Ciao a tutti gli amanti della
coppia Tonks/Lupin!
Era da un po’ che non scrivevo una fanfic su di loro; questa
se n’é uscita così
di getto... Non è nulla di speciale ma la pubblico lo
stesso, sperando che a
qualcuno di voi possa piacere comunque!
Un bacio,
M.
Salida
basica
Autrice: menestrella07
Categoria: Harry
Potter
Genere: romantico,
sentimentale
Personaggi: Nimphadora
Tonks, Remus Lupin
Pair: Tonks/Lupin
Rating: arancione
Disclaimer: I personaggi di
questa fanfic non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.
Rowling e di tutti
coloro che ne detengano i diritti. Questa storia è stata
scritta senza alcuno
scopo di lucro.
«Sirius
[...] pareva deciso a fare in modo che tutti si divertissero quanto a
Hogwarts,
se non di più, e trascorse i giorni prima di Natale a pulire
e decorare senza
sosta, con l’aiuto di tutti, così che quando
andarono a dormire la sera della
vigilia la casa era a stento riconoscibile. I lampadari anneriti non
erano più
carichi di ragnatele, ma di ghirlande di agrifoglio e festoni
d’oro e
d’argento; mucchi di neve magica scintillavano sui tappeti
lisi; un grande
albero di Natale, procurato da Mundungus e addobbato con fate vive,
nascondeva
l’albero genealogico di Sirius, e perfino le teste
d’elfo imbalsamate sulle
pareti portavano barbe e cappelli da Babbo Natale.»
(Harry Potter e
l’Ordine della Fenice, XXIII,
Natale nel
reparto riservato)
“Dove
lo metto questo?”
La voce
squillante di Ginny risuonò
attraverso il salotto mentre con fare indeciso reggeva un gigantesco
festone
decorato con i colori del Grifondoro. Fred glielo strappò
subito di mano ed
iniziò ad attorcigliarlo attorno alle gambe del fratello
minore che, intento a
decorare l’albero, era del tutto ignaro di quanto si tramava
alle sue spalle.
Remus Lupin,
accorso a Grimmauld Place di
prima mattina per tentare di confortare la signora Weasley, in preda ad
una
crisi di pianto inconsolabile dopo l’ennesimo voltafaccia di
Percy, sembrava
più distratto che mai, con quella sua aria svagata che lo
portava tuttavia a
dedicarsi con un certo impegno all’incanto delle fate da
appendere al grosso
abete procurato da Mundungus.
Tonks lo
osservava attentamente, ammirata
in apparenza dalla precisione e dalla semplicità con cui
riusciva ad eseguire
una magia tanto complessa; gli fissava le mani come se desiderasse
vederle
appoggiarsi anche sui suoi fianchi, proprio come stavano facendo ora
con quei
piccoli esseri alati.
Queste almeno
erano le supposizioni di
Hermione, che da qualche giorno studiava con un certo interesse quella
strana
coppia, attendendo uno sviluppo che nessun altro avrebbe ancora neppure
sospettato. Supposizioni che furono bruscamente interrotte quanto la
testa del
suo amico Ron, in caduta libera grazie allo scherzo di Fred,
colpì
violentemente il suo ginocchio, facendola urlare di dolore.
“Accidenti,
Ron, ma c’hai un’incudine al
posto della testa?!” si lamentò, massaggiandosi
vistosamente la parte lesa.
Il ragazzo non
la sentì neppure, tuttavia,
dal momento che, rimessosi in piedi in tutta fretta, si era
già gettato
all’inseguimento dei gemelli. Una spinta all’albero
e Tonks si ritrovò fra le
braccia di Remus, che afferrandola al volo riuscì a
risparmiarle il rimorso di
aver ucciso, con il suo fondoschiena fasciato in uno splendido paio di
jeans
all’ultima moda, un’intera famiglia di fate.
“Tutto
bene?” domandò, senza riuscire a
camuffare del tutto l’effetto che gli procurava la sensazione
di averla così
vicina.
Quanto a lei,
be’ rinunciò a priori
all’idea di proferire sillaba e si godette appieno quel
momento di involontaria
– e pertanto incolpevole – intimità.
