Dal più piccolo disagio, alla sfida più complessa, il mio cervello viene come ricoperto da una patina melmosa.
Incapace da quel momento in poi di proiettare i pensieri e ragionamenti brilllantemente articolati, che prima con orgoglio avevo costruito, se non riducendoli a delle minime unità logiche che assomigliano più a dei generici balbetii di un bambino.
L'incapacità di concentrarmi senza perdermi in ombre di sensazioni, appena accennate ma abbastanza forti da strapparmi dal momento, mi destina ad un'esistenza dominata dalla Mediocrità.
Senza neanche quell'illusione, che tutti hanno, di non esserlo.
La frustrante condizione di assistere agli eventi al di fuori del corso del tempo: il futuro dell'errore insinuandosi nella coscienza ostacola ogni sensibilità e rallenta ogni percezione, e mi impedisce di agire con prontezza a quello che ormai, nel momento in cui la storia mi riattira a sé, è l'oracolo compiuto.