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Autore: A_Dark_Fenner    21/09/2009    1 recensioni
Salve, mi chiamo Zenchiko. Ho sedici anni, sono una jonin di Konhoa. E sono morta. Non chiedetemi com’è successo, non lo ricordo, e, a dirla tutta, non mi interessa particolarmente. Ho ben altro a cui pensare. Quando sono trapassata, non ho raggiunto l’Altro Mondo, mi sono ritrovata qui, di nuovo. Le persone mi passano accanto senza accorgersi di me. Loro non mi vedono. Ma io vedo loro, le vedo in modo del tutto particolare… [5° classificata al contest "Movie Contest" indetto da hotaru sul forum di efp]
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5° classificata al contest indetto da hotaru sul forum di efp questo è il link della discussione. E questo è il giudizio:

 

5° CLASSIFICATA

 

“Ramen” di A_DaRk_FeNnEr

 

“Ogni persona è un abisso, vengono le vertigini a guardarci dentro”.

 

Grammatica e lessico: 8.5

Stile: 8

Trattazione della frase: 10

Originalità: 9.5

Opinione personale del giudice: 4

Totale: 40

 

 

Qualche svista, tipo parole che non c’entravano e una discordanza verbale, ma nel complesso corretta; anche se ti consiglio di rileggere l’ultima parte per sistemarla un po’.

L’idea di base è davvero originale, quasi spiazzante. Fai delle osservazioni davvero perspicaci riguardo i “colori delle persone”, e per questo hai ottenuto il massimo nella trattazione della frase.

Lo stile è semplice e chiaro- forse in qualche punto un po’ troppo- adatto a rendere i pensieri di chi narra la vicenda dal proprio punto di vista, come delle osservazioni che si susseguono una dopo l’altra.

Forse il “cambiamento” di Sai è un po’ frettoloso, comunque ti faccio i complimenti per una storia che ha i suoi siparietti comici e delle parti così profonde e sincere da far rabbrividire chi legge.
 
 
 
Note dell'Autrice: questa shot è una “rivisitazione” del cambiamento di Sai. Si potrebbe collocare in un ipotetico lasso di tempo tra la formazione del team Naruto-Sakura-Sai-Yamato e la missione per il recupero di Sasuke. Solo alcune note:
-Io sono una fan accanita del Sasunaru, infatti il mio è uno shonen-ai giusto giusto appena accennato tra Naruto e Sai. In effetti, lo si potrebbe vedere come semplice amicizia, ma ognuno può decidere a sua discrezione.
-Il nome Zenchiko l’ho inventato io, dovrebbe stare a significare “ragazza onnisciente” o “ragazza dell’onniscienza” (Zenchi=onniscienza, ko=ragazza)
-Per ulteriori informazioni sui diversi tipi di ramen nel caso non vi fidaste della mia descrizione qui trovate info interessanti, anche se in inglese
-In questo contest dovevo scegliere una frase di film che avrebbe dovuto fare da sfondo alla storia, la mia è questa: “ogni persona è un abisso, vengono le vertigini a guardarci dentro.”
Nient’altro da dire:enjoy it!!
 


 
 

RAMEN

 
 
