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Autore: Nyhal92    30/03/2024    4 recensioni
Aziraphale aveva l'eternità sul suo volto.
Era incasellata tra le sue rughe, stretta tra le sue labbra, poggiata delicatamente sulla punta del suo naso.
Crowley si sentiva come l'unico essere del creato a scorgere questa rivelazione.
Gli umani non avevano i mezzi per farlo, gli angeli e i demoni non ne avevano interesse.
Aziraphale aveva le sue regole, che il Tempo silenziosamente accettava."
In un momento qualunque, sulla solita panchina, Crowley realizzò quanto lui e il suo "amico" vivevano in modo opposto lo scorrere del Tempo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Eternità era tutta sul volto di Aziraphale.

Tra quegli occhi che avevano visto il nulla che anticipava la creazione, tra quei denti ordinati come l'universo prima dell'esistenza di ogni cosa, tra quei ricci candidi e puri come la luce primordiale.

È stato calore prima della comparsa del sole, gentilezza prima dell'educazione, premura prima che esistesse qualcuno di cui aver cura.

Non era certamente l'unico a possedere lo stesso identico volto fin dall'alba dei tempi.

Tutti gli angeli avevano mantenuto le stesse sembianze dalla loro creazione tuttavia, ciò che distingueva Aziraphale da l'intera cerchia celeste, era il fatto che lui avesse deciso di far parte del Mondo.

Ed il tempo sulla Terra ti si attacca addosso. Non c'è legge più spietata, giudice più severo, esecutore più freddo.

Gli esseri eterni lo sapevano bene, tanto da spingersi oltre le porte dei loro regni per un periodo estremamente limitato, giusto il tempo di consegnare l'Anticristo o congratularsi con Giobbe.

Il Paradiso e l'Inferno avevano le proprie leggi naturali e fisiche che tenevano le loro creature distanti dallo scorrere impietoso dei secondi, dei minuti, delle ore, dei mesi, degli anni, dei millenni.

Aziraphale aveva deciso di abbracciare ogni cosa della sua vita terrena,perdendosi e crogiolandosi nella materialità di questo piano d'esistenza, tuttavia non è mai stato in grado di accettare del tutto la questione dello scorrere del Tempo.

Da qui la sua decisione di opporvisi.

Aprire una libreria era senza dubbio uno dei suoi modi per dichiarare la propria guerra personale alla caducità di ogni cosa che lo circondava. Nei suoi libri pensieri, lingue, storie, mondi e personaggi rimanevano vivi, una stregua resistenza contro l'inevitabile oblio.

Lo sfidava con i suoi abiti prestigiosi ma consumati, con il papillon che la gente aveva smesso di indossare il giorno dopo che lui lo aveva scelto come tratto suo distintivo.

Se ne beffava ogni volta che metteva un vinile nel suo grammofono, quando tirava su la cornetta del suo telefono dei primi anni del 900 con tanto di rotella, quando consultava il suo orologio da taschino vecchio secoli, quando ballava da solo i passi della gavotte che ancora ricordava perfettamente.

Si, alla fine il Tempo pazientemente aveva la meglio su ogni aspetto della vita dell'angelo ma, paradossalmente, era Aziraphale che decideva quando. Un combattimento coreografato, il cui ritmo veniva scandito dal biondo.

Lui si era dovuto abituare a vedere intere civiltà sparire, imperi crollare, mari asciugarsi e montagne corrodersi, senza però accorgersi che esisteva qualcosa su cui il Tempo non ha mai avuto, né avrebbe avuto mai, alcun potere: il suo viso.

L'angelo non si era mai curato di questo particolare, al contrario del suo amico demone. Si meravigliò Crowley quando realizzò che l'unicità di quell'essere con cui stava amichevolmente chiacchierando era evidente sopratutto se paragonato a lui stesso.

Il rosso, infatti, danzava con quella forza irrefrenabile lasciandosi condurre.

Senza il peso della mortalità, non vedeva il motivo di dover sfidare una potenza tanto affascinante e distruttiva.

Lui ne era ammaliato e rapito.

Ed è per questo che adorava anticiparlo, incuriosito da ciò che sarebbe stato creato e non curandosi di ciò che era andato distrutto.

Seguiva le mode con curiosità, cambiando costantemente pelle come il serpente che fu.

E il suo volto prendeva mille connotazioni diverse cambiando semplicemente barba, capelli o il tipo di occhiali.

