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Autore: Khailea    30/03/2024    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un eco di risate proruppe dalla stanza nell’attimo in cui Vladimir aprì la porta. Una luce soffusa ed un intenso profumo accolsero i ragazzi, che attoniti lasciarono correre lo sguardo sull’intera stanza di fronte a loro, composta uno splendido parquet in legno scuro, da delle pareti gialle, adornate sul soffitto da tende rosse di velluto, e da file su file di tolette dagli ampi specchi illuminati, che ricoprivano ogni centimetro delle pareti, ad esclusione di una porta dall’altro capo della stanza.
C’erano molte persone lungo la sala, uomini e donne, impegnati a specchiarsi ed a truccarsi, con una maestria tale che poteva derivare solo da anni ed anni di esperienza.
-Ooook… forse non siamo andati nella direzione giusta.- commentò Astral.
Era piuttosto palese che quello fosse un camerino, e la porta in fondo probabilmente era soltanto un bagno o un guardaroba.
Daimonas, Wyen e Lehar non avvertirono alcuna traccia dell’odore di Yume e Nadeshiko, e nonostante fosse quasi certo dipendesse dall’intenso profumo che permeava la stanza avevano comunque tutti e tre la forte sensazione che le due ragazze non potessero trovarsi lì.
Troppi occhi, troppi innocenti se, come diceva Daimonas, i colpevoli del loro rapimento erano poche persone, o addirittura solo una.
Era meglio fare dietrofront il prima possibile, e procedere nelle ricerche.
-Oh oh oh! Ma guarda che bocconcini che abbiamo qui!-
Troppo tardi, una signora dai vistosi capelli biondi pieni di perle li aveva già adocchiati, e stava camminando verso di loro.
-Angelo mio, certo che potevi scegliere un colore migliore per un viso come il tuo!- commentò afferrando la guancia di Zell, indicando poi la camicia.
-Io trovo mi doni molto.- ribatté l’altro, scacciandole la mano.
-Ne abbiamo qualcuna che ti donerebbe anche di più se vuoi provare.- sorrise lei, trascinandolo già verso la porta prima che il ragazzo potesse rispondere.
-Guarda come sono carine queste bimbe. Sembrano delle bamboline di porcellana.- disse un’altra donna dai capelli castani avvicinatasi, guardando Milton ed Annabelle. -Volete un po’ di lucidalabbra? Vi starebbe molto bene.-
-Magari un’altra volta.- sorrise Annabelle, ma l’altra la ignorò, prendendo sia lei che Milton per mano. -Solo un piccolo tocco in più, se non vi piace ve lo togliamo!-
-Woow, quanti colori che avete!- esclamò sbalordita Rahu, avvicinatasi ad una delle specchiere.
-Rahu!- la rimproverò Ryujin, riprendendole la mano. -Ti ho detto di non allontanarti…- le sussurrò serio.
-Andiamo! Non mi sono allontanata nemmeno di un metro!-
Per il ragazzo era più che sufficiente, soprattutto in uno spazio così…
-Non abbiamo molto tempo purtroppo. Dovremmo tornare a lavorare.- tentò di dire Jack, cercando di creare una scusa per farli andare via, ma ormai Zell era sparito oltre la porta, e Milton ed Annabelle erano state costrette a sedersi.
-Ci vorranno solo pochi minuti.- sorrise la donna dai capelli castani.
-Lasciatela perdere. Sarà molto più facile se l’accontentate.-
A parlare questa volta era stato un uomo dai biondi capelli ricci e gli occhi azzurri, attorniati da uno spesso trucco brillantinato; i suoi lineamenti erano morbidi e gentili, difficilmente avrebbe potuto avere molti anni in più dei ragazzi.
-Volete qualcosa da bere? Acqua, succo?- chiese poi, guardandoli con un sorriso.
Non potevano perdere troppo tempo, ma continuare ad insistere probabilmente avrebbe destato sospetti.
Probabilmente il giovane intuì l’incertezza e la fretta negli sguardi di molti dei ragazzi, e sorrise comprensivo. -Non ci vorrà molto, tranquilli.-
Una manciata di minuti poteva comunque essere troppo…
-Avete della vodka?- proruppe all’improvviso Cirno, facendo irrigidire le spalle di molti dei suoi amici.
