Lord Hawk
In un mondo fantastico popolato da
cavalieri e maghi due innamorati sono vittime di un maleficio: saranno sempre
insieme ma non si potranno mai amare...
Lui, Harry, di giorno sarà un falco; lui, Draco,
la notte, un feroce lupo grigio...
Per rompere l'incantesimo hanno bisogno
dell'aiuto di un giovane ladruncolo,
"Ron il Topo" e di un prete spretato:
devono penetrare nel castello del malvagio
Vescovo e ucciderlo.
Solo così potranno finalmente amarsi per sempre!
Nella prigione di
Pendragon vigeva il detto che nessuno sarebbe riuscito a fuggire da
quell’orribile posto dove la luce del sole non visitava mai le celle sporche e
gli odori che vi giungevano erano solitamente rancidi.
Ma in una
giornata quel detto venne sfatato da un giovane ragazzo dai capelli
insolitamente rossi e dal viso ricoperto da lentiggini, il Topo. Questo
nomignolo se lo era guadagnato nel corso degli anni a causa della sua alquanto
riprovevole professione: era abile ladro e scassinatore provetto...
Il Topo si stava
di certo dando da fare a scavare nella cella ma era davvero impossibile
riuscire a formare un sentiero abbastanza largo da faci passare anche il suo
complice, no era un’impresa che non si poteva fare; stava gia’ smettendo di
scavare quando si sentì dire dall’uomo con cui condivideva la sua cella
“Impossibile,
impossibile! Niente è impossibile! Avanti Topo scava! Scava!”
“Facile a dirsi!
Avanti Topo scava” si diceva il rossino.
Nel frattempo le
guardie della prigione si stavano inesorabilmente avvicinando...
“Goyle” disse
Zabini.
“Si
signore!”rispose questo.
“Portane altri
tre”.
“Ancora due!
Prendi quell’altro. Muoviti, muoviti! Svelto, svelto, svelto! Dai dai!”fece un
guardia all’altra.
“Prendine due”
disse la guardia.
“Voglio Ronald
Weasley” disse Goyle.
“La cella è
questa signore” fece la guardia.
“Sta fermo”
intimò la guardia a colui che si trovava nella cella.
“Non è questa.
Voglio Ronald Weasley, quello che chiamano “Il Topo”” disse perentorio Goyle.
“Il Topo?
Topo...Il Topo... Non so se torna dopo... Per ora se n’è andato. Di certo è
scapato. E piuttosto che la gogna ha preferito la fogna!” fece il prigioniero.
“Dov’è il Topo?”
disse il capo delle guardie.
“Ma ce l’ho detto
adesso, signore...”
“All’inferno!
Ispeziona le fogne, ogni chiavica. Trovalo! O il capitano Zabini ti farà
impiccare al posto suo. Impossibile... Nessuno riuscirebbe a fuggire da qui”.
Nelle fogne
intanto un ragazzo veniva trascinato dalle acque putride e maleodoranti,
sballonzolato qua e là a seconda di come tirava la corrente.
“Uscire dall’utero
materno non è diverso. Oddio, che ricordo. Dio...”disse Ron
Ad un tratto si
ritrovò davanti ad un lungo corridoio d’acqua verdognola ed in lontananza
vedava avvicinarsi sempre di più una grata.
“No, no, no, Dio,
no, no. Signore, prometto che non ruberò mai più per tutta la vita, lo giuro.
Ma il fatto è che se tu non mi salvi come farò a provarti la mia buona fede? Se
mi hai udito, questo appiglio sarà saldo come una roccia e questa cosa che mi
viene incontro non sarà quello che penso. Se lo sarà, non te ne vorrò di certo,
ma ne sarò molto deluso”.
Ed arrivato alla
grata scoprì che questa era rotta dal basso e che si ci poteva tranquillamente
passare attraverso dalla spaccatura provocata dall’acqua.
“Non è
possibile... È possibile! Eccomi. Eccomi! È Ronald, Signore, è Ronald! Non te
ne pentirai, Signore! Sono una brava persona, io. Grazie”
Uscito dal
condotto fognario delle prigioni, il Topo prese una bella boccata d’aria
pulita, era felice, finalmente libero! Poi all’improvviso una vocetta tutta
zuccherosa gli chiese.
“Ciao, che ci fai
laggiù?
“Vattene,
vattene, vattene, vattene!”
Ron cominciò a
preoccuparsi seriamente, non poteva scoprirsi così in città, la bimba poteva
sicuramente reagire urlando o agendo in chissà quale altra maniera, attirando
l’attenzione su di lui. Per fortuna i richiami della madre riscossero la bimba
che andò zompando felice nel punto in cui il genitore l’aveva chiamata.
Nelle stanze del
vescovo...
“Notizie
spiacevoli, Vostra Grazia: uno dei prigionieri è riuscito a fuggire” disse
mesto Zabini.
“Mai nessuno è
riuscito a fuggire dalle prigioni di Agijon, Zabini. Tutta la gente di qui sa
questo da sempre”
“La
responsabilità è solo mia”
“Certo” fece il Vescovo
che passeggiava un po’ in fretta nella sua suntuosa stanza.
“Sarebbe un
miracolo se fosse riuscito ad attraversare le fogne” fece Zabini.
“Io credo nei
miracoli, Zabini. Il mio ruolo me lo impone” rispose stizzito il Vescovo.
“Comunque, Vostra
Grazia, si tratta soltanto di un ladruncolo senza importanza”.
“Le tempeste si
fanno annunciare da lieve brezza, Capitano, e una sola scintilla può appiccare
il fuoco della ribellione”.
“Se ne è uscito
vivo, Vostra Grazia, lo prenderò”
“Bene” concluse
il Vescovo voltando le spalle a Zabini che uscì dagli appartamenti di sua
Grazia.