Mutava costantemente esattamente come il suo sguardo. Lo colpiva particolarmente il pensiero che gli occhi che avevano visto per la prima volta Aziraphale, nemmeno esistevano più.

Invece quelli dell'Angelo erano immutabili come l'oceano. Le diverse sfumature che assumevano non intaccavano la loro eterna natura.

 

Aziraphale aveva l'eternità sul suo volto.

Era incasellata tra le sue rughe, stretta tra le sue labbra, poggiata delicatamente sulla punta del suo naso.

Crowley si sentiva come l'unico essere del creato a scorgere questa rivelazione.

Gli umani non avevano i mezzi per farlo, gli angeli e i demoni non ne avevano interesse.

Aziraphale aveva le sue regole, che il Tempo silenziosamente accettava.

Il demone non aveva voce in capitolo contro di lui ed ammirava come invece l'angelo riusciva a discuterci, giocarci, imporre i suoi ritmi.

E su quella panchina, quando tale epifania arrivò improvvisa tra un discorso di cui non ricordava nemmeno la natura, fu rapito da una sorta di ammirazione talmente potente, talmente lacerante che non ebbe altra scelta di esternarla.

 

“Sei sempre uguale”.

Chiaramente facendolo a modo suo.

“Prego?” Aziraphale interruppe il suo discorso confuso.

“lascia perdere... niente di importante. Era solo un'osservazione campata in aria”

“Cosa..cosa intendi caro? Ti riferisci al mio atteggiamento o al mio look?” Aziraphale ormai era troppo incuriosito, sicuro che quella frase buttata lì volesse significare altro e non si sarebbe mai fermato finché non avesse capito esattamente cosa.

“Nessuno dei due, cioè...nkg, al tuo look, si” Crowley cominciò a stiracchiarsi sulla panchina, nervoso. Come gli era saltato in mente di uscirsene con una cosa del genere?

“uhm... si forse è da un po' che non cambio abiti, ma ci sono affezionato... Mi vorresti forse vedere diverso?”

“Nonononono come la conversazione era all'improvviso virata sui miei gusti?” pensò Crowley tra sé e sé, cambiando di nuovo posizione.

“Perché dovrei?”

“Perché hai iniziato il discorso dicendomi che sono sempre uguale! Sembrava un'osservazione quasi contrariata” Aziraphale si era voltato con tutto il corpo verso di lui in cerca di segnali, provando a scorgere oltre le lenti oscurate qualche messaggio che le parole non comunicavano.

“Nkg...non ero contrariato Angelo, hai frainteso”

Il biondo non era convinto.

“Non capisco davvero cosa tu intenda, ho cambiato d'abiti molto spesso. Trovo che le tue parole non siano veritiere”

“Hai cambiato abiti solo perché al giorno d'oggi girare con una tunica sarebbe praticamente illegale”

Crowley pensò seriamente di tornare un serpente e strisciare via. O trasformarsi in uno struzzo e infilare la testa sotto terra. O in un cigno e buttarsi in acqua dove l'angelo non poteva raggiungerlo. Aveva iniziato la conversazione per esprimere una sua profonda ammirazione ed era finito a prendersi gioco del suo amico. Solo lui poteva essere tanto idiota.

Aziraphale alzò le sue sopracciglia creando quel meraviglioso e perfetto arco, lasciando che gli occhi si spalancassero. Non si ricordava neppure di cosa stavano parlando prima. Sapeva soltanto che, all'improvviso, senza alcun motivo, il demone ne era uscito con una frase completamente fuori contesto cominciando a prendersi gioco di lui. Invece di alterarsi e trasformare tutto in un piccolo scontro, avrebbe contrattaccato in un modo che il demone non poteva aspettarsi.

“Lo sai che non mi piace cambiare... è più interessante vedere cambiare te”

Crowley ringraziò gli occhiali che celavano parzialmente la sua espressione di sorpresa. Ebbe l'impulso di girarsi verso l'angelo e nutrirsi del suo sguardo, ma, perfettamente cosciente che sarebbe stato un lancio nel vuoto pericolosissimo, girò la testa dalla parte opposta spostando in avanti la mascella mostrando i denti inferiori. Era nervosissimo e arrabbiato con sé stesso: era solo per colpa sua che si erano ritrovati in quella situazione. Dannata voglia di esprimere concetti troppo profondi, non ci sarebbe ricascato mai più.

