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Autore: Iron_Captain    20/04/2024    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Una Storia di Vendetta"
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Tratto dal testo
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Passò tutto il giorno a fare le ricerche su internet, senza uscire dalla camera, a cercare una soluzione, con la rabbia che piano piano crebbe in corpo e con il desiderio di voler punire quelle tre bulle.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL PREZZO DA PAGARE

Dopo essere tornata da scuola, Vanessa rimase in camera da letto tutto il pomeriggio a piangere a dirotto e non permise ai propri genitori, preoccupati per lei, di entrare. Era distesa sul letto, invasa dal dolore, dalla rabbia e dai sensi di colpa per essersi fidata di tre ragazze che aveva creduto fossero delle vere amiche: le aveva conosciute al bar della scuola durante la ricreazione; erano considerate dai ragazzi le più fighe e facevano parte della stessa classe.
Era stata avvicinata da loro, e vedendo che erano gentili ed estroverse, decise di unirsi al gruppo.
Aveva passato bellissime giornate con loro: uscivano assieme per andare a fare shopping, si aiutavano a vicenda con i compiti in classe e con i compiti da fare a casa, e una volta erano andate al lunapark. Quel giorno le regalarono un peluche a forma di giraffa, dicendole che oltre ad essere un simbolo di amicizia, era anche un modo per dare il benvenuto alla nuova arrivata nel gruppo. Si sentiva talmente legata a loro che ignorò tutte le volte che i propri  compagni di classe e di scuola, tra cui gli insegnati, le dissero di non frequentare quel  gruppo perché quelle tre ragazze si divertivano a pettegolare e bullizzare gli altri. Ripensando a quei consigli si pentì amaramente di non aver dato loro ascolto, e adesso ne stava pagando le conseguenze.
Scoprì chi erano realmente quando il giorno precedente era stata invitata a casa di una di loro, e si era messa a giocare a poker con loro. Fortunatamente non si scommettevano soldi, ma quando una di loro perdeva una partita si doveva esibire in un balletto davanti a tutte loro e togliersi in modo sensuale un indumento e bere un sorso di birra. Sarebbe dovuta essere una cosa privata, e per di più soltanto un “gioco” tra loro, ma non fu così: a differenza loro, non riuscì a reggere l’alcol, sicché cominciò a non essere più lucida e senza rendersene conto aveva finito per spogliarsi completamente e a ballare mentre loro esultavano.
Essendo stata ubriaca, non ricordò cosa aveva fatto, ma intuì subito di essersi addormentata, poiché si svegliò a casa il giorno dopo con un terribile mal di testa. Essendo una domenica, non dovette andare a scuola, perciò ebbe tutto il tempo per riprendersi dalla sbronza. Non appena si sentì meglio prese il cellulare allo scopo di chattare con quelle bulle; non appena notò numerosissime notifiche di facebook, ne cliccò una per vedere di cosa si trattava: non aveva mai ricevuto così tante notifiche prima d’ora, e voleva proprio sapere di cosa trattavano. Fu così che scoprì che quelle bulle maledette avevano postato il video della loro serata, e lo avevano condiviso a tutti i compagni di scuola e classe, i quali gran parte di loro lo avevano commentato in modo decisamente inappropriato. Entrò nel panico, e non appena entrò nel proprio profilo, vide diversi “post privati”: quasi tutti quelli pubblicati dai ragazzi c’erano frasi tipo “Sei una gran bella gnocca!”, o “Facci sognare ancora!” o ancora “Vogliamo vedere di nuovo le tue tette!”. Per non parlare dei post delle ragazze, in cui la insultavano dicendole di vergognarsi, che non aveva pudore e dignità… e altri insulti gravi. Si sentì talmente umiliata da aver pensato di non voler più andare a scuola per non incontrarli più.
Con la scusa che non si sentiva tanto bene non uscì con i propri genitori: voleva cercare di risolvere in qualche modo la situazione. Contattò coloro che credeva fossero sue amiche per chiedere loro di eliminare il video, ma ridendole in faccia le dissero che è divertente e che era arrivata l’ora di farsi conoscere da tutta la scuola. Sentire quella risposta fu come ricevere una pugnalata nel cuore.
Inviò segnalazioni a facebook di cancellare quei post e il video, ma non essendo una cosa immediata, cominciò a cercare su internet una soluzione più efficace e immediata.
Passò tutto il giorno a fare le ricerche su internet, senza uscire dalla camera, a cercare una soluzione, con la rabbia che piano piano crebbe in corpo e con il desiderio di voler punire quelle tre bulle. Ad un tratto un particolare titolo presente nei risultati di ricerca di Google catturò la sua attenzione.

