistola e senza distintivo, sentire addosso gli sguardi degli altri come se provassero a scavargli nell’anima.
Mac tirò dritto verso la sala interrogatori senza guardare nessuno. La maggior parte delle occhiate che riceveva non erano di persone realmente preoccupate per lui, ma curiose, morbose, avide di sapere cosa fosse successo per poterne parlare al bar dopo il lavoro. Non c’era reale interesse nel capire cosa fosse successo, e Taylor non aveva interesse nel dedicare loro attenzione.
Dopo aver bussato un paio di volte alla porta in legno con le veneziane tirate giù, Mac aprì la porta che mille volte aveva varcato con in mano i fascicoli dei casi.
Non stavolta.
Se la richiuse alle spalle, trovandosi davanti un uomo che sapeva di non aver mai visto in vita sua seduto al tavolo al centro della sala. A prima vista sembrava avere circa quarant’anni, moro, barba curata e occhi scuri. Nessun dettaglio particolare che saltasse agli occhi di Mac. 
Di fronte a lui il detective Foster, una giovane donna dai capelli corti e biondi.
- Detective Taylor. - Esordì lei. - Quest’uomo sostiene di averla caricata sul suo taxi. -
- Sì! Sì, è lui! - Mac lo guardò attentamente per qualche secondo, ma il viso del tassista non gli diceva nulla.
Non poté fare altro che porgergli la mano per dimostrargli riconoscenza per il gesto che stava facendo.
L’uomo la strinse con vigore. - Davvero non si ricorda di me? Mi ha persino pagato $10 in più, e mi ha detto di tenere il resto. -
- Purtroppo no. - Sospirò Mac. - Non ricordo nulla di quanto successo. Sono stato ritrovato privo di sensi a Central Park con una ferita alla nuca. Se quello che dice è vero, e cioè che mi ha aiutato a inseguire quell’auto, la ringrazio. Lei è un brav’uomo. -
Il tassista sorrise. - Non deve ringraziarmi, è la pura e semplice verità. Ho letto l’articolo su internet e mi sono ricordato di lei. -
Il detective Foster si schiarì la gola. - Quindi ieri mattina il qui presente detective Taylor è salito sul suo taxi identificandosi come agente e chiedendole di inseguire un suv Nissan grigio chiaro, è corretto? -
- Sì. - Annuì l’uomo. - Poi mi ha dato $25 ed è corso via, verso l’auto. -
- Ha visto cos’è successo dopo che sono sceso dal suo taxi? - Chiese Mac.
- No. Avevo finito il mio lavoro e me ne sono andato… E poi avevo paura che succedesse qualcosa, lei è corso via con la mano sulla fondina. Però ho la targa! Ho pensato che se la polizia stesse seguendo quell’auto fosse una cosa importante, no? - Frugò nella tasca destra dei pantaloni, tirando poi fuori un foglietto stropicciato su cui, effettivamente, c’era scritta la targa.
Taylor si limitò a guardarla, senza permettersi di toccare il pezzo di carta per evitare di inquinare le prove.
Ci pensò il detective Foster a prendere il biglietto. - Il detective Taylor le ha spiegato perché volesse seguire quella macchina? -
L’uomo annuì. - Sì, disse di aver visto qualcuno caricare in auto una ragazza. -
- Le ha specificato in che condizioni era la ragazza? - Continuò lei. 
- No. Aveva troppa fretta. -
Mac guardò l’uomo, poi la collega, rimanendo in silenzio e con le mani in tasca.
- D’accordo. La ringrazio, Sig. Brown. Si tenga a disposizione. -
L’uomo annuì per poi alzarsi e uscire dalla stanza, lasciando il posto a Stella che entrò, raggiungendo Mac.
- Tu sei proprio sicuro di non ricordare niente? Com’è possibile? - Gli domandò sospirando Dana.
Taylor si girò lievemente, mostrandole la ferita ancora visibile che aveva sulla nuca.
- Si chiama commozione cerebrale. -
- È stato colpito alla testa con un attizzatoio, c’è mancato poco che non finisse in coma o peggio! - Intervenne Stella.
Dana sgranò gli occhi. - Diavolo! Come mai sul rapporto ufficiale non risulta? -
- Chiedilo a Sinclair. - Rispose Mac con risentimento.
Lei lo guardò dispiaciuta. - Beh, questo va segnato, bisogna indagare. -
Taylor rise piano, le mani ancora nelle tasche. - A Sinclair non interessa indagare. -
Dana avanzò di un paio di passi, avvicinandosi al detective.
- Ma a me sì, e lui non può andare contro l’evidenza. -
Mac annuì. - Apprezzo la tua onestà. Che intendi fare? -
- Innanzitutto controllare a chi appartiene questa targa. - Sventolò il biglietto lasciato dal tassista.
- Ti lascio l’onore. - Rispose Taylor.
- Grazie. - Gli sorrise lei passandogli accanto. Poi lasciò la stanza, chiudendo delicatamente la porta dietro di sé.

 

To be continued...

   
 
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