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Autore: fede17    12/04/2024    0 recensioni
La vita di Elthanin Weasley viene stravolta al suo arrivo a Hogwarts, durante il sesto anno.
Come se non bastasse, strani avvenimenti stanno accadendo dentro le mura del castello.
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dal primo capitolo:
Dunque, la scelta è tua. Che cosa cerchi, ragazzina?”
“Legami”
“Oh si, direi che ti si addice”
«Serpeverde!»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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  1. Benvenuti a Hogwarts
«Ho ideato un piano per entrare nel Dormitorio femminile!» disse un entusiasta Albus Potter correndo all’ingresso del giardino della scuola per accogliere un emozionato Hugo Weasley.
«Non dovresti aspettare lo Smistamento prima di fare progetti?» chiese una testa rossa che avanzava lentamente alle sue spalle, seguendolo a debita distanza e ignorando gli sguardi e i sussurri degli altri studenti.
«Stiamo parlando del figlio di un grande Grifondoro, lo ha nel sangue» continuò il primo, passando un braccio intorno alle spalle del ragazzo una volta raggiuntolo.
«Ragazzi anche per me è bello rivedervi» riuscì solamente a bisbigliare il rosso, soffocato dall’abbraccio del cugino.
«Non esageriamo» rispose la giovane mentre con la mano accompagnava una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. Gli occhi azzurri di Lily Potter si posarono sul nuovo arrivato. Era da molto che non lo vedeva. I loro genitori erano grandi amici, ma i suoi zii avevano passato diverso tempo in missione all’estero e avevano scelto di portare con loro i figli facendoli frequentare altre scuole.
Hugo ricambiò il suo sguardo e non poté non notare le somiglianze. In loro, il marchio Weasley appariva più che evidente. Un orgoglio.
«Ti sei liberato della stramba, finalmente?» domandò James avvicinandosi con calma al cugino e sistemando sul petto la spilla da Prefetto. I capelli del ragazzo non erano del tipico colore rosso, ma neri come quelli del padre, così come gli occhi verdi si vociferava fossero un’eredità della nonna.
«Sono qui, idiota» disse una voce poco distante da loro. Una ragazza era in piedi, con la schiena appoggiata ad una delle colonne del porticato, i capelli biondi le ricadevano sul libro che teneva in mano, ma quelle ciocche non sembravano disturbarle la lettura. Gli occhi verdi abbassati su quelle pagine non degnarono di uno sguardo i ragazzi che la stavano fissando basiti.
«Incredibile» sussurrò Albus «non credevo ti ammettessero»
La ragazza non commentò. Chiuse il libro e alzò lo sguardo verso il cielo. La notte stava avanzando.
Presto sarebbe giunto il momento dello Smistamento.
«Hanno ammesso i figli dei Mangiamorte, non potevano lasciare fuori la figlia di Ron Weasley e Hermione Granger» commentò Lily con ovvietà, guardando la cugina preoccupata.
«Avrei preferito» bisbigliò Hugo «ma mia madre ha insistito perché fosse iscritta anche lei».
«Tanto quelli che ne escono imbarazzati alla fine siamo solo noi» concluse Albus scrutando la cugina. Non dava cenno di sentirli, ma era certo che non aveva mai smesso di ascoltarli. La sua espressione era impassabile, apparentemente assorta dal libro che teneva tra le mani. Era molto differente da loro e, diversamente da James, non solo nell’aspetto fisico. No, lei era diversa nell’animo. Molto più introversa e apatica. Un marmo gelido in una famiglia dove calore e risa erano all’ordine del giorno. Ma non per lei. Lei era come un animale sprezzante e presuntuoso, che amava rifugiarsi in qualche angolo del giardino a leggere quei suoi libri Babbani o di magia avanzata per non essere disturbata. Secchiona come la madre. Non sembrava appartenere alla loro famiglia, una pecora nera in un gregge di bianche. Il suo apparire apatica e arrogante metteva in soggezione i cugini e, di certo, il suo animo vendicativo non l’aiutava ad essere ben voluta dalla famiglia. Ronald Weasley, il padre di lei, era il primo ad avere educato i ragazzi ad essere mal disposti nei confronti della ragazza, mostrando ogni volta che ne aveva l’occasione quanto ben volentieri a ritenesse la causa di ogni calamità che si abbatteva sulla famiglia, grande o piccola che fosse. Come se lei fosse solo una maledizione scagliatasi sulla famiglia.
