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Autore: Tynuccia    01/05/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] Ciò che, però, non era cambiato, era il modo in cui la percepiva, insieme ad un’innata curiosità di cui un po’ si vergognava.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Miriallia Haww
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cotta 
 
 
 
 
La prima volta che l’aveva vista, aveva avuto un mancamento. Figurativamente parlando, ovviamente, esternamente nessuno avrebbe potuto captare il minimo turbamento da parte sua. 
 
Non si assomigliavano per niente, a partire dal portamento, se ne era reso conto soltanto qualche istante dopo. Anche ad una prima, rapida occhiata, non ci voleva un terapeuta per capire che erano come il giorno e la notte, e che quella ragazzina era pacata, e mite, e probabilmente molto insicura. L’unico dettaglio che le accomunava, però, era quello più visibile: degli splendidi, fiammeggianti capelli scarlatti.
 
Aveva scoperto, o meglio, Miriallia gli aveva raccontato, che si trattava di una Coordinator che aveva disertato ZAFT durante l’ultima guerra per aiutare Athrun Zala a fuggire da morte certa, restando quindi al suo fianco a bordo dell’Archangel e combattere contro la sua stessa gente. Dopo il conflitto, Meyrin Hawke - questo era il suo nome - non era tornata sui PLANT, ed aveva continuato a vivere e lavorare su Orb, sempre con Athrun, ed evidentemente con il benestare del Delegato Athha. 
 
La seconda volta che si erano visti, aveva scoperto un altro punto in comune con lei: era estremamente civettuola. Non in maniera cattiva, l’aveva capito, ma il modo in cui si era approcciata a Miriallia per raccontarle chissà quale gossip gli aveva ricordato i momenti spensierati prima che Heliopolis cadesse; prima che la ruota del destino si mettesse in moto e girasse all’unico scopo di fargliela perdere per sempre. 
 
Non si sarebbe definito ossessionato, non era così delirante nella sua nostalgia, ma scoprì ben presto che la sua mente spesso correva a quella brillante ragazzina fin troppo capace con i computer. Lo intrigava, e non faceva mistero con se stesso che il motivo era uno soltanto: Fllay Allster. 
 
Sulla bacheca nella sua stanza aveva ancora parecchie foto della sua ex fidanzata, e non aveva mai superato veramente la sua dipartita. Aveva perdonato Kira, quello senza ombra di dubbio, ed un percorso di terapia lo aveva aiutato a comprendere la situazione, ma Fllay era il fantasma che lo perseguitava ed accompagnava con tenace costanza. Di certo in linea con i suoi modi capricciosi e testardi, come quando era stata viva. 
L’aveva amata teneramente, e anche ingenuamente, e si era abituato a quella misera condizione fino a quando il destino, lo stesso che l’aveva strappata al mondo troppo presto, gli aveva messo di fronte Meyrin. 
 
La prima volta che si erano parlati davvero, Ssigh Argyle si era reso conto ancora di più di quanto non si somigliassero. Meyrin aveva un timbro allegro, e dei modi smaliziati nel porsi agli altri. 
 
“Senpai”, lo aveva chiamato, i capelli rossi ondeggianti mentre gli correva incontro, ormai non più legati negli infantili codini con cui l’aveva conosciuta, “avrei bisogno che consegni questi documenti a Cagalli-sama”. Gli aveva teso una chiavetta USB ed aveva gonfiato le guance, evidentemente indispettita. “Toya-kun mi ha riferito che è stata rapita da Athrun”.
 
Ssigh si era tolto gli occhiali e si era stropicciato gli occhi. “Increscioso, ne convengo”, commentò, comunque divertito da come la più alta carica dello Stato fosse scomparsa sotto la vigile attenzione delle sue guardie del corpo, per mano della sua ex guardia del corpo. L’ironia era palese. 
 
Meyrin aveva riso, leggera e spensierata, e lo aveva ringraziato prima di andarsene, millantando un lavoro che si sarebbe dovuta sorbire da sola per colpa di quel caso umano del suo collega. 
 
Da quel giorno, si erano incontrati più volte, sempre tra i corridoi del palazzo del governo, e la Coordinator si era dimostrata un caleidoscopio di somiglianze e differenze, rispetto a Fllay, creando nella sua mente una nuova immagine. Conquistando una propria identità separata. Ciò che, però, non era cambiato, era il modo in cui la percepiva, insieme ad un’innata curiosità di cui un po’ si vergognava. A ventun’anni e con una brillante carriera diplomatica davanti, sprecare tempo a fantasticare non era un hobby di cui andare fieri, e dopo svariato tempo decise di prendersi il lusso di confrontarsi con l’unica persona che non l’avrebbe preso in giro. 
 
“Dovremmo farlo più spesso!”, esclamò Miriallia Haww, riempiendosi il boccale con della birra ghiacciata mentre scrutava il menù ricco di specialità che le fecero venire l’acquolina in bocca. “Lavoriamo troppo”.
 
Ssigh rise. “Dobbiamo dare il nostro supporto al Delegato Athha. Dopo l’incidente con la Fondazione, le scartoffie si sono triplicate”.
 
“Non me ne parlare”. La ex CIC dell’Archangel si concesse un sorso generoso, forte della sua tolleranza all’alcol. “Però mi ha fatto piacere, il tuo invito. Mi riporta indietro con il tempo”.
 