Adulti...,
pensò ancora Hermione, scuotendo la testa. Non che le cose
fossero così diverse
per i ragazzi, rifletté poi, lanciando un’occhiata
carica di aspettativa verso
il più giovane degli uomini Weasley, intento in un corpo a
corpo con George.
La Grifondoro
sospirò. Almeno, grazie
all’invito di Sirius, avrebbero passato il Natale tutti
insieme. Eppure c’era
qualcosa che mancava, constatò Hermione. Ripensò
alle feste passate, trascorse
in famiglia, fra i regali dei parenti lontani e le canzoni della
madre... Ecco,
cos’era; mancava la musica!
Con piglio
sicuro si avvicinò alla radio
posata con noncuranza fra due mensole polverose su cui facevano bella
mostra le
odiate foto di quelli, fra i Black, che si erano segnalati per la loro
malvagità. La accese, diffondendo per la stanza le note di
una canzone
sconosciuta che, col Natale, c’entrava quanto la gentilezza
con Malfoy.
“Le
Sorelle stravagarie!” esclamò Ginny,
riconoscendo la voce del solista.
“Certo
che non mi sembra tanto natalizia
come hit...” commentò Bill, facendo il suo
ingresso nel salotto.
“Infatti
è un tango,” puntualizzò Tonks,
che era tornata a dedicarsi alla proficua attività
dell’addobbo. “Queste Sorelle
sono più pazze di Pix!”
“Tonks!”
si illuminò d’improvviso
Hermione. “Come sta andando il tuo corso?”
La giovane
strega dai capelli color
chewing-gum alla fragola fulminò la ragazzina
all’istante, mentre tutti gli
sguardi dei presenti convergevano su di lei.
“E va
bene, sto seguendo un corso di
tango,” confessò infine Tonks, mentre le sue
guance si imporporavano. “Me l’ha
consigliato Molly... Per migliorare il mio equilibrio,
ha detto...”
“E sei
ancora viva?!” domandò Bill,
ostentando incredulità. “Voglio dire, non hai
ancora ucciso nessuno?”
Weasley senior
non aveva perso neppure
occasione per manifestare tutta la sua delicatezza. Tonks lo
ringraziò
lanciandogli contro uno gnomo da giardino vestito contro la sua
volontà, per celebrare
il Santo Natale, da pastorello.
“Se
proprio lo vuoi sapere, il mio maestro
dice che sono brava!”
“Devono
essere molto costose queste
lezioni!” scherzarono in coro i gemelli.
“Perché
non ci mostri qualcosa?”
Ginny la
incoraggiò con un sorriso, ma
Tonks scosse la testa.
“Sono
senza ballerino...”
“Te lo
devo proprio far notare che sei
circondata da uomini?” osservò acutamente Sirius,
dopo aver buttato fuori dal
salone Krecker con un vigoroso calcio. “Scegline
uno!” propose allegramente.
La giovane ci
pensò su un attimo e poi
decise di buttarsi. Gliel’avrebbe fatta vedere lei a Bill e a
tutti quei Weasley
malfidenti...
“Allora,
chi di voi si presta a farmi da
cavaliere?” domandò ad alta voce, rivolgendo un
sorriso agli uomini presenti in
sala ma ottenendo in cambio solo degli sguardi scettici e piuttosto
imbarazzati.
“E
dai, ragazzi!” si arrabbiò la giovane
strega. “La vogliamo sfatare questa storia
dell’antipatia dei maschi per il
ballo?”
Ginny ed
Hermione si scambiarono
un’occhiata sconsolata, rimembrando l’esperienza
traumatica del Ballo del
Ceppo.
“Avanti!”
Tonks non
smetteva di sorridere,
nonostante l’evidente ritrosia dei suoi amici; il buonumore
di Sirius sembrava
averla contagiata completamente.
Fu proprio il
cugino a rispondere al suo
appello, ma solo per declinare gentilmente l’invito.
“Mi
offrirei io, Tonks,” spiegò, “ma fino
a prova contraria non c’è gusto a ballare il tango
fra consanguinei...”
