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Autore: menestrella 07    21/09/2009    8 recensioni
Eccovi una nuova Tonks/Lupin! * * Dalla storia: “Remus Lupin,” lo sfidò, guardandolo dritto negli occhi, “puoi fingere di avere gli addominali, per cortesia [...] e stringerli?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Ragione e sentimento'
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Ciao a tutti gli amanti della coppia Tonks/Lupin!
Era da un po’ che non scrivevo una fanfic su di loro; questa se n’é uscita così di getto... Non è nulla di speciale ma la pubblico lo stesso, sperando che a qualcuno di voi possa piacere comunque!

Un bacio,

 

M.

Salida basica

 

 

 

Autrice: menestrella07

Categoria: Harry Potter

Genere: romantico, sentimentale

Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin

Pair: Tonks/Lupin

Rating: arancione

 

Disclaimer: I personaggi di questa fanfic non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling e di tutti coloro che ne detengano i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

«Sirius [...] pareva deciso a fare in modo che tutti si divertissero quanto a Hogwarts, se non di più, e trascorse i giorni prima di Natale a pulire e decorare senza sosta, con l’aiuto di tutti, così che quando andarono a dormire la sera della vigilia la casa era a stento riconoscibile. I lampadari anneriti non erano più carichi di ragnatele, ma di ghirlande di agrifoglio e festoni d’oro e d’argento; mucchi di neve magica scintillavano sui tappeti lisi; un grande albero di Natale, procurato da Mundungus e addobbato con fate vive, nascondeva l’albero genealogico di Sirius, e perfino le teste d’elfo imbalsamate sulle pareti portavano barbe e cappelli da Babbo Natale.»

(Harry Potter e l’Ordine della Fenice, XXIII, Natale nel reparto riservato)

 

 

“Dove lo metto questo?”

La voce squillante di Ginny risuonò attraverso il salotto mentre con fare indeciso reggeva un gigantesco festone decorato con i colori del Grifondoro. Fred glielo strappò subito di mano ed iniziò ad attorcigliarlo attorno alle gambe del fratello minore che, intento a decorare l’albero, era del tutto ignaro di quanto si tramava alle sue spalle.

Remus Lupin, accorso a Grimmauld Place di prima mattina per tentare di confortare la signora Weasley, in preda ad una crisi di pianto inconsolabile dopo l’ennesimo voltafaccia di Percy, sembrava più distratto che mai, con quella sua aria svagata che lo portava tuttavia a dedicarsi con un certo impegno all’incanto delle fate da appendere al grosso abete procurato da Mundungus.

Tonks lo osservava attentamente, ammirata in apparenza dalla precisione e dalla semplicità con cui riusciva ad eseguire una magia tanto complessa; gli fissava le mani come se desiderasse vederle appoggiarsi anche sui suoi fianchi, proprio come stavano facendo ora con quei piccoli esseri alati.

Queste almeno erano le supposizioni di Hermione, che da qualche giorno studiava con un certo interesse quella strana coppia, attendendo uno sviluppo che nessun altro avrebbe ancora neppure sospettato. Supposizioni che furono bruscamente interrotte quanto la testa del suo amico Ron, in caduta libera grazie allo scherzo di Fred, colpì violentemente il suo ginocchio, facendola urlare di dolore.

“Accidenti, Ron, ma c’hai un’incudine al posto della testa?!” si lamentò, massaggiandosi vistosamente la parte lesa.

Il ragazzo non la sentì neppure, tuttavia, dal momento che, rimessosi in piedi in tutta fretta, si era già gettato all’inseguimento dei gemelli. Una spinta all’albero e Tonks si ritrovò fra le braccia di Remus, che afferrandola al volo riuscì a risparmiarle il rimorso di aver ucciso, con il suo fondoschiena fasciato in uno splendido paio di jeans all’ultima moda, un’intera famiglia di fate.

“Tutto bene?” domandò, senza riuscire a camuffare del tutto l’effetto che gli procurava la sensazione di averla così vicina.