  Problemi su Facebook? Si possono risolvere…

  Decise di cliccare sul titolo, per poi venire reindirizzata su un’altra pagina web denominata www.vendettaonline.com.
Lo sfondo di quel sito era di un color viola prugna, con la scritta in blu “Vendetta Online” rappresentata nello stile “gocce che scivolano verso il basso”. Sotto il titolo c’era un altro link che poteva essere aperto cliccandoci su, preceduto dalle seguenti parole:

  “Hai subito molestie, insulti fenomeni di bullismo o ti hanno o ti hanno hackerato il profilo facebook o altri social media simili? Ti aiuteremo a risolvere i tuoi problemi e a far sparire per sempre i tuoi problemi. Tutto ciò che devi fare è cliccare sul link sottostante e seguire le seguenti istruzioni.”

Alla domanda: Come desidereresti vedere risolto il tuo problema?

  Vanessa scrisse;

  Mi piacerebbe vedere che quel video e i post in cui mi insultano siano rimossi per sempre, e voglio che questo fatto non sia mai accaduto.

  Con le lacrime agli occhi e la rabbia in corpo continuò a scrivere:

  E voglio che Maria Rita, Kamala e Desirée siano punite severamente!

  Una volta inviata la risposta, passò alla successiva domanda…

  In che modo vorresti che siano punite?

  A quella domanda Vanessa ebbe un momento di esitazione, poiché non aveva pensato al un’adeguata punizione da infliggere a loro. Non appena iniziò a pensarci su, ricordò di come era stata ingannata, umiliata e messa in ridicolo con quel video che poi avevano pubblicato su facebook.

  Voglio che muoiano: che siano uccise nel peggior modo possibile!

  Dopo aver inviato la risposta comparve un altro testo che iniziò subito a leggere. Sembravano delle istruzioni a compiere una sorta di rito. Normalmente avrebbe chiuso il browser e mandato a quel paese chiunque avesse inventato quella diavoleria, ma non lo fece: piuttosto decise di eseguire quel rito, credendo fosse un “rito portafortuna”. Dopo aver preso un paio di forbici, si fece un taglio sul palmo della mano e iniziò a disegnare un “pentagono” sul pavimento con il proprio sangue. Il prossimo passo fu quello di tingere nel sangue un oggetto che fosse legato a quelle persone che voleva fossero punite. Vanessa fu improvvisamente presa dal panico, poiché non ricordava di avere qualcosa di simile... fino a quando non soffermò lo sguardo sul peluche a forma di giraffa che aveva appeso sullo zaino. Lo prese immediatamente, sporcandolo di sangue a causa della ferita sulla mano, e lo mise al centro del pentagono. A quel punto dovette recitare per tre volte la formula che c’era scritto sul computer, includendo i nomi delle tre persone che voleva fossero punite, affinché il rito funzionasse. Iniziò esitante a recitarla, dopodiché prosegui spedita, pensando al male che le avevano fatto e alla sofferenza ricevuta. Il pentagono iniziò a brillare e a illuminare la propria camera da letto, e il peluche cominciò a tremare. Una volta recitata per tre volte la formula, lo schermò del PC rilasciò una specie di flash che accecò e fece svenire Vanessa.

