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Autore: guimug    14/04/2024    2 recensioni
Per tutti coloro che hanno dovuto salutare un piccolo amico peloso, perché quando quel momento arriva sembra che il cuore ti si strappi. E allora cerchi conforto negli amici, fossero anche quelli di cartone. Questa storia la scrissi qualche anno fa per salutare il mio Pepito...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riusciva a capire, un momento prima era in casa sdraiato sul pavimento in preda a dolori inimmaginabili ed ora… ora era su un prato soffice, inondato di sole tiepido e con un dolce venticello che gli scompigliava il pelo rosso, tornato folto e morbido come quando era nei suoi giorni migliori. Provò a darsi una leccatina ai fianchi e li sentì di nuovo pieni, vigorosi così come le zampe che gli permettevano di nuovo di correre e saltare. Si sentiva bene, ma non capiva come mai e sembrava che nessuno lì intorno potesse dargli una spiegazione. Si guardò intorno, sull’erba c’erano effettivamente altri animali che correvano e giocavano ma per lui, gatto domestico abituato da sempre alle mura del suo appartamento, era uno scenario inconsueto. Eppure non ne aveva paura, anzi era curioso di esplorare quel luogo. Emise un miagolio sommesso come per farsi coraggio e si apprestò a cominciare il suo giro di esplorazione quando: “Ciao, sei appena arrivato?” Con un sobbalzo si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un altro animale, di una specie che non aveva mai visto. Bianco con macchie nere e la coda ad anelli, un musetto a punta che ispirava simpatia. “Ciao, sì sono nuovo di qui. Anzi, non so nemmeno come ci sono capitato. Io mi chiamo Pepito e sono un gatto, tu invece chi sei… non mi sembri un felino!” La bestiola lo guardò sorridendo e poi rispose “In effetti hanno provato a farmi passare per un gatto, ma io sono un procione. Mi chiamo Klin e questo posto è il Giardino dell’Arcobaleno” Pepito guardò l’altro animale con occhi curiosi, il Giardino dell’Arcobaleno… non aveva mai sentito parlare di un posto simile pure sentiva che in qualche modo gli apparteneva. “E cosa sarebbe questo posto, e soprattutto perché ci sono capitato?” Klin sorrise, ogni volta la stessa domanda… possibile che i nuovi arrivati non riuscissero subito a capire la magia di quel posto? “Devi sapere Pepito che quando un animale termina il suo cammino sulla terra arriva in questo posto, qui tutte le sofferenze ed i dolori che pativa in vita vengono cancellati e si ritrovano forza e vigore. Hai visto come stai bene adesso, sembri di nuovo un giovane gatto nel fiore degli anni!” In effetti Pepito non smetteva di stupirsi di come si sentisse rinvigorito rispetto alla sofferenza patita negli ultimi giorni. Chiese quindi a Klin “Mi stai dicendo quindi che io sarei, come dire, trapassato?” “Proprio così Pepito, trapassato come tutti noi qui” La rivelazione colse il gatto un po’ alla sprovvista, tanto che la sua prima reazione fu di voltarsi indietro a scrutare l’orizzonte “Cosa c’è Pepito?” chiese Klin anche se conosceva bene la risposta “Ma se sono trapassato… allora ho lasciato i miei umani! Loro non sono qui con me… perché non possono stare con me? Io non volevo andarmene, non l’ho fatto apposta… non ce la facevo più ma adesso? Io gli volevo bene e loro a me, ora saranno tristi…” “Calmati Pepito, calmati!” lo esortò il procione “È vero, i tuoi umani li hai lasciati indietro ma intanto puoi vederli da qui, e poi non preoccuparti perché arriverà il momento in cui potrai di nuovo stare con loro.” “Li posso vedere? E come?” Klin condusse il gatto rosso ad una pozza di acqua limpida e lo esortò a guardarci dentro. Pepito sporse il muso sulla superficie trasparente e vide riflessa oltre alla sua immagine anche quella della sua famiglia umana, miagolò forte per farsi sentire “Mamma, papà, sorellina… sono qui, sono Pepito, ora sto bene non siate tristi per me!” Gli parve, ma forse era solo un’impressione, che le figure riflesse gli rivolgessero uno sguardo di saluto ma fu solo un attimo prima che sparissero. “Li ho visti, ma tu dici che un giorno sarò di nuovo con loro?” “Certo, vieni a vedere” Klin condusse il suo nuovo amico presso un lato del vasto giardino dove troneggiava un immenso cancello fiorito “Ti piace? Mi ricorda molto un posto dove vivevo assieme alla mia umana… ma ora guarda” Un cane arrivava di corsa, la lingua penzoloni ed un’espressione felice mentre si avvicinava al cancello da cui stava entrando un uomo. Quando furono vicini i due, umano e animale, si strinsero in un caloroso abbraccio che esprimeva tutta la gioia per essersi ritrovati. “Vedi Pepito, l’umano di quel cane è anche lui trapassato e quel cancello è il punto dove ci si rincontra, ora guarda…” I due seguirono la coppia appena ritrovata che, attraversato il prato, si dirigeva verso un altro portale dorato oltre il quale si scorgeva una lunga striscia iridata che si perdeva nel cielo, oltre le nuvole nella luce del sole. “Vedi quella strada? Quello è il Ponte dell’Arcobaleno e quando sarà il momento anche tu assieme ai tuoi umani lo attraverserai per raggiungere la fine del viaggio, il Paradiso dove starete sempre insieme. Ci vorrà tempo, ma succederà” Pepito guardò Klin negli occhi e disse “Grazie Klin, ora aspetterò… ma nel frattempo posso stare un po’ con te?” “Certo, ma qui ci sono anche altri amici che ti aspettavano… guarda!” Klin si girò per salutare un piccolo gruppo di gatti che stava arrivando, davanti a tutti ce n’era uno bianco con macchie rosse che salutò il nuovo arrivato “Ciao Pepito, io sono Oscar! Benvenuto con noi, qui ci sono Merlino e Mirtillo con cui potrai passare il tempo parlando dei nostri umani in attesa che arrivino!” Pepito sapeva chi erano quei gatti, erano coloro che lo avevano preceduto in quella casa dove aveva vissuto felice e che ora gli avrebbero mostrato l’anticamera del Paradiso. Si voltò verso Klin, che rimaneva in disparte e gli chiese “E tu? La tua umana quando verrà a raggiungerti?” Klin rise e rispose “E chi lo sa, sono più di cent’anni che l’aspetto ma lei è speciale. Sulla terra la amano talmente che continuano a tenerla in vita raccontando le sue storie quindi mi sa che dovrò aspettare per moltissimo tempo ancora!” “E allora vieni con me, aspetteremo insieme” Il procione si avvicinò al gruppo di gatti ed insieme, code diritte e baffi allineati, si allontanarono sul prato del Giardino dell’Arcobaleno.
  
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