Questa fan
fiction si è classificata decima al “Tears Contest” indetto da Red Diablo.
Note dell'Autore: Le quattro scene che rappresentano
la fine partendo dall’inizio sono: il litigio, il tradimento e l’ossessione, la
rassegnazione, la fine della storia.
Se non si
fosse capito, Sasuke è il marito di Sakura, e Naruto è l’amante di Sakura,
mente Ino è sia la migliore amica di Sakura che l’amante di Sasuke.
La canzone
da cui ho preso spunto è “Fuck You” cantata da J Ax e Paola Turci, dell’album
Domani Smetto, che consiglio di ascoltare come sottofondo.
Nel testo
è anche presente una citazione di Eugenio Montale.
Fuck You
{4 Steps to End}
#1 Step
Lascerò tutti i miei figli ad un futuro incerto,
mangerò composta a tavola con mani giunte,
piangerò con discrezione senza dar nell’occhio,
dormirò come se fossi morta
Sakura
Haruno, moglie perfetta di un perfetto impresario di borsa, perfetta amica e
perfetta confidente, donna perfetta da tutti i punti di vista.
Donna
fragile e nascosta, imperfetta, gelosa, violenta.
Tornati da
una perfetta festa con i perfetti colleghi di suo marito e le loro perfette
mogli.
E lei non
voleva tutto questo.
«Vaffaculo!»
«Smettila.
Così sembri solo una bambina viziata.» disse Sasuke sbuffando e sedendosi sul
letto.
«Ma perché
devi sempre essere così?! Mai una volta che mi regali fiori o… o che mi porti a
cena o chessò io!» la donna si tolse malamente una scarpa lanciandola contro
l’uomo che la schivò prontamente.
«Ma sei
scema?!»
«Se io
sono scema tu sei uno stronzo!» si scompigliò i capelli rosa avvicinandosi a
lui irata «Però a lei glieli regali i fiori, eh? La porti fuori a cena, eh?»
Lei si
tolse la camicetta svincolandosi dal suo sguardo ed entrando nel bagno.
«Non so di
cosa tu stia parlando. Lei chi?»
La
testolina rosa di Sakura si affacciò dal bagno «Lei! Sai di chi parlo Sasuke!
Ino, la modella, la mia migliore amica!»
«Smettila,
sei ossessivamente gelosa.» l’uomo si alzò dal letto allentandosi la cravatta,
mosse alcuni passi verso lo stipite della stanza e si appoggiò con le spalle
sulla porta guardando la donna affaccendarsi sulla toeletta.
«Sono io
tua moglie, io. Tua moglie. E tu sei un adultero.»
«E da cosa
lo deduci? Sentiamo i tuoi ragionamenti da pazza.»
«Stronzo!
E il tuo estratto conto? Quella cena al ristorante? L’albergo? Io non sono
stupida sai?»
«Non
significano niente.»
«Vaffanculo!»
la donna prese un cuscino e delle lenzuola uscendo dalla stanza.
Matrimonio.
Cosa significa infondo?
Gelosia,
tradimento, dolore.
Lei voleva
avere una famiglia, voleva essere sé stessa, senza preoccuparsi di far
vergognare il marito se avessero litigato in pubblico.
Non voleva
essere perfetta davanti agli occhi di nessuno…
Posò il
cuscino sul divano e chiuse la porta che la divideva dal marito.
Si sedette
sullo scomodo divano di pelle trattenendo la testa tra le mani lasciando che i
singhiozzi repressi le facessero da compagnia.
I say, fuck
you...
#2 Step
C’era una volta una promessa, una carezza,
un bilocale come una fortezza, chiamarti la mia
principessa,
L’odore
sfrigolante di uova riempì la stanza.
Il ragazzo
biondo aprì gli occhi tirandosi a sedere.
Guardò
sornione la stanza inondata di luce riconoscendo piano le cose che lo
circondavano; il divano letto su cui era appoggiato era sfatto e caldo, la
finestra aperta faceva entrare la luce e illuminava la cosa più perfetta che
avesse mai visto.
«Ah, ti
sei svegliato Naruto?» la voce calda della donna lo avvolse con premura.
«’Giorno
principessa.» sfregò gli occhi come un bambino poi rivolse nuovamente lo
sguardo sulla donna.
Le gambe
snelle spuntavano dal talllieur scuro e i capelli di quello strano colore si
muovevano con lei donandole un’aria quasi angelica.