Il ragazzo annuì, comprendendo perfettamente. A scuola non erano stati particolarmente legati, e il loro rapporto di amicizia era sbocciato soltanto in seguito alla dipartita di Tolle. Avevano vissuto degli istanti significativi, insieme, che li avevano resi amici per sempre. Del gruppo originario c’erano ancora Kira, e Kuzzey, ma per svariati motivi soltanto loro due avevano continuato una frequentazione assidua. “Come va, con Elthman?”.
 
Il nominare di quel fanfarone biondo le fece corrucciare la fronte e sbuffò, trovando che fosse il momento adatto per finire il boccale. “Un ostinato asino”, dichiarò Miriallia, solenne nel suo astio. “Non conosce proprio il significato della parola no”.
 
Ssigh le lanciò un’occhiata di affettuoso rimprovero. “Se non ti ostinassi ad invitarlo a casa tua, impedendogli di stare in hotel quando viene a Orb, forse capirebbe meglio l’antifona”.
 
Presa in castagna, la ragazza sobbalzò e gli puntò contro una forchetta. “Si può sapere da che parte stai?”.
 
Lui preferì non replicare, estremamente divertito dalla traballante reticenza dell’amica. “Però diciamo che è collegato al motivo per cui ti ho chiesto di vederci. Non è nei miei interessi farti indispettire”.
 
Miriallia sollevò un sopracciglio. “Quell’idiota ti ha contattato? Non dirmi che ti ha scucito qualche dettaglio sconveniente”.
 
“Ma no, nulla del genere”, assicurò Ssigh, alzando le mani davanti a sé. Arrossì appena e si affrettò a tenersi occupato con la sua birra. “È ché mi sono preso una sottospecie di cotta…”.
 
L’espressione di Miriallia mutò istantaneamente e si sporse verso di lui, regalandogli un sorriso raggiante. “Oh, Ssigh! È una notizia meravigliosa! La conosco?”.
 
Notando come l’animo giornalistico non la abbandonasse neppure quando aveva appeso la Reflex al chiodo, lui si pulí gli occhiali con il lembo della camicia. Si sentiva un tantino sciocco, ma sempre meglio che rimanere sveglio a fissare il soffitto, solo con le sue fantasie sulla consistenza di quei bei capelli scarlatti. “Si dà il caso che sì, la conosci. E bene, anche”. Non ebbe bisogno di tornare a guardare la ragazza per sapere che ormai aveva catturato la sua attenzione, oltre che la sua curiosità. “Ma è un po’ imbarazzante”.
 
Miriallia assunse un’espressione meditabonda. “Giuro che se mi dici che è Cagalli…”.
 
Ssigh scoppiò a ridere e scosse la testa. “Nella maniera più assoluta. E poi ho già avuto a che fare con il malcontento di un Coordinator innamorato. Solo che con il Colonnello Zala dubito me la caverei semplicemente con un braccio torto dietro la schiena, non ti pare?”. Miri rise con lui. “No, no. Si tratta della signorina Hawke”.
 
Miriallia sgranò gli occhi, presa totalmente contropiede. Da quel che sapeva, Ssigh e Meyrin non avevano un rapporto stretto, ma lavoravano bene insieme. Certo, la hacker di Terminal era davvero una bambolina deliziosa, non c’era da stupirsi se qualcuno si interessasse a lei… poi, come colta da ispirazione divina, cominciò a capire il perché, ed il suo sorriso si fece più dolce. Se il destino le avesse messo sulla strada qualcuno che le ricordasse Tolle, ci sarebbe cascata pure lei. E invece era andata ad impantanarsi con il suo totale opposto. Amara ironia della sorte. 
 
“Trovi che sia una cosa stupida?”, riprese timidamente Ssigh, di fronte al suo silenzio. “Perché io, alle volte, lo penso davvero”.
 
“Affatto”, assicurò Miriallia, prendendogli una mano gentilmente. “Ormai Meyrin ha accantonato le sue fantasticherie su Athrun, e tu sei proprio un bel partito”.
 
Intimamente sollevato che non l’avesse redarguito, Ssigh scoppiò in una risata amara. “Vorrei che fosse per qualcosa di più dell’eredità dei miei genitori, eh”.
 
Lei buttò il petto all’infuori, offesa. “Ovviamente non intendevo quello. Voi uomini avete l’ego di cristallo”. Chiuse il menù e si erse in una posa più dignitosa. “Penso che non ci sia davvero niente di male. È giusto guardare avanti, e tu te lo meriti”. 
 
Ssigh annuì, ma il suo sorriso si fece offuscato. “Sarà sciocco, ma ogni tanto penso che non le farebbe piacere”.
 
“Capisco cosa intendi, e forse potrei sembrare ipocrita, ma la vita va avanti e sono sicura che Fllay ti direbbe lo stesso”, mormorò Miriallia. “Certo, aggiungendo che sei un idiota, ma tant’è”. Armeggiò con la borsa e prese il cellulare. “Ti invio il contatto personale di Meyrin. Non ti dico di scriverle subito, ma almeno ce l’hai. Una delle prossime sere potremmo organizzare un’uscita tra colleghi e coinvolgerla”.
 
Lui sospirò, stupito dall’ingegno femminile. “Allora pensi che potrei avere qualche chance?”.
 
Preferendo evitare di fargli sapere che concentrarsi sulla sua vita amorosa le avrebbe evitato di chiamare Dearka, Miriallia gli riempì il bicchiere con l’aria di chi la sa lunga. “Mai dire mai. Se Yzak Joule è riuscito a fidanzarsi, non vedo perché non dovresti farcela tu”.
  
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