  Mentre accadde ciò, Maria Rita, Kamala e Desirée, le quali erano andate a dormire tranquillamente ognuna a casa propria, si svegliarono in un luogo totalmente sconosciuto ai loro occhi, e per di più erano insieme.
“Ma cosa…” cominciò a chiedere la prima.
“Ma dove siamo?... E non dovevamo trovarci ognuna a casa propria?” disse Desirée.
Guardandosi attorno, videro che una strana nebbia color sabbia coprì loro la vista dell’effettivo panorama offuscato da essa, e sentirono la terra umida sotto i loro piedi. Sentirono improvvisamente freddo, e tutt’un tratto provarono paura. Non riuscirono a capire se era notte oppure no. Ad un tratto iniziarono vedere delle orrende creature nere dotate di denti aguzzi, artigli affilati, la faccia che sembrava l’incrocio tra un lupo e un cane, e il corpo snello e magro. Ognuna di loro ne vedeva due davanti ai loro occhi. Iniziarono subito a scappare impaurite, credendo di venire aggredite l’una dall’altra perché vittime di quelle allucinazioni.
Kamala corse più veloce che poteva senza sapere dove stava andando e senza rendersi conto che l’ambiente che la circondava era sempre uguale. Ad un tratto sentì dei versi simili a quelli di vari cani che inseguivano la loro preda; voltò la testa mentre continuava a correre, e vide tre orrende creature: dall’aspetto sembravano dei lupi, ma erano più alti ed avevano la parte lombare rivolta verso l’alto mentre scattavano correndo a quattro zampe, come se fossero degli umani che imitavano un cane. Kamala lanciò un urlo spaventato mentre continuava a correre, ma fu ugualmente raggiunta da quei mostri, i quali le saltarono addosso per immobilizzarla e iniziarono a sbranarla.
Anche Desirée fece la stessa cosa delle due amiche, e non appena voltò per un momento lo sguardo, andò a sbattere contro qualcosa; non fece in tempo ad osservare contro cosa avesse sbattuto che si ritrovò ad essere soffocata da due enormi mani enormi e ad essere sollevata da terra. Non riuscì ad urlare per quanto fosse forte quella presa, ma ebbe modo di vedere l’enorme e muscoloso essere nero dalle enormi corna dall’espressione omicida e selvaggia prima di poter esalare l’ultimo respiro di vita.
Non appena Maria Rita vide il burrone davanti a sé si fermò improvvisamente, dopodiché si voltò guardandosi attorno impaurita. Non vide nessuno nei paraggi, ma ebbe l’impressione di non essere sola.
“Kamala! Desirée!”
Non ebbe alcuna risposta. A un tratto comparvero dall’alto dei tentacoli neri che si avvolsero attorno al corpo e sulle spalle e la sollevano in alto. La ragazza urlò impaurita finché non si trovò difronte a una ragazza bianca di carnagione, i capelli lunghi neri e un lungo vestito di seta nero, il quale permetteva a comunque di mostrare il resto del corpo, e quale biancheria intima indossava, perché il tessuto era fino: il reggiseno e le mutandine erano anch’esse nere. Non portava le scarpe… e gli occhi erano rosso sangue.
“Chi sei?!... Che hai fatto alle mie amiche?!... Che cazzo vuoi da noi, stronza?!”
La ragazza demoniaca non disse nulla, e si limitò a mostrare i propri canini affilati e a fare un verso stridulo.
Non appena Maria Rita urlò per la paura, si ritrovò a precipitare nel vuoto… finendo per venire infilzata da una miriade di punte d’acciaio che sbucarono dal terreno in ogni parte del suo corpo, di cui alcune si staccarono dal corpo.
Le tre bulle, ognuna a casa propria, si ritrovarono a urlare nel sonno e a dimenarsi come se qualcuno le stesse torturando. I loro genitori provarono a svegliarle, ma non ci riuscirono. Si calmarono di colpo da sole…ma non appena videro il sangue che sgorgava dalla bocca e gli occhi aperti mentre erano ancora stese sul letto, furono chiamate immediatamente le ambulanze… Ma era troppo tardi: loro erano già morte.

