I
minuti scorrevano lenti mentre Kagome, seduta sull’erba con
le ginocchia strette al petto, vegliava in silenzio su Inuyasha alla
tenue luce
di un fuoco da campo.
Succedeva
spesso ormai nelle notti di novilunio, visto che il
mezzodemone non voleva proprio saperne di stare in disparte durante le
lotte
persino in quei momenti delicati, ma questa volta aveva davvero
esagerato e la
ragazza non si dava pace mentre riviveva ancora e ancora quegli
orribili
momenti.
Fino
a poco prima i loro compagni di viaggio avevano cercato
di distrarla come potevano, ma a un certo punto era stata lei a
insistere
perché almeno loro riposassero. Non aveva senso, infatti,
che rimanessero tutti
svegli in attesa dell’alba che avrebbe forse salvato il loro
amico e la
stanchezza di quella lunga giornata aveva infine avuto la meglio anche
su
Sango, che più di tutti aveva cercato di resistere al sonno
per starle accanto.
La
sterminatrice capiva bene come si sentiva, dal momento che
provava le stesse emozioni tutte le volte che era Miroku a restare
ferito, ma
Kagome, sebbene apprezzasse il gesto, preferiva così. In
fondo era colpa sua se
Inuyasha combatteva anche con il novilunio per difenderla e il fatto
che non
riuscisse nemmeno a curargli le ferite dopo lo scontro non la aiutava a
perdonarsi.
Come
al solito, infatti, erano stati Sango e Miroku a dover
ricucire gli squarci provocati dagli artigli di un demone che nel mezzo
della
battaglia le era saltato addosso per strapparle i frammenti della Sfera
che
portava al collo così velocemente che se n’era
accorta all’ultimo, e anche se entrambi
continuavano a dirle che faceva già molto per tutti loro, si
sentiva in colpa
lo stesso. Il minimo che potesse fare era quindi occuparsi di Inuyasha
fino al
mattino, pregando che resistesse in quelle ore così
critiche, senza coinvolgere
il resto del gruppo.
Sospirando,
lanciò l’ennesima occhiata
all’orizzonte,
constatando cupa che non c’erano ancora tracce del chiarore
che annunciava
l’alba. Non aveva idea di quanto mancasse, ma non sarebbe mai
arrivata troppo
presto.
Nel
tentativo di distrarsi, si girò di nuovo verso Inuyasha,
che giaceva febbricitante a poca distanza da lei con il respiro
affannoso. Le bende
della ferita più grave si stavano arrossando di nuovo e
Kagome, mordendosi le
labbra, cercò di prepararsi a ciò che avrebbe
visto di lì a breve. Sebbene
Sango e Miroku avessero fatto un buon lavoro come sempre con ago e filo
–
almeno per quanto ci capiva lei –, quei tagli così
profondi riprendevano a
sanguinare, di tanto in tanto, costringendola a rifare spesso la
medicazione
per evitare infezioni.
Facendosi
coraggio, bagnò leggermente il tessuto per riuscire
a toglierle senza fargli male come le avevano insegnato i due amici e
come
sempre si sentì stringere lo stomaco nel vedere cosa
nascondevano. In un lampo
rivide gli artigli del demone a un nulla dal suo viso e Inuyasha,
già ferito
dagli scontri con altri avversari, materializzarsi in mezzo a loro,
facendosi
colpire al suo posto un attimo prima di assumere la sua forma umana.
Per
fortuna i loro compagni, benché troppo lontani in quel
momento per evitare il disastro, erano stati svelti a raggiungerli ed
eliminare
gli ultimi demoni, che avevano subito cercato di circondarli quando
lei,
dimentica di tutto il resto, si era buttata a terra al suo fianco,
permettendole di aprirgli la veste per controllare i danni senza
preoccuparsi
di ulteriori attacchi che in quel frangente sarebbero stati, in
realtà,
l’ultimo dei suoi problemi.
Nelle
sue intenzioni, infatti, decisa a rimediare per quanto
possibile, avrebbe dovuto fare qualcosa di davvero utile, ma una volta
realizzato cosa stava guardando, inorridita, non aveva potuto fare
altro che
incoraggiarlo debolmente mentre gli tamponava le ferite con le mani
tremanti,
senza capire una sola parola di quello che Inuyasha, pallidissimo,
aveva
cercato di dirle prima di perdere i sensi.
Sango
e Miroku erano arrivati appena in tempo per evitare che
il panico la sommergesse, facendosi subito carico della parte peggiore
e
lasciando a lei il compito di accendere il fuoco e cucinare qualcosa
dalle sue
provviste con l’aiuto di Shippo.
Devastata
sotto tutti i punti di vista mentre realizzava cosa
fosse successo in quei pochi minuti, aveva fatto del suo meglio per
ignorare le
loro voci, i rumori ormai familiari che accompagnavano quel tipo di
operazioni e
gli sporadici lamenti di Inuyasha, che ogni volta sembravano straziare
il petto
anche a lei, ricordandole quanto fosse ancora debole e incapace
nonostante
viaggiassero insieme da mesi, ma come sempre il risultato era stato a
dir poco
pessimo.