Scendendo le
scale in pietra che portavano alle porte della città cominciò a radunare le sue
guardie e ad impartire severo gli ordini, organizzando così le ricerche del
fuggitivo.
“Dieci uomini
verso Genais. Noi andiamo a nord, verso Gabrosh. Il nome di colui che riuscira
trovare Ronald Weasley sarà segnalato personalmente al Vescovo. E così sarà di
colui che se lo lascierà scappare”.
E così dicendo partì in sella al suo cavallo bianco a tutta velocità facendo
capovolgere molte bancarelle dei mercanti della città mandando in frantumi le
loro merci.
Finalmente era
riuscito ad allontanarsi dalla città, quando in lontananza scorse un gruppo di
abitazioni...
“Lo so che ho
promesso di non farlo più, Signore, ma so anche che tu sai quanto debole sia la
mia volontà. Forza, Topo, non ti fermare. Non ce n’è ancora molto, solo
trecento miglia ed è fatta. Un buon prezzo di cavolo come lo cucinava la mia
cara vecchia... I lupi... Oh, i lupi, oh, per pietà, i lupi no... L’agnello,
che buono... Ma dove diavolo sono? Oh, l’agnello caldo con un po’ di salsa
sopra, quella roba verda che la piccola Ginny ci metteva su... Su Forza!”
borbottava Ron mentre rubava sotto gli occhi di due bimbi i panni stesi alla finestra
della loro casa.
“Ciao” li salutò
il rosso.
“Ciao. Ciao”
risposero i bimbi.
“Hai visto li?”
li distrasse per poi allontanarsi con la refurtiva.
“Sta rubando le
scarpe di papà!” fece uno dei due bimbi.
“Già fatto belli
miei!” pensò Ron sentendoli di sfuggita mentre entrava in una taeverna dopo
essersi infilato gli abiti rubati.
“Oste! La bevanda
migliore e più costosa” fece allegro il Topo.
“Si, si, fammi
vedere i soldi” gli fece l’oste.
“Eccoli, amico
mio” gli rispose mostrando alcune monete d’oro che era riuscito a nascondere
alle guardie delle prigioni.
“Ah ah ah ah!”.
“E servila anche
a tutti quelli che vogliono brindare con me!”.
“Sentiamo il tuo
brindisi” disse una voce cupa alle sue spalle.
“Brindiamo ad un
tipo speciale, amico mio, uno che è stato nelle prigioni di Aijon ed è
sopravvisuto per raccontarlo”.
“Allora brindi a
me, giovanotto. Io ho visto quelle prigioni”.
“Sei un fabbro
per caso? Un carpentiere? Un tagliatore di pietre? O un prigioniero che viene
fuori da là sotto...” ma appena si girò a guardare lo sconosciuto che gli aveva
parlato, impallidì considerevolmente poichè colui che aveva di fronte a se non
era altro che il capitano Zabini in persona.
“Non ci sono
stato da prigioniero. Se fossi rimasto nel bosco avresti avuto migliore sorte,
Weasley”.
“Hai ragione”
“Prendetelo”
ordinò secco Zabini guardandolo freddamente con i suoi occhi azzurri gelidi.
Ma appena le
guardie cominciarono ad avvicinarsi, Ron sgusciò dallo sgabello da dove era
seduto e scappò sotto i tavoli nel tentativo di sfuggire alle guardie.
“Ehi, prendilo!
Dovete trovarlo, presto! Via, voi, via di qui. Ho detto via di qui! Ehi è qui!
Fermo! Vieni qui! Giù!” disse una guardia dopo essere riuscito ad acchiapparlo
per puro miracolo.
“Mi dispiace
moltissimo, signore” piagnucolò il ladruncolo.
“Uccidetelo!”
urlò Zabini.
“Possa Dio avere
pietà di me” pregò Ron.
Quando
all’improvviso un rumore di frecce si sparse nell’aria e da lontano una figura
vestita da una corazza nera in sella a un poderoso calvallo nero pece si
stagliò davanti alla taverna che si trovava all’aperto. Il cavaliere, che indossava
un elmo per proteggersi il volto avanzò ancora, scagliando con la sua balestra
alcuni dardi che permisero al rosso di sfuggire alla presa della guardia che lo
aveva catturato.
“Tu. Via” si
sentì dire e obbedì subito al comando che gli era stato impartito dal suo
salvatore.
“Uno dei miei
uomini mi ha detto che eri tornato. Volevo tagliargli la gola per aver mentito,
poichè non ti credevo tanto stupido” sibilò Zabini.
“Capitan
Malfoy...”fece una guardia.
“Tiger...” fece
Malfoy.
Ma mentre i due
stavano parlando, Zabini prese un pugnale e lo lanciò verso Malfoy che non
avrebbe di sicuro schivato il colpo poichè stava scendendo abilmente da
cavallo; solo con il pronto intervento di Tiger l’uomo riuscì a salvarsi. Il
colpo indirizzato a lui era stato fermato dal corpo del soldato, il quale si
accasciò al terreno in fin di vita.
“Capitano...”
furono le ultime parole che riuscì a dire prima di spirare.
“Tu...” disse
furioso Malfoy.
“Malfoy!”gli
rispose Zabini ed i due cominciarono a duellare.
“Nn ti farò del male,
sono una brava persona, io” disse il Topo mentre si allontanava in direzione
dei cavalli delle guardie.
“Inseguitelo!”
gridò Zabini che lo aveva visto fuggire.