 
Konhoa questa mattina è così calma da non sembrare nemmeno un villaggio di shinobi. Sarà l’aria primaverile che, portando con sé ondate di petali di ciliegio, si intrufola tanto tra i piccoli studenti dell’accademia quanto tra i jonin in ritorno da qualche missione; sarà l’allegria contagiosa del cuoco dell’ Ichiraku, che oggi, per festeggiare il compleanno Ayame, fa pagare il ramen a metà prezzo; sarà che oggi tutti sono così maledettamente felici.
Ecco, è in queste giornate che mi manca l’essere viva, il fare parte di tutto questo.
Sì, perché io sono morta.
Non so com’è successo di preciso, almeno io non lo ricordo.
Ricordo solo che quando ho riaperto gli occhi, mi sono ritrovata nello stesso identico luogo nel quale li avevo chiusi.
Forse non c’era posto per me, nell’Altro Mondo.
Il fatto strano è che, da quando sono morta, ho scoperto un’ abilità che non sapevo di possedere.
Penso si possa definire tranquillamente onniscienza.
Ironico, non trovate?
Quando guardo una persona, io vedo dentro di lei.
In senso metaforico, ovviamente.
Vedo il loro vero essere, le loro emozioni.
Mi scorrono davanti senza sosta, ed appaiono ai miei occhi come scintille ed esplosioni di colori.
Per una sedicenne, all’inizio è sconcertante. Come lo sarebbe per chiunque, in effetti.
Ormai, ho “visto” quasi ogni abitante di Konhoa.
Sono tutti stipati nella mia memoria, come gli schedari di un ospedale.
Ho imparato alcune cose molto importanti cosa grazie all’onniscienza.
Nessuno dimostra sempre ciò che prova davvero.
Nessuno dice sempre quello che pensa.
Nessuno è sempre lo stesso tipo di persona con tutti.
Nessuno sa reprimere i propri sentimenti del tutto.
Non lo sopporto.
Odio questa maschera, questa vile superficialità.
Sono, siamo così deboli, così insignificanti…
Vedere tutto questo ogni giorno, mi ha convinta che la mia razza sia noiosa e squallida.
Infatti, nessuno ha segreti per me.
Quasi nessuno.
Ultimamente, infatti, due ninja in particolare hanno attirato la mia attenzione.
Eccoli lì, che arrivano dal palazzo dell’hokage.
Naruto Uzumaki. Il suo vero essere è di un arancione talmente sfolgorante da ferire gli occhi, anche se sovente acquista inquietanti sfumature vermiglie. Ma è un colore puro, talmente puro da apparire irreale.
E poi lui.
Sai.
La mia sfida personale…
Il buio.
Ecco ciò che ho visto in lui.
Ma non era il grigio che incontravo nelle anime infelici o in quelle malvagie, era un nero profondo, che rifletteva tutto come se fosse stato lucido.
Il nero è l’assenza di colore.
Per un attimo ho avuto paura, poi mi sono concentrata su suo viso, per distrarmi da quella visione.
I suoi capelli neri, i suoi occhi inespressivi, persino la sua pelle cerea, riflettevano quel buio.
Anzi, quel vuoto, per chiamarlo con il suo nome.
Non avevo mai visto nulla di simile.
Ho avuto sincero terrore di quel nulla.
Poi, la curiosità, e lo stupore hanno preso il sopravvento.
Sai era diretto, sincero, distaccato.
Perfetto, insomma.
E che improbabile accoppiata formava con Naruto!
 
“Tu, mi dai sui nervi .”
“Perché?”
“Quel sorrisetto che hai stampato in faccia… Mi da fastidio.”
“Perché?”
“E smettila con questi perché!!! Sembri un bambino!”
“No, credimi, a differenza tua io ho qualcosa in più rispetto ad un bambino..."
“SAI!!!”
 
La perfezione incarnata, affiancata ad un fulgido esempio di incoscienza e totale mancanza di controllo di sé.
Ad uno studio più accurato della sua anima, ho scoperto che le sue emozioni erano state sigillate da possenti catene, formate grazie alla repressione impietosa di tutto ciò che è propriamente umano.
Era tremendamente affascinante.
Ora li seguo, per tuffarmi ancora un po’ nella visione di questa assurda coppia di ninja.
Naruto cammina nervoso, ed io intravedo chiaramente il fastidio provocatogli dalla presenza stessa di Sai, che lo guarda sorridendo.
Il fastidio di Naruto è color giallo pungente, e vibra in tutto il suo corpo, mentre il sorriso di Sai è trasparente, meravigliosamente vuoto.
 
“Perché a Tsunade-baa chan è venuta un’idea così stupida? Cosa diavolo spera di ottenere?!”
“Perché vuole che io e te diventiamo veri compagni di squadra…”
“E obbligarmi a mangiare il ramen con te dovrebbe servire allo scopo?”
“Credimi, nemmeno a me entusiasma l’idea di passare tutto il pomeriggio con uno che apparentemente non ha il pis-“
“Piantala! Ma tu pensi solo a quello?!?”

