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Autore: amimy    20/09/2009    0 recensioni
(Leggerissimo spoiler terzo libro e enorme spoiler del secondo libro)
Una serata di romanticismo fra due ragazzi ora cresciuti e nemici. Perchè, ogni tanto, continuare a ricordare fa davvero bene, anche se il presente non è altro che lo spettro stravolto del passato.
Madeleine/Nonno Grayfoot
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Allora…prima di tutto, grazie per aver aperto questa storia. È una sorta di esperimento e non so come sia venuta, perciò a maggior ragione mi farebbe molto piacere sapere cosa ve ne pare. Ho trovato l’ispirazione per questa storia leggendo una frase nel terzo libro( “era stata Maddy a spifferare tutto, a rivelare i segreti dell’ora blu a un normale, nonno Grayfoot – probabilmente una sua fiamma.”) ma per il resto non ci sono riferimenti ad esso. Tutta la storia è legata in minima parte alla storia di Madeleine nel secondo libro e per il resto dipende tutta dalla mia immaginazione. Purtroppo non ho trovato da nessuna parte il nome di battesimo di nonno Grayfoot, perciò ho dovuto utilizzare il cognome o appellativi come “lui”, “il ragazzo”, etc. La storia è ambientata nell’estate in cui Madeleine rivela dei midnighters, perciò quando lei aveva circa diciotto anni (se quando arrivano la televisione e l’aria condizionata lei ha undici anni, e la storia dei segreti svelati e dei midnighters scomparsi accade sette anni dopo, lei in teoria dovrebbe aver avuto diciotto anni…). Sicuramente il Westerfeld il Genio (so di sembrare fanatica XD, ma Westerfeld secondo me è davvero un genio) non avrebbe mai scritto una cosa del genere e con tutte le probabilità se leggesse questa “cosa” mi farebbe fuori, ma pazienza…avevo voglia di scrivere qualcosa di assurdo. Detto questo, “godetevi” la storia…ciao ciao ^^
p.s.:scusate gli errori di battitura, ma sono moooolto di fretta e non ho tempo di revisionare la storia...


Back to the Old Times- A Summer of Love, Betrayals and Secrets


Il ragazzo appoggiò con un sospiro la schiena sul metallo tiepido della panchina, scacciando con una mano una foglia dispettosa che gli si era posata fra i capelli.

Le ombre della sera stavano calando sulla strade afosa della cittadina, donando almeno una parvenza di frescura e ristoro agli abitanti affaticati di Bixby. In quei giorni la calura non lasciava scampo, salvo che nelle ore serali, e la maggior parte delle persone se ne stava rintanata in casa godersi l’aria condizionata.
Quelle serate tranquille, fra le vie quasi deserte, non assomigliavano nemmeno alla lontana al preludio di un disastro.

Il ragazzo voltò di scatto la testa, udendo dei passi regolari che gli si avvicinavano da dietro.

<< Calma, Grayfoot, sono io. >>

<< Hayes. Come mai da queste parti? I tuoi corteggiatori si sono presi una pausa, questa sera? >>

Madeleine Hayes girò intorno alla panchina e gli si sedette accanto con un frusciare sommesso di stoffa. L’abito azzurro cielo che le fasciava la vita sottile, tenuto su da due spalline sottili, terminava in un assortimento di gonne e strati ingombranti che la ragazza dovette spostare di lato per sedersi.

Ormai per loro era diventata una sorta di tradizione, di rito, chiamarsi per cognome. Quasi si fossero appena conosciuti, nonostante si conoscessero da anni.

<< Forse non te ne sei accorto, ma qui ormai tutti si stanno prendendo una pausa. Non è più come una volta. >> ribattè Madeleine, con una luce improvvisamente seria e nostalgica negli occhi. Non si riferiva solo alle strade desolate di una Bixby sempre più deserta, pensava a qualcosa di più arcano e in qualche modo astratto per gli occhi umani. Qualcosa che il ragazzo non avrebbe mai potuto capire, perché quel qualcosa apparteneva ad un mondo del quale lui non faceva parte. Madeleine, invece, ne era immersa fino al collo dal giorno in cui era nata.

Lui scrollò le spalle, senza replicare.

<< Allora, non hai ancora risposto alla mia domanda. Come mai da queste parti? >> aggiunse poi.