«Olivia!» chiamò Lily, attirando l’attenzione su di sé di un gruppo di ragazze dirette in Sala Grande e interrompendo il breve momento di silenzio che si era creato tra i cugini. Salutò con un cenno i presenti e corse incontro alle amiche che non persero tempo per aggiornarla sulle novità dell’anno.
«Hugo, entriamo anche noi» disse James salutandolo con una pacca sulla schiena.
«Ci vediamo dentro» concluse l’altro con un breve cenno del capo. Dunque, i fratelli Potter si allontanarono in direzione della Sala Grande.
Il ragazzo rimasto solo con la sorella si guardò attorno, notando che tutti gli studenti se n’erano andati a cena, quindi estrasse dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette da cui ne estrasse una
La ragazza chiuse gli occhi, assaporando la pace e il silenzio che finalmente si erano creati.
«È vietato fumare a scuola» disse in un sussurro.
«Non rompere, Elthanin» rispose freddo il fratello, portandosi una sigaretta alla bocca «fammi il piacere di stare zitta».
La ragazza non gli rispose, tornando a fissare il cielo stellato.
«Oh signori Weasley, vi ho trovato finalmente» disse una voce in lontananza. Hugo gettò repentinamente a terra la sigaretta e con un impercettibile cenno della bacchetta la fece svanire.
«Buona sera professoressa…» salutò il ragazzo, non riconoscendo però la docente.
«Oh sono la professoressa Kaur» disse la donna spostando dal volto il mantello verde che indossava. Nonostante i capelli bianchi raccolti in una lunga treccia che le ricadeva sulla schiena, la donna non sembrava avere più di sessant’anni. Il mantello copriva solo in parte il lungo vestito nero che indossava e che, sotto il bagliore della luna piena, evidenziava ulteriormente la sua candida pelle. Per quanto il suo portamento apparisse eretto e aristocratico, la sua piccola mano destra poggiava su un lungo bastone nero la cui estremità argentea si mostrava finemente elaborata.
«È un onore conoscerla, professoressa» commentò Hugo, accennando un inchino «io sono Hugo Weasley e questa è, purtroppo, mia sorella Elthanin» terminò indicando la ragazza.
La donna non lo degnò di una risposta, disinteressata alle lusinghe dello studente. I suoi occhi, invece, dopo averlo studiato brevemente, si soffermarono sulla ragazza qualche secondo, rimanendo basita dall’atipicità di quella Weasley e da quella somiglianza.  
La ragazza aveva ben poco dell’aura Grifondoro che avvolgeva i genitori.
«Molto bene» disse infine «è ora di iniziare. Seguitemi e quando vi chiamerò vi sederete sullo sgabello in attesa che vi posi il Cappello Magico sulla testa. Dopo di che sarà lui a decidere».
Ethanin non aveva mai staccato gli occhi dal cielo, non degnando nemmeno l’insegnante della sua attenzione, ma non sembrava che questa se ne preoccupasse.
Gli occhi della ragazza non riuscivano a staccarsi da quella stella. Sirio era ben visibile. Una certezza.
D’un tratto si staccò dalla colonna e oltrepassò il fratello per seguire la donna.
«Vedi di non deluderci, come tuo solito, Elthanin» furono le uniche parole che il minore dei Weasley le sussurrò quando lei gli passò accanto. Lei non fermò il suo passo, non lo degnò di una risposta.
Alzò la testa, guardò dritto davanti a sé e entrò attraverso l’ampio portone.
Sola.
 
 
Appena Hugo e Elthanin varcarono la soglia della Sala Grande lo sguardo di tutti gli studenti si poggiò su di loro.
La sala non era cambiata affatto nel corso degli anni. Era rimasta identica a come i loro genitori gliela avevano sempre descritta. Sul lato sinistro della Sala sedevano gli studenti di Serpeverde, presuntuosi e avidi di potere. Molti di loro erano figli di ex Mangiamorte, di coloro che erano riusciti a ricevere l’assoluzione grazie ad una dimostrazione di pentimento all’ultimo minuto. O come soleva sostenere Ronald Weasley “non vi era posto per tutti ad Azkaban”.
