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Autore: Ellygattina    31/03/2024    2 recensioni
Inuyasha è rimasto gravemente ferito appena prima di assumere sembianze umane e Kagome lo assiste come può per tutta la notte.
Attenzione: accenni a suture ma nulla di grafico.
*Questa storia partecipa alla “Reverse challenge” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction.*
(Storia presente anche su AO3 con lo stesso nickname.)
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I minuti scorrevano lenti mentre Kagome, seduta sull’erba con le ginocchia strette al petto, vegliava in silenzio su Inuyasha alla tenue luce di un fuoco da campo.

Succedeva spesso ormai nelle notti di novilunio, visto che il mezzodemone non voleva proprio saperne di stare in disparte durante le lotte persino in quei momenti delicati, ma questa volta aveva davvero esagerato e la ragazza non si dava pace mentre riviveva ancora e ancora quegli orribili momenti.

Fino a poco prima i loro compagni di viaggio avevano cercato di distrarla come potevano, ma a un certo punto era stata lei a insistere perché almeno loro riposassero. Non aveva senso, infatti, che rimanessero tutti svegli in attesa dell’alba che avrebbe forse salvato il loro amico e la stanchezza di quella lunga giornata aveva infine avuto la meglio anche su Sango, che più di tutti aveva cercato di resistere al sonno per starle accanto.

La sterminatrice capiva bene come si sentiva, dal momento che provava le stesse emozioni tutte le volte che era Miroku a restare ferito, ma Kagome, sebbene apprezzasse il gesto, preferiva così. In fondo era colpa sua se Inuyasha combatteva anche con il novilunio per difenderla e il fatto che non riuscisse nemmeno a curargli le ferite dopo lo scontro non la aiutava a perdonarsi.

Come al solito, infatti, erano stati Sango e Miroku a dover ricucire gli squarci provocati dagli artigli di un demone che nel mezzo della battaglia le era saltato addosso per strapparle i frammenti della Sfera che portava al collo così velocemente che se n’era accorta all’ultimo, e anche se entrambi continuavano a dirle che faceva già molto per tutti loro, si sentiva in colpa lo stesso. Il minimo che potesse fare era quindi occuparsi di Inuyasha fino al mattino, pregando che resistesse in quelle ore così critiche, senza coinvolgere il resto del gruppo.

Sospirando, lanciò l’ennesima occhiata all’orizzonte, constatando cupa che non c’erano ancora tracce del chiarore che annunciava l’alba. Non aveva idea di quanto mancasse, ma non sarebbe mai arrivata troppo presto.

Nel tentativo di distrarsi, si girò di nuovo verso Inuyasha, che giaceva febbricitante a poca distanza da lei con il respiro affannoso. Le bende della ferita più grave si stavano arrossando di nuovo e Kagome, mordendosi le labbra, cercò di prepararsi a ciò che avrebbe visto di lì a breve. Sebbene Sango e Miroku avessero fatto un buon lavoro come sempre con ago e filo – almeno per quanto ci capiva lei –, quei tagli così profondi riprendevano a sanguinare, di tanto in tanto, costringendola a rifare spesso la medicazione per evitare infezioni.

Facendosi coraggio, bagnò leggermente il tessuto per riuscire a toglierle senza fargli male come le avevano insegnato i due amici e come sempre si sentì stringere lo stomaco nel vedere cosa nascondevano. In un lampo rivide gli artigli del demone a un nulla dal suo viso e Inuyasha, già ferito dagli scontri con altri avversari, materializzarsi in mezzo a loro, facendosi colpire al suo posto un attimo prima di assumere la sua forma umana.

Per fortuna i loro compagni, benché troppo lontani in quel momento per evitare il disastro, erano stati svelti a raggiungerli ed eliminare gli ultimi demoni, che avevano subito cercato di circondarli quando lei, dimentica di tutto il resto, si era buttata a terra al suo fianco, permettendole di aprirgli la veste per controllare i danni senza preoccuparsi di ulteriori attacchi che in quel frangente sarebbero stati, in realtà, l’ultimo dei suoi problemi.

Nelle sue intenzioni, infatti, decisa a rimediare per quanto possibile, avrebbe dovuto fare qualcosa di davvero utile, ma una volta realizzato cosa stava guardando, inorridita, non aveva potuto fare altro che incoraggiarlo debolmente mentre gli tamponava le ferite con le mani tremanti, senza capire una sola parola di quello che Inuyasha, pallidissimo, aveva cercato di dirle prima di perdere i sensi.

Sango e Miroku erano arrivati appena in tempo per evitare che il panico la sommergesse, facendosi subito carico della parte peggiore e lasciando a lei il compito di accendere il fuoco e cucinare qualcosa dalle sue provviste con l’aiuto di Shippo.

