La Stanza
A svegliarla è un peso sul petto e il battito accelerato del cuore. Pensieri estemporanei la sommergono. C’è qualcosa di sbagliato.
Il soffitto. Il soffitto è la prima cosa sbagliata. La penombra non è sufficiente a impedirle di vedere. Il soffitto è… strano e sconosciuto. Volta la testa sul cuscino. Non è il suo letto.
Sul mobile basso, un volume di carta. Ma non è antico. Allunga la mano per toccarlo. È lucido. Barbarico. Un comunicatore piatto e liscio di un modello grezzo e mai visto. E… una lampada. Va bene. La lampada non è troppo strana. Ne ha viste di simili.
Dove sono?
Non è sicura di essere sveglia. La sua mente è ancora annebbiata. E dov’era quando si è addormentata? I motori… i motori della sua… astronave? Un mercantile…
Una tenda che si muove. E niente stelle, là fuori… Rumori. Voci. E il suono grezzo di motori antiquati.
Cosa?
“Ehi. Buongiorno.”
Lui è lì, nel riquadro della porta. Alto, fermo, inconfondibile. Magnifico e vivo. E il respiro le trema e si trasforma in voce.
“Ben…?”
“Chi è Ben?” Lui si avvicina sorridendo e le porge una tazza di… caffè? È lui. Non si è sbagliata. È davvero lui. È…
Adam?
Certo che è Adam. Chi, se non lui? È sveglia. Completamente sveglia. E naturalmente è tutto al suo posto. Ha solo sognato… un po’ troppo. Lui è Adam. Lei si chiama Olive. Stanno insieme da un anno. Passano la vita chinati sui microscopi. Hanno una vita felice e concreta. E le astronavi non esistono. Non c’è lo spazio infinito, lì fuori.
E io sono solo Olive…
Olive prende la tazza e sorseggia il caffè caldo. “Ho fatto un sogno assurdo. Ero una specie di viaggiatrice… c’erano pianeti e stelle… E non riuscivo a svegliarmi.”
“E c’era un certo Ben, nel tuo sogno?” È tranquillo come sempre e la guarda in quel suo modo serio ma tenero.
No. Nessun Ben. Perché lei, l’altra, lo ha perso. Sì, è stato solo un sogno. E non è stato bello. Deve togliersi di dosso un’idea assurda che non vuole andarsene.
“È strano. Sembrava reale… Era come se…” Si scuote. Non importa. Sono pensieri deliranti. E non andrà di certo a raccontarli ad Adam.
Gli tende la tazza vuota. “Doccia” annuncia, saltando giù dal letto. Lei e Adam vivono di scienza. Non sarà lei a iniziare a parlare di favole e fantasmi.
Si allunga verso di lui e gli stampa un bacio sulle labbra. Le stelle iniziano a svanire. E anche quel bizzarro dolore onirico. Un dolore che è stato suo per il tempo di un sogno. E che le lascia addosso la profonda e assurda certezza di averlo vissuto davvero, in un’altra vita.