Your
stupidity makes my head hurt
The
man with an awesome ass.
Era
primavera a Konoha: gli uccellini avevano già iniziato a cinguettare, gli armadi
venivano repentinamente svuotati di cappotti e maglioni, sostituiti da maglie a
maniche corte e pantaloncini, si diffondeva per le strade il profumo dei fiori
nuovi sbocciati nel negozio degli Yamanaka.
E,
naturalmente, c’era una novità gradita a tutte le donne: un nuovo Jonin. Ogni
anno a Konoha si presentava un Jonin trasferito da un’altra regione alleata per
fare tirocinio con uno dei maestri della Foglia; quest’anno, la fortunata metà
femminile del villaggio poteva rifarsi gli occhi con Wataru Shikomoto: due metri
di capelli biondi, occhi celesti, fisico impeccabile e cervello invidiabile.
Appunto per questo, a Konoha non si parlava che di lui.
«No,
ma l’hai visto?» esclamò Ino,
indicando Wataru con lo sguardo mentre superava lei, Sakura, Tenten e Hinata per
andare al campo allenamento dove aveva apprendistato con
Ebisu-sensei.
«Hai
visto che bel sedere?» rincarò Tenten, non riuscendo a staccargli gli occhi di
dosso. «Mi piace quando cammina. Più di Neji. Neji
sculetta.»
Tutte
le ragazze la guardarono come se fosse posseduta.
«Ho
già deciso dove andremo in luna di miele quando ci sposeremo.» informò invece
Sakura, i cui occhi si erano da tempo trasformati in due enormi cuori rossi e
pulsanti.
«A-assomiglia
a Naruto-kun…» sospirò Hinata, conscia che ciò che aveva appena detto poteva
considerarsi il complimento più grande mai uscito dalla sua bocca. «È solo più
alto.»
«Certo.
Più alto, più bello, più muscoloso, più bello, più intelligente, più bello… l’ho
già detto più bello?» disse la bionda, mangiandosi Wataru con gli
occhi.
E
se le donne stravedevano per lui tanto da appostarsi dietro agli angoli più
nascosti del villaggio solo per spiarlo o per avere la possibilità di vederlo
passare come le Hinata della situazione, gli uomini non si sentivano minimamente
minacciati da lui.
«No,
ma l’hai visto?» esclamò Kiba, con
voce riottosa. «Hai visto come sculetta? Cammina come se ci fosse solo
lui come tirocinante.»
«Ehm…
Kiba, c’è solo lui come tirocinante…»
gli fece notare Choji, piuttosto imbarazzato: detestava quando gli altri
parlavano male di uno dei nuovi arrivi soltanto perché non si sentivano più al
centro dell’attenzione delle donne. Soprattutto Kiba.
«Sta
di fatto che sia solo un belloccio biondo, quindi
stupido.»
E
soprattutto Shikamaru quando, inconsapevolmente, non si sentiva più al
centro delle attenzioni di Ino.
«Ehi!
Cos’hai contro i biondi?!» gridò Naruto, avventandosi su di lui con aria
feroce.
«Sono
stupidi, e tu ne sei l’esempio più calzante!» rispose Shikamaru, parando
l’attacco di Naruto e proteggendosi da un eventuale secondo
calcio.
«Una
rissa?! Banzai!» si lanciò Rock Lee, tentando di
aggiungersi tra i due, ma venne prontamente fermato da Neji che, tenendolo per
la cintura arancione, espresse il suo parere che, come al solito, riusciva a
conciliare tutti i giudizi e riassumeva in poche parole lo stato d’animo di
ognuno: «Lo odio.»
«Anche
tu?» si lamentò Choji, il quale non aveva ancora capito perché tutti lo
trovassero odioso, dato che non aveva ancora parlato con
nessuno.
«È
troppo… effemminato.»
«Che?!»
«Ahaha!
Neji ha fatto centro!»asserì Kiba, ridendo.
«E
poi… ha un odore strano addosso…» aggiunse Naruto, annuendo lentamente e dando
l’idea di saperne una in più del diavolo.
«Si
chiama profumo, Naruto. Gli uomini se
lo mettono quando…» tentò di spiegare Choji, giustificando il forte odore che
emanava quando, camminando, lasciava la scia.