La cosa
più bella che gli fosse mai capitata.
«Puoi
anche chiamarmi con il mio nome. Ne ho uno.» disse autoritaria come un generale.
«Sissignora!
Devi già andare Sakura?» la vide raccogliere le sue scarpe e infilarle, la
guardò annuire con una morsa al cuore.
«Tornerò
presto. Mio marito partirà in settimana per un viaggio di lavoro.» Sakura si
avvicinò al ragazzo accarezzando con una mano la sua guancia ancora calda.
«È una
promessa?» Naruto pendeva dalle sue labbra, e lei lo sapeva. La feriva il suo
sguardo.
«Sì
Naruto, è una promessa…»
c’era la fretta, del taxi tuo che aspetta ma non vuoi
andare
c’era una foto di noi al mare, c’era un vuoto che puoi
colmare,
gelati e film da noleggiare, c’era da togliersi i vestiti e
poi volare,
«Devo…
andare.»
«Lo so,
Sakura, lo so…» strinse con troppa forza il vetro della cornice che teneva tra
le mani «Cazzo! Che male!» la donna si avvicinò premurosa tamponando con un
fazzoletto ricamato il sangue che sgorgava dai tagli. Sakura alzò lo sguardo
implorandolo senza bisogno di parole. Le forti braccia del ragazzo la strinsero
a sé.
«Io non…
non voglio andare via.»
«Rimani
qui allora.»
«Non
posso. Devo andare…» Naruto sentì distintamente il suo cuore spezzarsi mentre
lei scivolava via, verso quella porta.
Quando la
serratura scattò prese la foto di loro due, al mare quando erano felici, quando
suo marito non c’era, quando erano solo loro, e la scagliò forte dall’altra
parte della stanza con un urlo di rabbia.
Lei non
c’era e lui era solo.
Ogni
volta, quando la vedeva scappare via, sentiva di non reggere più quel peso,
quel vuoto enorme che non riusciva a tappare neanche pensando ai suoi
incredibili sogni.
Voleva che
rimanesse lì, che vivessero insieme, che quando la sera si chiudeva la porta
alle spalle lei fosse lì.
Voleva che
tutto tra loro fosse perfetto, che tornando a casa lei lo aspettasse con un
kilo di gelato tra le mani e con un film che sapeva avrebbero stoppato nemmeno
a metà per dedicare l’attenzione completamente a loro.
Chiuse gli
occhi appoggiando le spalle contro il muro.
Poi Sakura
diceva che il suo sogno di diventare il sindaco fosse impossibile… era
impossibile riuscire a stare con lei per un’intera giornata…
c’era la gelosia e tu che te ne andavi, e correre da te
e quando per magia mi chiamavi.
«Sakura…»
«Io lo so
che è con lei! Lo so!»
«Ma ora
sei con me, non te ne puoi andare così!»
«Non ora
Naruto, avremo tempo.»
La guardò
alzarsi da tavola e sparire oltre la porta del ristorante. Era il loro primo
anniversario…
Si gettò
contro lo schienale della sedia guardando le coppie felici che cenavano ridendo
e scherzando.
«La sua
amica torna signore?» le parole della cameriera raggiunsero il suo cuore
facendolo esplodere in un singhiozzo silenzioso. Le rivolse il suo solito
sorriso, quello che aveva sempre addosso.
«Mi porti
il conto.» prese dalla tasca della giacca il portafoglio e il cellulare.
L’avrebbe
chiamato da lì a mezz’ora piangendo perché non era riuscita ad entrare, perché
aveva paura della verità, perché preferiva vivere in una bugia.
E sapeva
che sarebbe andato là a consolarla, ad essere il suo rimpiazzo.
Di nuovo…
#3 Step
I say fuck
you, you will never know,
what is
turning in my mind
fuck you,
so you
better watch out,
so you
better watch out, out...
«Sasuke…
dovrei parlarti…»
«Non ora.
Sono stanco.»
«Vaffanculo.»
sibilò ferita.
Sakura
chiuse la porta alle sue spalle lasciandolo a riposare su quel letto sfatto,
quel letto dove prima dormivano insieme.
Si sedette
alla sua tavola, in quella casa vuota.
Il loro
matrimonio era finito, e non trovava consolazione nemmeno nel fatto che ci
fosse Naruto a consolarla.