“Dolci cavallini,
care e gentili cavalline, venite qui. Sporche sgualdrine! No no no no no no. No
no no no no no no. No!” disse disperato Ron quando vide i cavalli che voleva
rubare allontanarsi da lui; poi ad un tratto si sentì sollevare dal terreno e
buttato malamente sull’arcione di una sella.
“Iaaah!” sentì
che il suo salvatore stava incitando il cavallo a cavalcare più velocemente
mentre lui veniva sobbalzato di qua e di là sulla sella.
“No!” riuscì a
mugolare prima di venir zittito dal vento che gli sferzva la faccia.
I due erano
riusciti a fuggire dalle guardie rifugiandosi in un bosco. Durante il tragitto
Malfoy aveva spiegato a Ron le condizioni della loro permanenza insieme; il
cavaliere era stato molto chiaro di modo tale che neanche l’astuzia del Topo
riuscì ad intaccare le sue regole. Ron capì subito che Malfoy era un uomo
severo ed astuto, un abile condottiero pronto a sacrificarsi per i propri
ideali... Gli piaceva.
Passate molte ore
dalla loro fuga, nel bosco, in lontananza videro una piccola legnaia...
“Dedve esserci
gente. Guarda, c’è del fumo. Sei sicuro di non voler continuare, signore? C’è
ancora tanta luce...”azzardò Ron.
“Basta con le
chiacchiere! Passeremo la notte qui” gli rispose autoritario Malfoy.
Intanto si erano
avvicinati sempre di più alla piccola capanna dove sostavano due contadini
dall’aspetto non molto rassicurante; avevano la pelle sporca e i loro vestiti
erano luridi, in più la scure che continuavano a passarsi di mano in mano non
rassicurò molto il Topo.
“Buonasera,
signori. Il mio compagno d’armi e io abbiamo bisogno di alloggio per la notte”
li salutò Malfoy.
“No, no, non c’è
posto qui per voi” gracchiò il contadino.
“Vi pagheremo,
siatene certi”.
“Non manchiamo di
pietà per i miserabili” li sbeffeggiò Ron.
“Potete dormire
laggiù, nel fienile”.
“Grazie” fece
Malfoy.
Una volta sistemate le loro cose all’interno del
fienile...
“Signore,
signore, sei qui? Se non c’è altro che io possa fare faccio un giro qui
intorno” disse Ron.
Malfoy, che si
stava togliendo l’armatura, si girò a guardare il suo nuovo compagno per
rispondergli, rivelando così tutta la sua bellezza, sino ad ora celata dietro
il ferro. Aveva un fisico statuario, la pelle nivea gli donava un aspetto
delicato che non aveva, i lineamenti del viso erano affilati ma morbidi, i
capelli biondi erano lunghi quasi fino alle spalle e alcuni ciuffi gli ricadevano
sugli occhi di un colore grigio meraviglioso. Era davvero un uomo tremendamente
bello.
“Poi badare al
mio cavallo”
“Va bene” fece
felice il rosso.
“E dormi con un
occhio solo. E non mi disturbare: potrei tagliarti la gola prima di accorgermi
che sei tu” lo avvisò Malfoy mentre si coricava sulla paglia a riposare.
“Va bene. Su,
bella, andiamo. Testarda pigrona. Come si chiama?”
“Lui si chiama
Golia” fece il biondo.
“Oh, è un
maschio, bel nome” ridacchiò nervosamente Ron dando piccole pacche sul collo dell’animale.
“Vai pure, Golia,
non ti voleva offendre” sorise Malfoy parlando al suo splendido frisone dal
manto ancora più scuro della stessa notte.
“Su, adesso.
Golia, eh? Beh, prima di diventare amici ti voglio raccontare la storia di un
giovane che si chiamava Davide...” prese a parlare Ron mentre usciva dal
fienile con appresso il cavallo.
“Un altro
giorno...” gli rispose Malfoy per poi assopirsi.
Nel bosco...
“Compagno d’armi.
Uno schiavo, piuttosto: badare al fuoco, governare gli animali e fare la legna.
Guardami, o Signore, stavo meglio nelle prigioni di Agijon. Il mio compagno di
cella era un pazzo e assassino, però mi rispettava. È uno strano tipo, Malfoy.
Perchè mi ha salvato la vita? Vuole qualcosa da me, glielo leggo negli occhi.
Ma qualunque cosa sia io non la farò. Sono ancora giovane, sai, ho un futuro
io. Sono evaso per cercarmi un futuro brillante, Capitano, perciò addio e buona
fortuna. Ehi? Chi credi ci sia là? Faresti bene a sguainare la spada, Pierre.
Ah, Jacques, bravo hai portato la balestra. Torniamo tutti al fienile ora, va
bene? Va bene, va bene. Nessuna pietà, Pierre, non ci interessano i
prigionieri. Rimanete dove siete, ragazzi, io torno indietro a cercare aiuto.
Ah!” fantasticava Ron mentre coglieva la legna e badava al cavallo di Malfoy.
Poi un grido
squarciò la notte. Ron corse subito in direzione del fienile cui alloggiava
insieme al suo salvatore ma quello che vide lo lasciò di sasso; un enorme lupo
nero stava azzannando uno dei contadini. Allora il Topo cambiò direzione e andò
gridando dove credeva ci fosse malfoy che dormiva.
“Capitano, signor
Capitano, signore, signore, un lupo, un lupo, un lupo, signore, signore,
signore, un lupo, un lupo, un lupo, un lupo, un lupo, un lupo!” gridava Ron, ma
ancora una volta fu basito dal fatto che a rispondergli non fu Malfoy ma bensì
una meravigliosa donna dai capelli poco più lunghi delle spalle, di un nero
corvino, lisci ma spettinati allo stesso tempo; alcuni ciuffi ribelli uscivano
dal cappuccio ricoprendo di poco i suoi stupendi occhi smeraldo, la sua pelle
brunita creava un bellissimo contrasto con la luce della luna. Era la donna più
bella che avesse mai visto.
