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Autore: luvsam    08/04/2024    0 recensioni
Dopo quello che era accaduto al Roosevelt Hospital l’ultimo posto in cui Sam avrebbe voluto mettere piede era un manicomio e invece suo fratello maggiore aveva ricevuto nuove coordinate, che portavano in Michighan ed erano partiti in piena notte. Quando lo aveva tirato giù dal letto, non gli aveva dato altre informazioni, in fondo parlavano molto poco ultimamente, solo l’ordine in perfetto stile John Winchester di raccogliere le sue cose ed essere pronto a muoversi entro dieci minuti[...]
Ufficialmente si erano chiariti, certo, ma era capitato più di una volta che il maggiore dei Winchester fosse scattato per cose banali e lo avesse aggredito anche se solo a parole. Non gli aveva rinfacciato la pistola puntata, né le parole al veleno mentre era posseduto da quel maniaco del dottor Ellicott, ma era evidente che Dean non lo aveva perdonato sul serio e a complicare le cose, ci si metteva anche il pessimo tempismo di papà.
Tra tanti posti doveva mandarli proprio ad Holland? Che cos’era uno scherzo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Il racconto dell'agente Goldwin era stato più lungo del previsto, ma alla fine Dean e Sam conoscevano vita, morte e miracoli di Felt Mansion, ora poco più di un rudere, ma un tempo la ricca residenza di Dorr Felt, di sua moglie Agnes e delle loro quattro figlie. Era piuttosto difficile immaginare che nei suoi giorni migliori la tenuta comprendesse una fattoria di mille acri con una casa sulla spiaggia, una rimessa per le carrozze, una fattoria e persino uno zoo, eppure secondo lo zelante poliziotto, nonché appassionato di storia locale, era stata un vero gioiello.
Aveva raccontato ai Winchester che la casa era stata curatissima all’esterno e ricchissima all’interno, ma la famiglia se l’era goduta poco perché, nell’agosto del 1928, solo sei settimane dopo che vi si era trasferita, Agnes era morta e Dorr l’aveva raggiunta un anno e mezzo dopo.
Goldwin aveva aggiunto che in zona qualcuno aveva parlato di una maledizione sulla residenza, ma la famiglia aveva mantenuto la villa fino al 1949. Quell’anno, l’ultima discendente dei Felt, per nulla interessata a soggiornare nel Michigan, aveva venduto l’intera proprietà al Seminario di Sant'Agostino, che ne aveva fatto una scuola per futuri preti e una residenza per delle monache di clausura. Ad un certo punto però la struttura non era stata più ritenuta idonea e la Mansion era stata acquistata dallo Stato, che ne aveva fatto una prigione in uso fino al 1992. Da allora la villa era stata completamente abbandonata ed era stata più volte vandalizzata.
Era stato a quel punto del racconto che era entrato in gioco lo Junction Insane Asylum e la storia delle teste traballanti, ma l’agente Goldwin si era affrettato a ribadire che il manicomio non era mai esistito, così come uno spietato dottore che aveva abusato al suo interno di bambini malati.
Ed era stato proprio in quel momento che Sam aveva registrato l’occhiataccia di Dean e aveva capito che le cose si sarebbero messe male. Era vero, aveva volutamente omesso di menzionare l'ospedale psichiatrico insieme alla storia delle teste traballanti, ma solo perché c’erano fin troppe similitudini con il caso del Roosvelt e non avevano bisogno di ritornare su quanto accaduto. Gli era sembrata la cosa migliore da fare, date le circostanze, ma adesso sapeva che Dean non aveva per niente gradito e che di sicuro ci sarebbe stato un seguito. Era così che si agiva nel clan Winchester, non ci si doveva mai esporre in presenza di estranei, ma poi le carte sarebbero state messe in tavola.
Per questo Sam aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco, continuare ad ascoltare il monologo storico, e poi ringraziare il poliziotto per l’esauriente resoconto. Aveva aspettato che la volante si allontanasse, convinto che suo fratello sarebbe scattato subito dopo, ma non era accaduto nulla.
Dean gli aveva detto che si era fatto tardi, che era meglio trovarsi un posto dove dormire ed era salito in macchina. Li aveva portati all’Economy Inn senza fiatare e quel silenzio valeva purtroppo più di mille parole.