Senza
più nessuno che potesse distrarla, Kagome rivide tutto per
l’ennesima volta come se fosse un film, tremando in maniera
incontrollabile
finché una mano bollente non si posò piano sulla
sua gamba, attirandone
l’attenzione: il ragazzo si era svegliato e la stava
guardando come se volesse
dirle qualcosa.
«Non
sforzarti a
parlare, andrà tutto bene» provò a
rassicurarlo la giovane, sentendosi inutile
e patetica dal momento che in fondo era la prima a non crederci.
Come
avrebbe potuto, però? La situazione sembrava peggiorare
sempre di più e lei,
nonostante il suo potere e gli insegnamenti ricevuti, non poteva fare
nulla.
«Starò
bene, non
preoccuparti. L’alba è vicina»
sussurrò a fatica Inuyasha con una convinzione che
fece tornare anche a lei un briciolo di speranza. Non ne era
così sicuro, in
realtà, - e sarebbe bastata una sola occhiata al cielo
ancora nero e trapunto
di stelle per accorgersi della verità - ma crederci per un
attimo avrebbe
aiutato entrambi.
Funzionò,
visto che la
ragazza, accortasi con un sussulto di non averlo ancora medicato, si
affrettò a
rimediare mentre Inuyasha, nel tentativo di distrarsi dalla dolorosa
operazione,
si perdeva tra i suoi pensieri. Aveva sempre odiato la sua parte umana,
che una
volta al mese lo metteva più in pericolo di quanto
già non fosse, facendolo
sentire debole e vulnerabile in un mondo che non l’aveva mai
voluto, e quella
notte era peggio del solito. Il veleno di quel dannato demone bruciava
terribilmente, costringendo quel corpo così fragile ad
alzare la temperatura a
livelli quasi insopportabili nel tentativo di espellerlo, e se da un
lato la
presenza di Kagome al suo fianco gli faceva più piacere di
quanto fosse
disposto ad ammettere, dall’altro soffriva ancora di
più a vederla così in
pena. Non che fosse raro nelle notti di novilunio, ma la reazione della
ragazza
alle sue ferite aveva sempre il potere di destabilizzarlo.
Nonostante
ormai si
conoscessero da un po’, non si era ancora abituato a un
simile affetto nei suoi
confronti e la scena a cui aveva appena assistito era stata un
ulteriore colpo
al cuore. Fino a quel momento, infatti, ad ogni risveglio,
l’aveva vista intenta
a scrutare l’orizzonte, cercando probabilmente di capire
quanto mancasse
all’alba, finché non si accorgeva di essere
osservata. A quel punto si chinava
su di lui, parlandogli premurosa e facendo di tutto per aiutarlo a
sopportare
il dolore e la febbre senza curarsi di se stessa.
Non
che potesse fare
granché, purtroppo, visto che solo il risveglio del suo
sangue demoniaco
avrebbe potuto migliorare davvero la situazione, eppure la sua voce e
il panno
fresco che gli passava sulla pelle diminuivano in parte la sofferenza.
Inuyasha
non avrebbe
saputo dire da quanto tempo andasse avanti quella situazione, ma
sentiva di
essere ormai allo stremo. Il corpo di un essere umano non era adatto a
sopportare ferite del genere e il ragazzo era davvero stufo di quelle
sensazioni così sgradevoli e dei terribili incubi indotti
dalla febbre che
puntualmente lo svegliavano. In quei momenti odiava più che
mai la sua natura
di mezzodemone, arrivando a chiedersi se i suoi compagni avessero
ragione a
dirgli di riguardarsi nelle ore precedenti il novilunio, ma in cuor suo
sapeva
che non avrebbe potuto farlo. Kagome era troppo importante per
rischiare di
perderla per quella sua debolezza e la paura che aveva provato
chissà quanto
tempo prima vedendo con la coda dell’occhio quel demone
puntare dritto verso di
lei ne era l’ennesima conferma.
Incurante
della
stanchezza e del pericolo, non aveva potuto fare a meno di mettersi in
mezzo
senza neppure pensarci, trattenendo a fatica un urlo quando quegli
artigli
affilati gli avevano lacerato il petto già più
fragile per l’imminente
trasformazione. Il dolore era stato terribile, ma Inuyasha, cadendo
all’indietro, era riuscito solo a pensare, soddisfatto, di
aver fatto in tempo
a colpirlo con Tessaiga, allontanandolo definitivamente dalla ragazza
terrorizzata che si era subito inginocchiata al suo fianco. Avrebbe
voluto
dirle di non preoccuparsi per lui e di pensare piuttosto a mettersi in
salvo,
ma non era sicuro di cosa gli fosse effettivamente uscito dalla bocca
mentre i
sensi si offuscavano, facendolo precipitare nel buio di lì a
poco.
Da
quel momento in poi
era tutto un susseguirsi di immagini e sensazioni confuse che non era
in grado
di riordinare, ma non era pentito del suo gesto. I giorni in cui si
nascondeva
per l’intera giornata in posti sicuri, augurandosi che lo
fossero abbastanza
per sopravvivere al novilunio, erano ormai lontani e la salvezza di
Kagome
valeva ben altro che questo sacrificio.