“Shhh!” gli fece
questa portandosi l’indice davanti alle labbra.
“Non ti muovere
di lì, c’è un lupo, un grosso lupo, il lupo più grande che si sia mai visto, e
un morto” disse velocemente il ladruncolo.
“Lo so”
“Signora, ti
prego. Forse sto sognando, eppure sono sveglio. Vuol dire che sono sveglio e
sto sognando di dormire, o piuttosto può essere che... che dormo e sogno di
essere sveglio e mi chiedo se sto sognando” farneticò confuso Ron.
“Io non sono una
signora... e tu stai sognando” fece il ragazzo incappucciato, lasciando per la
terza volta un Ron alquanto confuso.
“Non ho visto ciò
che i miei occhi hanno visto, non credo ciò che la mia mente crede, mio Dio.
Queste somo cose magiche, sono cose misteriose, di cui ti prego, Signore, non
rendermi partecipe” e svenne.
L’indomani, dopo
essersi ripreso dallo schok della sera prima, Ron passeggiava a fianco del suo
Capitano nel bosco, ripensando agli avvenimenti successi solo qualche ora
prima, ma il suo pensare fu interrotto dalla voce di Malfoy.
“Ora ci fermiamo.
Non me la sento di continuare il viaggio”.
Ron fece si con
il capo poichè anche lui si sentiva particolarmente stanco, però prima di
coricarsi badò al cavallo, come era di suo compito.
“Su, vieni bella.
Oh scusa, bello.Golia”.
“Ho bisogno di
dormire” fece Malfoy.
“Certo... Golia è
il tuo nome. Senti che freddo? Freddo, eh? Ti ci vorrebbe un po’ di riposo dopo
quello che è successo ieri sera. Un lupo avrebbe potuto uccidermi, è stato
orribile. Per fortuna ha azzannato il contadino e ignorato me. Ma questo è
niente: c’era un uomo, con la pelle di bronzo e profondi occhi verdi come
quelli di un uccello. E la sua voce dolce come quella di un angelo” disse Ron
al cavallo.
“Ha parlato? Che
cosa ha detto?” domandò subito il biondo, dopo aver sentito le parole del
ragazzo.
“Gli ho chiesto
se stavo sognando, e lui ha detto di si. Ma non sono pazzo, devi credermi se ti
dico queste cose” si affrettò ad aggiungere il rosso.
“Ma io ti credo.
Io credo ai sogni” fece Malfoy.
“Ma certo”
Questo signore ti
ha detto come si chiama?”
“No, non me lo ha
detto, perchè?”
“Beh, si dà il
caso che egli frequenti i miei sogni, e sarebbe bello se potessi chiamarlo per
nome e fingere di averlo già incontrato. Io... aspetto da tanto tempo di
vederlo. Ora dormiamo un po’. Il falco ci avvertirà se si avvicina qualcuno”
finì con voce un po’ malinconica il biondo.
“Io devo essere
diventato matto, proprio matto” borbotto addormantandosi Ron.
Al castello...
“Aprite le porte!
Aprite le porte!” gridò il soldato di guardia alle porte per far entrare il
Capitano Zabini che si diresse subito dopo aver smontato da cavallo agli
appartamenti del Vescovo.
“Hai trovato quel
criminale, quel Weasley?” domandò mellifluo il Vescovo.
“No, non è ancora
nelle mie mani” rispose Zabini.
“Allora perchè
vieni nel mio giardino sporco, con la barba lunga? Pensi di trovarlo qui?” lo
sgridò
“Malfoy è
tornato”
“Vieni con me”
“Quel criminale,
quel Weasley, è insieme a lui. I miei uomini stanno rastrellando i boschi” fece
Zabini.
“E il falco?”
chiese il Vescovo.
“Vostra Grazia?”
“Ci deve essere
anche un falco, uno splendido falco. Non gli si deve nuocere, chiaro? Se
morisse, un nuovo Capitano della guardia presiederebbe la tua esecuzione.
Viviamo in tempi assai difficile, Zabini. La carestia ha impedito alla gente di
pagare i tributi alla Chiesa. Io aumento le tasse e loro mi dicono che non c’è
nient’altro da tassare. Impudenti. Ma la scorsa notte Dio l’onnipotente mi è
venuto in sogno. Mi ha detto che Satana ha inviato un messaggero in mezzo a noi
e che il suo nome è Draco Malfoy. Va! Se tradisci me, è come se tradisci Dio.
Mandatemi Lastrange” proferì autoritario e minaccioso il Vesvovo.
“Si, Vostra
Grazia”.
Intanto i due
fuggitivi si erano di nuovo accampati per sostare dopo lunghe ore di marcia per
i boschi...
“Ehi, questa
spada appartiene alla mia famiglia da cinque generazioni. Non ha mai conosciuto
sconfitte, fino ad ora. Questa gemma, rappresenta il moi casato” disse Malfoy
indicando l’elsa della sua spada “Questa la nostra alleanza con la Sacre Chiesa
di Roma. Questa era di mio padre, dalle crociate, e questa...”
“Oh, non penserai
che l’abbia presa io” si affrettò a dire Ron vedendo che ne mancava una.
“No. Questa
spetta a me. Ogni generazione è chiamata a compiere una missione”.
“E quale sarebbe
la tua?” domandò il Topo.
“Devo uccidere un
uomo” rispose serio Malfoy.
“E questo
cadavere che cammina ha già un nome?”
“É sua grazia, il
Vescovo di Agijon” disse con astio il biondo cavaliere.