«Sono
gay.» completò per lui Kiba, provocando in tutti nuove risate. «Andiamo… quanti
di voi si profumano per andare ad allenarsi? È solo un bellimbusto! Neanche Neji
si cura così tanto! Lui profuma solo di balsamo!»
«È
shampoo, Kiba, per l’ennesima volta: shampoo!»
«Chiamalo
come vuoi, per me sai di balsamo alla camomilla!»
«Wataru
è forse l’unico furbo tra voi uomini delle caverne…» s’intromise una voce
femminile da dietro le loro spalle: le ragazze, come un gruppo di militari in
ritiro, stavano in formazione. Davanti Ino aveva uno sguardo inquisitore e le
mani sui fianchi come soleva fare quando aveva qualcosa da ridire, dietro di lei
Tenten e Sakura con le braccia conserte lanciavano sguardi intrisi di odio,
infine Hinata stava in disparte, torturandosi le ciocche di capelli con le
mani.
«Lui
ci tiene al suo aspetto, qualsiasi cosa faccia. È bello e sexy, a differenza di
qualcuno di mia conoscenza.» attaccò Ino, lanciando un’occhiata eloquente a
Shikamaru, il quale aprì la bocca nel tentativo di
ribattere.
«Ragazzi,
ci conviene andare…» sussurrò Choji, conoscendo i suoi due migliori amici.
Armati di terrore e consapevolezza di ciò che sarebbe toccato a Shikamaru, gli
uomini si allontanarono di soppiatto, lanciando occhiate di supporto, seguiti
dalle ragazze, che non vedevano l’ora che Ino si facesse
valere.
«Sai,
carissima» cominciò Shikamaru,
facendo un passo avanti e abbassando lo sguardo, ricercando le parole giuste per
parlarle. «due sono le certezze nella mia vita: il fatto che fortunatamente non
passerò mai il resto dei miei giorni con te, e che ho sempre ragione. Perciò ti
dico: il tuo caro Wataru è gay. È un gay così gay che ce l’ha stampato in
fronte.».
«…
certo. E io sono Orochimaru.»
«Scommettiamo?»
«Oh,
quello che vuoi. Un uomo così perfetto non può essere gay!» sbottò la ragazza,
con veemenza. «Tra l’altro, non è che lo dici perché sei geloso?» domandò poi, con una punta
maliziosa nella voce.
Quel
pensiero fece rabbrividire Shikamaru: «Ma non mi hai sentito, oca giuliva?» alzò
la voce stizzito da una tale insinuazione. «Una delle mie certezze è che non
finirò mai la mia vita con te, per fortuna!» quasi gridò.
Ino
stette per qualche secondo in religioso silenzio. Shikamaru si sentì in colpa
per ciò che aveva detto: forse aveva ferito i sentimenti di Ino, a cui piaceva
sempre essere apprezzata dalle persone.
«Ino,
io…» tentò il ragazzo, cercando di riparare le cose.
«Ti
dimostrerò che ti sbagli, con Wataru.» proferì, seria. Detestava non avere
ragione, ma ancora di più detestava non essere presa sul serio da Shikamaru. «E
quando sarai inginocchiato davanti a me, vergognosamente prostrato per implorare
le mie scuse, ti colpirò con tutte le mie forze!» s’infiammò, mostrando il pugno
a pochi centimetri dal viso del ragazzo.
«Ino,
non accadrà mai.» ridacchiò il ragazzo con il codino, scuotendo la testa.
Davvero Ino era convinta che lui si sarebbe persino prostrato per chiederle scusa? Ma
soprattutto, davvero era convinta che Wataru non fosse dell’altra
sponda?
Mentre
Shikamaru rideva, Ino gli si avvicinò con fare piuttosto provocante. Il giovane
si bloccò di scatto, incapace di dire o fare qualunque cosa. I loro nasi quasi
si sfioravano e lui poteva sentire il respiro caldo della ragazza sulla sua
pelle.
«Ridi,
ridi… non riderai più quando domani, o persino stasera, mi vedrai uscire con
lui, tenendoci per mano.» soffiò la ragazza, fulminandolo con gli occhi. Detto
questo si voltò di scatto, colpendo uno Shikamaru imbambolato con la lunga
chioma bionda e allontanandosi di corsa.
