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Autore: Kokky    22/09/2009    2 recensioni
Introspezione di Lois nella 8x10 (perciò SPOILER!) - un piccolo scorcio di lei in quella festa così felice e così intensa.
Non c’era via d’uscita, non poteva dimenticare Clark Kent.[...]
Alzò il viso verso di lui. Era così vicino, tremendamente. Poteva vedere l’emozione nei suoi occhi chiari.
La voce di Chloe spezzò quel contatto visivo e tutto crollò di nuovo.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet child o’ mine

 

Lois aveva spifferato tutto ad Oliver, quella sera. C’erano la felicità nell’aria, come una nebbia che si attaccava umidiccia alla gente lì alla festa, e una luce limpida e diffusa, che illuminava gli sposini novelli.

Lois corrucciava e labbra e le sopracciglia in una smorfia di tristezza, pur sentendo il vociare allegro della folla vicino a lei, e Oliver la guardava con un sorriso – come se potesse comprenderla, lui che solitamente veniva accusato di essere un playboy affogato nell’alcol.

Lois pensò che quella felicità collettiva, oltre a farle venire una sorte di diabete passeggero, le dava speranza. “Forse”, si disse, “tutto questo può andare a buon fine”.

Si sentiva una bambina sciocca, per una volta troppo ingenua in quel mondo di squali affamati. Clark non avrebbe smesso di essere solo un buon amico e lei, d’altro canto, non si sarebbe mai piegata.

Sì, era una bambina sciocca, molto più infantile di quando aveva otto anni e seguiva il Generale da campo a campo. Là era forte e indistruttibile; invece adesso andava a pezzi, ma il suo orgoglio le mordeva i calcagni e lei non riusciva semplicemente a dirgli quel sentimento.

«Lo so che sembro patetica, ma ho pensato, solo per un momento, che avesse bisogno di me».

Oliver la incoraggiò: «Lui ha bisogno di te, Lois».

«Sei molto dolce, ma... come fai a saperlo?», chiese accorata. Sì, adesso era piccola, con le ginocchia sbucciate e le trecce castane che le ricadevano sulla schiena.

«Perché conosco Clark».

Tutto, tutto il mondo l’avrebbe capito prima di lui, Smallville, quello stupido che non sapeva far altro che arare i campi – no, non era vero. Stava nuovamente generalizzando con la sua lingua tagliente e veloce. E, dentro di sé, provava un affetto che cancellava la sua ira – quella spuntava, svaniva, e ritornava, ma andava nuovamente via.

Lois si sentiva una bambina che,ancora dipendente dal genitore, non sapeva far altro che stare legata ad esso. A lui.

Decise di sorvolare su tutto quello. Lo faceva sempre: non ci pensava, eppure il sentimento tornava; si buttava fra le braccia di un tipo divertente e i suoi occhi azzurri, maliziosi, non erano i suoi – si sovrapponeva un altro sguardo dolce e scherzoso, sempre.

 

Non c’era via d’uscita, non poteva dimenticare Clark Kent.

Doveva avere la febbre, di sicuro... c’era Oliver, nella sua testa, che le diceva la verità e c’era lei che era sincera con se stessa per una volta. Lois era confusa.

Sapeva cosa provava, pur nascondendolo a tutti, ma quelli sembravano capire ancora meglio il suo sentimento per lui.

Sospirò.

 

 

Clark l’invitò a ballare solo con uno sguardo – dolce e scherzoso – e Lois accettò di buon grado.

La febbre saliva quando Smallville le carezzava la schiena con la mano.

Probabilmente qualcosa nel punch corretto doveva averle fatto male...

Alzò il viso verso di lui. Era così vicino, tremendamente. Poteva vedere l’emozione nei suoi occhi chiari.

La voce di Chloe spezzò quel contatto visivo e tutto crollò di nuovo.

La speranza di Lois e la sua momentanea sincerità – lui adesso si voltava verso l’ombra fantasma del suo amore passato. La perfezione che Clark aveva intravisto era difficile da dimenticare, soprattutto se a legarlo a Lois c’era solo una storia mai incominciata, fatta d’inconsistenti sguardi e sorrisi e piccoli tocchi.

 

Lois fu sola. Si sentiva come una bimba abbandonata, senza più quella guida su cui contare (su cui gravare e girare).

Non guardò verso Clark e Lana; cercò di dimenticare, riempiendo un bicchiere col punch corretto. Poi sorrise, ripensando a quando aveva otto anni e giocava alla guerra con altri suoi coetanei. Vinceva quasi sempre e se perdeva non faceva così male. Ma questa volta non era un gioco.

Ingollò il punch e infine guardò Clark, decidendo di uscire da quella stanza per poter rimanere da sola con i suoi pensieri.

“No, non ne vale la pena”, si disse, eppure sapeva che quella era solo una sciocca bugia da bambina.

 



 

 

 



N/A: il primo pezzo viene dopo il secondo, seguendo la linea temporale della puntata 8x10. E poi niente, mi piace scavare nei pg,non muoverli.

Titolo by Guns ‘n’ roses. I dialoghi della fic sono ripresi pari pari dalla puntata 8x10 di Smallville.

E infine, viva la ClarkxLois <3

 

   
 
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