“Il Vescovo? Ah,
capisco. Beh, beh, allora, allora hai già un bel po’ da fare e io ti sono già
stato di peso abbastanza. Spero tuttavia che ci rincontreremo, un giorno” lo
saluto Ron incamminandosi in direzione di un sentiero.
“Ho bisogno di te
per guidarmi dentro la città”.
“No, neanche per
la vita di mia madre, anche se non so affatto chi sia” fece subito il rosso
voltandosi a guardare Malfoy che se ne stava seduto su un tronco abbattuto a
lucidarsi la preziosa spada.
“Sei l’unico che
sia riuscito a fuggire di là” gli disse malfoy con tono calmo.
“È stata fortuna,
pura fortuna. Un miracolo. Capita una volta nella vita. Sono caduto in un buco,
e da lì sono andato a naso” si giustificò Ron.
“Io ho aspettato
per quasi due anni che mi giungesse un segno da Dio. Perciò quando ho udito le
campane di agijon ho capito che l’ora del destino era giunta per me. Tu sarai
il mio angelo guida”.
“Io? Signore, in
realtà io parlo con Dio continuamente, ma, senza offesa, non ti ha mai
nominato”.
“No?”sorrise
Malfoy fingendosi incedulo.
“Vi sono strane
forze che agiscono nella tua vita. Forze magiche che ti circondano. Io non le
capisco, però mi spaventano. Tu mi hai salvato la vita. La verità è che non
potrò mai sdebitarmi. Non ho onore, io, non ne avrò mai. Non credo che mi
uccideresti perchè sono quello che sono, vero?” chiese il Topo e Malfoy annuì
“Ma preferirei morire piuttosto che ritornare ad Agijon. Vado a prendere un po’
di legna per il fuoco.
Verso l’alba....
“Preso!”
“Signore?
Signore, quassù” fece Ron.
“Oh, oh no!”
esclamò il ragazzo che si era lasciato sfuggire il leprotto che aveva preso
poco prima.
“Ti ricordi di
me?” chiese speranzoso il rosso.
“Che stai facendo
lassù?” domandò il ragazzo
“Che faccio? Ah,
certo, hai ragione di chiederlo. Le guardie del Vescovo, erano una dozzina, c’è
stata una lotta tremenda”.
“Come mai non ti
hanno ucciso?” scherzò il giovane moro.
“Come mai non mi
hanno, uh... giusta domanda. Gliel’ho chiesto anch’io”
“Allora?” si
informò il moro.
“Allora?”
“Cosa ti hanno
detto?”
“Ah, hanno detto
che... che preferivano lasciare quest’onore al Vescovo” rispose Ron.
“Ah...” bisbigliò
il ragazzo.
“Ritorneranno”
disse il rosso.
“Ritorneranno,
certo”.
“Di grazia, mio
signore, una civetta mi stava fissando intensamente un attimo fa. Ti prego, ti
prego” lo scongiurò il Topo che se ne stava a penzoloni a un ramo di un albero
con le mani legate. Il ragazzo moro lo aiutò a scendere e a slegargli le mani.
“Sei molto
gentile” lo ringraziò Ron.
“Ascolta...”
tentò il moro.
“Molte grazie,
mio signore, e complimenti al Capitano. È un diavolo a fare i nodi” escalmò Ron
prima di fuggire via.
“Adesso mi
ucciderà....” sospirò il ragazzo dagli occhi verdi.
A mattino
inoltrato....
Malfoy se ne stava
fiero sul suo cavallo con il braccio sinistro teso ad aspettare l’arrivo del
suo falco. Quando arrivò, l’animale vi si posò sopra maestoso e con un verso
stridulo salutò il suo padrone, il quale gli accarezzò la testa amorevolmente.
“Buongiorno.
Andiamo a cercare Ronald” gli disse Malfoy, ed insieme partirono alla ricerca
del ladruncolo.
Intanto più in là
nel bosco le guardie del Vescovo erano riuscite a catturare Ron...
“Bene bene, sei
lontano dalla fogna, piccolo topo. Questa volta sono io che brindo. Dov’è
Malfoy?” gli disse una guardia.
“Malfoy? Malfoy?
Ah, si, quello robusto col cavallo nero. L’ho visto che andava a sud, verso
Agijon” rispose Ron.
“Allora andremo a
nord”.
“Chiedo scusa, ma
non è molto educato dare del bugiardo a uno appena conosciuto”.
“Anche questo
avevi calcolato. Perciò andremo a sud, verso Agijon” gli fece la guardia.
“Ho detto la
verità, Signore”
“Muoviti”
“Come puoi
chiedermi di comportarmi bene se continui a confondermi così?” borbottò in
risposta Ron.
Lungo il bosco Malfoy
era riuscito a trovare Ronald insieme alle guardie del Vescovo. Questi
ingaggiarono subito una battaglia per uccidere il bel cavaliere. Le frecce
volavano mirando bersagli imprecisi nel vano tentativo di ferire qualcuno o
qualcosa; Malfoy con l’abilità che gli derivava da lunghi anni di scontri, fece
fuori parecchie guardi quando all’improvviso, dopo aver messo in fuga gli
ultimi soldati del plotone che avevano catturato Weasley, un agghiacciante
sibilo si diffuse nell’aria. Malfoy e Ron guardarono in alto e videro il
bellissimo falco, colpito in pieno da un dardo, precipitare al terreno.
Malfoy corse
subito a prenderlo, visibilmente preoccupato.
“Falco! No!
Calma, calma, starai bene” cercava di rassicurare l’animale “Prendi un pezzo di
stoffa, dalla mia sacca” si rivolse a Ron “Calma, calmati, non aver paura, non
è niente, non è niente... Grazie” fece a Ron che intanto gli aveva passato un
panno “Guarirai, guarirai molto presto, vedrai. Prendilo.” E passò l’animale
avvolto nella stoffa al rosso che lo prese fra le braccia con reverenza “Cerca
aiuto”.