Il giovane d’altro canto ridacchiò divertito alla domanda. -Del succo alla pesca potrebbe andare comunque bene?-
-Non tanto in re…-
BAM!
Dietro di lei Grace colpì la ragazza con un pugno in testa abbastanza forte da zittirla, e con espressione seria prese parola.
-Andrà benissimo, grazie.-
Ormai erano bloccati lì, ma dare ulteriormente nell’occhio non era qualcosa che intendevano fare.
-Venite pure a sedervi.- rispose il ragazzo, portandoli verso un angolo più vuoto rispetto ad altri. -Il mio nome è Antonio comunque.-
-Piacere.- gli sorrise Annabelle in risposta di tutti.
-Quante persone vogliono da bere?-
Quattro in totale, Lacie, Cirno, Annabelle e, incredibilmente, anche Alexander.
-Anche io ho sete…- sussurrò Sammy da sotto la gonna di Hope, che alzò subito la mano.
-Ok, cinque bicchieri in arrivo.-
Non potendo fare altro che accomodarsi i ragazzi cercarono uno dei pochi spazi liberi nella sala, alcuni prendendo posto sulle sedie mentre altri abbandonandosi sul pavimento. Ailea era stata messa al centro del gruppo, con accanto Seraph ed Hope, ed ai piedi Daimonas.
BAM
Lo sbattere della porta del camerino fece voltare tutti di scatto, mentre uno Zell trafelato uscì dalla stanza di corsa.
-Non ci penso nemmeno a mettermi quella roba!- gridò il ragazzo, senza nemmeno accorgersi di stare passando accanto ai suoi amici.
-Ma ti starebbe di incanto!- rispose la donna che l’aveva portato via con sé, stringendo tra le mani un’obbrobriosa camicia gialla a strisce fucsia, dai bordi ricoperti di piume blu.
-Ti starebbe davvero un incanto Zell.- ridacchiò Ayame, attirando l’attenzione dell’amico, che la guardò rossa di rabbia.
-Mettitelo tu se ti piace!-
-Rilassati un po’ Zell. Vieni a sederti.- gli ordinò Seraph.
Zell rimase qualche istante ancora in piedi, guardando gli altri e la stanza in cui erano finiti, arrendendosi alla fine all’idea di non potersene andare, almeno non subito.
-Cosa stiamo aspettando?- brontolò mettendosi a terra, il più lontano possibile dal guardaroba.
-Del succo.- spiegò Rahu, cercando di far scivolare lo sguardo ovunque suo fratello non volesse. -Ehi… ma quella signora sta piangendo?-
La domanda della ragazza nacque poco prima che Andrea li raggiungesse con i cinque succhi di frutta, ma il ragazzo riuscì comunque a sentirla.
-Oh… è Ludmilla. È un periodo un po’ difficile per lei purtroppo.-
La donna di cui parlavano era seduta dall’altro capo della stanza, piegata in avanti nascondendo il suo viso tra i lunghi capelli rossi. I suoi singhiozzi, inizialmente silenti, ora stavano crescendo, e nemmeno il conforto delle due ragazze assieme a lei, due gemelle dai capelli a caschetto neri, riusciva a fare molto per aiutarla.
-Cosa le è successo?- mormorò Johanna con una fitta al cuore.
-Chi le è successo.- rispose amara l’altra donna. -Un verme della peggior specie.-
Antonio sospirò triste, scuotendo il capo. -Rispetto a tanti altri posti, questo è molto sicuro. Abbiamo certezze, paghe fisse, protezioni e cure mediche, rispetto. Ma purtroppo le cose possono andare comunque male…- spiegò, tenendo un tono di voce basso. -Uno dei suoi ultimi clienti ha cominciato a seguirla fuori dal lavoro, si è fatto sempre più insistente, non accettava i suoi no, e un giorno… ha superato il limite.-
Calò un profondo silenzio attorno ai ragazzi, ed i pochi che alzarono nuovamente lo sguardo sulla donna lo ritrassero immediatamente.
Uno stupro.
Forse il male peggiore che si possa fare.
-Non la lasceremo sola.- concluse Antonio. -Stiamo facendo il possibile per aiutarla, è sempre scortata, ed il nostro capo ha fatto in modo quell’uomo andasse in prigione. Ci vuole del tempo per riprendersi, ma l’aiuteremo ad andare avanti.-
Una smorfia amara investì il viso di Ailea, solo per un’istante, troppo breve perché quelli attorno a lei se ne accorgessero, ma era comunque comparso.