Sapeva che
non avrebbe avuto il coraggio di guardare in faccia Sasuke e dirgli che tra
loro era finita, sapeva che avrebbe dovuto farlo invece con Naruto.
Molti
affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere.*
Ma doveva
essere forte, per lei.
Tornò in
camera facendo meno rumore possibile, guardò la figura del marito dormiente sul
letto e sorrise.
Aprì con
uno scatto l’armadio prendendo una valigia.
Un addio è
sempre difficile da dire quindi… perché dirlo?
#4 Step
Ma adesso metti bene a fuoco, mi vedi,
sono caduto in piedi, ci credi, [non ti cercherò]
ho tolto le foto dalle pareti e nei miei sogni segreti
[non ti vedo] e a dormire ci riesco, esco quando mi va
bevo, abbondanti sorsate di libertà,
faccio assordanti risate con gli amici al bar,
su come ero spento quando perdevo tempo, stando con quella
là
«E quindi
ti ha mollato così?» una mano conosciuta, di un amico che non riconosceva, gli
passò una birra facendola scivolare sul tavolo. Naruto raccolse il boccale con
una mano tremante portandolo alla bocca, era saturo.
«Così. Ha
detto che era meglio per tutti.» chiuse gli occhi sentendo la testa girare
vorticosamente. Ma sorrideva, finalmente dopo tanto tempo.
«Ed è
partita.»
«Già, per
non so dove.»
«E l’hai
lasciata andare così?! Tu sei un genio, amico!»
«Tanto lei
sa che l’aspetto… e comunque i miei sogni non si fermano. Diventerò il miglior
sindaco di questa città!»
«Ah beh,
allora… al futuro sindaco! Hip hip…»
«Urrà!»
E rise,
rise forte. Rise di felicità, rise della sua nuova libertà.
Rise di sé
stesso perché aveva sperato di avere un futuro insieme a lei.
E rise
perché finalmente l’aveva capito, aveva capito cosa era importante per lei.
E presto
le sue risate si trasformarono in lacrime.
Per quanto
si ingannasse di aver vinto, di essere felice, di essere caduto in piedi… le
gambe gli facevano male per la botta subita, le lacrime non erano di felicità e
aveva perso la cosa più bella della sua vita…
[sfumi nella memoria, non ti penso mai] e ogni mentire,
ogni fare soffrire
ci insegna la storia [pagherai] e so che a ogni risveglio
[non ci sarai]
e so che tanto di meglio [non troverai] mai, ho due parole
e una bombola spray
fuck you [per quando tornerai]
«Devo
andare.»
«Fai buon
viaggio.»
«Ci
vediamo la prossima settimana Sakura.»
La donna
si alzò in piedi fermandosi davanti al marito e lui, come da routine, le lasciò
un bacio impresso sulla fronte alta.
«Fai un
buon lavoro, Sasuke.» lo seguì con lo sguardo sparire attraverso la porta, per
l’ultima volta.
Sorrideva.
Un sorriso finalmente libero.
Tornò in
camera raccogliendo dall’armadio la sua valigia già preparata.
Non era il
finale felice che aveva sognato.
Lei voleva
un marito amoroso, dolce, che appena avesse avuto il sospetto di perderla
sarebbe corso da lei sul suo cavallo bianco lasciando la sua sgualdrina per
vivere per sempre felice con lei.
Ma lui era
partito, e sapeva che non era per lavoro.
Si sporse
sotto il lavello prendendo una bombola spray.
Per ogni
volta che guardando il suo corpo sopra di lei, aveva visto i segni del
passaggio dell’altra.
Per ogni
volta che rimaneva a casa da sola, mentre lui si faceva la sua vita.
Per ogni
volta che quando erano insieme non aveva avuto un minimo di rispetto.
Per ogni
volta che aveva dato un colpo al loro rapporto, distruggendolo pian piano,
scrisse due parole sul muro della cucina: Fuck You.
Guardò il
suo ultimo messaggio colare lungo il muro appena tinteggiato e prese la sua
valigia.
Un addio è
sempre duro. Così lo lasciò scritto sul muro, per quando sarebbe tornato; per
quando avrebbe capito che tutto era stato perso, quando avrebbe che il tempo
gli aveva restituito tutto quello che aveva dato.
Con passo
lento raggiunse il taxi che l’aspettava fuori, guardando quella villa in
cemento, così bella, ma così fredda, dando mentalmente un ultimo Addio.
* Eugenio
Montale