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Autore: Strypgia    06/04/2024    0 recensioni
Shinji fa qualcosa di leggermente diverso quando Asuka gli propone di baciarsi... e tutto cambia. Improvvisamente non sono più soli e iniziano a diventare più forti di quanto non fossero mai stati. E dal loro nuovo legame iniziano a scaturire dei cambiamenti. La guerra agli angeli, e i piani della Seele e della Nerv non saranno più gli stessi.
Una nuova puntata ogni venerdì.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Kaworu Nagisa, Rei Ayanami, Shinji Ikari
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9.10: Tutto quel che faccio





“E poi in forno per 25 minuti a 180 gradi,” lesse Asuka dal libro di cucina mentre Hikari impostava il timer.
 


“Fatto.” Hikari si voltò verso l’amica e le rivolse un’occhiata leggermente accusatoria. “Quindi tu e Ikari-kun stavate cercando di far mettere insieme me e Tōji per distrarci?”
 


Il sorriso di Asuka fu impenitente. “Sì, è così, e ha funzionato. So bene quanto essere innamorati possa distrarre da altre cose. E onestamente, all’inizio avevo seriamente paura che qualcuno venisse a sapere di noi e… beh, che tutto questo poi portasse a qualcosa che facesse separare me e il mio amato baka. Non puoi certo biasimarmi.”
 


“Se non fossi così felice che io e Tōji ora stiamo davvero insieme, potrei eccome!” brontolò leggermente Hikari. Subito dopo, però, tornò sorridente. “È una bella distrazione. Pensa che io e lui stavamo pensando di ringraziarvi facendovi mettere insieme,” ridacchiò.
 
Asuka sorrise. “Tu sei mia amica, Hikari. Non avrei mai fatto una cosa simile se non avessi intuito cosa provavate l’uno per l’altra. Non è stato facile capire che avevi una cotta per quel testone.”
 
Hikari arrossì.
 
“E una volta che Shinji mi ha detto che, nonostante le tipiche lamentele da maschi fatte da Tōji sul fatto che fossi un tiranno con i codini, lui continuava a guardarti quando pensava che nessuno lo stesse guardando, beh… mi sono messa a ridere pensando a voi due che vi ronzavate intorno, attratti l’uno dall’altra ma con la paura di dirvelo… e Shinji mi ha guardata malissimo.” Rise. “Quindi mi è sembrato più che giusto darvi una mano. So bene quanto mi sono sentita incredibilmente meglio e molto più felice quando io e Shinji abbiamo iniziato a parlare e… beh, a fare le altre cose,” tossì nella propria mano, “quindi volevo che anche la mia migliore amica si sentisse così. Visto che tu e Tōji vi comportavate come me e Shinji, ero abbastanza sicura che le cose sarebbero andate più o meno nello stesso modo.”
 
Il sorriso di Asuka si fece più caldo, mentre il suo sguardo si spostava in direzione del muro del loro appartamento che confinava con quello di Rei. “Mi sentivo sempre sola. Mio padre e la mia matrigna non sono mai stati molto affettuosi, e non ho mai avuto coetanei o persone che potrei considerare vicine. Tu hai tuo padre e le tue sorelle, quindi non ti sei mai sentita sola come me, ma… Shinji mi ama. Questa è la cosa più bella. Non ho più paura di rimanere sola. Qualunque cosa accada, ho lui. E aiutare voi due a trovare questa stessa sensazione è stato… bello.”
 


Il volto di Asuka si oscurò un po’ e il suo sorriso svanì. “E… questo è un lavoro pericoloso. Tutti noi avremmo potuto morire in azione molte volte. È per questo che trattenersi o ‘aspettare di essere più grandi’ mi sembra… la strada sbagliata. Non si tratta solo di ‘spassarsela’. È più… io sento… no, io so di essere più forte e migliore in un combattimento ora che so che avrò sempre Shinji con me, che mi sosterrà e che sarà lì ogni notte. Stare insieme rende tutto lo stress dell’essere un pilota di Evangelion molto più facile da sopportare che da soli.”
 