La giovane
annuì, lanciandogli uno sguardo
complice.
“Coraggio,”
tentò ancora, cercando con gli
occhi un altro possibile ballerino, “non vi farò
fare nulla di difficile! Mi
limiterò al passo base, giuro!”
“Allora,
ci sto,” disse a sorpresa Fred,
alzandosi in piedi. “Farò la figura dello stupido,
ma tutto sommato credo che
ne valga la pena...” esclamò, facendo
l’occhiolino in direzione del gemello,
che ricambiò con un sorriso sornione.
“Vuoi
davvero strusciarti contro un
adolescente dagli ormoni impazziti, Tonks?!”
Era stata Ginny
a parlare, l’unica donna
Weasley presente in sala, ben decisa a mettere in guardia
l’amica dal
temperamento focoso del fratello.
Tonks si
fermò un attimo a riflettere:
quello era Fred, il bimbo lentigginoso che aveva fatto giocare quando
erano
piccoli; non riusciva proprio a percepirlo come una minaccia.
“Allora,”
disse quello, afferrandola
all’improvviso per i fianchi, “dove devo mettere le
mani?”
Forse
sbagliava.
Il bimbo era
cresciuto ed il luccichio che
ora poteva leggere negli occhi del ragazzo la convinse a dare ascolto
alle
parole di Ginny.
“Tienile
al loro posto, quelle manacce da
battitore,” lo rimproverò, facendo ridere
l’intera compagnia. “Non c’é
nessun
altro volontario?” chiese subito dopo, speranzosa.
A Fred non
rimase che tornare, sconfitto,
al suo posto, mentre Bill alzava timidamente la mano.
“Quanto
ad ormoni impazziti posso
competere con mio fratello,” giocò, “ma
almeno le mie mani sono più delicate...”
“Ma
che vi siete messi in testa?!” sbottò
la strega, ora in visibile imbarazzo. “È solo una
dimostrazione! Possibile che
non ci sia tra di voi un solo gentleman
capace di stringermi fra le sue braccia senza farmi pentire di averlo
scelto
come ballerino?”
“Be’,
uno ci sarebbe...” intervenne di
nuovo Sirius. Con uno sguardo obliquo le indicò
l’uomo che sembrava fare al
caso suo, impegnato in quel momento nella lettura di un grosso volume
di
incantesimi, del tutto disinteressato a quanto stava avvenendo al n. 12
di
Grimmauld Place.
“Remus!”
chiamò Tonks, con un sorriso
trionfante, tendendogli le mani.
Lupin
alzò gli occhi e, compreso il motivo
per cui era stato interpellato, divenne del colore
dell’elisir d’amore.
“No,”
mormorò, mentre quella piccola
sillaba sembrava sul punto di soffocarlo.
“Per
piacere!”
Gli occhi di
Tonks non lo avevano
abbandonato per un solo istante. Erano luminosi e così pieni
di gioia che quasi
gli dispiaceva doverla deludere. Eppure non aveva alternative. Lui non
ballava.
Non aveva mai ballato e mai lo avrebbe fatto.
“È
solo un ballo, Professore...”
lo canzonò George, appollaiandosi sul bracciolo
della sua poltrona. “Se non accetti, penseremo tutti che tu
abbia qualcosa da
nascondere...”
“Ma di
che parli?!” sbottò Lupin,
sollevando sui presenti uno sguardo smarrito.
Il ragazzo
decise di prendere
l’iniziativa: aiutato dal fratello, costrinse il Professore
ad alzarsi e lo
condusse da Tonks.
Lei lo accolse
con un sorriso radioso,
mentre tutti i presenti incoraggiavano il
‘volontario’ con un applauso.
“Vai
Remus!” gridarono all’unisono Ginny e
Ron, mentre Hermione tratteneva a stento un risolino che la sapeva
lunga.
Attirato da
tutto quel baccano, persino
Harry – che negli ultimi giorni aveva mostrato di preferire
la solitudine –
aveva fatto capolino nel salone per godersi la scena.
“Che
devo fare?” si informò Lupin in modo
spiccio, giusto per concludere rapidamente quell’esperimento.
