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Autore: Ulissae    22/09/2009    14 recensioni
Partecipante all'iniziativa "Oh, Mr Cullen, are you still here?" indetto da CoS.
Mai togliere il patos ad un vampiro.
In quel buio giorno di Novembre, Edward Cullen non avrebbe mai e poi mai pensato a cosa sarebbe potuto accadere; né, tanto meno, cosa sarebbe potuto succedere a lui, il vampiro più sgagio che ci sia.
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La maledizione di Fra Martino

13. Tiragli dell’acqua santa mentre urgli qualcosa riguardo un esorcismo quando scopri che è un vampiro




Lo scopo della storia è rappresentare al meglio -uno ci tenta, poi...- la frase sopra citata, che fa parte di una raccolta più grande. Lo scopo è di usare la frase come traccia e creare qualcosa di semidemenziale, se non totalmente demenizale. Buona lettura.



In quel buio giorno di Novembre, Edward Cullen non avrebbe mai e poi mai pensato a cosa sarebbe potuto accadere; né, tanto meno, cosa sarebbe potuto succedere a lui, il vampiro più sgagio che ci sia.
Dopo aver indossato la sua tutina da Superman ed essersi fatto nemico il caro Clark, prese la sua Batmobile e, unicamente quando riuscì a sfondare tutte le macchine dei suo fratelli -per fare in modo che nessuno fosse figo come lui- dando sfoggio della sua maturità, iniziò a dirigersi vero Hollywood.
Purtroppo per lui, però, il Joker, scambiandolo per Batman -perché si sa, pipistrello uno, pipistrello l'altro, la voce da tossici folli, gli occhi scuri da trote lesse-, gli bucò le gomme, andandosene via a bordo della sua moto, mentre un allegro Nelson se ne urlava “Ah.Ah!” indicando lo sventurato non morto, oramai rimasto a piedi.
Rimase per parecchi attimi in uno stato di sconvolgimento puro, dovuto alla comparsa dal nulla di un folle vestito di verde e viola -abbinamento orrido, pensò Edward- e un cartone completamente giallo. Quando si riprese, cioè quando qualcuno dall'alto mandò giù la sua ira, iniziando a far diluviare, decise di camminare quatto quatto per l'autostrada, senza farsi notare -no, diciamo la verità, nessuno lo notò, e nessuno gli diede un passaggio, nonostante il nostro caro eroe avesse mostrato il suo sorriso sghembo-.
Superando una macchina che aveva sbandato, dove dentro un uomo continuava a ripetere atterrito la parola “sorriso... micidiale... orrendo... ragazzo”;  Ed notò una piccola chiesetta, nascosta tra il fogliame verdeggiante di Forks, e, spinto dalla pioggia torrenziale che aveva ormai rovinato il suo magnifico ciuffo roscio, entrò dentro di essa.
Una volta varcata la soglia un'oscura canzone, dai toni cupi e tenebrosi, gli diede il benvenuto.
-FRA MARTINO, CAMPANARO, dormi TUUUUU, dormi TUUUUU, suona le campane, suona le campane...-
Un allegro frate, dai capelli bianchi e la pancia prorompente, strimpellava la tetra canzoncina all'organo, mentre Edward, sconvolto da quella musica, si inginocchiò, urlando al cielo:
-Oh, maestro! Lei, sì, lei! Oh, inventore della più dolce e famosa melodia, che tanto mi insegnò, che tanto abitò nei tasti del mio strumento! Oh, lei! Io con lei voglio restare! Son suo discepolo, lo sarò per sempre, oh maestro!- detto questo si chinò a terra e iniziò a baciare la tunica del povero e sventurato frate.
L'omino, che sempre di chiesa e di buon cuore era, sorrise a disagio e gli consigliò di alzarsi, ma questi non lo fece e, sempre strisciando, lo seguì fino in sagrestia. Quando ebbe pulito ben bene tutta la navata esterna e la piccola saletta, alzò la testa, osservando sognante il suo Maestro.
-Oh, allora potrò rimanere con lei?- cinguettò.
Il frate annuì, con aria severa e pacata allo stesso tempo. -Certo, figliolo, ma con delle condizioni...-
Il giovante -si fa per dire- ragazzo aprì la bocca stupito, ma si riabbassò subito baciandogli i piedi.
-Tutto, Maestro, tutto!- ripeté, gioioso.
-Magnifico...- sul volto dell'ecclesiastico si disegnò un ghigno inquietante che il vampiro, troppo occupato nell'adorazione dei suoi sandali con i calzettoni bianchi, ignorò.