Devastata sotto tutti i punti di vista mentre realizzava cosa fosse successo in quei pochi minuti, aveva fatto del suo meglio per ignorare le loro voci, i rumori ormai familiari che accompagnavano quel tipo di operazioni e gli sporadici lamenti di Inuyasha, che ogni volta sembravano straziare il petto anche a lei, ricordandole quanto fosse ancora debole e incapace nonostante viaggiassero insieme da mesi, ma come sempre il risultato era stato a dir poco pessimo.

Senza più nessuno che potesse distrarla, Kagome rivide tutto per l’ennesima volta come se fosse un film, tremando in maniera incontrollabile finché una mano bollente non si posò piano sulla sua gamba, attirandone l’attenzione: il ragazzo si era svegliato e la stava guardando come se volesse dirle qualcosa.

«Non sforzarti a parlare, andrà tutto bene» provò a rassicurarlo la giovane, sentendosi inutile e patetica dal momento che in fondo era la prima a non crederci. Come avrebbe potuto, però? La situazione sembrava peggiorare sempre di più e lei, nonostante il suo potere e gli insegnamenti ricevuti, non poteva fare nulla.

«Starò bene, non preoccuparti. L’alba è vicina» sussurrò a fatica Inuyasha con una convinzione che fece tornare anche a lei un briciolo di speranza. Non ne era così sicuro, in realtà, - e sarebbe bastata una sola occhiata al cielo ancora nero e trapunto di stelle per accorgersi della verità - ma crederci per un attimo avrebbe aiutato entrambi.

Funzionò, visto che la ragazza, accortasi con un sussulto di non averlo ancora medicato, si affrettò a rimediare mentre Inuyasha, nel tentativo di distrarsi dalla dolorosa operazione, si perdeva tra i suoi pensieri. Aveva sempre odiato la sua parte umana, che una volta al mese lo metteva più in pericolo di quanto già non fosse, facendolo sentire debole e vulnerabile in un mondo che non l’aveva mai voluto, e quella notte era peggio del solito. Il veleno di quel dannato demone bruciava terribilmente, costringendo quel corpo così fragile ad alzare la temperatura a livelli quasi insopportabili nel tentativo di espellerlo, e se da un lato la presenza di Kagome al suo fianco gli faceva più piacere di quanto fosse disposto ad ammettere, dall’altro soffriva ancora di più a vederla così in pena. Non che fosse raro nelle notti di novilunio, ma la reazione della ragazza alle sue ferite aveva sempre il potere di destabilizzarlo.

Nonostante ormai si conoscessero da un po’, non si era ancora abituato a un simile affetto nei suoi confronti e la scena a cui aveva appena assistito era stata un ulteriore colpo al cuore. Fino a quel momento, infatti, ad ogni risveglio, l’aveva vista intenta a scrutare l’orizzonte, cercando probabilmente di capire quanto mancasse all’alba, finché non si accorgeva di essere osservata. A quel punto si chinava su di lui, parlandogli premurosa e facendo di tutto per aiutarlo a sopportare il dolore e la febbre senza curarsi di se stessa.

Non che potesse fare granché, purtroppo, visto che solo il risveglio del suo sangue demoniaco avrebbe potuto migliorare davvero la situazione, eppure la sua voce e il panno fresco che gli passava sulla pelle diminuivano in parte la sofferenza.

Inuyasha non avrebbe saputo dire da quanto tempo andasse avanti quella situazione, ma sentiva di essere ormai allo stremo. Il corpo di un essere umano non era adatto a sopportare ferite del genere e il ragazzo era davvero stufo di quelle sensazioni così sgradevoli e dei terribili incubi indotti dalla febbre che puntualmente lo svegliavano. In quei momenti odiava più che mai la sua natura di mezzodemone, arrivando a chiedersi se i suoi compagni avessero ragione a dirgli di riguardarsi nelle ore precedenti il novilunio, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto farlo. Kagome era troppo importante per rischiare di perderla per quella sua debolezza e la paura che aveva provato chissà quanto tempo prima vedendo con la coda dell’occhio quel demone puntare dritto verso di lei ne era l’ennesima conferma.

Incurante della stanchezza e del pericolo, non aveva potuto fare a meno di mettersi in mezzo senza neppure pensarci, trattenendo a fatica un urlo quando quegli artigli affilati gli avevano lacerato il petto già più fragile per l’imminente trasformazione. Il dolore era stato terribile, ma Inuyasha, cadendo all’indietro, era riuscito solo a pensare, soddisfatto, di aver fatto in tempo a colpirlo con Tessaiga, allontanandolo definitivamente dalla ragazza terrorizzata che si era subito inginocchiata al suo fianco. Avrebbe voluto dirle di non preoccuparsi per lui e di pensare piuttosto a mettersi in salvo, ma non era sicuro di cosa gli fosse effettivamente uscito dalla bocca mentre i sensi si offuscavano, facendolo precipitare nel buio di lì a poco.