Il
cadetto Nara rimase qualche secondo a fissare il vuoto, paralizzato.
Improvvisamente, da dietro le aiuole che costeggiavano la strada, balzarono
fuori i ragazzi, ridendo e scambiandosi delle gomitate
complici.
«Chi
era quello che era convinto che non avrebbe mai trascorso la vita con lei?»
abbaiò Kiba, tirando una forte pacca sulla schiena dell’amico. «A giudicare dal
rigonfiamento dabbasso direi che qualcun
altro non è del tuo stesso parere…» disse, facendo scoppiare gli altri in un
a grassa risata.
Ma
se gli uomini esprimevano poeticamente il reciproco compiacimento per la faccia
completamente assente del Nara, il quale aveva dimenticato come si parlava, le
ragazze avevano ascoltato il discorso di Ino e la stavano seguendo, curiose di
imparare dalla maestra di seduzione le mosse più utili per abbordare il nuovo
arrivato.
La
bionda si era fermata, cominciando a camminare tranquillamente, per evitare di
arrivare davanti all’uomo della sua vita paonazza in viso per la corsa e con il
fiatone.
Lo
intravide davanti al fruttivendolo, mentre con una grazia che nessun uomo
terreno poteva avere chiedeva a Bonou-san un casco di
banane.
«Ehi,
tu!» gridò, senza pensarci due volte, facendo in modo che tutte le persone che
si trovavano lì intorno la guardassero come fosse pazza.
Completamente
nascoste dietro un lampione, le tre ragazze si batterono una mano contro la
fronte.
«Iniziamo
bene…» sospirò Tenten, subito zittita da Sakura: «Zitta! Vuoi che ci
scopra?»
Hinata
si guardò intorno rassegnata, chiedendosi come Sakura potesse pensare che Ino
non le avrebbe mai viste dietro un lampione.
Esattamente
alla loro destra, mimetizzandosi con delle foglie attaccate ai vestiti, i
ragazzi spiavano Ino, bramosi di sapere chi tra i due sposi avesse
ragione.
«Tu
credi che Ino…?» tentò Naruto, subito colpito da una gomitata violenta di
Kiba.
«Idiota!
È ovvio che abbia ragione Shikamaru!»
«Certo
che è davvero un ragazzo giovanile…» commentò Rock Lee, assottigliando gli occhi
per mettere meglio a fuoco Wataru.
Quattro
pugni lo colpirono in testa.
«Psst!»
furono richiamati dalla voce di Tenten. «Dove avete lasciato
Shikamaru?»
«È
così sicuro di aver ragione che non ha voluto venire…» rispose Choji, sorridendo
eloquentemente a Tenten, subito ricambiato.
«Ora
basta! Glielo sta chiedendo!»
«Dicevi
a me?» le domandò Wataru, avvicinandosi ad Ino e tenendo ben stretto il
sacchetto con le banane. La ragazza notò che nella sua voce c’era qualcosa di
strano.
Cacciò
in gola un boccone amaro e tirò fuori tutto il suo charme: «Sì! Sei nuovo, vero? Come ti
chiami?» gli domandò, guardandolo dritto negli occhi quasi tentasse di
ipnotizzarlo.
«Wataru
Shikomoto. Estasiato di fare la tua conoscenza.» le porse la mano libera dal
sacchetto e gliela strinse con dolcezza, come se non volesse farle del male. Poi
sorrise, scoprendo una serie di denti bianchissimi: «E qual è il tuo?». Le gambe di Ino tremarono alla vista di
tanta bellezza tutta insieme.
«Che
stretta da gay…» disse Neji, nello stesso momento in cui le ragazze sospirarono,
portandosi una mano al cuore.
«I-Ino
Yamanaka.» rispose, dopo un lieve tentennamento iniziale. Non poteva permettersi
di fallire. «Sono la figlia dei fiorai Yamanaka, hai presente? Quelli proprio a
cento metri da qui…» indicò con grazia un’insegna di legno avanti a loro,
arricciandosi i capelli intorno ad un dito.
«La
mossa dei capelli… è spacciato! Nessuno le resiste quando fa la mossa dei
capelli!» esultò Sakura, ridacchiando.
«Dio
quant’è bella.» sussurrò Kiba, chiudendo la bocca che si era spalancata alla
vista della “mossa dei capelli”.