-Tenete, spero vi piaggia.- disse Andrea abbozzando un sorriso, porgendo a Lacie, Cirno, Annabelle, Hope ed Alexander i bicchieri, cercando di abbozzare un sorriso.
-Grazie.- rispose Hope, infilando il bicchiere sotto la gonna appena nessuno la vide, dandolo a Sammy. -Delizioso.-
Il ragazzo sorrise in risposta, rallegrato. -Felice di sentirlo, se avete bisogno di qualsiasi cosa fateci pure sapere. Siamo un team, lavoriamo di squadra.-
-Ce lo ricorderemo.- annuì Astral, abbassando leggermente il cappello in segno di saluto.
-Ciao ciao ragazzi, ci vediamo più tardi.- li salutò anche la donna, e Zell subito accelerò il passo, temendo di venire nuovamente catturato.
Non appena la porta del camerino si fu richiusa alle loro spalle i ragazzi marciarono verso l’ultimo corridoio rimasto, facendo attenzione che nessuno li seguisse.
-Sembravano gentili…- commentò Annabelle guardandosi di sfuggita alle spalle.
-Un conto è sembrarlo, un conto è esserlo.- rispose Grace, allungando il passo e raggiungendo Lehar in testa al gruppo.
I ragazzi continuarono a camminare in silenzio, proseguendo lungo il corridoio di fronte a sé; le luci erano sempre meno e sia il pavimento che le pareti erano diventati di colpo completamente neri, come a volersi assicurare le ombre permeassero l’intero luogo.
Arrivati al termine del corridoio i ragazzi cominciarono a sentire nuovamente, e molto più forte rispetto a prima, un vociare misto, di uomini e donne, che ridevano e parlavano mentre una musica jazz faceva capolino. Ritornò la luce, e si resero conto di essere ora dietro a quello che sembrava un palco, con numerosi addetti impegnati a sistemare ogni impianto mentre altri, tirati a lucido e con dei meravigliosi abiti, parlottavano tra loro.
Al passaggio dei ragazzi nessuno li ignorò o li guardò di sbieco, ma li accolse con un sorriso.
-Ehi! Buona sera!- li salutò un giovane ragazzo dalla pelle color caramello ed i ricci capelli neri. -L’ingresso del palco è di là, se continuate dritti potete scendere dalle scale ai lati ed entrare nella sala.
-Certo amico, li faremo divertire tutti.- amiccò Astral, sistemandosi la camicia.
-Pensate anche voi a divertirvi. Il buffet è gratuito, e le bevande sono al tavolo.- sorrise l’altro, lasciandoli andare.
-Vedo ti atteggi molto stasera Astral.- lo prese in giro Ayame, guardando Seraph accanto al ragazzo.
-Con tutto questo ben di Dio non ti atteggeresti?- replicò il ragazzo indicandosi da testa a piedi, suscitando una lieve risata da parte di Seraph. -Lei lo sa meglio di tutti.- aggiunse fiero il ragazzo.
-Che ragazza fortunata.- sorrise Ayame, arrivando con gli altri dai gradini che l’addetto aveva indicato ed entrando nella sala.
Era assolutamente splendida, dal pavimento dorato che perfettamente si allineava alle pareti bianche, mentre il soffitto, tornando dorato, seguiva un infossamento che lo rendeva simile ad una piscina con varie file di spessi gradini, ma sottosopra, e senz’acqua.
C’erano numerosi quadri di paesaggi e scenari, e dei candelabri a muro che, senza il bisogno di un altro al soffitto, illuminavano dolcemente la sala, facendola sembrare ancora più ampia con la loro luce.
Sistemati vicino alle pareti c’erano vari tavolini da buffet, pieni di cibo e bevande invitanti, e gli ospiti potevano servirsi da sé ed andare ad accomodarsi ai propri tavoli, rotondi e coperti da delle tovaglie bianchissime.
Il palco si trovava all’interno di una delle pareti, in questo modo non disturbava né i tavoli né le persone che camminavano per la sala, ed al momento una band stava suonando la dolce musica che i ragazzi avevano sentito alle spalle delle tende nere.
-Che classe.- commentò Zell con un fischio.
