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Autore: Rahel Frieden    24/03/2024    1 recensioni
Nel momento in cui suo padre la fa convocare per un incontro urgente, Aida Musaeva sa che il suo destino sta per compiersi, e la sua vita a Zvedza sta per finire. Non è bella come le se sorelle e sa di essere l'ultima scelta per le alleanze del principe, ma è pronta ad accettare il proprio fato...
- Prequel del romanzo Il custode di Kallestandt -
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Zvedza,
13° giorno del settimo mese, 3373

 

"Dovresti perdere un po' di peso, passerotto" disse Yarmilla. Le strinse il corsetto, annodò il nastro per evitare che si allentasse e lo nascose per bene tra le pieghe del vestito.
Aida seguiva i suoi movimenti allo specchio.
"Non sei brutta, è chiaro, ma guarda le tue sorelle! Gli uomini preferiscono ragazze più esili, sai."
"Vuoi dire che donne che possano sovrastare come preferiscono" rispose Aida con tono pacato.
Yarmilla aveva scelto per lei un abito di seta azzurra che le stringeva il busto e metteva troppo in risalto il seno, con quella scollatura troppo profonda ornata d'oro. 
Non era cieca, e sapeva che il confronto con una qualsiasi delle sue sorelle non sarebbe stato clemente, nei suoi confronti. Non era magra come Olga, né leggiadra come Nadia, ma pensava di non essere poi così terribile. Era alta e robusta, ma i soldati e i nobili del palazzo le parlavano con gli occhi sul suo petto e sapeva che i loro sguardi la seguivano, quando si allontanava.
"Non devi permettere a nessuno di sovrastarti né maneggiarti" disse Yarmilla con tono secco. Si voltò, prese un nastro dalla tavola da toeletta e lo fece passare tra i capelli castani della ragazza. "Essere obbediente non vuol dire essere sottomessa."
"Mmh. Lo so, cara Yarmilla. Non ti preoccupare."
Le rivolse un sorriso tramite la superficie dello specchio. La governante ricambiò, le diede un buffetto sulla guancia e riprese a concentrarsi sui suoi capelli.
Aida spostò lo sguardo fuori dalla finestra.
L'acqua dell'oceano era pacata e trasparente come quella in un bicchiere. Stormi di serebrini volteggiavano sulla battigia. Le loro piume argentee mandavano riflessi verso le grandi finestre del palazzo, colpite dai raggi caldi del sole.
"Di che umore è mio padre?"
Yarmilla rimase in silenzio qualche istante.
"La spedizione verso l'Unione degli Stati Liberi è stata bloccata dalla guardia imperiale, due giorni fa" mormorò. "Il carico è stato sequestrato, ed è probabile che sarà distrutto."
Lo stomaco di Aida si contrasse. Pessimo, dunque.
"Dovresti sapere queste cose?"
Yarmilla le rivolse un'occhiata complice.
"Oh, il principe non ha vietato di raccontarlo in giro, e si dà il caso che fossi nella stanza quand'è arrivata la notizia. Il principe vedrà bene che ho due orecchie, no? Sono vecchia, ma ci sento bene. Ah! Musaev ha ben poco da tener segreto. Che mi venga a dire qualcosa! Non lo temo, sai. L'ho tirato fuori io dal corpo di sua madre. Deve solo provare a rimproverarmi..."
Aida ridacchiò. 
Yarmilla allontanò le mani da lei, lasciandola libera di muoversi per la stanza. A cosa serviva tutta quella formalità? 
L'abito elegante che le aveva fatto indossare era più adatto a una cerimonia ufficiale che all'incontro con i suoi genitori. 
Una parte di lei immaginava già che cosa sarebbe accaduto. L'aveva già visto con le sue sorelle, i suoi fratelli.
Aveva appena compiuto vent'anni, e i commerci del principe Vilayatev non stavano procedendo come sperava. Era grande abbastanza da poter dare il proprio contributo all'espansione dell'impero mercantile dei Vilayatev, e c'era un unico modo in cui suo padre le avrebbe consentito di farlo.