«Oh,
Ino. Un nome davvero delizioso.» sorrise ancora, carezzandole la ciocca di
capelli che la giovane stava torturandosi. «Lasciali stare, sono così belli e
morbidi…» disse, senza un minimo di imbarazzo.
Ino
sentì improvvisamente caldo sulle guance e se le coprì con le mani,
radiosa.
«Come
sei galante… non sono abituata a tanti complimenti…» ciacolò
civettuola.
«Awww…
siamo sicure sia davvero un essere umano?» mormorò Tenten, completamente presa
dai modi di fare del ragazzo.
«Brutto
gay.» gracchiò Neji.
«Neji,
è la terza volta che lo dici di tua spontanea volontà… non è che sei geloso
anche tu?» domandò Tenten, facendogli l’occhiolino.
Lo
Hyuuga si voltò di scatto, mascherando il rossore.
«Una
come te dovrebbe essere avvezza a complimenti di questo genere, invece…» Wataru
le carezzò una guancia, guardandola dritto negli occhi. Non sembrava provare il
minimo imbarazzo nel flirtare così apertamente con lei.
«Ma
quanto sei dolce…» rispose Ino, tutta un sorriso. «Mi piacerebbe che ci
vedessimo spesso, ora che so che persona meravigliosa
sei…»
«Perché
no? Che ne dici se ci vediamo stasera? Potremmo fare una passeggiata e
conoscerci meglio… Ci troviamo qui alle sette.» propose
Wataru.
Ino
annuì, essendo quella l’unica cosa che era in grado di fare
ancora.
I
due si salutarono con un casto bacio sulla guancia e, quando Wataru si fu
allontanato, Ino si voltò, ancora incredula.
«L’ha
fatto!» gridò Sakura, battendo il cinque con Tenten. Le due guardarono i ragazzo
e fecero loro la linguaccia.
Kiba,
Neji e Naruto, ancora scioccati, non riuscirono a replicare. La loro mascella
toccava terra: Shikamaru aveva sbagliato! Quel tizio non era gay!
«Ehi,
voi!» urlò Ino, rabbuiandosi subito. «Cosa ci facevate lì? Non mi stavate
spiando, vero?»
«Presto!
Immersione!» gridò Naruto, e tutti gli uomini si tuffarono nei cespugli,
scappando via.
«Tsk!
Uomini…» scosse la testa Ino, sospirando. Riprese subito il buonumore, sapendo
di aver vinto contro Shikamaru.
«Gli
sbatterò in faccia la verità!» gridò, cominciando a correre nella direzione dove
aveva lasciato Shikamaru.
Il
Nara nel frattempo era riuscito a riacquistare completa padronanza del proprio
corpo e si era sdraiato su una panchina ad osservare il
cielo.
Il
suo udito sopraffino intercettò il suono di un cinghiale in corsa e capì subito
che era Ino che stava correndo verso di lui.
«Probabilmente
per scusarsi.» pensò Shikamaru, sorridendo nella mente.
Tuttavia, quando la ragazza fu davanti a
lui, capì dal suo sguardo che non era
chiaramente lì per scusarsi.
«Sei
fortunato che ti rimanga ancora una certezza nella vita, dato che non hai sempre
ragione.» iniziò, misteriosa. Un senso di compiacimento la
illuminava.
«Che
intendi dire?»
«Beh,
signor so-tutto-io, Wataru non è gay. È anzi una persona meravigliosa che ha
accettato di uscire con me stasera.»
La
mascella di Shikamaru parve quasi cadere. «Certo. Tu sei famosa per uscire con
gay: Sai, Wataru… voglio proprio vedere…» tentò di mantenere autocontrollo,
cercando di non palesare il proprio stupore.
«Non
ci credi? Avanti, stasera mi accompagnerai all’appuntamento e vedrai con i tuoi
occhi. E io ti sfotterò tutta la sera.»
«Va
bene. Così sarà ancora più imbarazzante per te vedere la litigata che farà con
il suo ragazzo perché vuole uscire
con un’amica.»
Quella
sera, alle sei e cinquantatrè minuti, Ino si precipitò fuori da casa sua,
facendo svolazzare il vestitino striminzito che aveva indosso, dove già
l’aspettava Shikamaru, psicologicamente pronto per scoppiare nella risata più
grassa della sua vita.