“Non sapevi ancora che sarei stata designata come Fourth Children quando hai iniziato a tessere la tua trama contorta, ma ti concedo la vittoria,” ammise Hikari. “E…” Deglutì. “Asuka… cosa faremo riguardo… le nostre madri? Io non posso nemmeno entrare nell’Unità 03 e cercare di parlare con lei, non finché non ritornerò in ‘servizio attivo’. Nagisa-san mi sembra una persona per bene, ma… rivoglio il mio Evangelion, anche solo per provare a parlarle.”
 
Asuka scosse il capo. “Non ne ho idea. Ma sii molto, molto prudente a riguardo. Sono un pilota da dieci anni e non mi hanno mai detto nulla, e sapevano di certo che avrei fatto di tutto per poter parlare di nuovo con la mia Mama, quindi sono cose che non vogliono far sapere a nessuno. È quasi un miracolo che siamo riusciti a capirlo. Solo che… non lo so. L’Unità 02 dovrebbe essere quasi del tutto riparata e dovrebbero fare un test di riattivazione tra qualche giorno. Proverò…” Asuka dovette fare una pausa e prendere un grande respiro per calmarsi. “Proverà a parlare con Mama e a vedere cosa succede. Prima o poi ti faranno rientrare nell’Unità 03. E tua madre ha risposto quando abbiamo provato a contattarla, quindi…”
 
Hikari abbassò lo sguardo sulle proprie mani giunte. “Dovremmo… dovremmo provare a dirlo a Nagisa-san? A vedere se può parlarle al posto mio?”
 
Asuka scosse di nuovo il capo in modo molto più deciso. “Non se ne parla. Lui è… Non lo conosciamo affatto, ed è apparso dal nulla dalla Nerv di Berlino, ma quando io me ne sono andata da là cinque mesi fa non c’era. Non mi fido di lui, non ho motivo di farlo e ho un sacco di motivi per non farlo. Potrebbe lavorare per quella ‘Commissione per il Perfezionamento dell'Uomo’ che mi aveva interrogata, o… per chiunque. Quindi, meglio non dirgli nulla per ora.”
 
Hikari aveva appena aperto la bocca per rispondere quando la porta d’ingresso si aprì. “Sono a casa,” disse Rei dolcemente dal corridoio d’ingresso.
 


Il sorriso di Asuka tornò alla massima potenza. “Bentornata, Rei! Ti unisci a noi? Qui si cucina, sai!”

Rei voltò l’angolo della cucina con uno dei suoi piccoli sorrisi ormai familiari sul volto. Il suo breve tragitto versò Asuka si fermò in modo quasi naturale, tanto che nessuno avrebbe potuto accorgersene, ma Asuka notò che la mano di Rei si era mossa come se stesse per alzarla per un abbraccio. Quando lo notò, Asuka le diede un sorriso ancora più grande. “Sono un po’ sorpresa di vederti, Rei. Pensavo che avresti lavorato al mio regalo misterioso con Shinji tutto il pomeriggio, come negli ultimi due giorni.”
 
“Sebbene sia molto riluttante a lasciare Shinji da solo con il Fifth Children, in quanto temo che possa diventare… impertinente,” rispose Rei, “è anche vero che mi manca passare del tempo con te. Per questo ho deciso di passare almeno un pomeriggio a settimana in tua compagnia. Per quanto l’idea di Shinji richieda tempo, non voglio rinunciare a vedere anche gli altri miei amici nelle prossime due settimane.”
 


“Questo regalo è proprio un mistero,” disse Hikari. “Ma perché ti preoccupi che il nuovo pilota diventi… ‘impertinente’ con Ikari-kun?”
 
Rei strinse leggermente le labbra. “Lui è… è… davvero pessimo per quanto riguarda il mantenimento dello spazio personale e il rispetto dei confini,” riuscì a dire Rei a denti stretti.
 
Hikari sembrò sorpresa. “Non è che ha… provato a fare qualcosa con te? È per questo che gli hai dato uno schiaffo il giorno che è arrivato?” Sembrava ancora più perplessa. “E ora hai paura che… ci provi con Ikari-kun?”
 


Asuka lanciò a Rei un’occhiata divertita. “Rei, dimmi che non è questo che ti preoccupa. L’avannotto sarà anche un po’ strano, ma non penso che tenterebbe qualcosa di così stupido. Sa che io e Shinji siamo una cosa sola, vero? E che potrei staccargli un braccio se dovesse provare ad infastidire il mio ragazzo?”
 
