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Autore: Orchidea7    26/04/2024    0 recensioni
Hazel Robert è la responsabile marketing di un'importante casa editrice che si sente costantemente rincorsa dai demoni del suo passato, Scott Miller , invece, è a capo dell'azienda farmaceutica di famiglia, è vedovo e con i suoi demoni ci fa i conti tutti i giorni. Le loro vite scorrono su binari paralleli senza mai incontrarsi finché un problema legale rischia di gettare la casa editrice Tree of Life e la stessa Hazel, in un baratro senza fondo e proprio in quel momento sarà Scott a intervenire mostrando una parte di sé totalmente inaspettata.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scott

Osservo la distesa di grattacieli che si ergono oltre la vetrata del mio ufficio, il sole del pomeriggio si insinua tra le loro ombre sferzando il cielo ricco di nuvoloni plumbei. Sospiro pregando che non finisca a piovere o il mio pomeriggio potrà considerarsi saltato.

Picchietto nervosamente l'indice sulla parete liscia della scrivania in vetro, mentre la tensione per l'imminente arrivo di quell'uomo, mi stringe la gola, sono pronto a scattare a ogni minimo rumore che percepisco.

L'attesa si impossessa dei miei muscoli, li stringe, li comprime, li avvolge in una spirale oscura che non mi permette di restare un minuto di più seduto su quel giaciglio comodo che è la sedia girevole del mio ufficio. I brividi percorrono ogni lembo di pelle, devo alzarmi: inizio a camminare senza una meta, mentre il macigno sul mio petto si appesantisce ogni minuto di più.

Alzo energicamente la manica della camicia, il mio vecchio Rolex dorato è sempre al suo posto, ma l'ora segnata dalla lancetta non lascia scampo a fraintendimenti: il mio ospite è in ritardo, in estremo ritardo. 

Gli ho dato appuntamento quasi venti minuti fa per approfittare della pausa pranzo e sperare che nessuno possa incrociarlo, la sua presenza non deve essere contemplata da nessuno. È il mio fantasma, il mio personale traghettatore per l'Inferno venuto a riscuotere il suo tributo.

Sistemo il colletto della camicia immacolata, con l'aiuto di due dita mi insinuo nella morsa ostile che stringe la mia trachea, è la rigidità del cotone che attenta alla mia stessa vita, provo a trovare sollievo dalla presa esercitata, ma l'azione porta ben pochi benefici e l'aria sembra mancarmi lo stesso.

Spazientito, afferro il cellulare pronto a chiamare nuovamente quel maledetto numero, ma prima che possa premere sullo schermo luminoso, un rumore metallico rimbalza tra le pareti degli uffici vuoti e attira la mia attenzione. La porta dell'ufficio si apre di scatto e non ci metto molto a capire chi sia il responsabile di tutto questo baccano: l'energumeno che entra ha i capelli scuri e unti, mi scruta, fa uno strano movimento con la bocca e poi si avvicina, chiudendo l'anta in mogano alle sue spalle con il movimento del tallone.

Il suo incedere pesante e lento, mi riporta alla prima volta in cui l'ho visto e un sapore amarognolo si fa spazio nella mia bocca, i ricordi si colorano di una sfumatura amara che sopporto a stento.

«Signor Miller, che piacere rivederla».

Appena apre la bocca, i denti gialli attirano la mia attenzione aumentando il senso di disgusto che fatico a ignorare. Continua a fissarmi con il suo ghigno disegnato, segno inequivocabile di quando la mia reazione lo diverta profondamente.

«Il nostro amico le manda questo. Spera che i suoi modi si dimostrino celeri come lo sono stati in passato.»

Posa una cartellina lucida sulla scrivania e la lascia scivolare sulla superficie. Per poco non finisce oltre il bordo, ma lo slancio fa fuoriuscire alcuni fogli e una foto. Mi avvicino con timore, afferro con la mano tremante quella figura rettangolare e chiudo gli occhi per qualche secondo: so bene che una volta che i miei occhi si saranno posati su quella documentazione, tutto cambierà, proprio come succede ogni volta. Faccio un respiro profondo, osservo quella figura e lascio che il  cuore rotoli per terra diviso in mille pezzi.

«Tutto bene, signor Miller?»

«Certamente – resto con la testa bassa per qualche minuto, il peso di quella rivelazione mi piomba sulle spalle, ma non posso mostrare nessun segno di cedimento al mio interlocutore. Così riprendo a respirare, spingo l'aria a fondo nello sterno, sento i polmoni aprirsi come girasoli alla luce dorata e alzo lo sguardo. Fisso le mie iridi glaciali su quell'uomo e, ricorrendo al mio finto  coraggio, gli rispondo scandendo bene le parole. – Farò tutto con estrema attenzione, come al solito.»

Eccolo là che mi sorride di nuovo, tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca, lo apre e ne afferra una con le labbra, nascoste dalla barba scura e irsuta. Sto per dire qualcosa, ma prima che possa aprire bocca, posiziona il cilindro bianco dietro l'orecchio sinistro e scosta i capelli che ricadono sulle spalle. Apre la porta, ripone le mani nelle tasche appena passato lo stipite e con il piede sinistro, lascia che la porta si richiuda alle sue spalle senza fiatare.

Nel momento in cui mi accorgo di essere finalmente solo, la tensione scivola via dal mio corpo, le gambe tremanti non reggono più la posizione eretta e sono costretto a poggiarmi alla sedia girevole. Piego lievemente il collo all'indietro, ma lancio delle occhiate saltuarie a quella maledetta cartellina che con le sue pagine aperte grossolanamente rappresenta la condanna a morte della mia anima. Avvicino la mano per cercare di chiuderla, nella vana speranza che oscurandola dai miei occhi, possa trovare pace, ma appena un raggio di sole colpisce le falangi, la vedo: la fede d'oro che ancora porto all'anulare.

Mi sorprendo ad accarezzarla delicatamente con l'altra mano.

Riesco solo a sussurrare un nome mentre afferro il bicchiere colmo di whisky che è rimasto inerme sulla scrivania da quasi un'ora. Faccio ondeggiare il liquido ambrato sul cristallo lucido e lo lascio scivolare nella gola, brucia leggermente, ma il calore che scaturisce nello sterno mi regala un po' di sollievo.

«Olivia...»E i miei pensieri si incatenano al suo ricordo.

 

   
 
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