Alla
vista di Ino si chiese perché le
ragazze dovessero sempre vestirsi in modo provocante al primo appuntamento: che
bisogno c’era di insinuare nelle menti di quei poveri ragazzi pensieri perversi,
quando magari loro desideravano solo una serata
tranquilla?
Si
diede dello stupido e rise silenziosamente.
«Che
ti ridi?» lo fulminò Ino, portando le braccia alla vita e tirando ancora di più
l’abitino intorno al seno, tanto che uno dei bottoni che aveva il compito
(inutile) di coprire la scollatura fu sul punto di saltare
via.
«È
perché sei vestita come una… preferisco non dirlo.»
Ino
si sistemò appena l’abito, allungandolo sotto il sedere, poi si portò una mano
alle tempie. «La tua stupidità mi fa venire mal di testa: è un vestito
splendido, questo. È uno di quelli vedo-non vedo.» rispose con professionalità,
cominciando a camminare in direzione del luogo nel quale doveva trovarsi con
Wataru.
«No,
Ino. È un vedo-vedo anche troppo!» sbraitò il ragazzo, incrociando le braccia al
petto e sbuffando.
«Ma
sta’ zitto!»
Quando
giunsero davanti al fruttivendolo, Ino vide Wataru arrivare incontro a loro con
un grande sorriso stampato in viso.
«È
troppo alto per te.» commentò Shikamaru, imbronciato. Era davvero un bel
ragazzo, quel Wataru.
La
ragazza saltellò dalla gioia, allargando le braccia per salutarlo. Il vestito
salì poco sopra il sedere e a Shikamaru ebbe una panoramica piuttosto
dettagliata delle mutandine di Ino.
«Ino,
copriti, santo cielo!» s’infervorò, afferrando il fondo del vestito e tirandolo
in basso. «Ti si vede tutto!»
«È
questo il punto, genio!» esclamò la ragazza, tirandogli uno schiaffo sulle mani.
«È sexy. E seduce.»
Il
ragazzo era sul punto di replicare con qualche parolina colorita, quando
(purtroppo) Wataru li raggiunse.
«Ciao,
Ino! E ciao anche a te!» salutò il biondo. «Purtroppo non so il tuo nome, sono
arrivato da poco…» si giustificò, sempre sorridente. «Sei il ragazzo di
Ino?»
«No!!!»
negarono all’unisono i due, guardandosi con ribrezzo.
«Oh.
Bene.» disse Wataru, guardando intensamente Shikamaru, il quale sentì un brivido
gelato attraversagli la schiena.
Ino,
sentendosi lasciata in disparte, si mise tra i due. «Andiamo?» domandò, allegra
e seducente.
«Sì,
sì, aspetta solo un attimo che sto aspettando un amico perché mi porti una cosa
che ho lasciato da lui ieri.»
«Oh.
D’accordo…» annuì Ino. La serata
non stava andando come si era prospettata: Wataru non era rimasto a bocca aperta
dal vestito, non si era ingelosito nel vedere Shikamaru con lei e non le era
ancora saltato addosso.
E
lei si sentiva un candelabro tra Wataru e Shikamaru.
C’era
qualcosa di incredibilmente sbagliato in quella
situazione.
Lanciò
un’occhiata al Nara, che ricambiò con uno sguardo terrorizzato, quasi
richiedesse aiuto.
Il
silenzio innaturale che si era venuto a creare tra i tre si ruppe quando Wataru
sospirò illuminandosi come il sole nel vedere correre verso di lui
Sai.
«Hai
lasciato questi da me, scemotto…» gli disse Sai, una volta raggiunti,
porgendogli un paio di boxer attillati neri.
«Come
farei senza di te…» sospirò il biondo prendendo i boxer con grazia e lanciando
all’altro ragazzo uno sguardo dolce e affettuoso.
«Oh,
come farei io.» sottolineò Sai.
Ino
non poteva credere ai suoi occhi: Wataru era gay… e stava con Sai! Si sentì
svenire.
Shikamaru
non poteva credere ai suoi occhi: Wataru era gay… e ci stava provando con lui!
Si sentì svenire.
«D’accordo,
ti lascio alla tua uscita! Ciao! Ciao Ino, ciao Shikamaru!» Sai si congedò
tornando indietro.