Questa volta fu il turno della ragazza di scrollare le spalle. << Stavo facendo una passeggiata nel parco, quando ho visto qualcuno che occupava la mia panchina. >>

<< La tua panchina? Oh, chiedo scusa, non sapevo che fosse già stata prenotata. >> rispose ironicamente lui.

<< Va bene, per quesa volta ti perdono. >> disse la ragazza con un risolino altrettanto sarcastico. Avrebbero potuto andare avanti così tutta la notte, lo sapevano entrambi, ma lei decise di stroncare la discussione appoggiando il capo sul petto caldo di lui.

Il ragazzo la fissò confuso per un istante, prima di convincersi che in effetti quello era un comportamento alla Madeleine in piena regola. Aveva smesso di far caso alle bizzarrie dell’amica da lungo tempo, ormai, e doveva ammettere che in fondo le sue stranezze non gli dispiacevano poi così tanto. Anzi, proprio per niente.

Lei si passò distrattamente la lingua sulle labbra, quasi stesse cercando di assaporare meglio i pensieri dell’altro. Dopotutto, era pur sempre una Telepate, ragazzi o non ragazzi nei paraggi. Inoltre, la mente scaltra e intelligente dell’amico era sempre stata intrigante per lei.

Madeleine sussultò quando, senza preavviso, il ragazzo le sfiorò un guancia con le dita e i suo pensieri si fecero limpidi e evidenti come il cielo dopo un temporale estivo.

Non era difficile immaginare a cosa fossero riferiti i pensieri che correvano nella mente del giovane come tanti criceti impazziti su una ruota. C’era il dolce gusto dell’attrazione, mischiato alla perplessità per l’inaspettata svolta di quella che doveva essere una serata tranquilla, e…qualcos’altro.

La Telepate rabbrividì quando si rese conto che avrebbe dovuto accorgersi prima dei dubbi che frullavano nel cervello del giovanotto. Era inevitabile che una persona attenta e sveglia come lui prima o poi avrebbe capito che qualcosa di strano stava accadendo - anzi, accadeva da svariati secoli - a Bixby, anche se non capiva cosa fosse esattamente. Era ovvio. Era quella la ragione per la quale, tutte le sere nelle ultime settimane, quel ragazzo si fermava nel parco invece che stare con i suoi coetanei: per pensare, per districare i dubbi.

Madeleine alzò gli occhi per guardarlo quando si accorse che la mano del ragazzo si era bloccata sul suo viso.

<< Cosa c’è? >>

<< Ti sei irrigidita. Tutto a posto? >>

Lei si strinse nelle spalle, raddrizzandosi e levando la testa dal suo torace.

<< Sempre a preoccuparti di tutto, Grayfoot? Certo che va tutto bene. >> lo rimbeccò lei, lisciandosi i capelli.

Lentamente, lei gli si avvicinò ancora, stavolta appoggiando le testa sulla sua spalla. Lui non si arrischiò più a toccarle il viso, per paura di un’altra reazione improvvisa, le lasciò una mano abbronzata a penzolare a qualche centimetro dalla pelle chiara di lei. Ovviamente lui non sapeva delle facoltà psichiche dell’amica – come avrebbe potuto? - ma si era accorto da tempo che quando qualcuno la sfiorava inavvertitamente lei s’incupiva di colpo.

<< Allora? >> domandò lei all’improvviso.

<< Allora cosa? >>

<< Io ti ho detto come mai sono qui. E tu, invece? Cosa ci fai da queste parti? >>

<< Sono solamente venuto a riflettere, tutto qua. >>

<< A riflettere? Su cosa? >> la ragazza dovette sforzarsi per impedire a un ghigno di dipingersi sulle sue labbra. ora che sapeva con precisione che cosa passasse per la sua mente, era decisa a divertirsi un po’. Niente di speciale, senza correre rischi, solo qualche provocazione buttata lì quasi per caso. Dopotutto, se lui avesse capito troppo, quella notte casa Grayfoot avrebbe potuto venir visitata da un’ospite inaspettata, proprio allo scoccare della mezzanotte. Non sarebbe stata certo la prima volta.

Il ragazzo sospirò pesantemente.

<< Be’, stanno succedendo delle…cose. >> esordì.