Quanto a lei, be’ rinunciò a priori all’idea di proferire sillaba e si godette appieno quel momento di involontaria – e pertanto incolpevole – intimità.

Adulti..., pensò ancora Hermione, scuotendo la testa. Non che le cose fossero così diverse per i ragazzi, rifletté poi, lanciando un’occhiata carica di aspettativa verso il più giovane degli uomini Weasley, intento in un corpo a corpo con George.

La Grifondoro sospirò. Almeno, grazie all’invito di Sirius, avrebbero passato il Natale tutti insieme. Eppure c’era qualcosa che mancava, constatò Hermione. Ripensò alle feste passate, trascorse in famiglia, fra i regali dei parenti lontani e le canzoni della madre... Ecco, cos’era; mancava la musica!

Con piglio sicuro si avvicinò alla radio posata con noncuranza fra due mensole polverose su cui facevano bella mostra le odiate foto di quelli, fra i Black, che si erano segnalati per la loro malvagità. La accese, diffondendo per la stanza le note di una canzone sconosciuta che, col Natale, c’entrava quanto la gentilezza con Malfoy.

“Le Sorelle stravagarie!” esclamò Ginny, riconoscendo la voce del solista.

“Certo che non mi sembra tanto natalizia come hit...” commentò Bill, facendo il suo ingresso nel salotto.

“Infatti è un tango,” puntualizzò Tonks, che era tornata a dedicarsi alla proficua attività dell’addobbo. “Queste Sorelle sono più pazze di Pix!”

“Tonks!” si illuminò d’improvviso Hermione. “Come sta andando il tuo corso?”

La giovane strega dai capelli color chewing-gum alla fragola fulminò la ragazzina all’istante, mentre tutti gli sguardi dei presenti convergevano su di lei.

“E va bene, sto seguendo un corso di tango,” confessò infine Tonks, mentre le sue guance si imporporavano. “Me l’ha consigliato Molly... Per migliorare il mio equilibrio, ha detto...”

“E sei ancora viva?!” domandò Bill, ostentando incredulità. “Voglio dire, non hai ancora ucciso nessuno?”

Weasley senior non aveva perso neppure occasione per manifestare tutta la sua delicatezza. Tonks lo ringraziò lanciandogli contro uno gnomo da giardino vestito contro la sua volontà, per celebrare il Santo Natale, da pastorello.

“Se proprio lo vuoi sapere, il mio maestro dice che sono brava!”

“Devono essere molto costose queste lezioni!” scherzarono in coro i gemelli.

“Perché non ci mostri qualcosa?”

Ginny la incoraggiò con un sorriso, ma Tonks scosse la testa.

“Sono senza ballerino...”

“Te lo devo proprio far notare che sei circondata da uomini?” osservò acutamente Sirius, dopo aver buttato fuori dal salone Krecker con un vigoroso calcio. “Scegline uno!” propose allegramente.

La giovane ci pensò su un attimo e poi decise di buttarsi. Gliel’avrebbe fatta vedere lei a Bill e a tutti quei Weasley malfidenti...

“Allora, chi di voi si presta a farmi da cavaliere?” domandò ad alta voce, rivolgendo un sorriso agli uomini presenti in sala ma ottenendo in cambio solo degli sguardi scettici e piuttosto imbarazzati.

“E dai, ragazzi!” si arrabbiò la giovane strega. “La vogliamo sfatare questa storia dell’antipatia dei maschi per il ballo?”

Ginny ed Hermione si scambiarono un’occhiata sconsolata, rimembrando l’esperienza traumatica del Ballo del Ceppo.

“Avanti!”

Tonks non smetteva di sorridere, nonostante l’evidente ritrosia dei suoi amici; il buonumore di Sirius sembrava averla contagiata completamente.

Fu proprio il cugino a rispondere al suo appello, ma solo per declinare gentilmente l’invito.