Grace lo colpì al fianco con una gomitata. -Non fischiare! Dobbiamo confonderci tra gli altri.-
Era difficile dire però chi fossero questi “altri”, o comunque i loro “colleghi”; tutti erano eleganti, tutti ridevano e si divertivano, nessuno stava facendo qualcosa di strano e non c’erano quelle attività tipiche dei bordelli che ci si aspetterebbe.
-Siamo sicuri di essere nel posto giusto?- chiese infatti Jack.
-Sì, ho trovato questo nel camerino.- mormorò Lehar, mostrando loro uno sticker a forma di cuore.
-Che sarebbe nya?- chiese confusa Lacie, avvicinando la faccia alla sua mano.
-Nadeshiko li indossava stamattina. Probabilmente l’ha perso mentre le portavano qui.-
-Un’ottima notizia, siamo sulla pista giusta.- sorrise Ryujin, tenendo una mano sulla spalla di Rahu per evitare gli scappasse di vista. -Come procediamo?-
-Zell, mi confermi non c’era nessuno nel camerino oltre a te quella donna?- chiese Lehar rivolgendosi al ragazzo, che rabbrividì.
-No… non c’erano neanche altre porte…-
-Quindi non possono trovarsi nei piani precedenti, o sono qui, o sono più in alto.- concluse Lighneers guardandosi attorno. -Direi continuiamo a salire.-
Era inutile controllare nei bagni, e quella era l’unica stanza del piano; gigantesca, ma comunque l’unica.
Nuovamente non c’erano scale, ma solo un ascensore, identico a quello del piano di sotto, controllato a vista anche stavolta.
-Andiamo subito allora!- esclamò contenta Cirno, ma Lighneers la fermò.
-Calma, se andiamo tutti di corsa verso l’ascensore daremo nell’occhio, e forse ci chiederanno un’altra prenotazione, come per il primo. Vediamo di guardarci un po’ attorno, e capirlo prima di agire.-
-Vado io stavolta a vedere. In caso di bisogno ho Raye.- disse Vladimir, sfiorando il proprio cellulare nella tasca.
-Noi disperdiamoci intanto.- concluse Lighneers, muovendosi per primo, seguito subito da Annabelle e Cirno, raggiungendo uno dei tavoli per il buffet.
-Questo posto è proprio una figata.- commentò CIrno contenta.
-Già, è molto bello.- annuì Annabelle. -Speriamo di trovare presto Nade e Yume…-
-Ma sì dai, non preoccuparti.- la rassicurò Lighneers, prendendole un bicchiere d’acqua. -Sembra tutto piuttosto tranquillo per ora. Non ci sono nemmeno telecamere o guardie.- disse sussurrando.
-Un normale hotel.- confermò Annabelle.
-Bordello.- la corresse Cirno. -Anche se del normale tipico dei bordelli c’è ben poco.-
Sporgendosi in avanti la ragazza prese un piatto dal tavolo del buffet, cominciando a riempirlo con tutti i dolci e gli snack salati di sua preferenza. Probabilmente avrebbe potuto costruire una nuova torre da sé, di certo della grandezza di Cirno se avesse voluto.
Lighneers prese un boccale di vino bianco, sorseggiandolo mentre faceva vagare lo sguardo per la stanza.
Non c’era niente, nessuna minaccia, nessun apparente nemico. Era tutto tranquillo, come se fossero davvero entrati ad una festa.
Forse Daimonas aveva veramente ragione, la persona che aveva rapito Yume e Nadeshiko non apparteneva a quel luogo, ma ciò poteva complicare le cose, perché così non avevano nemmeno idea di chi fosse effettivamente il loro nemico.
-Lighneers… va tutto bene?- chiese Annabelle al ragazzo, che si riscosse.
-Certo, tu?-
-Tutto bene. Sembri pensieroso.-
-Nah, è solo la mia faccia.-
-Di solito non è quella la tua faccia. Ce l’hai più così.- rispose la ragazza, imitando una smorfia di Lighneers, con lui serio, gli occhi stretti, ed il labbro leggermente sollevato.
-Ahahah, sono veramente così?- rise lui, scuotendo il capo.
-Certe volte lo fai.-
-Ahahah.-
Lighneers continuò a ridere di gusto, battendole una mano sulla spalla, mentre Cirno aveva già cominciato a mangiare.