<< Delle cose? Come ad esempio il fatto che tutti sono incollati davanti al televisore invece che divertirsi come una volta? Se ti riferisci a questo, mi spiace deluderti, ma va avanti ormai da quasi un decennio. >>

<< Sii seria, Maddy. Ormai anche un bambino avrebbe capito che gli adulti preferiscono le sit com a noi. No, intendo…non ti sembra strano che tutti pensino le stesse cose allo stesso modo, qui? Come se ci fosse un unico, grosso cervello che da ordini a tutti, o come se un esercito di robot stesse sostituendo gli abitanti di Bixby, non so se mi spiego. >>

<< In realtà, no. >>

<< D’accordo, erano esempi stupidi. Quello che intendevo era che, ormai te ne sarai accorta anche tu, appena qualcuno ha un’idea diversa, appena sorge una voce fuori dal coro, quella persona rimangia tutto dopo poco, come se non avesse mai detto nulla. Cioè… no, niente, scusami. Lascia stare, sto dicendo un sacco di sciocchezze. Dimenticati tutto quanto. >>

<< No, aspetta. Era interessante quello che stavi dicendo. Va’ avanti. >> lo incalzò ad un tratto Madeleine.

<< Be’, non c’è molto da aggiungere. È solo che mi sembra così strano che tutti siano d’accordo. Persino i miei genitori, nell’ultimo periodo, non sembrano più loro. Sono troppo docili, troppo remissivi. >>

Stavolta lei non riuscì a reprimere il sogghigno di superiorità che le affiorava sul viso. lui se ne accorse immediatamente.

<< Cosa c’è? Ti fa ridere quello che dico? >> sbottò, quasi seccato.

<< No, ha senso ciò che dici. Ha perfettamente senso . Anzi, ti dirò di più, se tu mi prometti che mi crederai. >>

<< Ne sai qualcosa? Certo che ti crederò, Maddy. >> gli occhi di lui scintillavano, avidi di sapere. La sua mano ancora sospesa a mezz’aria raggiunse i capelli soffici di Madeleine e iniziò a carezzarli. L’altra mano le percorse i fianchi e continuò a scendere. La ragazza rabbrividì, prima di scoccargli un sorriso abbagliante.

<< No, non stasera. È una serata troppo bella per rovinarla. >>

<< Forse hai ragione. Per oggi basta con le congetture. Adesso, ho solo voglia di rimanere qui ad ammirare il panorama. >> concordò lui, lanciandole un’occhiata eloquente. Madeleine scoppiò a ridere, e una ciocca ribelle le ricadde sugli occhi. Il ragazzo si affrettò a scostargliela dal viso, e all’improvviso i loro volti erano l’uno accanto all’altro. Lui le circondò le spalle con un braccio, e lei gli si avvicinò ancora.

All’improvviso, qualcosa di umido e freddo cadde sul naso di Madeleine, facendola riscuotere dal tepore. La ragazza lanciò un’occhiata stupefatta al cielo che fino a pochi minuti prima era sereno e dipinto dell’arancio del tramonto, e ora era oscurato da masse di nuvole scure. Un’altra goccia le colpì il viso, e poi la pioggia iniziò a cadere copiosa. Il giovanotto esplose in una sonora risata, osservando il viso allibito dell’amica ormai fradicia. Anche lui era bagnato fino al midollo, con la camicia a scacchi che gli si incollava al petto e i capelli che gli cadevano sugli occhi.

<< Rientriamo? >> chiese lei, urlando per sovrastare il fragore della pioggia. Lui scosse la testa.

<< No, qui è così bello…e un po’ d’acqua non ha mai ucciso a nessuno, no? >>

<< Questo non è vero, ma possiamo sorvolare. Anche a me piace stare qui. La compagnia è ottima. >>

Lui annuì, ascoltando la risata cristallina della ragazza, e poi fece quello che da tutta la sera desiderava fare. Le mise una mano sulla nuca e l’attirò a sé, premendo le sue labbra su quella di lei e trascinandola in un vortice di affetto senza uscita. Per quella notte, almeno, non ci sarebbero stati segreti o tradimenti.

Per quella notte, sotto la pioggia, veniva suggellato un patto che sarebbe durato poco, ma che soltanto per quella notte avrebbe avuto un valore infinito.

   
 
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