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Autore: kalaea    20/09/2009    5 recensioni
"Eccolo. Era tutto la mattina che lo cercavo. Finalmente all'uscita da scuola ero riuscita a beccarlo. Con i suoi amici. Li stava salutando. Ora! Lo raggiunsi. Avevo il cuore in gola."
L'avevo scritta per partecipare ad un concorso, ma non l'avevo finita in tempo...a me piace, fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A gara con me stessa
Lo vidi passare. Camminava nel corridoio, circondato dai suoi amici. Sorridente. Bellissimo. I capelli biondi, ricci. Gli occhi azzurri, come il limpido cielo di una giornata estiva. Il principe azzurro di una bellissima favola. Un angelo senz'ali caduto dal cielo. Alessandro Gregori. Alex, per gli amici. Il ragazzo più bello della scuola. Il ragazzo più affascinante, attraente, incantevole.
« Angel! » mi voltai di malavoglia. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Non volevo farlo.
Benedetta si avvicinò.
« Cosa pensi di fare questa sera? Vieni con noi in disco? »
« Non lo so. » risposi, tornando a divorare Alex con gli occhi. Si era fermato all'angolo con l'altro corridoio. Stava parlando con un prof, non ricordo quale, non era importante. Da quella posizione riuscivo a vederlo in faccia.
Benedetta seguì il mio sguardo fino a lui. Sospirò.
« Non puoi continuare così. Tutti i giorni, davanti all'aula, a fissarlo da lontano. Devi fare qualcosa! »
« Bene, lo sai che sono timida. E per di più lui è il ragazzo più popolare della scuola! Come pensi che potrebbe interessargli una come me?!? »
« Angelica, non venire a farmi queste scene: se vuoi che la situazione cambi devi fare qualcosa, battere per una volta la tua timidezza e farti avanti. Altrimenti lascialo perdere. » la guardai afflitta. Non era la prima volta che mi faceva una scenata del genere. Ma le cose non erano mai cambiate.
Benedetta sorrise.
« Dai, non ti preoccupare! Questa sera in discoteca ci divertiremo un sacco e non penserai a lui neanche per un solo momento. »
Le sorrisi anch'io.
La campanella suonò. Entrammo in classe. L'intervallo era finito.


*


Ore 23:00. Arrivammo in discoteca. Io, Bene, Lore, Mary. La madre di Lore ci aveva accompagnate. La musica era già alta e la gente cominciava ad arrivare. Ci sedemmo a un tavolo e ordinammo da bere. Avremmo cominciato a ballare tra un po'. Guardai verso la postazione del dj. Avrei voluto non farlo. Cuffia sulle orecchie, una mano per tenerla, l'altra sui piatti. Lo sguardo concentrato. Il colore del viso, degli occhi, dei capelli, modificato dalle luci. L'angelo si era trasformato in demone ammaliatore.
Distolsi lo sguardo. Benedetta mi guardò ansiosa. Le sorrisi. Non ti preoccupare, le dissi con il pensiero. Non mi importa più niente di lui. Non sono la ragazza per lui, sono troppo timida. Non sono alla sua altezza. Non ti preoccupare. Continuai a ripetermelo nella testa. Dovevo esserne convinta.
Mi alzai in piedi e mi diressi verso la pista. Le altre mi seguirono. Cominciai a ballare, trascinata dalla musica e dalla gente intorno. Senza pensare a niente.


*


Era tardi. Ed ero stanca. Le mie amiche continuavano a ballare. Mi guardai intorno. Troppa gente. Troppo casino. Il suo turno come dj era finito, perciò non avevo più nessun motivo per restare dentro al locale. Mi alzai. Bene si era sbagliata: ho pensato a lui ogni singolo istante da quando sono entrata... Mi diressi verso l'uscita. Fuori, persone che fumavano come delle ciminiere. Quasi rimpiansi di essere uscita. Mi allontanai un po'. Avrei chiamato mio fratello per farmi venire a prendere. Composi il numero. Uno squillo, due squilli, tre...
« Pronto? » la voce assonnata di mio fratello.
« Pronto Ste, sono io. Sono alla Monster House. Mi verresti a prendere, per favore? »
« ...mmm...io stavo dormendo...non puoi tornare a casa con le tue amiche? » si lamentò.
« Ti prego, non mi sento molto bene... » ti prego, ti prego, ti prego.
« Ok...arrivo, però tu aspettami dentro al locale. Io arrivo tra cinque minuti. » grazie fratellone!
« Va bene. Ciao! »
« Ciao. »
Chiusi la conversazione. Mi volsi a guardare la discoteca. Sarei dovuta rientrare dentro tutto quel casino. Mi avviai.
Sentii delle risate alle mie spalle. Mi voltai. Alex e il suo gruppo di amici. Ridevano e fumavano. Lui rideva e basta. Anche questo apprezzavo di lui. Niente fumo. Come me.
Gli squillò il cellulare. Rispose.
« Ehi, Alex! Noi torniamo dentro. » urlò uno del branco.
« Cominciate pure ad andare. Vi raggiungo dopo. » rispose lui.
Rimasi immobile. A fissarlo. Parlò per un po' al cellulare. Poi mise giù e s'incamminò verso la discoteca.
Girò la testa verso di me. I nostri sguardi s'incrociarono. Mi lanciò un'occhiata interrogativa. Abbassai lo sguardo imbarazzata. Il cuore che batteva fortissimo. Mi avvicinai ancora. Lui rimase fermo. Avevo un nodo allo stomaco. Provai ad aprire la bocca per dire qualcosa, ma le parole non volevano saperne di uscire. Anzi. Non riuscii nemmeno a dischiudere un poco le labbra da quanto ero paralizzata. Restammo così per un po'. Poi Alex scosse la testa e se ne andò.
Lo guardai andarsene. Senza che me ne accorgessi alcune lacrime cominciarono a scendermi lungo le guance. Un senso di tristezza e di impotenza mi pervase. Mi ero lasciata sfuggire una splendida occasione. Ero stata una stupida. Un'idiota. Perché non avevo detto niente? Perché ero stata zitta? Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano.
« Angel! » un'auto si era avvicinata « Non ti avevo detto di aspettarmi dentro? Lo sai che non mi piace se stai fuori da sola! »
« Ciao Ste. » lo salutai. Avevo una voce da schifo. E dall'espressione di mio fratello anche la mia faccia doveva essere in uno stato pietoso.
« Cos'è successo? » mi chiese, infatti, con tono preoccupato.
Salii in macchina.
« Torniamo a casa. »
Mise in moto. Partimmo senza più dire una parola.