L’idea di prendere d’assalto il buffet era passata anche per la mente di Jack, ma alla fine il ragazzo aveva optato per altro, sia perché effettivamente non aveva bisogno di mangiare, che per il fatto Daimonas sembrava più interessato alla musica, quindi l’aveva preso per mano, e l’aveva condotto proprio sotto il palco.
-Niente male eh?-
-Già.- annuì Daimonas, ondeggiando lievemente.
-… come ti senti?- chiese in un sussurro Jack, mettendogli una mano sulla vita.
-Bene.-
-Sicuro?-
Erano stati giorni molto pesanti, ed anche dolorosi. La questione con Ailea poi…
-Sì. Credo sia arrivato il momento di voltare pagina.- rispose sereno Daimonas. -Ho deciso di prendermi la responsabilità delle mie azioni, e lei vuole che sia sempre presente nella sua vita, che continui a guardarla. Crede che così facendo soffrirò, ma non intendo lasciare che sia così. L’aiuterò, con tutti voi, e un giorno le cose andranno meglio. Non voglio più lasciarmi trascinare dalla colpa e dal dolore.-
-È molto maturo da parte tua.- sorrise in risposta Jack, prendendogli l’altra mano e cominciando a danzare con lui.
-So che finché avrò te al mio fianco, potrò affrontare ogni cosa.- sussurrò Daimonas, appoggiando la fronte su quella di Jack, cominciando a danzare.
Erano solo una delle tante coppie che lo faceva, ma era il loro momento speciale, un attimo di serenità dove nessuno poteva interferire.
Anche a Wyen sarebbe piaciuto tanto ballare così…
-Andiamo a ballare anche noi nya?- le chiese Lacie, prendendole la mano pronta ad alzarsi dal tavolo su cui si erano accomodate.
-Stai buona Lacie.- la rimproverò Astral. -La tartassi così, lasciale un po’ di respiro.-
-È tutto apposto.- lo rassicurò Wyen, facendo scivolare via la mano da quella di Lacie.
Non voleva che Astral pensasse la sorella la infastidisse, ma non voleva nemmeno cominciasse a sospettare gli stavano nascondendo qualcosa, anche se di fatto era così.
Quanti sapevano effettivamente che loro stavano assieme, oltre a Daimonas e Lehar?
-Non la stavo infastidendo nya!- sbottò Lacie infastidita, abbassando tristemente le orecchie.
-Lacie, potresti andare a prendere qualcosa da bere per Ailea?- chiese di colpo Seraph.
Lacie la fissò qualche istante, incredula.
La stava mandando via? Anche lei credeva stesse dando fastidio a Wyen?
-Va bene nya…- mormorò triste, alzandosi da tavola.
Vedendola andare via così Wyen sentì una stretta al petto.
-Smettila di tartassarla.- disse subito Seraph, non appena Lacie fu lontana.
-Io?! Ma non ho fatto niente!- esclamò indignato Astral.
-Anche lei. Rilassati, pensa ad altro.-
-Uff, fosse così semplice…-
Non era solo il fatto che Yume e Nadeshiko erano state rapite, ma anche la stessa presenza di Ailea stava cominciando ad essere… pesante.
Il suo aspetto, l’aura che emanava, tutto produceva un forte senso di tensione attorno a sé, e Seraph si stava lentamente spegnendo a causa di ciò.
Era diventata la sua badante a tratti, e si stava lasciando contagiare dal suo umore.
Ovviamente Astral non voleva abbandonare Ailea, ma non voleva nemmeno che Seraph si riducesse in quelle condizioni.
Voleva parlargliene, ma non sapeva come…
-Ecco l’acqua nya…- disse Lacie di ritorno, appoggiando il bicchiere accanto ad Ailea e tornando a sedersi.
Wyen continuò a guardarla tutto il tempo, e non appena la mano di Lacie si appoggiò sul tavolo la cercò subito, stringendola nella sua. Le orecchie dell’altra si drizzarono, e gli occhi, prima spalancandosi dalla sorpresa, si ammorbidirono.
Astral sospirò, grattandosi la testa. -Scusa Lacie… ho esagerato prima.-
-Lo so nya! Ma è tutto apposto nya!- sorrise l’altra, quasi non sentendolo, trascinando la sedia proprio accanto a quella di Wyen ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
Da sotto la maschera Astral sorrise, guardando Seraph e sussurrandole all’orecchio. -Sono proprio buone amiche.-
Già, tanto buone quanto lo erano Alexander ed Hope, anche se, al momento, i loro rapporti non sembravano proprio così buoni.