“Io, signore?”
domandò Ron.
“Sei l’unico che
può salvarlo”
“Ma il poverino è
spacciato, signore”
“Non dirlo
neppure. Va in quella direzione: troverai un castello diroccato. Là c’è un
monaco di nome Sirius. Dagli il falco. Lui sa quello che deve fare” gli spiegò
Malfoy serio.
“Signore, ti
rendi conto che io....”.
“Va, salta sul
mio cavallo”.
“Ma solo tu
riesci a cavalcarlo” mormorò il Topo avvicinandosi titubante al cavallo.
“Fà quello che ti
dico. Monta sul cavallo, ora!” e Ron salì in sella “Non aver paura. Stà
attento. E ricordati una cosa: se fallisci ti inseguirò per il resto dei miei
giorni. E sta certo che ti troverò. Vai! Va! Vai!” gridò Malfoy assestando una
pacca sul posteriore del cavallo per farlo galoppare subito.
Intanto Golia
aveva galoppato come un forsennato verso il castello di cui il biondo aveva
accennato...
“Ecco il
castello, lo vedi? Ci saremo presto. Ah!” gridò Ron alla beccata sulla mano da
parte del falco sempre più agonizzante “Bene, è cosi che mi sei grato?
D’accordo allora. Che sia questo Sirius a vederti morire, io devo pensare alla
mia vita, altrochè...”.
Nel frattempo Malfoy
pregava il Signore affinchè il falco si salvasse...
“Ti supplico...”
Ronald intanto
era arrivato alle porte del castello diroccato e appena scorse su un torrione
una strana ombra urlò.
“Ehi! Ehi, tu,
lassù, per amor del cielo, rispondi!”
“Ehi, ehi, che
cosa vuoi?” gli rispose la figura.
“M’hanno detto di
portarti questo uccello, è stato ferito”.
“Ah, un bel tiro.
Portalo dentro, lo mangieremo insieme” gli disse l’uomo.
“Non lo
mangieremo affatto” rispose Ron stizzito.
“Ah, e perchè no?
Siamo forse già in Quaresima?”
“Questo non è un
falco qualunque, padre. Appartiene ad un uomo di nome Malfoy”
“Oh, madre di
Dio. Portalo dentro, svelto!” gli disse il prete.
“Fai il bravo,
eh!” si raccomandò il rosso al falco.
“Di qua, ragazzo,
presto, presto. Di qua, di qua, da questa parte. Ora attento: cammina sulla
sinistra. A sinistra” si raccomandò il prete dall’aria trasandata e molto
magro, il quale era sceso dalla torre e ora stava giudando Ron verso una stanza
con un letto fato di paglia con a lato un grosso tavolo di legno vecchio, dove
vi erano appoggiate sopra ogni sorta di fiale e polveri ed erbe “Là” disse indicando
il letto al ragazzo che vi poggiò sopra l’animale “Piano, fai piano. Ora
lasciaci”
“Posso aiutare”
azzardò Ron.
“No, va fuori,
ragazzo. Non aver timore. Malfoy aveva ragione. Io so quello che c’è da fare.
Dobbiamo aspettare ancora. Dove l’ho meso? Ah, ecco qui. Vediamo adesso cosa ci
serve: malva, ortica, timo rosmarino, tutto ciò che ci serve per il fuoco. È
tardi, e ho bisogno di tempo. Ora mi serve una radice. Ah, eccola!” furono le
ultime parole che udì Ron prima di essere cacciato fuori dalla stanza mentre la
notte scendeva.
Passarono
parecchie ore prima che il prete Sirius uscì dalla stanza; ad un certo punto
sentì provenire dall’interno del castello un grido di un uomo e in lontanaza un
ululato di lupo e rabbrividì, poi vide Sirius allontanarsi esausto dalla porta
della stanza; così decise di entrare di nascosto...
Entrato nella
stanza vide sul letto al posto del falco il bellissimo ragazzo dai capelli neri
e gli occhi di giada con il petto fasciato proprio nel punto in cui l’uccello
era stato trafitto dalla freccia.
“Malfoy sta...”
ansimò il moro.
“Sta bene, molto
bene, mio signore. C’è stata una tremenda battaglia. Malfoy ha lottato come un
leone. Il falco, il falco è stato colpito. Lo sai, non è vero?” chiese Ron
titubante.
“Si”
“Ma tu sei vero o
sei uno spirito?”
“Io sono dolore”
rispose in un soffio il moro chiudendo i suo magnifici occhi mentre entrava
Sirius nella camera.
“ma come... Ora
va fuori. Fuori.Fuori, e questa vlta restaci” gli urlò il prete facendolo
uscire a calci dalla stanza.
Nelle stanze del
vescovo...
“Perdonatemi,
vostra Grazia. Lastrange è arrivato”.
Al catello
diroccato, a notte fonda...
“È lui, non è
vero? Il lupo, deve essere lui” fece Ron.
“Bevi, non ci
pensare” rispose Sirius che guardava vacuo il fuoco.
“Un’ora fa eri
ubriaco, e stavi ricordando”.
“Come ti chiami
ragazzo?”
“Ronald Weasley”
“Lui si chiama
Harry Potter d’Anjoux. Suo padre era il conte d’Anjoux, un temperamento focoso.
Morì facendo strage di saraceni, in Antiochia. Lui venne a vivere con un cugino,
credo che fosse. Ad Agijon. Non dimenticherò mai la prima volta che lo vidi.
Era come se avessi guardato...”
“... il volto
dell’amore” finì per il prete Ron.
