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Autore: TheSlavicShadow    16/04/2024    0 recensioni
I più forti tra tutti i guerrieri sono tempo e pazienza. [Tolstoj]
Berlino, 18 gennaio 2024
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Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I più forti tra tutti i guerrieri sono tempo e pazienza. [Tolstoj]

 

Berlino, 18 gennaio 2024

 

Ivan Braginskij aveva osservato l’altro uomo da lontano. Aveva sempre timore di avvicinarsi nell’ultimo periodo. Ogni volta che gli si avvicinava il suo bel viso presentava una nuova ruga. Ogni volta era un po’ più vecchio.

E questo faticava davvero ad accettarlo. Aveva fatto così tanto per mantenerlo in vita. Era diventato un crudele carceriere pur di non farlo scomparire. Ed era stato tutto vano alla fine.

Lo aveva visto trasformarsi davanti ai suoi occhi. Diventare quello che avevano sempre temuto potesse succedere a qualcuno di loro. 

Gilbert Beilschmidt lo aveva notato e si era sbracciato nella sua direzione per attirarne l’attenzione. Poco sapeva quello sciocco che la sua attenzione la aveva sempre. E da sempre. E l’avrebbe avuta fino alla fine.

“Non era necessario che tu mi aspettassi qui fuori. Si gela stasera.” Gli si era avvicinato velocemente. Non voleva perdere tempo prezioso. 

“Stai diventando vecchio, Vanja. E’ solo aria fresca.” Gilbert gli aveva sorriso, i suoi occhi vermigli pieni di vita, ma contornati da piccole rughe. Non pensava avrebbe mai vissuto quel momento. 

Gilbert sorrideva, ma lui era riuscito solo a deglutire quel sentimento amaro che gli riempiva il cuore. Era stato facile i primi anni, non c’erano stati grossi cambiamenti. Gilbert era sempre lo stesso. Fisicamente e mentalmente.

Era stato però troppo veloce. Un attimo prima era un bellissimo ragazzo nel fiore degli anni, e l’attimo dopo davanti ai suoi occhi aveva un affascinante uomo di mezza età.

Il suo Gilbert era diventato un essere umano nel momento in cui le due Germanie si erano unificate. Sarebbe dovuto diventarlo molto prima, ma aveva fatto l’impossibile per tenerlo accanto a sé il più a lungo possibile. E avrebbe voluto continuare così per sempre.

“Ehi, non fare quella faccia, Vanja. C’è una festa all’interno del locale e ci sono già tutti gli altri che fanno finta che vada tutto bene. Se entri con quella faccia da funerale il piccolo Feliciano non riuscirà più a trattenere le lacrime. Il che porterà mio fratello sull’orlo di una crisi isterica e abbandonerà il locale e dovrò corrergli dietro per assicurarmi che non si spari un colpo bocca. E tutta un’altra serie di conseguenze a cui non voglio assolutamente pensare.”

“Quanti sarebbero quest’anno?” Domanda stupida, lo sapeva benissimo. Li contava ogni anno e li temeva. 

“Dovrebbero essere 60 tondi, per quello adesso porti il tuo culo la dentro e ci ubriachiamo come se ne stessi per festeggiare 20. E li festeggiamo come solo noi sappiamo fare.” Il Prussiano aveva ammiccato muovendo le sopracciglia e questo era riuscito a strappargli un sorriso. Anche se il suo cervello stava rovinando anche quel momento facendogli ricordare che non ne avrebbero avuti più molti di compleanno da festeggiare.

“Non so a cosa stai alludendo. L’ultima volta che ci siamo visti avevi il fiatone dopo una rampa di scale.”

“Ouch! Questo è un colpo bassissimo! Guarda che vado a correre ogni giorno, stronzo.” Aveva alzato il dito medio nella sua direzione. “Potrò anche avere questo aspetto adesso, ma ricorda che sono ancora capace di farti il culo se voglio.”

“Sì, mentre accompagno in casa di riposo.”

Gilbert aveva riso e il suo cuore si era stretto. Faceva male. Faceva troppo male sapere che quel meraviglioso guerriero presto non sarebbe più stato al suo fianco. Credeva che avrebbero avuto tutta l’eternità per loro. Avevano perso tempo facendosi la guerra per troppo tempo. E adesso tutto quel tempo che gli sembrava infinito non c’era più. 

“Sai, Ivan, non ho alcun rimpianto alla fin fine. Sono stati 800 anni fantastici al tuo fianco.”

Il Russo aveva dovuto distogliere lo sguardo da quello dell’altro. Gilbert l’aveva accettato. Aveva fatto pace con la propria mortalità e lo stava vivendo con serenità. 

Lui no. Per lui nulla di quello era accettabile. Entro pochi anni avrebbe dovuto dirgli addio per sempre e non era pronto in alcun modo. Come avrebbe potuto andare avanti per magari altri secoli senza quell’uomo fastidioso al proprio fianco? 

“Ehi ehi, guardami.” L’uomo gli si era avvicinato ulteriormente, appoggiando una mano sulla sua guancia, costringendolo così a guardarlo di nuovo. “Il mio fantasma continuerà per sempre a perseguitarti, non temere. Non potrai liberarti di me così facilmente. Sarò un tarlo nella tua testa che non riuscirai ad estirpare facilmente.”

“Così suona come una maledizione, non qualcosa che dovrebbe in qualche modo rincuorarmi.” 

Gilbert gli sorrideva, con quel suo sorrisetto sarcastico che tantissime volte voleva scacciargli dal viso in malo modo e che adesso era la cosa più bella che vedeva. E voleva sorridergli a sua volta e dargli tutta la felicità che poteva negli anni che ancora gli erano concessi da passare insieme.

 
   
 
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