Nel lato opposto gli studenti di Tassorosso, leali e tranquilli, di cui quasi mai se ne ricordava l’esistenza. Corvonero era affianco a loro, intelligenti e strambi. Probabilmente Elthanin sarebbe stata perfetta per quella Casa. Forse, anche sua madre lo sperava. Infine, Grifondoro si ergeva tra questi ultimi e Serpeverde, con i suoi colori orati appariva primeggiare sulle altre. Era la Casa dei valorosi e dei coraggiosi, la Casa dei Trio, la Casa dei Salvatori del Mondo, l’unica Casa nella quale, secondo Hugo Weasley, valeva la pena entrare.
«Bene ragazzi, prima di proseguire con il Banchetto, procediamo con gli ultimi Smistamenti» affermò Minerva McGranitt. La professoressa appariva in piedi dietro un leggio d’orato su un palchetto in legno e teneva in mano il Cappello Parlante, un vecchio cappello in stoffa. La donna, dopo la fine della guerra, era stata incaricata di ricostruire il Castello ed era stata nominata nuovo Preside. Nonostante la distruzione e il periodo buio, non si era arresa e in pochi in pochi mesi era stata in grado di riaprire la Scuola. Aveva deciso di mantenere la divisione in Case in modo da onorare i Quattro Fondatori e la tradizione di Hogwarts ma si prodigava affinché l’astio tra le diverse fazioni andasse scemando. Inutile dire che, se per Corvonero, Grifondoro e Tassorosso non vi era stato bisogno di alcuno sforzo, Serpeverde era sempre più additata come Casa di Mangiamorte e la sua nomea non era cambiata affatto.
«Hugo Weasley, sesto anno» la voce della donna sovrastò il vociferare che si era creato nella Stanza all’entrata dei due ragazzi. Tutti i presenti avevano riconosciuto i figli di Ronald Weasley e di Hermione Jane Granger, spesso apparsi in diverse riviste per la fama dei genitori. La guerra era finita da molto tempo, ma la memoria di quei momenti era presente nei racconti di molte famiglie.
Hugo, appena percepito gli occhi di tutti su di sé, alzò le spalle e con fare spavaldo, avanzò senza distogliere lo sguardo dal vecchio sgabello posto di fronte al tavolo degli insegnanti. Guardò il Capello. Era certo della risposta. Non aveva bisogna che qualcuno o qualcosa glielo dicesse.
Si sedette rivolto ai compagni. La professoressa McGranitt non fece in tempo a posargli il Capello Parlante sulla testa che tutti sentirono un verdetto più che ovvio.
«Grifondoro!».
Un sorriso si formò sul volto del ragazzo, mentre dalla Casa nominata si elevavano grida di entusiasmo per l’ennesima entrata di un erede del Trio nelle proprie linee.
«Ovviamente» sussurrò la professoressa McGranitt.
«Non mi aspettavo nulla di meno» gli disse sicuro di sé il ragazzo prima di dirigersi verso il posto libero tra James e Hugo al tavolo dei giallorossi.
«Dai che vinciamo il Torneo di Quidditch anche quest’anno!» lo salutò James con una pacca sulla spalla mentre il ragazzo sedeva.
«Bene, bene, ragazzi. Ora procediamo» zitti tutti la donna «Elthanin Weasley, sesto anno» disse una volta che il silenziò calò nella Sala. Guardò la ragazza di fronte a lei e ne con un sorriso la incoraggiò a venire avanti.
La giovane avanzò a testa alta, apparentemente sicura. Dentro di sé, però, temeva il verdetto.
La professoressa McGranitt le posò il Cappello Parlante sulla testa e poi rimase in attesa.
“Mmm interessante” Elthanin sentì una voce parlare dentro la propria mente “a Tassorosso troveresti la calma che cerchi, ma non saresti soddisfatta, sarà Grifondoro? La tua nobiltà d’animo sarebbe più che condivisa, ma è anche vero che la tua mente troverebbe maggior comprensione a Corvonero. Dunque, la scelta è tua. Che cosa cerchi, ragazzina?”
“Legami”
“Oh si, direi che ti si addice”
«Serpeverde!»
La Sala Grande calò nel silenzio.
Una Weasley a Serpeverde.
Un bisbiglìo iniziò a diffondersi poco dopo.
«Ragazzi, ma avete sentito bene?»
«Si, si. Non ci posso credere»
«Mia mamma ha sempre detto che quella ragazza è strana».