“Apri
le braccia,” ordinò allora Tonks in
piedi a pochi passi da lui, prendendo sul serio il ruolo
dell’insegnante. “Per
il momento tieni le braccia tese e aspettami...”
intimò, mentre si allontanava
di qualche metro per indossare le scarpe da tango, apparse magicamente
ad un
movimento di bacchetta.
Lupin, in piedi
al centro della sala con
le braccia spalancate, si sentiva un vero stupido. Vedeva gli altri
ridere di
quella situazione assurda e non poteva che domandarsi perché
non fosse riuscito
ad opporre una maggiore resistenza.
E poi la vide.
Avanzava verso
di lui a passi lenti e
sinuosi, i piedi fasciati in un paio di scarpe rosse che le facevano
guadagnare
diversi centimetri.
“Il
tango,” stava illustrando a bassa
voce, “è una continua carezza: al
pavimento,” mostrò, trascinando in avanti il
piede destro senza che la suola si staccasse mai da terra,
“ed al tuo partner,”
concluse piantandosi di fronte
a Remus con un sorriso che male riusciva a celare la malizia da cui era
animato.
“I
tuoi capelli,” mormorò lui, giusto per
sfuggire al suo sguardo, “I tuoi capelli sono
neri...”
“Be’,
ballare il tango con i capelli
fucsia sarebbe quasi sacrilego...”
Di nuovo quello
sguardo.
“Questa,
giusto per arricchire la tua
conoscenza, Professore,” continuò la ragazza,
“è una mirada.”
“Di
che parli?”
Remus era
rimasto senza saliva sotto
quello sguardo infuocato.
“Parlo
dell’occhiata che ti sto lanciando,
Remus!” sbottò lei, esasperata. “Lo
sguardo che ti dice Non importa che tu ancora
non lo sappia, o che ti ostini a fare finta
di niente... Tanto ormai sei mio.”
Tonks lo
fissò, in attesa.
La risposta di
Remus si fece attendere
qualche secondo.
“Stiamo
sempre parlando dei fondamenti del
ballo, no?!”
La ragazza lo
squadrò in malo modo, nulla
a che vedere con la precedente mirada.
“Perché
stai gobbo?” lo rimproverò subito,
dandogli una pacca in mezzo alle scapole. “E tieni su queste
braccia!”
Si
allontanò di qualche passo, per
osservare la sua postura.
“Vuoi
stringere un po’ quegli addominali?”
lo rimbrottò, critica.
Sirius
sghignazzò, trascinandosi dietro le
risate dei Wesley.
Incurante dei
loro commenti, Tonks fece un
mezzo giro attorno al suo partner,
lasciando che la sua mano aperta gli accarezzasse il dorso. Merlino se era teso! Poteva quasi
sentirlo trattenere il respiro... Ormai era di nuovo di fronte a lui.
Notò che
le sue guance si erano leggermente colorate. Trattenne un sorriso;
chissà se
stava osando troppo, si domandò. E decise di scoprirlo.
“Remus
Lupin,” lo sfidò, guardandolo
dritto negli occhi, “puoi fingere
di
avere gli addominali, per cortesia,” lo
rimproverò, schiacciando la sua mano
sul basso ventre dell’uomo, “e
stringerli?”
In un attimo il
salone piombò in un
silenzio carico di elettricità. Bill, i gemelli, Ron, Harry
smisero all’istante
di ridere. Ginny ed Hermione li osservarono perplesse, incapaci di
interpretare
nel modo corretto la situazione.
“Tonks,
cara, ricordati che è pur sempre
un Lupo Mannaro... Mite quanto vuoi, ma dotato di... istinti...”
La voce della
signora Weasley, di
passaggio nel salotto, ruppe il silenzio.
“Grazie,
Molly...” riuscì a dire Lupin che, teso come un
crine di unicorno, aveva fatto
un salto indietro al tocco di Tonks.
La ragazza, dal
canto suo, non riusciva a
staccargli gli occhi di dosso. Per un battito di ciglia, i suoi capelli
sembrarono tingersi di nuovo del suo colore preferito, ma poi tornarono
neri, a
fare pendant con il suo look da tangera.