   Con i raggi del sole che entrarono dalla finestra della propria camera da letto e la sveglia che iniziò a suonare in quel momento, Vanessa cominciò a svegliarsi. Si stiracchiò le braccia verso l’alto e lanciò uno sbadiglio. Iniziò a guardare la propria camera da letto, completamente immersa nel caos, e il PC portatile aperto, ma spento.
Ah giusto!, disse a se stessa ricordandosi che lo aveva lasciato tutta la notte acceso. Dopo averlo messo in carica, guardò l’ora dal cellulare.
“O porca miseria!”
Si affrettò a prepararsi il più in fretta possibile per uscire di casa e non arrivare in ritardo a scuola, senza rendersi conto che il peluche a forma di giraffa rimasto al centro della stanza quando era stato lanciato il rito satanico era diventato rosso sangue, ma soprattutto, chiunque lo avesse preso in mano si sarebbe ustionato le mani, come se fosse stato avvolto dalle fiamme, e aveva gli occhi completamente neri, come fossero avvolti nelle ombre.
Arrivò in tempo all’ingresso della scuola, ma provò esitazione ad entrare: ricordò il brutto fatto del video pubblicato su facebook da quelle bulle e dei commenti perversi e inappropriati dei propri compagni. Si vergognava a varcare l’ingresso e vedere le espressioni dei propri compagni. E se anche i professori lo avevano saputo?
Vanessa fu sul punto di andare via, ma qualcuno la prese per un braccio e la costrinse a voltarsi.
“Nonostante tutti i tuoi problemi sono stati risolti, continui ancora a scappare?”
A parlare fu una ragazza vestita con una maglietta nera con strisce rosse, leggins neri, scarpe da ginnastica nere e bianche, capelli lunghi neri, pelle bianchissima ma formosa che si parò davanti a Vanessa con le mani appoggiate sui fianchi.
“Cosa…? Di cosa stai parlando?” chiese confusa.
Invece di risponderle, la ragazza le mostrò lo schermo del proprio cellulare, dove venne visualizzato il video girato dalle tre defunte ex amiche.
Vanessa fu totalmente scossa, al punto che si lanciò su di lei aggredendola.
“Cancellalo!” urlò.
Purtroppo quella ragazza era più forte e robusta, e riuscì a spingerla via.
“Avevi desiderato l’eliminazione del video di quelle tre bulle, da facebook e avevi desiderato la loro morte, e tu mi ringrazi così?”
Mentre Vanessa ascoltò le sue parole, ad un tratto vide sullo schermo del suo cellulare un sito con la schermata blu. In quel momento ricordò ciò che in preda alla rabbia aveva fatto.
“I… Io…”
“Esatto: hai invocato il mio aiuto per risolvere alcuni tuoi problemi, e io te li ho risolti…”
“Perché hai salvato quel video nel tuo cellulare? E poi gli altri ricorderanno…”
“Niente di più sbagliato.” disse la ragazza demone. “Rimuovendo il video e i loro commenti ho di conseguenza cancellato anche i loro ricordi su tutta la faccenda. E le ragazze è come se non fossero mai esistite.”
Vanessa resto totalmente turbata da quelle parole da mettersi le mani nei capelli, quasi come a strapparseli, iniziando a pentirsi di essere arrivata a tanto. Ad un tratto fu abbracciata dalla ragazza demone, che poi prese l’iniziativa di baciarla sulla bocca.
“In cambio… oltre alla tua anima, che da adesso in poi mi apparterrà, ti chiedo di essere la mia fidanzata e di amarmi per il resto della tua vita.”
La voce di quella ragazza era sensuale, ma allo stesso tempo le incute terrore… specie quando vide per un breve momento lo scintillio rosso dei suoi occhi, che stava a significare che non stava mentendo.
“E se non rispetterai l’accordo, io ti rovinerò la vita.” continuò a dire con voce sensuale ma minacciosa allo stesso tempo.
“E ora andiamo a scuola.”
Vanessa dovette seguire la sua fidanzata demoniaca, con il suo braccio avvolto attorno alla vita e la mano appoggiata su un fianco, e recitare la parte delle due ragazze fidanzate. Apparentemente doveva mostrare a tutti di essere felice, ma dentro di sé provò rabbia verso se stessa e tristezza, perché nel momento in cui era riuscita ad uscire da una brutta situazione finì per incapparne in una ben peggiore della prima.

  Angolo autore<
Ciao a tutti!...
Quanto tempo che non venivo qui su EFP: mi siete mancati tutti quanti!
Ebbene si: ho deciso di fare il mio ritorno su EFP pubblicando il mio primo racconto “originale”, e in più partecipando per la prima volta a un contest! Sono emozionato!
Capirò subito se questa storia conterrà degli errori, o se la storia presenterà diverse lacune, e vi capisco se non sarà bene recensita: se avessi avuto modo di farla più lunga, l’avrei fatta meglio, ma partecipando a un contest, ho fatto ciò che ho potuto (mirando a fare una storia che sia apprezzata dai miei lettori). Spero sia fatta bene…
Ma soprattutto vi avverto che ho ripreso a scrivere proprio adesso: perciò potrei essere un po’ arrugginito nella narrazione e scrittura, e di ciò me ne scuso subito…
Buona lettura…e spero che anche a voi giudici piacerà la mia storia.
   
 
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