“Sa benissimo che tu e Shinji siete una coppia, sì,” disse Rei. “Ma per qualche motivo questo lo rende solo più affascinato da lui e da te. L’ho avvertito di non fare nulla che non approverei quando lui e Shinji sono soli.”
 
“Non pensi che farà davvero qualcosa, vero, Rei?” chiese Hikari.
 
“No, non penso. Ma comunque continua a non piacermi.” Rei liquidò la questione con un cenno. “Allora, cuciniamo?”
 
“Sì! Non lascerò che il mio caro baka assuma il controllo totale della nostra cucina, per quanto stia diventando un vero chef in erba,” dichiarò Asuka. “E poi, voglio proprio vedere la sua faccia quando sarò io a cucinare qualcosa per lui, e non il contrario. Non posso dargliene vinte troppe. Ed è già campione di coccole!” concluse con orgoglio.
 


Sia Hikari che Rei sembravano invidiose. “Quindi… com’è… andare a letto insieme?” disse Hikari arrossendo. “Io… voglio dire… Tōji e io non siamo andati così lontano come voi, m-ma a mio padre sembra piacere, e Kodama – mia sorella – ha continuato a prenderlo in giro tutta la cena dicendo quanto fossimo una bella coppia e… uhm…”
 
“Hai il tuo ragazzo ora, scoprilo da sola!” replicò Asuka con un sorriso. “Penso proprio che ti piacerà.”
 


“Shinji dà dei begli abbracci,” borbottò Rei, anch’essa un po’ arrossita.



Ma senti, senti, Rei! Hai chiesto prima il permesso ad Asuka?” disse Misato dal corridoio d’ingresso. Si affacciò alla porta della sala da pranzo, sorridendo. “Sono a casa!”
 


“Bentornata, Misato. Sì, mi ha chiesto il permesso. Aveva bisogno di un abbraccio. Gliel’ho dato anch’io,” disse Asuka distaccata. “Sei tornata a casa presto,” notò.
 
“Per una volta tanto ho sbrigato in fretta tutte le mie scartoffie. E poi Kaji mi porta fuori stasera. E~… ho avuto una notizia che ho pensato volessi sentire subito, così ho deciso che era ora di timbrare,” disse il Maggiore dalle forme prorompenti mentre prendeva una birra dal frigorifero. Il suo sorriso svanì in uno sguardo un po’ più serio quando si voltò e la stappò. Bevve un sorso e annunciò: “Le riparazioni dell’Unità 02 sono terminate. Sono tutti pronti per il test di riattivazione.”
 


Le altre ragazze si voltarono verso Asuka, che aveva perso qualsiasi espressione. “Quando?” chiese con un filo di voce.
 


“15:30, domani pomeriggio.”
 
“…Mama,” sussurrò Asuka.
 
---
 


Kaworu si asciugò il sudore della fronte, con gli occhi ancora chiusi e un sorriso sublime sul volto. Fece un respiro profondo prima di riaprire gli occhi. “Grazie, Shinji-kun. È stato… molto piacevole.”
 
“N-non c’è di che, Kaworu-kun,” disse Shinji arrossendo un po’. “N-non l’avevo mai fatto con nessuno prima d’ora, a parte Asuka.”
 
“È stato anche meglio di quanto immaginassi. Mi piacerebbe farlo più spesso con te,” disse il Fifth Children con il fiatone.
 
“Io c-credo che Asuka direbbe che è compito suo. Potrebbe arrabbiarsi se tu cercassi di portarglielo via,” disse cautamente Shinji.
 
Kaworu ci pensò un po’ su. “Magari potremmo farlo mentre lei guarda? Per darle la possibilità di riposarsi tra una sessione e l’altra.”
 
“E io?”
 
Kaworu sorrise. “Tu non hai bisogno di riposare, Shinji-kun! Hai una resistenza incredibile e l’hai dimostrato ampiamente!”
 
L’elogio non fece altro che far arrossire ulteriormente Shinji. Abbassò l’archetto. “È solo perché mi sono esercitato molto.” Si alzò e posò il violoncello sul cavalletto. “Ma ho davvero bisogno di fermarmi, per quanto sia stato bello il nostro duetto. Ho bisogno di un po’ di tempo per lavorare al regalo di Asuka.” Si alzò e si stiracchiò.
 