“Ah, anche tu...
Si, eravamo tutti innamorati di lui, in qualche modo. Persino sua Grazia il
Vescovo non riusciva a pensare ad altro” disse Sirius.
“Il Vescovo
l’amava?” chiese stupito il rosso.
“Si, ma come...
come può esserne capace un uomo malvagio, di una passione quasi folle. Era in
preda al demonio. Ma Harry percepì la sua malvagità, e si rifiutò a lui. Gli
rimandò le lettere senza aprirle, le poesie senza leggerle. Il suo cuore era
già perduto, sai, per il Capitano della guardia”.
“Draco Malfoy”.
“Il Vescovo
ignorava il loro amore, ma esso diventava ogni giorno più grande, più forte,
più profondo, fino a che...” e si interruppe.
“Fino a che?” lo
incitò Ron.
“I due furono
traditi. Avevano lo stesso confessore, un prete sciocco e debole, che un
giorno, ubriaco, confessandosi al suo superiore, commise un peccato mortale:
rivelò il patto segreto degli innamorati al Vescovo. Quel vecchio stolto non
capì quanto terribile sarebbe stata la vendetta del Vescovo. Sua Grazia
sembrava impazzito: perse la santità e la ragione. Giurò che se non l’avesse
avuto lui, nessun altro lo avrebbe avuto mai. Così Malfoy e Harry fuggirono da
Agijon. Il Vescovo li inseguì, senza tregua, sempre alle costole, più ostinato
di un segugio. Un uomo malvagio e potente, odiato e temuto, respinto perfino da
Roma stessa. Egli invocò tutti i poteri delle tenebre, pur di riuscire a
dannare gli innamorati. Nella sua furia e frustrazione stipulò un orribile
patto... con iol diavolo stesso. Le potenze infernali profferirono una
maledizione terribile, che tu hai visto realizzarsi: di giorno Harry è il
bellissimo falco che tu hai portato qui da me, e di notte, come hai già capito,
la voce del lupo che si ode è il grido di Malfoy. Povere creature senza più il
ricordo della loro semivita umana e che non possono mai sfiorarsi. Hanno solo
il tormento di un breve istante, al sorgere ed al calar del sole, quando
possono quasi toccarsi... ma neanche” finì Sirius tristemente.
“Sempre insieme,
eternamente divisi” fece Ron perdendosi con lo sguardo tra le fiamme del
focolare.
“Finchè il sole
sorgerà e tramonterà, finchè ci saranno il giorno e la notte. Per tutto il
tempo che sarà loro concesso di vivere. Ti sei imbattuto in una tragica storia,
Ronald weasley. E ora, che tu lo voglia o no, sei perduto in essa,insieme a
tutti noi...”.
Ad Agijon....
“Inutili, tutte” fece il Vescovo con rabbia.
“Le trappole sono piene. Non posso certo uccidere tutti i lupi. Dai tempi
della peste ci sono più lupi che uomini” rispose Lastrange.
“E c'è un uomo...” fece il Vescovo.
“ Vostra Grazia?” domandò perplesso il
cacciatore.
“Un bellissimo uomo, con la pelle di bronzo e
gli occhi di smeraldo. Lo si vede vagare di notte, solo di notte. La luna è il
sole per lui, e il suo nome è Harry. Trova lui e troverai il lupo, il lupo che
voglio, il lupo che lo ama. Il suo manto è nero” precisò con voce duro sua
Grazia.
“Harry...” mormorò Lastrange abbandonando gli appartamenti vescovili.
Nel frattempo al
castello diroccato...
“No, no, potresti sanguinare di nuovo” fece
Ron preoccupato.
“ Dimmi il tuo nome” gli disse il moro.
“La gente mi chiama Ronald, il Topo”.
“ Lo accompagni sempre, non è vero?”
chiese Harry
“Sì. Tu devi salvare questo falco, ha detto,
perchè lui è la mia vita, la più grande, l'ultima ragione della mia vita. E poi
ha aggiunto: un giorno conosceremo quella felicità che un uomo e un uomo
sognano, ma che non hanno ancora” gli raccontò il rosso.
“Ha detto questo?” domandò il ragazzo dagli occhi verdi con un sorriso.
“Te lo giuro sulla mia vita” gli assicurò Ron prima di lasciarlo riposare
in pace ed uscire dalla sua stanza dove incontrò Sirius seduto viscino ai merli
del castello.
“Lui lo sa?” chiese il Topo.
“Cosa?”.
“Che sei tu il prete che li ha traditi?”
“Dio ha disposto che ci sia un termine a tutto
questo. Egli mi ha dato il potere di disfare ciò che ho fatto. Dopo due anni ha
fatto sì che ci ritrovassimo” gli fece il prete.
“Cerca di essere più chiaro, se ti è possibile”.
“Ho trovato il modo di far cessare la maledizione, e so il momento in cui
Malfoy può affrontare il Vescovo e ricominciare così una nuova vita” esclamò
raggiante Sirius.
“È sua intenzione affrontarlo, e lo vuole uccidere con una spada
appartenente ai suoi avi” lo informò Ron.
“No, non deve farlo. Se uccide il Vescovo la maledizione non potrà mai
cessare” ma in lontanaza videro le guardie del Vescovo avanzare e subito Sirius
interruppe il suo discorso “Prenditi cura di Harry, ragazzo. Presto, va!”.
“Aprite, in nome di sua grazia il Vescovo di
Agijon!” gridò una guardia.
“Andate indietro! Questa è la casa di Dio, non un postribolo!” gli
rispose il prete.
“Ho detto in nome del Vescovo, aprite!”
“Conosco molto bene il Vescovo, villano
blasfemo, e tu non sembri affatto uno dei suoi”.