Wataru
lo guardò da dietro per qualche secondo, poi tornò a concentrarsi su
Shikamaru.
«Allora,
andiamo?» si rivolse a Ino, non battendo ciglio alla vista del suo abito
succinto.
Ino,
presa dal panico, non fu capace di fare altro che prendere Shikamaru e, tiratolo
per il colletto verso di lei, baciarlo.
Il
giovane Nara, sentendosi strozzare per poi ricevere un bacio dalla ragazza con
la quale stava litigando da quando l’aveva conosciuta, fece l’unica cosa logica
che poteva essere fatta: chiuse gli occhi e ricambiò.
Quando
si allontanarono, l’uno più incredulo dell’altra, Wataru li guardò con odio: «Ma
voi mi avevate detto di non stare insieme.» sbottò, con quasi le lacrime agli
occhi, guardando Shikamaru con un’espressione da cagnolino
bastonato.
«Ehm…
scherzone!» rise Ino, isterica, prendendo Shikamaru per un braccio e scappando
via, lasciando il povero Wataru solo con il cuore spezzato per aver perso l’uomo
più affascinante che avesse mai incontrato, dopo Sai.
«Mio
Dio, mio Dio...» continuava a ripetere Ino, come una pazza, camminando lungo un
sentiero che aveva preso per scappare dalla situazione imbarazzante creatasi con
Wataru.
«Ino,
calmati! Te l’avevo detto, io. Ma tu non mi ascolti mai…» le rinfacciò
Shikamaru, ancora intontito dal bacio ricevuto e dalla foga con cui era stato
trascinato via.
«Tu…
tu… odioso… schifoso…» balbettò la ragazza, furente, cominciando a colpirlo con
tutta la forza che aveva. «Potevo ricondurlo sulla retta via se non fossi venuto
con me!» gridò, tirandogli un cazzotto sul naso.
«Ino,
cazzo!» la fermò il ragazzo, prendendola per il polso. «È stata una tua idea!»
erano pericolosamente vicini. «Anche quella di baciarmi.» sussurrò, chiudendo
gli occhi e avvicinando le proprie labbra contro quelle di
Ino.
Ricevette
solo uno schiaffo.
«Come
ti permetti! Non eri tu quello a dire che non avresti mai passato il resto della
tua vita con me?» ridacchiò, con riacquistata malizia. «Se mi baci ora, sarò tua
per sempre.» e sporse le labbra, in atto di sfida.
Shikamaru
rimase imbambolato a guardarla: le cose non stavano andando come voleva lui. Non
pensava che lei si sarebbe fatta avanti, a ricercare il bacio che avrebbe
suggellato la sua prigionia. «Che?!» esclamò, incredulo. «È uno scherzo, vero?
Tu non vuoi davvero stare con me.»
Ino
tornò seria e fissò lo sguardo su di lui: «Sappi anche che se mi rifiuti ora,
non mi avrai mai più.» affermò.
Il
ragazzo scosse la testa, incredulo: «Ma cosa stai dicendo? Da quando vuoi me?
Fino a cinque minuti fa scalpitavi per quello là!» la prese per le spalle,
scuotendola, tentando di farle tornare il buonsenso, nonostante nel profondo
sperasse che le parole di Ino corrispondessero al vero.
La
Yamanaka non batté ciglio, restando impassibile. Shikamaru indietreggiò vedendo
la sua determinazione.
«Non
ci credi?!» sbottò Ino.
«Per
niente.»
La
ragazza lo afferrò per un braccio e glielo girò dietro la schiena. «Ti odio.
Stupido di un Nara.» sibilò, tirandogli una ginocchiata in mezzo alle gambe,
lasciandolo poi andare.
«Ora
ci credi?» domandò, adirata.
«Forse…»
mormorò, tenendosi stretto la parte lesa. «Ma c’era bisogno di castrarmi? In
questo modo ci perdi anche tu, sai?» le lanciò un’occhiata eloquente, tirandosi
in piedi.
Ino
arrossì, più dalla rabbia rinnovata che dall’imbarazzo, forse, e corse contro di
lui, per dargli il colpo di grazia. Fu bloccata prontamente dalle mani del
ragazzo che, scese a cingere i fianchi, l’attirarono a sé con
violenza.