“Mi offrirei io, Tonks,” spiegò, “ma fino a prova contraria non c’è gusto a ballare il tango fra consanguinei...”

La giovane annuì, lanciandogli uno sguardo complice.

“Coraggio,” tentò ancora, cercando con gli occhi un altro possibile ballerino, “non vi farò fare nulla di difficile! Mi limiterò al passo base, giuro!”

“Allora, ci sto,” disse a sorpresa Fred, alzandosi in piedi. “Farò la figura dello stupido, ma tutto sommato credo che ne valga la pena...” esclamò, facendo l’occhiolino in direzione del gemello, che ricambiò con un sorriso sornione.

“Vuoi davvero strusciarti contro un adolescente dagli ormoni impazziti, Tonks?!”

Era stata Ginny a parlare, l’unica donna Weasley presente in sala, ben decisa a mettere in guardia l’amica dal temperamento focoso del fratello.

Tonks si fermò un attimo a riflettere: quello era Fred, il bimbo lentigginoso che aveva fatto giocare quando erano piccoli; non riusciva proprio a percepirlo come una minaccia.

“Allora,” disse quello, afferrandola all’improvviso per i fianchi, “dove devo mettere le mani?”

Forse sbagliava.

Il bimbo era cresciuto ed il luccichio che ora poteva leggere negli occhi del ragazzo la convinse a dare ascolto alle parole di Ginny.

“Tienile al loro posto, quelle manacce da battitore,” lo rimproverò, facendo ridere l’intera compagnia. “Non c’é nessun altro volontario?” chiese subito dopo, speranzosa.

A Fred non rimase che tornare, sconfitto, al suo posto, mentre Bill alzava timidamente la mano.

“Quanto ad ormoni impazziti posso competere con mio fratello,” giocò, “ma almeno le mie mani sono più delicate...”

“Ma che vi siete messi in testa?!” sbottò la strega, ora in visibile imbarazzo. “È solo una dimostrazione! Possibile che non ci sia tra di voi un solo gentleman capace di stringermi fra le sue braccia senza farmi pentire di averlo scelto come ballerino?”

“Be’, uno ci sarebbe...” intervenne di nuovo Sirius. Con uno sguardo obliquo le indicò l’uomo che sembrava fare al caso suo, impegnato in quel momento nella lettura di un grosso volume di incantesimi, del tutto disinteressato a quanto stava avvenendo al n. 12 di Grimmauld Place.

“Remus!” chiamò Tonks, con un sorriso trionfante, tendendogli le mani.

Lupin alzò gli occhi e, compreso il motivo per cui era stato interpellato, divenne del colore dell’elisir d’amore.

“No,” mormorò, mentre quella piccola sillaba sembrava sul punto di soffocarlo.

“Per piacere!”

Gli occhi di Tonks non lo avevano abbandonato per un solo istante. Erano luminosi e così pieni di gioia che quasi gli dispiaceva doverla deludere. Eppure non aveva alternative. Lui non ballava. Non aveva mai ballato e mai lo avrebbe fatto.

“È solo un ballo, Professore...” lo canzonò George, appollaiandosi sul bracciolo della sua poltrona. “Se non accetti, penseremo tutti che tu abbia qualcosa da nascondere...”

“Ma di che parli?!” sbottò Lupin, sollevando sui presenti uno sguardo smarrito.

Il ragazzo decise di prendere l’iniziativa: aiutato dal fratello, costrinse il Professore ad alzarsi e lo condusse da Tonks.

Lei lo accolse con un sorriso radioso, mentre tutti i presenti incoraggiavano il ‘volontario’ con un applauso.

“Vai Remus!” gridarono all’unisono Ginny e Ron, mentre Hermione tratteneva a stento un risolino che la sapeva lunga.

Attirato da tutto quel baccano, persino Harry – che negli ultimi giorni aveva mostrato di preferire la solitudine – aveva fatto capolino nel salone per godersi la scena.