La coppia si era seduta ad un altro tavolo, ed Alexander era andato a prendere qualcosa da bere per entrambi, inclusa Sammy, ma l’espressione di Hope ancora non era cambiata.
Alexander sentiva torcersi le budella, non riusciva a trovare risposta al perché di quell’espressione tanto seria, ma sentiva di esserne la causa.
-C’è qualcosa che non va?-
Hope alzò gli occhi su di lui, abbassandoli di nuovo, per poi rialzarli. -… non mi piace sei venuto qua.- disse infine, rompendo il proprio silenzio.
Alexander annuì. -Mi dispiace.-
-Non dovresti! Probabilmente non ci conoscevamo nemmeno!- ribatté lei, comunque visibilmente arrabbiata.
-No.- confermò Alexander, trovandosi a disagio.
Gli venne in mente di colpo il fratello, che pur dicendo una cosa ne intendeva sempre un’altra, e alla fine lui pagava sempre.
-… sono gelosa… ma non voglio esserlo del tuo passato.- sussurrò Hope, allungando una mano verso di lui, ed il ragazzo l’accolse subito. -… questa… non è la tua prima relazione, vero?-
-È l’unica che conti.- rispose immediatamente Alexander, dando tuttavia anche un’altra risposta.
-Però non sono la prima.-
… no, non lo era, per quanto Alexander avrebbe desiderato lo fosse con tutto il cuore, ma purtroppo non era nemmeno la seconda, o la terza, o forse perfino la cinquantesima.
Alexander aveva usato il proprio corpo con molti, sia uomini che donne, tutti per aumentare le ricchezze di Khal, e purtroppo questa parte di sé non se ne sarebbe mai potuta andare.
-Tu sei il primo.- ammise Hope, accarezzandogli il dorso della mano. -Credevo fosse lo stesso…-
-Mi dispiace.-
-No Alex, smettila.- disse ferma lei. -Non… non è sano, non devi scusarti per una cosa simile. Non ti sto dando alcuna colpa, solo… mi rendo conto… di quanto tu sia bello, e di quanto vali, e forse, al pensiero delle altre persone con cui sei stato, mi sono sentita… inadeguata.-
-Non lo sei.-
Sporgendosi in avanti Alexander raccolse l’altra mano di Hope, guardandola dritta negli occhi. -Sei la cosa più meravigliosa dell’intero universo. Fai sempre così tanto per tutti. Mi hai insegnato che c’è molto di più nella vita rispetto a quello che credevo, mi stai insegnando ad amare, e ad essere amato, non solo da te, ma anche dai nostri amici. La mia vita sta cambiando, ed è solo grazie a te.-
-Oh Alex…-
Finalmente un sorriso nacque dalle labbra della ragazza, che dovette usare tutte le proprie forze per non piangere dalla commozione. -Ti amo tanto.-
Il suo sorriso contagiò anche Alexander, il cui volto sempre stoico non era abituato ad averne su di sé, ma era comunque una sensazione piacevole.
-Ti amo anche io.-
-Siete tanto carini insieme.-
La tenue voce di Sammy arrivò da sotto il tavolo, ed Hope sobbalzò, ricordandosi solo ora della sua presenza. -S-Sammy! Mi-mi dispiace, non pensavo ci sentissi…-
-Tranquilla, scusatemi per avere origliato, ma siete veramente tanto dolci.- ridacchiò la bambina divertita, ed anche Alexander la imitò.
Poco più in là nel frattempo, nei pressi del bar, Ryujiin, Lehar, Ayame e Rahu si erano accomodati dalle sedie accanto al bancone, ciascuno con qualcosa da bere sottomano; Ryujin vino, Ayame sex on the beach, Rahu del succo all’uva, e Lehar semplice negroni.
Nessuno stava veramente bevendo a parte Ayame e Rahu, era più per far scena e confondersi tra la folla. Lehar stava osservando l’intera stanza dallo specchio che aveva di fronte, e per il momento tutto sembrava sereno; la gente si rilassava, si godeva la serata, ed i loro compagni erano in zone sparse, senza attirare troppo gli occhi altrui.