Mentre aspettava il suo ritorno dalla reception del motel, Sam pensò che anche in questo Dean era troppo simile a John e a volte trovava davvero snervante che entrambi avessero il potere di farlo sentire come un bambino, che aveva rubato la marmellata.
Il giovane sorrise amaramente ripensando a suo padre e alle sue maledette regole da rispettare. Ne aveva una per ogni occasione, ma quella alla quale teneva forse di più era che per nessun motivo si mentiva in famiglia e gliel’aveva fatta pagare tutte le volte in cui non l’aveva rispettata.
Sam se ne ricordava due in particolare: la prima era stata quando aveva preso il famoso diario e in cambio si era guadagnato una prolungata permanenza sulle ginocchia di John a chiappe all’aria, la seconda era stata quando se n’era andato a Stanford e l’essere buttato fuori era stato un dolore enorme. Aveva sofferto a lungo per il distacco, ma adesso avrebbe sopportato qualsiasi punizione pur di ritrovarlo e sentirsi di nuovo suo figlio. Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo, anche se non poteva nascondere a sé stesso che aveva paura di un nuovo rifiuto di John e che avrebbe potuto scoprire cose terribili sul proprio conto.
Sam continuò a correre dietro ai suoi pensieri fino a quando Dean non bussò al finestrino e gli mostrò le chiavi. Sospirò e aprì lo sportello. Uscì all’esterno e prese le sue cose dal portabagagli, poi seguì il fratello all’interno della 7B. Solita stanza di motel da quattro soldi, ma almeno i due cacciatori non furono accolti da odori strani e questo era qualcosa per cui ringraziare. 
Sam appoggiò il borsone sul letto alla sua sinistra e decise di cavarsi subito il dente.
“Forza, adesso puoi esplodere”
“Che cosa vuoi che ti dica? Evidentemente questi quattro anni ti hanno cambiato più di quello che immaginavo”
“E con questo che vorresti dire?”
“Prima eri un libro aperto, ora non lo sei più, ma questo è stato chiaro da quando hai nascosto a me e a papà che te ne saresti andato”
“Questo è un colpo basso”
“Ma è la verità, come è altrettanto vero che non ti fidi più di me”
“Non è così, mi fido di te”
“E perché devo scoprire da un poliziotto del cazzo che mi hai mentito?”
“Non ti ho mentito, ho solo…”
“Non provare a fare l’avvocato con me! Non avrò la tua istruzione, ma non sono uno stupido”
“Non ho mai pensato che tu fossi stupido, volevo solo evitare che litigassimo ancora”
Dean scosse la testa e rispose:
“Ascolta, Sam, le cose non vanno bene tra di noi dal Roosvelt in poi e questo è un dato di fatto, ma non accetto nessun giochetto da te, okay? Ammetto di averti trattato di merda e anche che ogni tanto mi viene ancora voglia di dartele per quello che hai detto e per essertene andato al fottuto college, ma…”
Sam cercò di reagire, ma Dean lo zittì puntandogli un dito contro e continuando:
“Ma basta stronzate! Se vuoi davvero smettere di litigare con me, non mi nascondi più niente, è chiaro? Non sei tu che decidi che cosa devo sapere e cosa no, soprattutto se si tratta di un caso, non te lo permetto. E giusto per chiarirci una volta per tutte, gradirei anche sapere che cosa ti passa per la testa, perché stai di merda e non so da che parte prenderti”
Sam incassò la sfuriata e si rese conto che suo fratello aveva ragione su tutta la linea. Era stato intrattabile per settimane dopo la morte di Jess, prima il dolore, poi la rabbia, e Dean non si era mai stancato di stargli accanto, proprio come aveva sempre fatto. Ingoiò nervosamente, poi disse:
“Va bene, niente giochetti e cercherò di condividere quello che mi passa per la testa, ma su questo non garantisco”
“E’ già qualcosa, e proprio perché non posso venir meno al mio ruolo di miglior fratello del mondo, puoi tenere per te quando ti viene il ciclo”
Dean fissò bonariamente il fratello, poi scoppiò a ridere ed esclamò:
“Dovresti vedere la tua faccia, Sammy, vorrei avere una macchina fotografica”
“Sei uno stronzo, non ti smentisci mai”
“Sono unico, mamma e papà hanno messo al mondo un capolavoro. Con te ci hanno provato, ma, ammettiamolo, si erano già dati”
“La pianti?”