 
Ora il giallo  è aumentato di intensità, e minaccia di trasformarsi in qualcosa di molto peggiore.
Camminano verso l’Ichiraku, o meglio, Naruto marcia con i pugni serrati, tentando di seminare Sai, che lo segue senza alcuno sforzo.
L’Uzumaki sposta nervosamente le tende di stoffa, e si siede di peso su una delle sedie accanto al bancone, incrociando le braccia e sbuffando come una locomotiva.
Sai si siede compostamente e guarda Naruto sorridendo.
 
“Ordiniamo?”
“Mpf…”
“Come devo interpretare il tuo verso?”
“Guarda la mia faccia e risponditi da solo.”
“…”
“…”
“Non capisco…”
“Cosa c’è da capire?”
“La risposta…Come farei a comprenderla dalla tua faccia?”
“…Scherzi vero?”
“No, non so come si fa…”

 
Vedo chiaramente la costernazione di Naruto, di un colore indefinibile, che copre per un momento tutto il resto, inondando la sua mente.
Sbatte le palpebre e fa per dire qualcosa, ma non ha idea di cosa ribattere a quell’affermazione che suona molto come una presa in giro ma che, ne è sicuro, non lo è affatto.
Teuchi intanto fa la sua comparsa da dietro il bancone.
 
“Salve Naruto! È un po’ che non vieni a trovarmi! Il solito?”
“Sì, grazie…”
“E per il tuo amico?”
“Non è un  mio amico…”

 
Teuchi si zittisce, sorpreso dalla risposta secca di Naruto.
Poverino, mi fa quasi pena.
 
“O-Okay…”
“Cosa mi consigli, Naruto?”
“Scusa?”
“Il ramen… Io non l’ho mai mangiato, non ho idea di cosa ordinare.”
“Ah…”

 
Naruto lo osserva e soppesa la sua espressione, o meglio, la sua mancanza di espressione, ed il giallo, lentamente sbiadisce e lascia il posto ad un azzurro indecisione.
Il silenzio continua e si fa pesante, mentre Naruto riflette.
Teuchi lo osserva stranito, non avendo mai visto Naruto in difficoltà nell’ordinare il suo ramen.
 
“Uno al miso e uno shio!!”

 
Naruto esclama queste parole con forza, rompendo improvvisamente il silenzio e facendo sobbalzare persino me.
Teuchi scuote la testa rassegnato ed inizia a cucinare, domandandosi cosa mai fosse successo  negli ultimi tempi al suo cliente numero uno.
Sai lo osserva inespressivo, ma leggermente curioso.
Non è certo cosa da tutti i giorni…
Il fatto che io possa godermi questa scena senza essere vista è uno dei vantaggi di essere morta.
 
“Credi che quello shio sia il tipo di ramen adatto a me?”
“Decisamente.”
“Perché?”
“Te l’ho già detto che sembri un bambino quando fai così?”
“E io te l’ho già detto che a diff-”
“HO CAPITO!! Lasciamo stare okay?”
“Non hai risposto alla mia domanda…”

 
Naruto respira profondamente e la sua mente torna al suo colore originale, anzi, forse ancora più limpido del solito.
Tiene gli occhi sul bancone e muove nervosamente la gamba destra, mentre si appresta a rispondere.
Non riesco a capire perché…
 
“Il ramen shio è quello più pallido, chiaro, semplice e limpido. È povero di ingredienti, ma può diventare molto buono lo stesso, perché ha un retrogusto nascosto che lo rende speciale. Ecco…Mi sembrava quello più adatto a te…”

 
Oh, non è necessario guardargli dentro per capire che Naruto è imbarazzato fino al midollo.

Le sue guance sono di un delizioso color peperone e borbotta queste parole distogliendo lo sguardo dal volto di Sai.
Il ragazzo spalanca un po’ gli occhi e sbatte ripetutamente le ciglia.
Non sa nemmeno come ribattere.
Non è stato allenato a queste situazioni.
Mi accorgo con sgomento che, all'improvviso, alcuni ricordi sono riusciti a liberarsi dalle catene che li tenevano segregati in un angolo remoto del suo inconscio.
Ricordi di quando ancora la Radice prosperava e lui ,spesso e volentieri, cenava insieme ai suoi commilitoni.
Un brivido di sensazioni percorre tutta la sua anima.
No, così non va, Sai.
Tu sei la perfezione, no puoi lasciarti andare così.
Tutta colpa di Naruto!
 