Come
le altre volte che
si era svegliato, la sentiva parlare al suo fianco, chiaramente
preoccupata, ma
non riusciva a capirne le parole. Chissà se
l’avrebbe perdonato per essersi
fatto uccidere in una notte di luna nuova da uno stupido demone che in
condizioni normali avrebbe sconfitto in un attimo senza problemi?
Nel
frattempo la
ragazza, accortasi che Inuyasha aveva qualcosa di strano, cercava in
tutti i
modi di tenerlo con sé, arrivando infine ad attingere al suo
potere spirituale
nel tentativo di purificare almeno in parte quelle orribili ferite.
Sango e
Miroku le avevano insegnato a riconoscere i segni di un potente veleno
demoniaco in circolo ed era chiaro che il corpo del giovane stesse
cedendo.
Dopo
un’ultima occhiata
al cielo ancora troppo scuro, si decise a usare tra le lacrime quel
metodo
forse prematuro per una sacerdotessa inesperta, augurandosi di non
doversene
pentire. L’anziana Kaede, insegnandole la teoria in una
situazione simile,
l’aveva avvertita che fosse un processo difficile e
pericoloso per entrambi –
motivo per cui non aveva mai osato provarci per paura di ucciderlo lei
stessa
–, ma in quel momento non aveva altro a cui aggrapparsi ed
era più che disposta
a rischiare la sua vita per salvarlo. In fondo era colpa sua se
Inuyasha era
ridotto così e non poteva neanche immaginare di dovergli
dire addio per la sua
solita lentezza e incapacità di difendersi, nonostante
avesse ormai imparato a
usare arco e frecce per combattere.
Con
la forza della
disperazione, gli infuse quindi il suo potere, constatando con un
briciolo di
sollievo, dopo lunghi minuti di tensione crescente, che sembrava
funzionare. Nel
frattempo Inuyasha aveva perso di nuovo conoscenza, ma la ferita
appariva pian
piano meno brutta. Un miglioramento fin troppo lento per i suoi gusti,
in
realtà, ma era già un miracolo che ci fosse.
Ben
presto fu costretta
a smettere, dal momento che il suo corpo non era in grado di sopportare
a lungo
una simile prova, ma il risultato era più di quanto osasse
sperare.
Leggermente
rincuorata,
prese di nuovo il panno bagnato per continuare a rinfrescarlo,
raccomandandogli
tra sé di non fare altri scherzi. Non era sicura di poterlo
aiutare ancora, in
caso di bisogno, e non voleva vedere se il suo timore fosse fondato.
Il
tempo passava lento
tra un’occhiata e l’altra all’orizzonte,
ma finalmente Kagome, dopo quelle che
le parvero settimane, si concesse un sorriso: l’alba era
vicina e di lì a poco,
esausta, si accomodò meglio con la schiena appoggiata contro
un albero,
osservandolo di sottecchi. La stanchezza era arrivata tutta insieme
appena si
era accorta del chiarore che aveva aspettato con ansia, ma a quel punto
poteva
anche cedere. Era riuscita in qualche modo a salvare Inuyasha e tanto
bastava.
Ripromettendosi
di
affinare ancora di più le sue abilità nel mese
successivo - conoscendoli, era
abbastanza sicura che il problema avrebbe potuto ripresentarsi fin
troppo
presto -, osservò l’aspetto del ragazzo cambiare
rapido sotto i suoi occhi
prima di chiuderli sollevata, addormentandosi subito senza nemmeno
sdraiarsi.
Il
mezzodemone si
svegliò poco dopo e la prima cosa che vide dopo una notte
terribile fu il suo
lieve sorriso mentre dormiva serena accanto a lui con ancora il panno
delle
spugnature tra le dita ormai rilassate.
Prompt:
Inuyasha ha sempre detestato la sua parte
umana che una volta al mese lo fa sentire del tutto vulnerabile e
debole,
soprattutto quando è in una situazione come questa. Kagome
che scruta
l'orizzonte ogni istante in attesa del sorgere del sole, facendo tutto
il
possibile per medicarlo e sentendosi impotente mentre vede il sangue
arrossare
le bende mi ha commossa. Il tempo in questa fic era un fattore cruciale
e l'hai
gestito con maestria.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia
vi sia piaciuta e di aver reso bene la situazione e i sentimenti dei
personaggi.
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo
che mi
avete dedicato anche solo leggendo! <3
Come
ho scritto nell’introduzione, la storia partecipa alla
“Reverse
challenge” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanart and Fanfiction.
Passate a trovarci se anche voi amate
questo genere! 😉
Se
siete fan del
videogioco “Genshin Impact” e/o delle opere di
Mashima, potrete conoscere altri
appassionati di questi mondi meravigliosi nei miei gruppi facebook:
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& Edens Zero Italian fan group.
Vi
aspettiamo numerosi,
ma ricordatevi di leggere la presentazione esterna e il regolamento per
il bene
di tutti, please! 😉
Penso
di non avere
altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona
serata e
buona Pasqua in ritardo a chi la festeggia.
Bacioni
e alla
prossima!
Ellygattina