 

 

***

 

 

 

La sala delle udienze che suo padre aveva scelto per l'incontro era sempre riservata alle notizie ufficiali, o a quelle cattive.
L'ultima volta in cui i suoi genitori li avevano convocati lì, era stato per comunicar loro che sua sorella Rozaliya, all'epoca solo diciannovenne, era morta in un incidente che aveva coinvolto il marito e una ripida rampa di scale.
Sentiva lo sguardo del padre su di sé mentre percorreva la navata centrale della stanza, il rumore delle scarpe attutito dal tappeto blu intenso sul pavimento. La luce del sole che entrava dalle finestre sui tre lati della stanza, alte dal terra al soffitto, riverberava sui decori dorati degli affreschi e delle colonne. 
Tutte le tende di velluto erano aperte. Il rumore delle onde del mare s'insinuava di sottofondo come una melodia da una stanza lontana.
"Avete chiesto di me, padre?" Si fermò a debita distanza dal trono, posto di spalle alle finestre, sulla pedana in fondo al salone.
"Aida" Il principe Musaev le rivolse un sorriso dolce, e solo il suo sguardo freddo ne tradiva la falsità. Aida non perse tempo a sentirsi ferita.
Fece un inchino al padre e uno alla madre, accanto a lui, su un trono più piccolo, decorato in argento. Il ventre gonfiato dalla gravidanza era ben visibile, nonostante l'abito morbido, stretto appena sotto al seno.
"Abbiamo delle splendide notizie per te" disse sua madre, la voce vibrante d'eccitazione.
Allungò una mano verso il trono del marito, poggiò la mano sulla sua. Musaev la strinse, gli occhi fissi sulla figlia.
Aida sorrise.
"Ne sono lieta."
Avrebbe voluto che Yarmilla fosse andata con lei, invece la attendeva fuori dal salone.
Musaev baciò la mano della moglie e si alzò.
Era imponente, con folti capelli castani e la barba curata. I suoi occhi azzurri, così simili a quelli della figlia, mandarono un lampo d'eccitazione. Era lo stesso che Aida aveva visto quando i commercialisti gli comunicavano guadagni importanti, quando qualcuno dei suoi piani andava  a buon fine.
La raggiunse a grandi passi. Si fermò poco lontano da lei, le strinse il volto tra le mani.
I palmi erano ruvidi, caldi. Le sorrise e Aida ricambiò.
Rimase ferma quando le scoccò un bacio sulla fronte, per poi carezzarle i capelli.
Non ricordava gesti d'affetto simili da quando era bambina, e lui le permetteva di stargli vicino mentre lavorava, o l'accompagnava con sé al porto, a mostrarle la grandezza della loro flotta navale.
I Vilayatev, le diceva, sono l'orgoglio dell'Akodeku. Siamo più ricchi dell'Imperatore, bambina mia.
 Era passato tanto tempo, da allora.
"Aida, bambina mia. Sei una donna, adesso. So che mi renderai orgoglioso."
Lei si sforzò di soffocare una risata.
Non credeva che suo padre potesse essere orgoglioso di qualcosa che non fosse lui stesso, ma non c'era motivo per dirglielo. Non era lì per litigare.
Le tremavano le gambe.
Era dal giorno della sua nascita che la preparavano per quel momento, e anche se Yarmilla si era rifiutata di anticiparle alcunché, sapeva bene che cosa stava succedendo.
"Spero di portare lustro al nostro nome, padre" rispose. 
Musaev si voltò verso la moglie.
"Hai sentito, Farida cara? Sbagliavi a preoccuparti! Vieni, Aida, vieni a sederti con noi." Le prese la mano, e la precedette sulla pedana del trono.
Un mago che fino a quel momento era rimasto nascosto accanto a una colonna fece un passo avanti. Mosse le labbra nel sussurro di un incantesimo, e un altro trono si spostò dal lato della sala di fronte a quello dei genitori.
Musaev la fece accomodare. Le baciò il dorso della mano e si sedette di fronte a lei. Gli brillavano gli occhi.
"Conosci il Bezirsten, vero? Ricordi le tue lezioni?"
"Certo, padre."
"Brava ragazza." Musaev le rivolse un sorriso smagliante. "Abbiamo trovato un uomo... Oh, non ci crederai! Nessuna delle tue sorelle è stata così fortunata."
Aida rimase in silenzio.
Non aveva mai avuto dubbi che i suoi genitori l'avessero convocata per il suo imminente matrimonio; era stato così per tutte le sue sorelle prima di lei, e lo sarebbe stato anche per Beleka e Nezhka, una volta che fossero state grandi abbastanza, ma sentiva comunque una sensazione sgradevole nel petto.
