Salve
a tutti ^^ Oggi, 21/09/09, una mia cara amica compie gli anni. Si,
ragazzi miei, sto parlando della nostra amata KingMickey! *applauso*
Ebbene, in occasione di questo grande evento, ho scritto una one shot
che NON c'entra assolutamente nulla con i compleanni xD, né
con i
regali, né con gli anni che avanzano (a proposito,
kinguccia, non
preoccuparti per eventuali capelli bianchi, è normale xD).
L'ho
scritta solo perchè sono consapevole che alla nostra cara
festeggiata piacciono molto le AkuRoku (si, è una yaoi)! Ho
scelto,
però, un rating molto leggero. Si, strano ma vero, NON
è a rating
rosso; bensì verde! Scusami, kinguccia, ma non avevo nessuna
brillante idea per qualche rating rosso. Spero, però, che ti
piaccia
lo stesso ^^. Beh, basta con i convenevoli! Rinnovo i miei migliori
auguri per la nostra Kinguccia, spero le piaccia il mio "regalo", e vi
auguro una buona lettura ^^
Watashi Ha ~ I like
Quel
demente di Axel mi ha fatto prendere una nota di demerito, di nuovo.
La
professoressa insiste sul fatto che ero io quello che ha continuato a
ridere per tutta l'ora di lezione sulla sua
“moderata”
pettinatura – ridicola, lo ammetto -, mentre era quel
pagliaccio di
Axel a fare battutine e a far sbellicare un'intera classe.
Figuriamoci se io riesco a far ridere qualcuno... Sono invisibile,
eppure la professoressa ha ingiustamente accusato me!
Guardo
di lato e vedo il mio compagno buffone nascondere il viso tra le mani
per nascondere le risate. Che faccia di merda... Per tutta la lezione
non gli rivolgo la parola, gli nego persino lo sguardo. La mia media
scolastica è già abbastanza penosa senza che lui
infierisca con i
suoi giochetti infantili.
Fuori
dall'aula mi ferma afferrandomi per un polso.
-
Che vuoi? -
-
Eddai Rox, mi dispiace. Non arrabbiarti! -
-
E lasciami! -
Mi
libero dalla presa con facilità, stringendo i libri al petto
e
incrociando per pochi insignificanti secondi il suo sguardo dai
tratti felini. Mette su un ghigno perverso e sono sicuro di essere
arrossito, mio malgrado, a quell'attenzione così insolita
per me.
Sto diventando matto, lo ammetto; insomma è solo Axel!
Eppure il
cuore mi batte più forte del solito, sento quasi che l'aria
mi viene
sottratta e una strana sensazione mi pervade la mente. Faccio un
lungo sospiro prima di incamminarmi verso il corridoio, cercando di
accumulare tutte le forze necessarie per staccarmi da quello sguardo
così fottutamente meraviglioso, e, dopo avergli voltato le
spalle,
sento una gran voglia di girarmi indietro per osservare la sua
espressione. Ma resisto... In fondo io e lui non ci siamo neppure
simpatici, perchè dovrei voler sapere se mi sta guardando?
Siamo
capitati vicini per caso, un capriccio della professoressa, che ha
spostato Axel nella fila “tranquilla” della classe,
con la
speranza che mettesse la testa a posto. Ovviamente quello che ci ha
perso sono solo io e la mia media calata vertiginosamente nel giro di
poche settimane.
Sorpasso
istintivamente tutti gli alunni della scuola. Durante la pausa pranzo
è impossibile camminare senza essere schiacciati l'uno
contro
l'altro, così mi rifugio nel bagno dei maschi, sicuro di
trovarlo
vuoto. Scivolo in una delle cabine e sprango accuratamente la porta.
Mi appoggio alla parete poco resistente e guardo all'insù.
Una
moltitudine di ragnatele attira la mia attenzione in modo
particolare, tanto che non mi rendo nemmeno conto del foglietto fatto
passare sotto la porta e depositato ai miei piedi. Lo guardo come se
da un momento all'altro potesse autodistruggersi, poi lo prendo tra
le mani, tentennante, e lo leggo.
“Mi
farò perdonare, promesso!”
La
calligrafia spigolosa e poco ordinata mi salta all'occhio come un
colore cangiante in una notte buia e senza luna. Il foglietto
stropicciato e, molto probabilmente, strappato da un taccuino sembra
incitarmi ad uscire fuori di corsa per tentare di cogliere in
flagrante il mittente. Lo faccio. Riesco solo a sentire la porta
d'entrata chiudersi sonoramente.
Tanto
so che quel biglietto è di Axel, ma mi sembra incredibile
che lui
abbia fatto una cosa del genere. Sospiro, scrollando le spalle e
avviandomi verso l'uscita.
Le
ultime tre ore sembrano non voler passare mai. Axel è
sparito dalla
circolazione, o almeno io non l'ho più visto in corridoio,
visto che
frequentiamo due corsi completamente diversi, eccetto per quello di
algebra in cui sono “disgraziatamente” capitato
accanto a lui.
Quando finalmente suona l'ultima campanella, mi alzo in modo ordinato
ed esco dall'edificio scolastico senza dare nell'occhio; come al
solito...
Cammino
e non riesco a fare a meno di pensare a quel dannato biglietto e ad
Axel. Eppure è strano perchè alcune volte non
riesco davvero a
tollerarlo, anzi vorrei che fosse lontano un miglio anziché
assillarmi con le sue battutine sadiche e con il suo modo di fare
insuperabile e sexy. Ecco, ora ne ho la certezza: sto diventando
matto se arrivo addirittura a pensare che quel pagliaccio sia sexy!