“Non ti offendere, il primogenito è sempre quello riuscito meglio. Sono il più bello, il più simpatico e modestia a parte, anche il più…”
“Dean, basta, ho capito!”
“Spero che tu abbia capito davvero -ribatté l’altro tornando serio-, rivoglio mio fratello”
“Non mi hai mai perso”
“Buono a sapersi, e visto che due ondate di ormoni femminili in una giornata sono troppe, vado a prenderci qualcosa da mangiare e niente cibo da conigli, scelgo io. Ho visto una Steak House mentre venivamo qui e ho intenzione di saccheggiarla”
Sam non ebbe il tempo di ribattere perché si ritrovò da solo nella stanza e si lasciò andare sul letto.
Restò a fissare il soffitto fin quando non sentì scattare di nuovo la porta e vide rientrare suo fratello, carico di buste unte.
“Non cominciare a storcere il naso, principessa, hai bisogno di un po' di sostanza”
“Sostanza non vuol dire picco di colesterolo”
“Non fare tante storie e muoviti”
Dean appoggiò il bottino sul tavolo e Sam chiese:
“Ma quanto diavolo hai speso? Hai preso roba per un esercito”
“Pensa a riempire la pancia”
“Sono serio, devi stare attento con quelle carte di credito, le stai usando troppo”
“Stai tranquillo, parte ha offerto la casa, e se non hai nulla in contrario, ma in tal caso sarei molto triste, dopo cena vado a conoscere meglio la ridente cittadina di Holland”
“Non ci posso credere, hai già puntato qualcuna?”
“Chi dorme non piglia pesci, fratellino, e io sono sveglio come un grillo”
“Va bene, vai e divertiti”
“Non vuoi venire con me? Non ti farebbe male prendere una boccata d’aria”
“No, Dean. Metterò in ordine gli appunti aggiungendo quello che ci ha raccontato quel poliziotto e poi me ne andrò a dormire”
“Sei sicuro?”
“Sì, sono sicuro”
“Okay, non insisto”
Sam sorrise grato e chiese:
“Che cosa pensi che stia succedendo qui? Veronica ha fatto fuori il fidanzato e papà ha preso una cantonata, o c’è davvero qualcosa a Felt Mansion?”
“Non lo so, non ci avrebbe mandato qui se non avesse subodorato un caso”
“Questo è vero”
“Domani entriamo nella villa e vedremo di chiarirci le idee”
“Mi sembra un buon piano”
I due fratelli cenarono, poi Dean si diede una ripulita e si preparò ad uscire, mentre Sam tirava fuori dallo zaino i suoi appunti. Ci lavorò su per un po', poi ne ebbe abbastanza e si concesse a sua volta una doccia prima di afferrare il telecomando e stendersi a guardare la tv. La programmazione era decisamente noiosa e in breve gli occhi del cacciatore cominciarono a chiudersi.
Quando Dean tornò dopo le due, sorrise alla vista di suo fratello addormentato davanti all’edizione della notte del telegiornale e si avvicinò in silenzio al suo letto. Raccolse dal pavimento il telecomando e spense la televisione, poi si sedette per sfilarsi gli stivali e prepararsi ad andare a sua volta a nanna. Notò sul tavolo una serie di fogli numerati e pronti per prendere posto su una parete, ma non aveva voglia di pensare a Simon, a Veronica e alle teste traballanti. Finì di spogliarsi, si assicurò che la stanza fosse protetta, poi si stese mettendo una mano sull’arma sotto il cuscino.
Sam si mosse nel letto accanto e si voltò verso di lui senza però svegliarsi e a quel punto Dean si concesse di andare a dormire, non prima però di aver dedicato un ultimo pensiero a suo padre:
“Gliel’ho promesso, questo caso e poi veniamo a stanarti. Spero che tu stia bene e che abbia una buona spiegazione per tutto questo, papà, perché Sammy se la merita”.
 

 
 
 
   
 
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