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Autore: Simple Girl    21/09/2009    5 recensioni
[...] “Mi farò perdonare, promesso!”
La calligrafia spigolosa e poco ordinata mi salta all'occhio come un colore cangiante in una notte buia e senza luna. Il foglietto stropicciato e, molto probabilmente, strappato da un taccuino sembra incitarmi ad uscire fuori di corsa per tentare di cogliere in flagrante il mittente. Lo faccio. [...] [...] Sorride. Il suo viso è illuminato dalla luce solare e l'unica cosa che riesco a vedere nitidamente sono i suoi occhi penetranti e magici e le guance marcate da due triangoli rovesciati. E' così vicino... E mi meraviglio di come non abbia ancora trovato il coraggio di mollargli un pugno nello stomaco ed evadere da questa situazione...
Dedicata a KingMickey ^^
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^^ Oggi, 21/09/09, una mia cara amica compie gli anni. Si, ragazzi miei, sto parlando della nostra amata KingMickey! *applauso* Ebbene, in occasione di questo grande evento, ho scritto una one shot che NON c'entra assolutamente nulla con i compleanni xD, né con i regali, né con gli anni che avanzano (a proposito, kinguccia, non preoccuparti per eventuali capelli bianchi, è normale xD). L'ho scritta solo perchè sono consapevole che alla nostra cara festeggiata piacciono molto le AkuRoku (si, è una yaoi)! Ho scelto, però, un rating molto leggero. Si, strano ma vero, NON è a rating rosso; bensì verde! Scusami, kinguccia, ma non avevo nessuna brillante idea per qualche rating rosso. Spero, però, che ti piaccia lo stesso ^^. Beh, basta con i convenevoli! Rinnovo i miei migliori auguri per la nostra Kinguccia, spero le piaccia il mio "regalo", e vi auguro una buona lettura ^^


Watashi Ha ~ I like



Quel demente di Axel mi ha fatto prendere una nota di demerito, di nuovo.
La professoressa insiste sul fatto che ero io quello che ha continuato a ridere per tutta l'ora di lezione sulla sua “moderata” pettinatura – ridicola, lo ammetto -, mentre era quel pagliaccio di Axel a fare battutine e a far sbellicare un'intera classe. Figuriamoci se io riesco a far ridere qualcuno... Sono invisibile, eppure la professoressa ha ingiustamente accusato me!
Guardo di lato e vedo il mio compagno buffone nascondere il viso tra le mani per nascondere le risate. Che faccia di merda... Per tutta la lezione non gli rivolgo la parola, gli nego persino lo sguardo. La mia media scolastica è già abbastanza penosa senza che lui infierisca con i suoi giochetti infantili.
Fuori dall'aula mi ferma afferrandomi per un polso.
- Che vuoi? -
- Eddai Rox, mi dispiace. Non arrabbiarti! -
- E lasciami! -
Mi libero dalla presa con facilità, stringendo i libri al petto e incrociando per pochi insignificanti secondi il suo sguardo dai tratti felini. Mette su un ghigno perverso e sono sicuro di essere arrossito, mio malgrado, a quell'attenzione così insolita per me. Sto diventando matto, lo ammetto; insomma è solo Axel! Eppure il cuore mi batte più forte del solito, sento quasi che l'aria mi viene sottratta e una strana sensazione mi pervade la mente. Faccio un lungo sospiro prima di incamminarmi verso il corridoio, cercando di accumulare tutte le forze necessarie per staccarmi da quello sguardo così fottutamente meraviglioso, e, dopo avergli voltato le spalle, sento una gran voglia di girarmi indietro per osservare la sua espressione. Ma resisto... In fondo io e lui non ci siamo neppure simpatici, perchè dovrei voler sapere se mi sta guardando? Siamo capitati vicini per caso, un capriccio della professoressa, che ha spostato Axel nella fila “tranquilla” della classe, con la speranza che mettesse la testa a posto. Ovviamente quello che ci ha perso sono solo io e la mia media calata vertiginosamente nel giro di poche settimane.
Sorpasso istintivamente tutti gli alunni della scuola. Durante la pausa pranzo è impossibile camminare senza essere schiacciati l'uno contro l'altro, così mi rifugio nel bagno dei maschi, sicuro di trovarlo vuoto. Scivolo in una delle cabine e sprango accuratamente la porta. Mi appoggio alla parete poco resistente e guardo all'insù. Una moltitudine di ragnatele attira la mia attenzione in modo particolare, tanto che non mi rendo nemmeno conto del foglietto fatto passare sotto la porta e depositato ai miei piedi. Lo guardo come se da un momento all'altro potesse autodistruggersi, poi lo prendo tra le mani, tentennante, e lo leggo.