-Bel colpo quello degli sticker comunque.- disse Rahu a Lehar, sporgendosi in avanti perché la vedesse.
-Colpo? Non ho tirato colpi.- ribatté il ragazzo confuso, facendo ridere la ragazza.
-Intendeva dire che sei stato bravo.- spiegò Ayame ridacchiando.
-Ah, ti ringrazio.- annuì Lehar, sfiorando con la mano il proprio drink.
-Quello non lo bevi?- gli chiese Ayame.
Lehar non rispose, prendendo un lieve sorso dell’alcolico; non lo aveva mai preso prima, conosceva il vino, ma gli esseri umani sembravano discretamente appassionati dell’alcol, e nella lunghissima lista di drink aveva letto sulla lavagna accanto allo specchio quello sembrava tra i più semplici.
Il sapore comunque non era niente di che.
-Alla salute.- disse allegra Ayame, alzando il proprio bicchiere e mandandolo giù tutto in una volta.
-Ayame…- la rimproverò Ryujin, nascondendo Rahu.
-Ehi, non rompermi. Non sono tua sorella.-
Il ragazzo non rispose, ma era evidente non fosse contento, mentre Rahu al contrario sorrideva soddisfatta.
Si stava godendo il momento, rilassandosi un po’, ed anche Zell ci stava provando, seguito da Grace, Milton e Johanna mentre percorreva l’ampio salone.
-Già, niente male. Per nulla pacchiano.- commentò il ragazzo tenendo la testa sollevata verso il soffitto.
-Anche la musica non è male.- annuì Johanna, cercando di spezzare qualche conversazione e non apparire tesa.
Le sarebbe piaciuto fare qualche foto del posto ed inviarla a Mattia, ma non vedeva nessuno usare il proprio telefono, quindi preferiva evitare.
-È solo una stanza, piena di snob e ricconi per giunta.- disse invece Grace.
-Già, non ti piacerebbe vivere nei loro panni?- annuì Zell.
-Per niente. Non sanno cosa farsene dei soldi e li buttano in un bordello.- rispose la ragazza seria. -Potrebbero donarli in beneficenza.-
-Sarebbe molto nobile.- disse d’accordo Milton. -Ma purtroppo chi è ricco spesso non lo è anche nell’animo… il denaro corrompe, rende avidi, e porta a fare cose orribili.-
-Ben detto Milton.- disse fiera Grace. -Guarda Khal ed Alexander, non si possono certo dire dei santi o altriusti.-
-Alex sta provando a cambiare però.- obbiettò Johanna.
-Già, e vedremo come va, ma suo fratello è cento volte peggio.-
Nessuno degli altri rispose, soprattutto perché Khal era ancora disperso, e non avevano idea se fosse vivo o meno.
Per questa ragione, e per via del senso di colpa che provavano per averlo abbandonato al laboratorio, nessuno se la sentiva di dire nulla su di lui, ma Grace non intendeva scordare tutti gli atteggiamenti morbosi e anormali che aveva dimostrato di possedere.
Khal non era una brava persona, e probabilmente non l’avevano mai conosciuto veramente. Il fatto fosse scomparso non lo trasformava in una brava persona.
Nel frattempo i quattro continuavano a camminare, lentamente, evitando comunque i punti dove i loro amici si trovavano.
Anche Vladimir, che aveva detto di volersi dirigere verso l’ascensore, aveva preso la strada larga, prendendo prima di tutto un bicchiere di vino, osservando il soffitto, camminando tra i tavoli ed infine verso il palco, raggiungendo così l’ascensore, con tutta la calma del mondo.
-Salve.- disse all’uomo di fronte a questo, grande almeno quanto due ante ed alto parecchi centimetri in più del ragazzo.
-Buonasera signore.- gli rispose l’altro.
-Niente male come posto. Si può anche salire, giusto?-
-Con la carta signore.- annuì l’uomo.
-Aaah, giusto!- esclamò Vladimir battendosi una mano sulla fronte. -L’ho lasciata alla mia ragazza, mi scusi, il vino.-
-Capisco signore.-
-Eh, solo un’ultima domanda…- continuò Vladimir, avvicinandosi al signore. -Mi è stato detto che posso portare… “ospiti”, corretto?-
-Corretto signore.-
-Eccellente! Grazie mille.- sorrise infine Vladimir, facendo dietrofront, lanciando un gesto all’intero gruppo in modo lo raggiungessero.