Ho bisogno di una boccata d'aria e di starmene tranquillo per un po'.
In
pochi minuti arrivo al ponticello che affaccia sul fiume. L'aria
è
fresca e pulita e non c'è un'anima viva, come al solito. Mi
appoggio
alla ringhiera nera, lasciando che le mani penzolino nel vuoto e
giochino con i raggi di sole caldi e violenti. Osservo per qualche
secondo come l'acqua scintilla alla luce della giornata mite ma
ventilata ormai quasi volta al termine, mentre all'orizzonte
intravedo la sfera solare fluttuare flemmaticamente in superficie.
Mi
rendo conto di sorridere solo quando desto la mia attenzione da
quella visione incredibilmente affascinante e torno a pensare alla
nota di demerito, ad Axel e a quel suo comportamento insopportabile
che rischia di farmi saltare i nervi quasi sempre. Caccio il
foglietto dalla tasca e lo rileggo un paio di volte, come se volessi
assicurarmi di averlo davvero tra le mani e che non sia la stata la
mia immaginazione a creare un miraggio tanto concreto.
-
Scommetto che ti stai chiedendo in che modo mi farò
perdonare. -
La
voce di Axel è così familiare che mi avvolge di
un calore
inappagabile. Ce la metto tutta per non sobbalzare ma,
ahimè,
involontariamente sbarro gli occhi e il cuore comincia a battermi nel
petto come se volesse sfondarlo. Respiro.
-
Francamente non me ne importa niente. -
Sento
che dalla mia voce trapela scetticismo e acidità, ma noto
con
piacere e disappunto che Axel scoppia a ridere alle mie parole. Mi
volto di scatto verso di lui, irritato, e me lo ritrovo così
vicino
da riuscire a distinguere le rifrazioni ambrate che gli tingono
l'iride smeraldina, colpita dalla luce solare. Poggia le mani sulla
ringhiera, così da incastrarmi tra il corso d'acqua,
apparentemente
immobile come una lastra di vetro lucente, e il suo fisico scolpito e
invalicabile. Arrossisco, ma sostengo il suo sguardo con ancora il
foglietto tra le mani.
-
E allora perchè hai conservato il mio biglietto? Potevi
gettarlo via
visto che non te ne importa niente. - mentre pronuncia quelle parole
tiene i denti ben stretti ed è attento a non alzare la voce,
sebbene
nei paraggi non ci sia nessuno – Questo mi fa pensare che... -
-
Non pensare niente, ok? Ti ho detto che non m'importa, punto. -
Scoppio,
come sempre; spinto da una strana energia troppo forte da marcare,
che mi fa vomitare parole senza contegno, né riguardo verso
i
sentimenti altrui, e mi fa apparire scorbutico e apatico. Ma Axel
sembra immune a tutto questo, anzi pare acquistare sicurezza dai miei
comportamenti sbagliati.
Sorride.
Il suo viso è illuminato dalla luce solare e l'unica cosa
che riesco
a vedere nitidamente sono i suoi occhi penetranti e magici e le
guance marcate da due triangoli rovesciati. E' così
vicino... E mi
meraviglio di come non abbia ancora trovato il coraggio di mollargli
un pugno nello stomaco ed evadere da questa situazione.
-
Ti importerebbe, invece, se ti baciassi? -
Panico.
Con la bocca schiusa, non riesco a spiccicare una parola per dirgli
che “si, mi importerebbe eccome, perchè non voglio
per nessuna
ragione al mondo che tu mi baci”. Ma, se non lo dico, vuol
dire che
voglio che lui lo faccia?
Lo
vedo avvicinarsi pian piano al mio viso. I capelli rossi risultano
ancora più sgargianti alla luce del sole e, per quanto
insoliti e
curiosi, mi piace che siano così incredibilmente ardenti...
Axel
poggia una mano sulla mia guancia e io la sento stranamente calda.
Abbasso lo sguardo, imbarazzato, ma riesco a scorgere il sorriso di
Axel allargarsi ancora e mostrare, anche se per poco, i denti
bianchissimi e perfetti.
Mi
bacia, con delicatezza, poggiando le sue labbra sulle mie e alzandomi
appena il viso con la mano.
Dopo
pochi secondi, in cui il tempo pareva essersi fermato, interrompe
quel contatto per guardarmi negli occhi. Sorride e lo imito,
sicuramente in modo impacciato... Mi vergogno da morire in questo
momento.
-
Mi piaci, Roxas. -
Non
mi lascia nemmeno il tempo di rispondergli che mi bacia di nuovo, e
gliene sono così grato perchè in un momento del
genere non saprei
proprio cosa dire per non sembrare poi tanto idiota e inesperto.
Stavolta mi cinge la vita con l'altra mano e mi stringe forte a
sé.
Sento che le capacità respiratorie mi vengono negate per
qualche
secondo, poi mi lascio andare e concedo a lui completa padronanza
della situazione. E, lo ammetto, mi piace. Mi piace che lo stia
facendo, e il modo in cui si è assicurato che io fossi
d'accordo. Mi
piace che mentre mi bacia tiene gli occhi chiusi. Mi piace che la sua
mano scorra lentamente sulla mia guancia, a mò di carezza.
Mi piace
che non sia ancora prepotentemente entrato nella mia bocca, rompendo
così un momento delicato come questo.
E,
sì, mi piace anche Axel.