“Che devo fare?” si informò Lupin in modo spiccio, giusto per concludere rapidamente quell’esperimento.

“Apri le braccia,” ordinò allora Tonks in piedi a pochi passi da lui, prendendo sul serio il ruolo dell’insegnante. “Per il momento tieni le braccia tese e aspettami...” intimò, mentre si allontanava di qualche metro per indossare le scarpe da tango, apparse magicamente ad un movimento di bacchetta.

Lupin, in piedi al centro della sala con le braccia spalancate, si sentiva un vero stupido. Vedeva gli altri ridere di quella situazione assurda e non poteva che domandarsi perché non fosse riuscito ad opporre una maggiore resistenza.

E poi la vide.

Avanzava verso di lui a passi lenti e sinuosi, i piedi fasciati in un paio di scarpe rosse che le facevano guadagnare diversi centimetri.

“Il tango,” stava illustrando a bassa voce, “è una continua carezza: al pavimento,” mostrò, trascinando in avanti il piede destro senza che la suola si staccasse mai da terra, “ed al tuo partner,” concluse piantandosi di fronte a Remus con un sorriso che male riusciva a celare la malizia da cui era animato.

“I tuoi capelli,” mormorò lui, giusto per sfuggire al suo sguardo, “I tuoi capelli sono neri...”

“Be’, ballare il tango con i capelli fucsia sarebbe quasi sacrilego...”

Di nuovo quello sguardo.

“Questa, giusto per arricchire la tua conoscenza, Professore,” continuò la ragazza, “è una mirada.”

“Di che parli?”

Remus era rimasto senza saliva sotto quello sguardo infuocato.

“Parlo dell’occhiata che ti sto lanciando, Remus!” sbottò lei, esasperata. “Lo sguardo che ti dice Non importa che tu ancora non lo sappia, o che ti ostini a fare finta di niente... Tanto ormai sei mio.”

Tonks lo fissò, in attesa.

La risposta di Remus si fece attendere qualche secondo.

“Stiamo sempre parlando dei fondamenti del ballo, no?!”

La ragazza lo squadrò in malo modo, nulla a che vedere con la precedente mirada.

“Perché stai gobbo?” lo rimproverò subito, dandogli una pacca in mezzo alle scapole. “E tieni su queste braccia!”

Si allontanò di qualche passo, per osservare la sua postura.

“Vuoi stringere un po’ quegli addominali?” lo rimbrottò, critica.

Sirius sghignazzò, trascinandosi dietro le risate dei Wesley.

Incurante dei loro commenti, Tonks fece un mezzo giro attorno al suo partner, lasciando che la sua mano aperta gli accarezzasse il dorso. Merlino se era teso! Poteva quasi sentirlo trattenere il respiro... Ormai era di nuovo di fronte a lui. Notò che le sue guance si erano leggermente colorate. Trattenne un sorriso; chissà se stava osando troppo, si domandò. E decise di scoprirlo.

“Remus Lupin,” lo sfidò, guardandolo dritto negli occhi, “puoi fingere di avere gli addominali, per cortesia,” lo rimproverò, schiacciando la sua mano sul basso ventre dell’uomo, “e stringerli?”

In un attimo il salone piombò in un silenzio carico di elettricità. Bill, i gemelli, Ron, Harry smisero all’istante di ridere. Ginny ed Hermione li osservarono perplesse, incapaci di interpretare nel modo corretto la situazione.

“Tonks, cara, ricordati che è pur sempre un Lupo Mannaro... Mite quanto vuoi, ma dotato di... istinti...”

La voce della signora Weasley, di passaggio nel salotto, ruppe il silenzio.

Grazie, Molly...” riuscì a dire Lupin che, teso come un crine di unicorno, aveva fatto un salto indietro al tocco di Tonks.

La ragazza, dal canto suo, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Per un battito di ciglia, i suoi capelli sembrarono tingersi di nuovo del suo colore preferito, ma poi tornarono neri, a fare pendant con il suo look da tangera.