“Voi due siete… affascinanti da osservare,” disse Kaworu. Shinji arrossì e chinò il capo. “Non sei per nulla la persona che mi aspettavo di incontrare, Shinji Ikari.”
 


“Eh?” Le parole lasciarono Shinji perplesso. “In che senso? Conoscevi il mio nome già prima di venire qui? E ti aspettavi di incontrarmi? Come?”
 
“Tutti conoscono il tuo nome. Davvero non sei consapevole della tua notorietà? Tu sei il famoso Third Children. Ho iniziato a leggere di te subito dopo che i resoconti delle tue battaglie a partire con il terzo angelo hanno raggiunto la Nerv di Berlino. Ma da tutto quello che ho letto, mi aspettavo di trovare qualcuno… solo, addolorato, un cuore puro di vetro, così fragile e limpido… ma… tu non sei così. Tu… tu e il Second Children… quasi brillate insieme,” disse Kaworu pensieroso. “Persino adesso, mentre lei non c’è, vi vedo entrambi protesi l’uno verso l’altra.”
 
Shinji guardò il muro che separava l’appartamento di Rei da quello di Misato. “So che lei è lì. È… è incredibile questa sensazione. Sapere che è lì… Voglio dire, non che sia nell’appartamento di Misato-san, ma che sia… uhm… , per me o… uhm…” Shinji sospirò. “Non so nemmeno come dirlo. Ma noi… è come se avessi trovato l’altra mia metà. Come se non mi sentissi più solo, anche quando lei non è accanto a me. So sempre che lei è… qui,” disse posando la mano sul suo cuore.
 
Quando riaprì gli occhi, avrebbe quasi voluto sotterrarsi dalla vergogna: Kaworu lo stava fissando così intensamente. “Ehm… mi dispiace. Abbiamo dovuto nascondere a tutti che stavamo insieme per così tanto tempo che non sono mai riuscito a parlarne con nessuno prima d’ora. È… una sensazione molto intensa, come… come un fuoco visto al rallentatore.”
 
“…capisco…” disse Kaworu con un filo di voce. “Tutto ciò è… affascinante. Tu… l’amore non è affatto come me lo aspettavo. Pensavo che avrei incontrato qualcuno pieno di dolore e solitudine… ma insieme avete trovato il modo di guarire quel dolore, di chiudere le ferite nei vostri cuori, grazie a voi stessi. Non vedo l’ora di vedervi duettare.”
 
Shinji non sapeva come rispondere. “Uhm… grazie. Io… magari potremmo suonare durante la sua festa di compleanno. Prima di allora non credo ce ne sarà il tempo.” Ripose il violoncello nella custodia e la chiuse. “In effetti ora dovrei proprio tornare a lavorare sul suo regalo.”
 
Shinji si avvicinò al tavolo della sala da pranzo di Rei e si sedette, con una serie di fogli, matite e gomme davanti a sé. Kaworu si sedette di fronte a lui, prese la matita e fissò intensamente i fogli. Per un po’ regnò il silenzio. Kaworu osservava estasiato Shinji che iniziava a scrivere con cura, si fermava, cancellava qualcosa, riscriveva…
 
“Io… vorrei poterlo fare.”
 
Shinji alzò lo sguardo. “Mm?”
 
“Quello che stai facendo. Io… non posso,” disse Kaworu, con rammarico nella sua voce. O… tristezza?
 
“Io… chiunque può farlo, Kaworu-kun. Nemmeno io sono nato con questa capacità. Ci vuole tempo e lavoro.”
 
Kaworu scosse il capo. “Io… non posso creare, non come te. Non ho questo… in me.”
 
“Però mi sembra che suoni il violino con molta passione.”
 
“Passione, forse. Ma posso solo ripetere un lavoro fatto da altri. Non… creare qualcosa di nuovo, nato dalla propria mente, solo perché si desidera farlo.” Avvicinò a sé uno dei fogli che Shinji aveva già messo alla sua sinistra e lo fissò. “Questo è… sublime. A volte mi sembra di essere sul punto di capire qualcosa di profondo quando ci provo, ma… mi manca qualcosa di vitale che lo pone per sempre al di là delle mie capacità.”
 


“Magari arriverà con il tempo. Da quanto tempo suoni?”
 
“Da circa cinque mesi,” disse Kaworu con quello che era il fantasma di un sorriso.
 