Si spostò al bar sedendosi assieme ad Ayame e gli altri, ed a poco a poco tutti arrivarono.
-Serve una tessera.-
-Ottimo, e come la otteniamo?- chiese Grace tamburellando le dita sul tavolo.
-Non come, ma da chi.- la corresse Vladimir. -Per il momento vediamo che forma ha però questa tessera, probabilmente qualcuno la userà, poi ci basterà trovarne una qui dentro.-
Già, semplice a farsi, almeno la prima parte del piano. Non passò molto tempo infatti prima che un signore, accompagnato da una donna con un vistoso abito rosa, andasse verso l’ascensore, e sfoggiasse una carta completamente nera, attraversata da una singola striscia dorata.
Quello era il loro biglietto da visita, ma avevano bisogno di trovarne un altro.
-Dai ragazzi, aguzzate la vista.- disse Astral, tenendo un bicchiere di birra in mano, e girandosi sulla sedia.
Per quanto molti nel gruppo possedessero delle qualità uniche, se non sovraumane, tutti avevano i propri assi nella manica, e per il ragazzo era proprio la vista.
Grazie ai suoi allenamenti e gli anni con la pistola era paragonabile ad un falco che individuava la propria preda, e scandagliando la stanza, alla ricerca di quelle più inermi e facili da agguantare, era fiducioso di poter trovare quella perfetta.
-Bingo.- disse infatti, vedendo un signore che teneva una tessera nera nel taschino della giacca. -Ci servirà una distrazione.-
Di che tipo però? Crearne una era facile, ma serviva quella corretta.
Cosa poteva distrarre un uomo che dalla vita aveva tutto?
Seraph, come Astral, scandagliava la stanza in cerca di risposte, ma forse la più ovvia poteva essere la migliore.
-… ho un piano.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Il frappè al cioccolato con panna di Nadeshiko era arrivato nel giro di una decina di minuti, fresco ed in uno splendido bicchiere in vetro, con una cannuccia di metallo.
Yume non aveva chiesto niente, solo un po’ d’acqua, ed era rimasta al proprio posto sul divano assieme all’amica e le due studentesse.
Queste non avevano ancora detto una parola, ma almeno avevano smesso di tremare, e si guardavano attorno cercando di capire quanto le parole dell’uomo fossero vere.
Non avrebbero fatto nulla del male e le avrebbero lasciate andare a breve.
L’uomo se n’era andato, lasciando con loro la guardia e la donna dai capelli biondi che, assieme alle altre tre, aveva adescato le studentesse fuori dalla scuola; quest’ultima se ne stava distante, rigida, ed evitava di guardarle.
-Ti senti in colpa?- sorrise divertita Yume, parlandole, ma non ricevendo risposta. -È tutto vero? Davvero non volevate costringere nessuno a seguirvi?-
-È stato un incidente…- mormorò l’altra abbassando lo sguardo.-
-Un incidente doloroso, per noi di sicuro.- commentò amara Nadeshiko, sorseggiando il proprio frappè.
-Non doveva andare così! Ludmilla… si è solo spaventata.- asserì la donna, ora ferma.
-Giusto, perché quattro ragazzine sono terrificanti.- la prese in giro Yume.
-Sentite, mi dispiace, davvero… dovevamo solo parlare, e se non vi fosse interessato lavorare con noi vi avremmo lasciate in pace.-
-Immagino già che prospettive di carriera si possano avere come prostituta.- ribatté Nadeshiko, tuttavia i suoi commenti non sembrarono scalfire l’altra.
-È un lavoro onesto. Tutti qui l’abbiamo scelto, e non siamo costretti a fare nulla quando non vogliamo.-
-Comodo vendercela così.-
La donna sospirò, scuotendo il capo. -Mi dispiace per quello che abbiamo fatto, davvero, ma non mi importa come ci giudicate. Aspettiamo solo che la festa finisca…-
Stavolta nessuna delle ragazze rispose. Yume distolse lo sguardo, fissandolo distrattamente sull’enorme finestra alla loro sinistra, che dando sul profilo notturno della città rifletteva i loro volti e le luci accese alle pareti.
Tutto era calmo.
-Mi auguro almeno si divertano là sotto.-


 
   
 
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