“Ok,” disse, subito dopo, riprendendo il controllo della situazione, “vi mostro la posizione del tango, che non richiede...” ci pensò qualche secondo, “addominali,” concluse.

Senza aggiungere un’altra parola, si riavvicinò a Lupin, posizionando le braccia dell’uomo in modo che con la mano sinistra le sfiorasse la schiena e con la destra incontrasse la sua. Tra di loro, nessun altro contatto.

“Tutto qui?” si lamentarono i gemelli, mentre Remus traeva un sospiro di sollievo.

“Che vi aspettavate?”

Era Tonks.

“La posizione tango non è in alcun modo compromettente, mi pare...” spiegò, guardando Lupin di sottecchi. “Se parliamo di posizione milonga, invece...”

I gemelli esplosero in un boato.

“V-e-d-e-r-e! V-e-d-e-r-e!” la incitarono, simulando un coro da Coppa del Mondo di Quiddich.

Con un sorriso, Tonks decise di accontentarli.

Afferrò la camicia di Lupin con entrambe le mani e lo attirò a sé, facendo aderire i loro corpi. Passò un braccio attorno alle sue spalle, avvicinandosi il più possibile, finché non sentì il suo seno scontrarsi con il petto dell’uomo. Cercò i suoi occhi, che naturalmente si ritrassero. Nonostante i tacchi, Lupin rimaneva più alto di lei. Rispettando la posizione canonica, appoggiò la tempia contro la guancia del suo compagno.

“Per tutti i Gargoyle!” esclamò Ron. “Questo sì che significa ballare stretto...”

“La posizione milonga,” recitò Hermione che sembrava essersi ricordata improvvisamente di quella nozione, appresa chissà dove, “richiede un contatto pressoché completo dei due ballerini, grosso modo dalla fronte all’ombelico.”

Di nuovo i gemelli commentarono la lezione con un sonoro fischio.

Tonks non poté fare a meno di sorridere, nonostante quella posizione riuscisse difficile da mantenere anche per lei: aveva già ballato la milonga con diversi sconosciuti; ma ora era la bocca dischiusa di Remus quelle che lambiva, involontariamente, il suo naso.

“E ora...” gli sussurrò, sfiorando con le labbra il pomo d’Adamo, “respira...”

Accadde tutto in un istante. Lupin, per contrastare il rischio di andare in iperventilazione, lasciò uscire un debole sospiro che, tuttavia, gli si mozzò in gola non appena sentì la lingua di Tonks solleticare quella sensibilissima zona del suo collo. Non doveva averla vista nessuno, tutta coperta com’era dalla sua figura. Eppure lui l’aveva sentita distintamente, quella scarica elettrica potentissima che, partendo dal punto in cui la ragazza lo aveva succhiato, aveva attraversato tutto il suo corpo, per concentrarsi infine un po’ al di sotto della cintura.

“Basta così per stasera,” annunciò con voce rauca, scapicollandosi fuori della sala.

“Sei il solito rompiscatole, Remus!”

La voce divertita di Sirius lo raggiunse appena in tempo, un secondo prima che il Professore si richiudesse alle spalle la porta della sua camera.

Per tutti i Nargilli!, pensò con il fiato corto. Si portò una mano alla fronte sudata, incerto su cosa fare con l’altra. Gli ci volle un certo coraggio per sollevarla, infine, fino al collo.

Sfiorò il punto in cui aveva sentito posarsi le labbra di Tonks.

Era umido.

Merlino!

Un brivido, lo scosse di nuovo dalla testa ai piedi.

Poi un pesante rumore di passi lo dissolse, per un momento, dalle sue fantasie.

“Buonanotte, Remus... E grazie!”

Era la voce di Tonks quella che si introduceva, dolce, attraverso il buco della serratura.

Lupin serrò gli occhi. Già sapeva che l’avrebbe sognata tutta la notte.

Ancora una volta.

 

 

§ fin §

  
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