“Sei molto bravo per cinque mesi. Mi chiedo se il fatto che siamo Children abbia qualcosa a che fare con questo. Asuka è diventata piuttosto brava da quando ha ripreso a suonare dopo un paio di anni in cui non aveva nemmeno preso in mano un archetto, e Rei è…” Shinji scosse il capo. “È impressionante quanto stia migliorando velocemente. Tu non hai mai dovuto ripeterle qualcosa due volte.”
 
Il sorriso di Kaworu ora era meno forzato. “Anch’io sono felice che impari così in fretta. E poi quando le sue mani sono sulla viola non può darmi schiaffi.” Quasi ridacchiò.
 
“Ehm… perché ti ha dato uno schiaffo il primo giorno?” Shinji si sentì improvvisamente in imbarazzo quando si rese conto di ciò che aveva appena chiesto. “Beh, se… se non ti spiace che te lo chieda.”
 
“Oh, tranquillo. Io… non avevo capito quanto tu e il Second Children steste insieme e ho fatto delle affermazioni che non sono piaciute ad Ayanami-san riguardo… il vostro amore. Quindi si è arrabbiata.” Si toccò la guancia ancora memore dell’impronta della mano di Rei. “Non mi ero reso conto di quanto tenesse a voi due. Penso proprio che dovrò scusarmi con lei, più tardi. E mi scuso anche con te e con il Second Children. Sentirti parlare di lei e del vostro legame oggi è stato… illuminante sotto molti aspetti. Non avrei dovuto parlarne con tanta leggerezza quel giorno. È… molto più di quanto avessi mai pensato.”
 
“Noi uhm… Rei e Asuka e io… ne uhm… ne abbiamo passate tante insieme,” borbottò Shinji. “Teniamo molto gli uni agli altri, visto che per molto tempo abbiamo potuto contare solo su di noi contro gli angeli. E… abbiamo trovato più cose in comune di quanto pensassimo. Ed è… è così che siamo arrivati a provare qualcosa gli uni per gli altri.”
 
Kaworu si limitò a guardarlo, quasi affamato. “Io… anche i pochi giorni in cui sono stato qui sono stati così illuminanti. Grazie, Shinji-kun. Desideravo molto conoscerti. Forse sono nato per venire qui, per questo. Per conoscerti.”
 
Shinji arrossì di nuovo e distolse lo sguardo. “Io… io non sono così importante. Asuka è un genio. Rei è molto più coraggiosa di me. Anche Horaki-san: ha accettato di mettere a rischio la propria vita sapendo bene a cosa stessimo andando incontro. E l’ha fatto comunque, per la sua famiglia e per Tōji.”
 
“Tu no?”
 
Shinji scrollò le spalle. “Io… l’ho fatto così che mio padre…” Kaworu sobbalzò quando Shinji ringhiò improvvisamente quella parola. “non avrebbe costretto Rei a pilotare quando riusciva a malapena a muoversi e sanguinava così tanto. Io… ho provato a scappare, dopo. Io… non sono bravo come gli altri. Non sono… quel granché.”
 


Kaworu lo guardò, con una vaga espressione di confusione sul volto. “Anche il Second Children la pensa così?”
 
L’aspetto rattrappito e nervoso di Shinji svanì improvvisamente. “No… Asuka… Sento davvero di essere migliore quando sono con lei.” Ricominciò a sorridere.
 
“E tu… la senti sempre con te, giusto? Allora perché hai paura di non essere ‘quel granché’?” chiese Kaworu.
 
Shinji passò per un attimo la gomma su un foglio prima di rispondere. “Perché per la maggior parte della mia vita ho saputo di essere una nullità, un nessuno che non meritava la felicità. Ma ora… lei mi dà la speranza di essermi sbagliato. E ogni giorno insieme è… nuovo. Finché ho lei, posso… posso…” indicò con un gesto i fogli davanti a sé, “posso farcela. Posso combattere gli angeli, proteggere le persone. Posso fare qualsiasi cosa, per lei. Posso persino diventare un nuovo me.”
 


“Amore… e creazione,” disse Kaworu. Shinji non era più sicuro che stesse parlando a lui. “Grazie, Shinji-kun. Non potrò fare quello che stai facendo tu… ma… magari non conosco ancora quello che posso fare.”
 

   
 
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