Olga aveva avuto la fortuna di essere mandata in moglie a un mercante del nord dell'Akodeku, un uomo privo di personalità che, oltre a darle quattro figli, non si vedeva a casa che poche volte all'anno.
Avrebbe potuto sopportare un matrimonio del genere, immaginava.
Nadia era stata più fortunata. Suo marito era piacente e allegro, anche se incline a trovare divertimento in altri letti, e aveva una discreta ricchezza, nel suo isolotto a sud dell'Akodeku. Il suo commercio di stoffe pregiate era fiorente, e anche se si limitava per lo più a ignorare la moglie, da che ne sapeva Aida non era mai stato crudele nei suoi confronti.
Rozaliya aveva pagato con la vita il suo matrimonio. 
Aida aveva visto una sola volta suo marito, un uomo dallo sguardo freddo e dal sorriso falso che ci aveva messo solo sei mesi a liberarsi di lei, a causa dell'incidente che le aveva tolto la vita e che aveva riportato Yarmilla a palazzo, distrutta per non essere riuscita a proteggere la sua pupilla.
A lei cosa sarebbe toccato? Un altro folle omicida, o magari un placido mercante?
"Sono curiosa, padre" disse, una punta di apprensione nella voce.
Sarebbe stato molto più vecchio di lei? 
Magari l'avrebbero mandata a sud, nell'arcipelago, e avrebbe dovuto convivere con la vita ristretta di un'isola minore...
"Ecco." Sua madre le passò un foglio accuratamente ripiegato.
Aida lo aprì e spostò lo sguardo sul ritratto.
L'uomo era giovane, doveva avere solo pochi anni più di lei. 
Aveva il volto allungato, occhi neri e lunghi capelli biondi e lisci. Un velo di barba e baffi incorniciava labbra sottili. Il naso aquilino gli dava un che di aristocratico, ma lo sguardo del dipinto era vuoto. 
"Si tratta di un conte, Aida!" esclamò Farida. Si carezzò il ventre rigonfio e si sporse verso di lei.
Aida sollevò la testa di scatto.
"Un conte?" ripeté. "Non ci sono conti, nell'Akodeku. Dove...?" In Bezirsten.
Ecco il perché della domanda di suo padre, poco prima. 
La mandava in moglie dall'altra parte dell'Impero! Una vertigine la costrinse a poggiarsi allo schienale del trono.
"So che è molto lontano" disse Musaev, con un tono comprensivo che stonava con l'espressione nei suoi occhi, "ma è un accordo come non se n'è mai visti nell'Akodeku. Certo, è l'ultimogenito, i suoi fratelli maggiori sono già tutti sposati, ma..."
Non c'era bisogno che continuasse con la frase.
Qualsiasi tipo di accordo avesse raggiunto il principe Vilatayev con la famiglia di quell'uomo, doveva essere da capogiro. 
"Abbiamo sentito parlare molto bene di lui" intervenne Farida. Aida le rivolse uno sguardo implorante. 
"Nel Bezirsten, madre, padre... Io..." Era così lontano!
Non avrebbe mai più visto la sua famiglia, una volta abbandonata Zvedza? Quanti giorni di viaggio distava?
"Lo so, lo so, è molto da sentire." Musaev le prese le mani nelle sue. "Ma ti garantisco che starai bene. E' il figlio della contessa Amalia Lewerentz-Konigsmann. Il suo nome è Shanna Konigsmann. Sono i conti della Kalleha."
Kalleha.
Aida cercò di ricordare, attingendo alle memorie delle sue lezioni di geografia, dove si trovasse. 
Se non sbagliava, si trattava della regione a nord-ovest del Bezirsten, al confine con il Bokyudako. Il capoluogo era una città montuosa, povera e isolata.
Kallestandt.
La città a ridosso del Freierwald, il bosco che minacciava, con il suo veleno, l'intero impero e i suoi abitanti. I conti della Kalleha ne erano i custodi. 
Fece per aprire bocca e parlare, ma a che pro?
L'accordo era già preso. Sapeva dal giorno in cui era nata di non essere altro che merce di scambio.
Si costrinse a sorridere. Chinò di nuovo lo sguardo sul ritratto tra le sue mani.
Shanna Konigsmann.
Ti prego, sii gentile con me.
"Vi ringrazio, cari genitori. Credo che nessun'altra possa essere fortunata come me. Quando avrò modo di conoscere il mio futuro sposo?"

   
 
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