“Ok,”
disse, subito dopo, riprendendo il
controllo della situazione, “vi mostro la posizione del
tango, che non
richiede...” ci pensò qualche secondo, “addominali,”
concluse.
Senza aggiungere
un’altra parola, si
riavvicinò a Lupin, posizionando le braccia
dell’uomo in modo che con la mano
sinistra le sfiorasse la schiena e con la destra incontrasse la sua.
Tra di
loro, nessun altro contatto.
“Tutto
qui?” si lamentarono i gemelli,
mentre Remus traeva un sospiro di sollievo.
“Che
vi aspettavate?”
Era Tonks.
“La
posizione tango non è in alcun modo
compromettente, mi pare...” spiegò, guardando
Lupin di sottecchi. “Se parliamo
di posizione milonga,
invece...”
I gemelli
esplosero in un boato.
“V-e-d-e-r-e!
V-e-d-e-r-e!” la incitarono,
simulando un coro da Coppa del Mondo di Quiddich.
Con un sorriso,
Tonks decise di
accontentarli.
Afferrò
la camicia di Lupin con entrambe
le mani e lo attirò a sé, facendo aderire i loro
corpi. Passò un braccio
attorno alle sue spalle, avvicinandosi il più possibile,
finché non sentì il
suo seno scontrarsi con il petto dell’uomo. Cercò
i suoi occhi, che
naturalmente si ritrassero. Nonostante i tacchi, Lupin rimaneva
più alto di lei.
Rispettando la posizione canonica, appoggiò la tempia contro
la guancia del suo
compagno.
“Per
tutti i Gargoyle!” esclamò Ron.
“Questo sì che significa ballare
stretto...”
“La
posizione milonga,” recitò Hermione
che sembrava essersi ricordata improvvisamente di quella nozione,
appresa
chissà dove, “richiede un contatto
pressoché completo dei due ballerini, grosso
modo dalla fronte all’ombelico.”
Di nuovo i
gemelli commentarono la lezione
con un sonoro fischio.
Tonks non
poté fare a meno di sorridere,
nonostante quella posizione riuscisse difficile da mantenere anche per
lei:
aveva già ballato la milonga con diversi sconosciuti; ma ora
era la bocca
dischiusa di Remus quelle che lambiva, involontariamente, il suo naso.
“E
ora...” gli sussurrò, sfiorando con le
labbra il pomo d’Adamo, “respira...”
Accadde tutto in
un istante. Lupin, per
contrastare il rischio di andare in iperventilazione, lasciò
uscire un debole
sospiro che, tuttavia, gli si mozzò in gola non appena
sentì la lingua di Tonks
solleticare quella sensibilissima zona del suo collo. Non doveva averla
vista
nessuno, tutta coperta com’era dalla sua figura. Eppure lui
l’aveva sentita
distintamente, quella scarica elettrica potentissima che, partendo dal
punto in
cui la ragazza lo aveva succhiato, aveva attraversato tutto il suo
corpo, per
concentrarsi infine un po’ al di sotto della cintura.
“Basta
così per stasera,” annunciò con
voce rauca, scapicollandosi fuori della sala.
“Sei
il solito rompiscatole, Remus!”
La voce
divertita di Sirius lo raggiunse
appena in tempo, un secondo prima che il Professore si richiudesse alle
spalle
la porta della sua camera.
Per
tutti i Nargilli!,
pensò con il fiato corto. Si portò una mano
alla fronte sudata, incerto su cosa fare con l’altra. Gli ci
volle un certo
coraggio per sollevarla, infine, fino al collo.
Sfiorò
il punto in cui aveva sentito
posarsi le labbra di Tonks.
Era umido.
Merlino!
Un brivido, lo
scosse di nuovo dalla testa
ai piedi.
Poi un pesante
rumore di passi lo
dissolse, per un momento, dalle sue fantasie.
“Buonanotte,
Remus... E grazie!”
Era la voce di
Tonks quella che si
introduceva, dolce, attraverso il buco della serratura.
Lupin
serrò gli occhi. Già sapeva che
l’avrebbe sognata tutta la notte.
Ancora
una volta.
§ fin §