«Albus dice sempre che è una tipa vendicativa e che bisogna starle alla larga»
«Anche a me Lily ha raccontato strane storie su di lei»
«Si, si dice che anche il padre non l’apprezzi, che sia una maledizione»
«Magari è l’ultima maledizione che Voldemort ha voluto scagliare quando ha capito che non ce l’avrebbe fatta»
«Dai, non siate ridicoli»
«Beh potrebbe essere visto quanto era malefico»
La ragazza percependo i diversi mormorii che si innalzavano dalla sala, pensò che il Vecchio Straccio avesse veramente avuto uno strano modo di aiutarla a farsi degli amici. “Mai fidarsi” pensò.
Rivolse lo sguardo verso la tavola della sua nuova Casa. Anche gli studenti di Serpeverde avevano iniziato bisbigliare tra loro, rivolgendole occhiate curiose e sprezzanti. Si diresse verso quel tavolo. Un posto per lei, almeno avrebbe dovuto esserci in ogni caso.
«Vieni. Siediti qui tra noi». Una ragazza la richiamò indicandole il posto che si era creato tra lei e un altro ragazzo. I due si somigliavano molto. La stessa pelle olivastra, i capelli castani e gli occhi azzurri.
«Grazie» disse Elthanin sedendosi e ringraziando Merlino per potersi finalmente nascondere dalla lente d’ingrandimento dei presenti.
«Piacere, io sono Daphne» disse la ragazza sorridendole «e quel musone dietro di te è Draco, mio fratello».
«Elthanin» rispose, rilassandosi.
«Lo sappiamo» rispose lei tranquillamente «non hai lo stesso aspetto dei Weasley. Mi piaci» concluse poi, facendole l’occhiolino.
Lei le sorrise. Forse il Cappello Parlante aveva avuto ragione. Forse.
La Sala Grande ritornò nel silenzio. La professoressa McGranitt non era tornata a sedersi al tavolo dei professori né aveva riposto il Cappello al suo posto. Vi era ancora un ultimo smistamento da fare.
«Selene White, sesto anno» gridò a gran voce la donna. Nessuno rispose ne si fece avanti.
«Signorina White?» ripeté cercando con lo sguardo la ragazza che aveva conosciuto solo qualche ora prima.
Un brusìo si elevò nuovamente, mentre gli occhi di tutti si spostavano nella grande sala alla ricerca di un volto nuovo. La preside della scuola era alquanto basita. Non sapeva che fare. Non le era mai capitato che uno studente non si presentasse allo Smistamento.
D’un tratto il grande portone si aprì e una piccola sagoma si affacciò.
«Scusate» disse la figura con voce dolce e flebile «mi sono persa» si giustificò. Delle grandi risa si ersero nella stanza, mentre diversi professori posarono i loro occhi giudicanti sulla ragazza. Il corpo della giovane era esile, molto più piccolo della media delle ragazze della sua età. I lunghi capelli neri erano raccolti in un piccolo chignon da cui si poteva scorgere una ciocca di capelli biondo platino. La ragazza avanzò con passi lenti e incerti nella sala, le spalle ricurve e fare insicuro. I suoi occhi blu non avevano smesso di guardarsi intorno incerti sul da farsi.
“Perfetto” pensò “sono già lo zimbello di tutti”.
La studentessa aveva già attirato l’attenzione di tutti su di sé.
«Dai forza, si faccia avanti» la incitò Minerva McGranitt al limite di perdere il suo autocontrollo. Finalmente, la ragazza posò il suo sguardo sulla professoressa e senza perdere tempo velocizzò il proprio passo. Dunque, si sedette sullo sgabello e le venne posto il cappello sopra la testa. Non appena lo percepì sopra di sé un grido si elevò.
«Corvonero!» disse l’oggetto magico dopo averle dato il benvenuto nella scuola.
Gli studenti della Casa assegnatagli si alzarono in piedi esultanti. La giovane si alzò e ringraziò la professoressa rimasta basita per quella scelta. Per un solo istante le tornò alla mente una giovane ragazza, dai capelli biondi e dall’aria stravagante, Luna Lovegood, e non poté che fidarsi della scelta del Cappello.
D’altronde non aveva mai sbagliato.

Altri due occhi neri seguirono la studentessa dirigersi verso i suoi nuovi compagni.
Un ghigno impercettibile si formò sul suo volto.
  
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