Da quel momento in poi era tutto un susseguirsi di immagini e sensazioni confuse che non era in grado di riordinare, ma non era pentito del suo gesto. I giorni in cui si nascondeva per l’intera giornata in posti sicuri, augurandosi che lo fossero abbastanza per sopravvivere al novilunio, erano ormai lontani e la salvezza di Kagome valeva ben altro che questo sacrificio.

Come le altre volte che si era svegliato, la sentiva parlare al suo fianco, chiaramente preoccupata, ma non riusciva a capirne le parole. Chissà se l’avrebbe perdonato per essersi fatto uccidere in una notte di luna nuova da uno stupido demone che in condizioni normali avrebbe sconfitto in un attimo senza problemi?

Nel frattempo la ragazza, accortasi che Inuyasha aveva qualcosa di strano, cercava in tutti i modi di tenerlo con sé, arrivando infine ad attingere al suo potere spirituale nel tentativo di purificare almeno in parte quelle orribili ferite. Sango e Miroku le avevano insegnato a riconoscere i segni di un potente veleno demoniaco in circolo ed era chiaro che il corpo del giovane stesse cedendo.

Dopo un’ultima occhiata al cielo ancora troppo scuro, si decise a usare tra le lacrime quel metodo forse prematuro per una sacerdotessa inesperta, augurandosi di non doversene pentire. L’anziana Kaede, insegnandole la teoria in una situazione simile, l’aveva avvertita che fosse un processo difficile e pericoloso per entrambi – motivo per cui non aveva mai osato provarci per paura di ucciderlo lei stessa –, ma in quel momento non aveva altro a cui aggrapparsi ed era più che disposta a rischiare la sua vita per salvarlo. In fondo era colpa sua se Inuyasha era ridotto così e non poteva neanche immaginare di dovergli dire addio per la sua solita lentezza e incapacità di difendersi, nonostante avesse ormai imparato a usare arco e frecce per combattere.

Con la forza della disperazione, gli infuse quindi il suo potere, constatando con un briciolo di sollievo, dopo lunghi minuti di tensione crescente, che sembrava funzionare. Nel frattempo Inuyasha aveva perso di nuovo conoscenza, ma la ferita appariva pian piano meno brutta. Un miglioramento fin troppo lento per i suoi gusti, in realtà, ma era già un miracolo che ci fosse.

Ben presto fu costretta a smettere, dal momento che il suo corpo non era in grado di sopportare a lungo una simile prova, ma il risultato era più di quanto osasse sperare.

Leggermente rincuorata, prese di nuovo il panno bagnato per continuare a rinfrescarlo, raccomandandogli tra sé di non fare altri scherzi. Non era sicura di poterlo aiutare ancora, in caso di bisogno, e non voleva vedere se il suo timore fosse fondato.

Il tempo passava lento tra un’occhiata e l’altra all’orizzonte, ma finalmente Kagome, dopo quelle che le parvero settimane, si concesse un sorriso: l’alba era vicina e di lì a poco, esausta, si accomodò meglio con la schiena appoggiata contro un albero, osservandolo di sottecchi. La stanchezza era arrivata tutta insieme appena si era accorta del chiarore che aveva aspettato con ansia, ma a quel punto poteva anche cedere. Era riuscita in qualche modo a salvare Inuyasha e tanto bastava.

Ripromettendosi di affinare ancora di più le sue abilità nel mese successivo - conoscendoli, era abbastanza sicura che il problema avrebbe potuto ripresentarsi fin troppo presto -, osservò l’aspetto del ragazzo cambiare rapido sotto i suoi occhi prima di chiuderli sollevata, addormentandosi subito senza nemmeno sdraiarsi.

Il mezzodemone si svegliò poco dopo e la prima cosa che vide dopo una notte terribile fu il suo lieve sorriso mentre dormiva serena accanto a lui con ancora il panno delle spugnature tra le dita ormai rilassate.

 

 

Prompt: Inuyasha ha sempre detestato la sua parte umana che una volta al mese lo fa sentire del tutto vulnerabile e debole, soprattutto quando è in una situazione come questa. Kagome che scruta l'orizzonte ogni istante in attesa del sorgere del sole, facendo tutto il possibile per medicarlo e sentendosi impotente mentre vede il sangue arrossare le bende mi ha commossa. Il tempo in questa fic era un fattore cruciale e l'hai gestito con maestria.

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi sia piaciuta e di aver reso bene la situazione e i sentimenti dei personaggi. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3

Come ho scritto nell’introduzione, la storia partecipa alla “Reverse challenge” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction. Passate a trovarci se anche voi amate questo genere! 😉

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Penso di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e buona Pasqua in ritardo a chi la festeggia.

Bacioni e alla prossima!

Ellygattina

  
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