Dopo un silenzio decisamente eccessivo, il rosso riuscì a sputare a forza un grugnito simile ad un “grazie”.

L'angelo poteva cambiare argomento, salvare il suo amico da una situazione ancor più scomoda della innaturale posizione che aveva assunto sulla panchina, ma, ovviamente, non lo fece.

“Alle volte le tue trasformazioni erano davvero stupefacenti. Quando non ci vedevamo per molto tempo, provavo una stimolante curiosità nell'immaginarmi quali sembianze avresti avuto quando ci saremmo incontrati di nuovo.”

Aziraphale continuava a cercare il suo sguardo, ma questo gli veniva sempre negato. Allora incalzò.

“è sempre stato interessante vedere come stavi al passo con i tempi”

Oh il Tempo. Era tutto partito da quello. Il demone si aggrappò a quella parola cercando di non lasciarsi trasportare dal fatto che l'Angelo aveva appena candidamente confessato che fantasticava su di lui quando non avevano modo di vedersi.

“Quello che intendevo io, invece, era che... ngk, secondo me... si insomma era... piacevole trovarti sempre uguale”.

“Perché sei una certezza in un mondo che cambia velocemente senza darmi tregua. Perché è sempre stato bello ritrovare nel tuo viso quella sicurezza, quell'appartenenza immutabile. Perché gli umani sono terrorizzati dalla concezione di infinito non avendo le capacità per comprenderlo, mentre noi invece ne siamo figli e parte integrante di esso. Perché l'eternità mi fa sentire al sicuro e qui sulla Terra non ho mai trovato nulla che potesse ricondursi ad essa. Alzo gli occhi al cielo e non riesco più a riconoscere le stelle di un tempo, a dimostrazione che nemmeno il firmamento è immune al cambiamento. Sono crollate montagne, seccati mari, sparite civiltà. Non trovo nulla di uguale alla prima volta che camminai sulla terra. Tranne il tuo volto. Tranne il tuo immutabile volto.”

Nemmeno uno di questi pensieri riuscì a trasformarsi in parola.

“Mmmm non mi sono mai percepito sempre uguale. Ho portato delle enormi basette, cappelli, abiti consoni al luogo e al tempo...”

Ormai Crowley sapeva che non poteva più salvarsi. Prese un bel respiro. Si voltò verso di lui, sempre gli occhiali tra i loro sguardi come l'ultimo suo scudo.

“Mi riferisco alla tua faccia Aziraphale”.

“Oh!” l'angelo si chiese se forse era riuscito a riportarlo al punto nodale del discorso.

“Ah... si...capisco. La mia fisionomia rimane sempre uguale, è vero. Ma come quella di tutti gli angeli e i demoni che conosciamo no? Tra tutti forse sei tu quello più sorprendente, con la tua capacità di cambiare così tanto. Una modifica a barba, capelli e occhiali e diventi un'altra persona!” Aziraphale esternava tutto il suo entusiasmo nel lodare il demone, per lui era chiarissimo chi tra i due era davvero unico “Chiunque risieda all'Inferno o al Paradiso rimane sempre uguale. È una nostra caratteristica. Assolutamente nulla di speciale, non trovi caro?”

“Oh... si che è speciale. Perché tu, al contrario di chiunque altro a parte me, vivi sulla Terra. Perché tutto intorno a noi crolla, si trasforma, viene cancellato e sostituito come nulla fosse. Perché la morte abbraccia ogni cosa, perché il Tempo non risparmia nessuno. E io mi sono sempre piegato alla sua volontà, mi lascio trasportare, mutare. Non che mi dispiaccia, vivo nella consapevolezza che è lui che comanda, e io, comprendendo che non ho voce in capitolo, l'ho accettato. Tu invece detti suo ritmo. Ed è straordinario il modo in cui lo fai.”

“mmm, già. Hai ragione, osservazione stupida, te l'avevo detto.”

Queste furono le ultime parole che riuscì a dire, troncando una volta per tutte l'argomento.

Si chiese se un giorno sarebbe stato in grado di spiegargli davvero cosa pensava, ammettendo la sua incredibile ammirazione. La speranza era senza confini, come la loro immortalità. D'altronde aveva tutto il tempo del mondo per riuscire a trovare la forza di affrontare in modo maturo il discorso.

E nel frattempo lui avrebbe continuato a danzare con il Tempo, mentre osservava divertito e orgoglioso il modo in cui Aziraphale avrebbe continuato a combatterci.

 

 

   
 
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