Mi farò perdonare, promesso!”
La calligrafia spigolosa e poco ordinata mi salta all'occhio come un colore cangiante in una notte buia e senza luna. Il foglietto stropicciato e, molto probabilmente, strappato da un taccuino sembra incitarmi ad uscire fuori di corsa per tentare di cogliere in flagrante il mittente. Lo faccio. Riesco solo a sentire la porta d'entrata chiudersi sonoramente.
Tanto so che quel biglietto è di Axel, ma mi sembra incredibile che lui abbia fatto una cosa del genere. Sospiro, scrollando le spalle e avviandomi verso l'uscita.
Le ultime tre ore sembrano non voler passare mai. Axel è sparito dalla circolazione, o almeno io non l'ho più visto in corridoio, visto che frequentiamo due corsi completamente diversi, eccetto per quello di algebra in cui sono “disgraziatamente” capitato accanto a lui. Quando finalmente suona l'ultima campanella, mi alzo in modo ordinato ed esco dall'edificio scolastico senza dare nell'occhio; come al solito...
Cammino e non riesco a fare a meno di pensare a quel dannato biglietto e ad Axel. Eppure è strano perchè alcune volte non riesco davvero a tollerarlo, anzi vorrei che fosse lontano un miglio anziché assillarmi con le sue battutine sadiche e con il suo modo di fare insuperabile e sexy. Ecco, ora ne ho la certezza: sto diventando matto se arrivo addirittura a pensare che quel pagliaccio sia sexy! Ho bisogno di una boccata d'aria e di starmene tranquillo per un po'.
In pochi minuti arrivo al ponticello che affaccia sul fiume. L'aria è fresca e pulita e non c'è un'anima viva, come al solito. Mi appoggio alla ringhiera nera, lasciando che le mani penzolino nel vuoto e giochino con i raggi di sole caldi e violenti. Osservo per qualche secondo come l'acqua scintilla alla luce della giornata mite ma ventilata ormai quasi volta al termine, mentre all'orizzonte intravedo la sfera solare fluttuare flemmaticamente in superficie.
Mi rendo conto di sorridere solo quando desto la mia attenzione da quella visione incredibilmente affascinante e torno a pensare alla nota di demerito, ad Axel e a quel suo comportamento insopportabile che rischia di farmi saltare i nervi quasi sempre. Caccio il foglietto dalla tasca e lo rileggo un paio di volte, come se volessi assicurarmi di averlo davvero tra le mani e che non sia la stata la mia immaginazione a creare un miraggio tanto concreto.
- Scommetto che ti stai chiedendo in che modo mi farò perdonare. -
La voce di Axel è così familiare che mi avvolge di un calore inappagabile. Ce la metto tutta per non sobbalzare ma, ahimè, involontariamente sbarro gli occhi e il cuore comincia a battermi nel petto come se volesse sfondarlo. Respiro.
- Francamente non me ne importa niente. -
Sento che dalla mia voce trapela scetticismo e acidità, ma noto con piacere e disappunto che Axel scoppia a ridere alle mie parole. Mi volto di scatto verso di lui, irritato, e me lo ritrovo così vicino da riuscire a distinguere le rifrazioni ambrate che gli tingono l'iride smeraldina, colpita dalla luce solare. Poggia le mani sulla ringhiera, così da incastrarmi tra il corso d'acqua, apparentemente immobile come una lastra di vetro lucente, e il suo fisico scolpito e invalicabile. Arrossisco, ma sostengo il suo sguardo con ancora il foglietto tra le mani.
- E allora perchè hai conservato il mio biglietto? Potevi gettarlo via visto che non te ne importa niente. - mentre pronuncia quelle parole tiene i denti ben stretti ed è attento a non alzare la voce, sebbene nei paraggi non ci sia nessuno – Questo mi fa pensare che... -
- Non pensare niente, ok? Ti ho detto che non m'importa, punto. -
Scoppio, come sempre; spinto da una strana energia troppo forte da marcare, che mi fa vomitare parole senza contegno, né riguardo verso i sentimenti altrui, e mi fa apparire scorbutico e apatico. Ma Axel sembra immune a tutto questo, anzi pare acquistare sicurezza dai miei comportamenti sbagliati.
Sorride. Il suo viso è illuminato dalla luce solare e l'unica cosa che riesco a vedere nitidamente sono i suoi occhi penetranti e magici e le guance marcate da due triangoli rovesciati. E' così vicino... E mi meraviglio di come non abbia ancora trovato il coraggio di mollargli un pugno nello stomaco ed evadere da questa situazione.
- Ti importerebbe, invece, se ti baciassi? -
Panico. Con la bocca schiusa, non riesco a spiccicare una parola per dirgli che “si, mi importerebbe eccome, perchè non voglio per nessuna ragione al mondo che tu mi baci”. Ma, se non lo dico, vuol dire che voglio che lui lo faccia?
Lo vedo avvicinarsi pian piano al mio viso. I capelli rossi risultano ancora più sgargianti alla luce del sole e, per quanto insoliti e curiosi, mi piace che siano così incredibilmente ardenti... Axel poggia una mano sulla mia guancia e io la sento stranamente calda. Abbasso lo sguardo, imbarazzato, ma riesco a scorgere il sorriso di Axel allargarsi ancora e mostrare, anche se per poco, i denti bianchissimi e perfetti.
Mi bacia, con delicatezza, poggiando le sue labbra sulle mie e alzandomi appena il viso con la mano.
Dopo pochi secondi, in cui il tempo pareva essersi fermato, interrompe quel contatto per guardarmi negli occhi. Sorride e lo imito, sicuramente in modo impacciato... Mi vergogno da morire in questo momento.
- Mi piaci, Roxas. -
Non mi lascia nemmeno il tempo di rispondergli che mi bacia di nuovo, e gliene sono così grato perchè in un momento del genere non saprei proprio cosa dire per non sembrare poi tanto idiota e inesperto. Stavolta mi cinge la vita con l'altra mano e mi stringe forte a sé. Sento che le capacità respiratorie mi vengono negate per qualche secondo, poi mi lascio andare e concedo a lui completa padronanza della situazione. E, lo ammetto, mi piace. Mi piace che lo stia facendo, e il modo in cui si è assicurato che io fossi d'accordo. Mi piace che mentre mi bacia tiene gli occhi chiusi. Mi piace che la sua mano scorra lentamente sulla mia guancia, a mò di carezza. Mi piace che non sia ancora prepotentemente entrato nella mia bocca, rompendo così un momento delicato come questo.
E, sì, mi piace anche Axel.



  
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