*


« Bene, mi sento così stupida! Non capisco cosa mi è preso! Sarei dovuta andarmene subito! »
« Angel, non ci pensare, ok? »
« Chissà cosa avrà pensato di me! Oddio, non posso ritornare a scuola domani, non posso rivederlo! »
« Assolutamente no! Tu domani vieni a scuola e gli fai vedere che tu non sei muta e che sei perfettamente in grado di parlare! »
« Ma...io sono timida e... »
« Angel, smettila di piangerti addosso, perché ormai quel che è successo è successo e non ci puoi fare niente! E smettila anche di dire che sei timida! »
Rimasi in silenzio. Le mani strette intorno alla cornetta del telefono.
« Angel, » la sua voce si addolcì « non ci pensare, va bene? Scusami, non avrei dovuto alzare la voce. Scusa. »
« No, non scusarti. Tu hai ragione: devo finirla di dire che sono timida, perché non mi aiuta a smettere di esserlo, e devo cominciare a... » mi interruppi, senza sapere cosa dire « E' solo che...non è così semplice... »
« Lo so...non è facile. Ma io, e anche le altre, ti aiuteremo! »
« Grazie... »
« A cosa servono le amiche, altrimenti?!? » rise.
Risi anch'io. Mi sentivo molto meglio.
Era domenica mattina. Avevo chiamato Bene appena sveglia. E le avevo raccontato tutto.
« Senti, che ne dici di mangiare fuori a pranzo? Andiamo da Mec e poi facciamo un giro e andiamo al parco a prendere il sole. E intanto pensiamo ad un piano d'azione per farti passare la timidezza! Dài, che ne dici? » sembrava entusiasta.
« Ma...non so... » non ero certa di voler uscire.
« Dài, ti prego... »
« No, no. E' meglio di no. Oggi vorrei stare in casa. » volevo stare un po' da sola a riflettere.
« Ok, come vuoi... »
« Ciao, ci vediamo domani. »
« Ciao! » riattaccai.


*


Bene ha ragione. Assolutamente ragione. Devo fare qualcosa!
Ma cosa?
Mi avvicinai all'armadio. Aprii l'anta sinistra. La mia immagine riflessa mi stava davanti.
Sarei riuscita a parlargli. Era diventata una questione di principio.
Basta con la timidezza!
Entrai in bagno. Mi feci una doccia. L'acqua calda sembrò lavare via anche tutti i pensieri e le preoccupazioni. Quando uscii mi sentii molto più fresca e riposata.
Mi vestii. Lasciai i capelli sciolti. Uscii in giardino per farli asciugare.
Presi una sedia. Mi ci sedetti sopra. Chiusi gli occhi. E comiciai a cantare.
Liberai la voce. La lasciai andare.
Cantai la prima canzone che mi venne in mente. "Di sole e d'azzurro".
Avevo la mente vuota. Libera da ogni pensiero.
Il giorno successivo gli avrei parlato. Avrei parlato con Alex e sarei riuscita a fare qualcosa. In un modo o nell'altro.
Se proprio non riesco a parlare, chiudo gli occhi e canto...tanto figura di merda più, figura di merda meno...ma devo dirgli qualcosa! Non penso a nessun discorso, che tanto non serve. Ci ho già provato troppo volte e non ho mai ottenuto niente...no, domani andrò da lui e dirò le cose esattamente come mi verranno in mente!


*


Eccolo. Era tutto la mattina che lo cercavo. Finalmente all'uscita da scuola ero riuscita a beccarlo. Con i suoi amici. Li stava salutando. Ora! Lo raggiunsi. Avevo il cuore in gola.
Ero di fronte a lui.
« Ciao... »
« Ciao! » mi salutò sorpreso.
« Ehm...io sono Angelica... » cominciai imbarazzata.
Il cuore a mille. Faceva troppo casino, ero terrorizzata all'idea che potesse sentirlo.
« Ciao... » ripeté confuso.
« Ci siamo visti ieri sera ricordi? » perfetto...mi sono fregata da sola!
« Ah, sì! » mi sorrise. Mi mancò in fiato per qualche secondo.
« Ehm...senti...» quel sorriso mi aveva dato l'incoraggiamento che mi mancava « ...volevo sapere...lo so che non ci conosciamo,ma...» Ce la stavo facendo! Ero io a parlare e non gli stavo solo parlando, gli stavo chiedendo un appuntamento! « ti andrebbe di uscire?... »
Lo fissai intensamente negli occhi. Tutta la mia speranza era nelle sue mani ora.

   
 
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