«Ora
baciami, scema.» disse il ragazzo. E Ino obbedì.
«Quindi
è davvero… no, non ci credo…» si lamentò Tenten, completamente distrutta dal
racconto di Ino, abbracciandola.
Dietro
di lei, Kiba parò il palmo della mano davanti a Neji, aspettando che il ragazzo
battesse un cinque complice, ma ciò che ricevette fu un pugno sul
naso.
«Grazie,
amico.» ruggì.
«Ma…
e la nostra luna di miele?» domandò Sakura a se stessa, guardando il vuoto
paralizzata. «Che ne sarà della Terra dell’Acqua…» quasi
piangeva.
«Sakura-chan,
mi sacrificherò per te!»
«Andrai
tu in crociera con Wataru, Naruto? Da quando hai cambiato sponda?» rise Kiba,
tirando un pacca sulla spalla dell’amico.
«Ti
ammazzo!» gridò Naruto, colpendo Kiba nello stomaco.
«Ragazzi!
Basta!» Choji si parò tra loro, da paciere. «Dopotutto Shikamaru l’aveva detto,
ragazze. Di che vi stupite? Lui ha sempre ragione…»
«Già…
a volte è così seccante avere sempre ragione.» disse Shikamaru, come
rassegnato e al tempo stesso seccato dalla sua posizione di
so-tutto-io.
«Oh,
ma di una cosa il nostro Nara si è profondamente sbagliato…» ridacchiò Tenten,
guardando Sakura e Hinata con aria da superiore.
«Cosa
sai che io non so.» proferì Kiba, stupito. «Io so tutte le novità di Konoha,
pettegolezzi compresi.» fece finta di non vedere gli sguardi divertiti che si
scambiavano i suoi amici. «Parla, donna!»
«Beh…
ieri, mentre Hinata, Sakura ed io, spiavam… ehm, controllavamo che l’appuntamento di Ino
filasse liscio come l’olio… abbiamo avuto l’occasione di vedere qualcosa che ti
distruggerà, Shikamaru.»
«Oh,
no…» fu l’unico commento che fuoriuscì dalle labbra del
Nara.
«Shikamaru
ed Ino si sono baciati! Tante volte!» gridò Sakura,
eccitata.
«E
io ho dimostrato che Shikamaru non ha sempre ragione, demolendogli entrambe le
certezze: lui finirà i suoi giorni con me, e ne sarà felice.» fulminò Shikamaru
con lo sguardo, aspettandosi un assenso.
«Sì,
padrona.» fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima di essere assordato dalle
risate di tutti.
E
vissero tutti felici e contenti fino alla fine dei loro
giorni.
«Mi
ha lasciato lì, capisci?» singhiozzò Wataru, svestendosi sul letto di Sai,
mentre l’amante lo aspettava già sotto le coperte.
«Sì,
che atto di cafoneria…» sospirò Sai, più interessato al fondoschiena del giovane
che a ciò che stava dicendo.
Wataru
si voltò verso di lui. «È ingiusto!»
«…
fortuna che non hai un pene piccolo
come Naruto.» disse Sai, interrompendolo.
«Oh.
Sciocchino.»
Anche
Wataru, dopotutto.
Ebbene
sì, lo ammetto, fa schifo.
Il
mio piccolo e lievemente (?) stupido contributo per il White Midnight! Sono un
genio (?) della comicità (???) e me lo dico da sola.
Un
piccolo
spazio per ringraziare la mitica zia che come al solito mi ha seguito nel
cammino tortuoso di questa fic, soprattutto dandomi
l’idea!
Dedicata
a tutte le MB che, come me, adorano Ino e Shikamaru comici e che sperano di non
dover mai innamorarsi di uno come Wataru.
Akami
P.S.
Mi raccomando, leggete anche le altre! *-*
P.P.S. Sì, Neji usa il balsamo alla camomilla. Ecco svelato il suo segreto, donne. Ora potrete tutte avere capelli morbidi e setosi come i suoi.
Questa storia non vuole offendere nessuno. Non ho nulla contro gli omosessuali e non voglio che qualcuno si offenda leggendo questa fanfiction. La storia è stata scritta soltanto al fine di intrattenere, non vuole essere una presa in giro nei confronti di nessuno.