“Grazie.”
“N-non ringraziarmi! Non credere che fosse qualche genere di complimento rivolto a te! Era solo una banale constatazione!”
“Ovviamente…”

 
Naruto arrossisce ancora di più, e dentro di lui vorticano pensieri contrastanti.
Li vedo come se fossero fuochi d’artificio, che si rincorrono l’un l’altro ed esplodono talmente vicini da coprirsi a vicenda.
Sai nota l’imbarazzo di Naruto e sorride tra sé e sé.
Teuchi nel frattempo appoggia davanti ai due le ciotole fumanti del ramen più buono di Konhoa.
 
“Itadakimasu!”
“I-itadakimasu...”

 
Mangiano in silenzio.
Naruto evita il più possibile di incrociare lo sguardo di Sai, concentrando tutta la sua attenzione nervosa sulle bacchette che ha in mano.
Sai, dal canto suo, mangia con disinvoltura il suo ramen, come se non avesse mai fatto altro nella vita, e lo finisce a tempo di record.
 
“Naruto…”
“Mh?”
“Era ottimo.”
“Lo è sempre, qui da Ichiraku.”
“Oh oh, ragazzo, non mi elogiare troppo! Tanto lo sconto la prossima volta non te lo faccio lo stesso!”
“Uffa!! Ma non è giusto!”

 
Che scenetta pateticamente umana.
Sai di certo non farebbe mai nulla di simile!
...No?
Il ragazzo si inchina e sorride al cuoco.
Sorride… Per davvero!
Ma cosa diavolo...?
 
“Lei è davvero un cuoco eccezionale Teuchi-san! Tornerò di sicuro a mangiare da lei!”
“Grazie figliolo! Vedi Naruto, dovresti imparare dal tuo amico la buona educazione!”
“Non è un mio amico!!!”

 
Sai sta… Ridacchiando?
Che razza di strane proprietà ha questo ramen??
O meglio, che razza di potere ha il ragazzino della volpe?
Sta risvegliando l’umanità sopita nella mente di Sai.
E questo non può accadere!
No, diamine, Sai è il tipo di umano che ho sempre cercato, che ho sempre desiderato esistesse!
Devo assolutamente seguirli e capire come finirà questa storia!
 
“Dove andiamo?”
“No, la domanda giusta è: dove vai? Io torno a casa, il mio dovere l’ho fatto.”

 
Naruto è sempre più nervoso, come dimostra dall’intorbidamento del suo arancione e fa un passo verso la direzione opposta a Sai.
Perfetto, la questione si chiude qui!
 
“No, aspetta un attimo…”
“Che vuoi?”
“Seguimi.”
“Perché dovrei?”
“Per favore…”

 
Non ci credo.
Non ci voglio credere.
Il nero di Sai… Lentamente si sta velando di colore, di un blu notte profondo come il mare, ma pur sempre blu.
E le sue guance… No, non può essere.
É… Arrossito.
Si nota appena, soprattutto grazie al fatto che la sua pelle è così chiara, ma è evidente che è lievemente colorata di rosso.
Naruto si ferma e lo fissa serio, ma poi si porta al suo fianco sbuffando.
 
“E va bene, dove vuoi andare?”
“Vorrei mostrarti un posto.”
“Un posto?”
“Sì, un posto. Un posto speciale per me.”
“Non pensavo provassi ciò che proviamo noi comuni mortali...”
“Ci sono cose di me che nemmeno io conosco con esattezza.”
“…Già, posso capirti…”
“Allora, andiamo? Con la lentezza che ti contraddistingue se non ci muoviamo arriveremo domani mattina!”
“SAIIII!!!”

 
Sai ride, e si trascina dietro un Naruto alquanto sconcertato e decisamente arrabbiato.
Dove diavolo vanno?
Li seguo, e li vedo fermarsi in una radura nella foresta che delimita i confini del villaggio.
 
“È questo il posto?”
“Sì…”

 
Naruto si guarda intorno.
Non vede nulla di così speciale.
Nemmeno io, a dirla tutta.
 