L'urlo che irruppe nel buio della piccola parrocchia fece levare uno stormo di piccioni in aria, mentre dei poveri capelli rossi cadevano a terra.
L'animo del vampiro si struggeva in un misto di rabbia e tristezza che lo stavano distruggendo. Il suo ciuffo, il suo magnifico ciuffo giaceva lì, sul marmo sporco, mentre il frate, con mano abile, tagliuzzava e rifiniva la coroncina rossa che adornava la testolina ormai pelata di Edward.
-Maestro, era proprio necessario?- disse, singhiozzando e guardando disperato i rimasugli della sua folta chioma.
-Necessario quanto il prossimo passaggio, mio caro … come hai detto che ti chiami?-
A tale domanda il nostro protagonista spalancò la bocca, sconvolto, e reprimendo la rabbia -oh, sì! Iniziava a crescere- deglutì, pronunciando per la centesima volta il suo nome. Nessuno sapeva che il caro Martino subiva di perdite di memoria a breve termine...
-Sì, come hai detto tu, Ermenegildo, ora dobbiamo fare un'altra cosa- tossicchiò, e si fece il segno della croce.
Il vampiro strabuzzò gli occhi e fece lo stesso, senza capire il perché, rimase in silenzio a guardare il frate, che fece lo stesso.
Finché questi non tossicchiò: -Ehm, ora dovresti confessarti-
-Ma non posso!- protestò Ed.
-E perché?- rispose uno stralunato Martino.
-Ecco, io non ho l'anima-
-Come non hai l'anima, figliolo?- la voce del monaco si incrinò.
-Non ho l'anima- ribatté stizzito l'altro.
-Ma... perché?-
-Non te lo dico- detto questo, scuotendo la sua coroncina di capelli nuova nuova, incrociò le braccia imbronciato.
-Ah...- il furbo prete assottigliò lo sguardo e sogghignò -allora non conoscerai mai il segreto-
-Uh?-
-IL SEGRETO!- ripeté, agitandosi e avvicinandosi a lui, sussurrando poi: -come eseguire alla perfezione la canzone, la MIA canzone-
 Un silenzio di tomba ed un “oh” stupito riportarono Edward sulla retta via, così, mogio mogio svelò il suo, di segreto.
-vede, maestro, io non ho un'anima perché... bhé... perché...- titubò, per ore e ore, finché alla fine Martino non si scocciò, accese il suo Mac nuovo di zecca -sporco di sangue e con il nome Bella su di esso cancellato- e fece la sacrosanta ricerchina.
-Perché... perché...-
Lesse lentamente tutte le informazioni, il povero frate, una per una, inorridendo.
-Perché... perché...-
Quando arrivò alla conclusione lasciò cadere per terra il computer e, additando Edward con l'indice tremante grido.
-SEI UN VAMPIRO!-
Il citato sbuffo e ringhio: -Hey, e il patos?! Io ho un ruolo qui, ciccio! Va bene tagliarmi i capelli, va bene la macchina rotta, ma questo è troppo. IO- la voce diventò improvvisamente acuta ed isterica -SOLO IO posso dire che IO sono un VAMPIRO. Capisco quella scema della mia ragazza, era una questione di copione, ma ora pure tu! E che diamine! NONONONO- iniziò a battere i piedi per terra, ringhiando furioso. Quando ebbe finito il suo sfogo da prima donna si guardò intorno, ma non c'era più nessuno.
-Ehm, signor Martino?-
In quel momento una scarica di testoni di aglio venne scagliata contro di lui, mentre il pacifico frate, ricoperto di corone del vegetale tanto odorante, con il viso tinto per la guerra e la tunica militare, urlava frasi  inneggianti alla morte.
Spaventato e piangente, come un bimbetto, Edward Cullen iniziò a scappare per la chiesa, mentre Martino gli tirava dietro teste d'aglio; ma proprio mentre stava per oltrepassare la porta per scappare e spiccare il volo -sì, Edward può volare- il monaco si aggrappò a lui.
-Ah! Maledetto!- gridò, con gli occhi fuori dalle orbite e la bava alla bocca, con una mano afferrò il contenitore dell'acqua santa e la scaraventò contro di lui.
Tutto poteva essere fatto a Edward Cullen, tranne rovinare la sua super tutina, rubata al caro Clark, questa si restrinse a tal punto da mostrare il ginocchio -perfetto- di Masen, e gli arrivò ad i gomiti.
Assottigliando lo sguardo fissò Martino, che giaceva sfinito a terra; il povero anziano aveva fatto una gran fatica. Approfittando dell'occasione propensa Ed iniziò a picchiarlo, con rabbia disumana -adorava fare il bullo, Edward, finché non era arrivato Emmett e poi Jasper, da loro le prendeva sempre-, utilizzando le canne dell'organo come oggetto contundente. Una volta finito il suo lavoro, si sistemò per bene il matellino rosso e, protendendo il braccio destro, chiuso a pugno, verso l'altro si librò in aria, alla ricerca di una nuova avventura.




Anglo autrice:
ò.ò Cosa ho scritto? Non credo faccia ridereXD però torturare Edward Cullen è uno spasso *risata sadica*
Uhm, non molto da dire, anzi, nienteXD È uno sclero bello e buono, non so neanche se lo vorrete commentare, io non so se lo farei °°"
Comunque la storia partecipa ad un'iniziativa, alla quale vi invito a partecipare!

La noia ti affligge? I compiti non lasciano spazio all'immaginazione?
Vuoi qualcuno da stuzzicare, da amare, da odiare tutto insieme?
Vuoi torturare psicologicamente Edward Cullen, il Gary Stu di Twilight?
Oh, ma cara!, ecco la risposta!
Unisciti anche tu al Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 },
nell'iniziativa «Oh, Mr Cullen, are you still here?», e
facci vedere quanto sei sadica nel tormentare i nervi del bel vampiro.

   
 
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