“Vedi quell’albero, Naruto?”
“Certo che lo vedo!”
“Li sotto… C’è mio fratello.”
“Come??”

 
La mente di Naruto tenta di collegare Sai a qualunque altro abitante del villaggio, ma non trova in lui nessuna parentela con loro.
Ma Sai continua a sorridergli, raggiante come non lo era mai stato.
I suoi ricordi… Sono affiorati completamente, ed ora invadono tutto, colorando di ogni sfumatura la sua anima così vuota.
Alla fine, anche lui è un umano.
Solo un umano, nulla di speciale, che delusione!

 
“In effetti, non è mio fratello di sangue, era un mio compagno nella Radice, ma per me era come un parente vero. Abbiamo condiviso ogni cosa, gioie, dolori, duri allenamenti, fino a quando...Mi ha lasciato solo.”
“Ti ha lasciato solo?”
“Sì, è morto di una malattia contratta in missione, tentando di salvarmi da una tossina che utilizzava il nemico. Baka…”

 
Gli occhi di Sai si posano sui rami della grande quercia che ha davanti, ed anche l’ultima catena nella sua anima si spezza, lasciando spazio a quello che aveva sempre nascosto dentro di sè.
Com'è possibile che io mi sia sbagliata sin dall’inizio?
 
“Lo sapevo.”
“Come?”
“Lo sapevo! Lo sapevo che eri come lo shio ramen!”

 
Sai per poco non scoppia a ridere.
La sua anima si illumina di un bellissimo viola acceso, che solletica ogni angolo del suo essere.
Naruto lo guarda torvo.
 
“Ehi, guarda che dico sul serio! Anche se, dopotutto, questo discorso si può estendere oltre a te soltanto…”
“Che intendi dire?”
“Ogni persona è un abisso, vengono le vertigini a guardarci dentro.”

“Non sono sicuro di capire…Forse doveri leggere qualche libro sull’argomento…”
“Sai, lascia perdere i libri e guardati intorno, vedrai che ti sarà molto più utile!”
“Per esempio?”
“Ma tu hai fatto un corso per essere così snervante o sei così per tua natura? Trovatelo da solo, l’esempio! Non sono il tuo maestro di vita, sai?”

Cosa ha detto?
È solo una stupidaggine!
Le persone sono vili e superficiali, doppiogiochiste e imperfette!  
Io… Non so cosa pensare…
Non so cosa dire…
Ho sempre avuto… Torto?
Sembrava tutto così banale.
Alla fine, tutto ciò è paragonabile ad un piatto semplice da cucinare, che però nasconde nella sua semplicità una possibilità infinita di varianti.
È necessario assaggiare per capire.
Nella loro imperfezione, le persone sono come piccoli mondi.
Tutto ciò che vedevo, non era nulla al confronto di ciò che stava oltre, oltre quei colori che mi bloccavano la vista del resto, che mi impedivano di rimanere terrorizzata dall’immensità dell’animo umano.
Dalle vertigini che ho ora guardando dentro me stessa.
Infondo, siamo tutti degli abissi.
 
“Naruto?”
“Che vuoi ancora?”
“Mi porterai di nuovo a mangiare all’Ichiraku?”
“Perché dovrei? Oramai la strada la sai fare anche da solo, no?”
“…Già...”
"..."
"..."
“…Sì, Sai, ti ci porterò.”


Il suo viso si illumina, e si illumina anche dentro, come se avesse acceso diecimila candele.
Naruto diventa di nuovo rosso, ma la sua anima è verde, verde come la consapevolezza di aver detto la cosa giusta.

“Grazie! Così prenderò un altro tipo di  ramen, ed avrà un sapore diverso.”
“Certo, e lo avrai sicuramente anche tu.”
“Come?”
“Nulla. Dai, torniamo al villaggio, Sakura-chan si starà preoccupando…”
“Non penso si preoccupi troppo della tua assenza…”
“SAI!”

 
E così si allontanano, lasciandomi sola con i miei dubbi e le mie certezze infrante.
Ho sempre visto le persone così superficialmente, nonostante il mio potere?
Oppure ho sempre avuto ragione io?
Non lo so, ma ho tempo per scoprirlo
.
Ho tutta l’eternità davanti.
 

end

 

   
 
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