“Sfondate la porta” ordinò la guardia.
“Sì, signore”.
“A sinistra. A sinistra, a sinistra, a sinistra” mormorava Ron mentre
oltrepassava il ponticello che conduceva alla camera dove stava Harry.
“Avanti!” urlarono i
soldati.
“Signore, mio signore, vieni con me”.
“Cosa c'è?” chiese
assonnato Harry.
“Non parlare, vieni con me”.
All’entrata del catello...
“Oh, mi dispiace. Sono un monaco, non un architetto” disse Sirius alle
guardie mentre faceva disptrattamente cadere sulle loro teste dei calcinacci.
“Muoviti, idiota!” disse furioso una guardia all’altra.
“Lì dentro, mio signore” disse Ron che stava portando Harry lontano dal
trambusto.
“Ah, da questa parte, figlio, sempre dritto,
verso i portali. E non dimenticarti...” esclamò il prete che si stava facendo
appositamente seguire dai soldati lungo un malfermo ponticello...
“Ahhh...” gridò uno di questi.
“Di camminare sempre sul lato sinistro”
ridacchiò Sirius allontanandosi.
“Andiamo, su!” fece Ron incitando a continuare a camminare un sempre più esausto moretto, ma ad un tratto uno dei
soldati gli si parò davanti.
“Fermo!” gli intimò questi; ma Ron non
lo ascoltò e trascinò Harry fino in cima a una delle torri, sempre inseguiti
dalla guardia.
“Andiamo, entriamo. Su, su, sali qui” disse il
rosso.
“Ronald, è me che vogliono” sussurrò il moro.
“Non fartene un vanto” gli rispose il ragazzo dai capelli rossi che,
preso alla sprovvista inciampò facendo sporgere Harry dalle mura. Il moro
sarebbe di sicuro caduto nel vuoto ma Ron fu lesto a riprendersi e ad
afferrarlo ad una mano nel tentativo di non farlo precipitare.
“Tienimi!” lo scongiurò
Harry ma la presa del rosso venne meno ed Harry precipitò giù dalle mura
proprio mentre il sole stava sorgendo.
“No!” gridò Ron, ma appena vide la
trasformazione miracolosa di Harry in falco tirò un sospiro di sollievo mentre
le lacrime di gioia si facevano strada fra le sue ciglia.
“Dov'è l’uomo?” chiese la guardia appena
arrivata.
“Non c'è, è volato via”.
“Ti ho chiesto dov'è” ringhiò la guardia sempre più alterata.
“Quant'è vero Iddio, è volato via” gli urlò in
faccia Ron mentre una freccia che riconobbe essere di Malfoy trapassava il
soldato da parte a parte.
“Conviene dire la verità, o Signore. Grazie. Ora ne ho avuto la prova”
disse felice.
Malfoy intanto si
era sbarazzato delle ultime guardie che rimanevano al castello e si era
avvicinato a Sirius.
“Pensavo che tu potessi essere morto, vecchio.
Un tempo avrei voluto ucciderti io stesso. Ma... ti sono molto grato... di
questo” disse il cavaliere accarezzando la testa del falco che si era
appolaiato felice sul suo braccio.
“No, sono io che dovrei esserti grato. Tu mi dai la possibilità di
redimermi, e di salvare te e Harry, perchè Dio mi ha rivelato come la
maledizione può essere spezzata” annunciò il prete.
“Non devi dimenticarti che ci hai traditi, una volta” lo ammonì Malfoy.
“Tre giorni da oggi, il Vescovo riceverà la confessione del clero, nella
cattedrale in Agijon. Tutto quello che dovete fare è affrontarlo, entrambi voi,
da uomo e donna, veri esseri umani, così sarà vanificata la sua maledizione.
Finirà. E da quel momento voi sarete liberi” profetizzò Sirius serio.
“Impossibile”.
“Finché al giorno seguirà la notte, no. Ma da qui a tre giorni in Agijon
so che ci sarà un giorno senza la notte e una notte senza il giorno”.
“Tornatene dentro, vecchio pazzo, tornatene pure a bere” disse Malfoy con
delusione nella voce.
“Credi che sono ubriaco. Io te lo giuro: Dio si è mostrato a me, Lui mi
ha perdonato” disse Sirius avvicinandosi a Malfoy e guardandolo dritto nei suoi
occhi grigi.
“Lui non ti ha perdonato. Ti ha reso pazzo” lo schernì il biondo.
Dopo qualche
ora...
“Signore, signore!” disse ron in direzione di
Malfoy “ Tutto bene, padre” fece a Sirius che lo stava guardando storto.
“Signore, signore! Signore, come va la tua spalla?” domandò Malfoy una volta arrivatogli vicino.
“Ti sono debitore” gli fece questi.
“Ma no, signore, no, no affatto. Lui ha voluto che ti portassi un
messaggio. Dice che ha tanta speranza e fiducia in te”.
“Puoi andartene ora”.
“Oh, lo so, signore”.
“Fa' come vuoi” gli disse il biondo.
“Sì signore. E allora tu e Lord falco andrete verso Agijon?” domandò Ron.
“Lord falco? Sì” sorrise il cavaliere.
“Beh, si dà il caso che anch'io stia andando in quella direzione” buttò
li il rosso.
“Davvero? Allora faresti bene a raccogliere le tue cose: sto partendo”
gli rispose Malfoy che incurvava le labbra soddisfatto.
“Certo” disse Ron andandosi a preparare.
“Lord falco...” mormorò il biondo guardando
amorevolmente il suo animale.
“Imperius, parto con il Capitano. Seguici.” disse Ron.
“Ma se il vecchio dice il vero su come far finire la maledizione, se tu e
Harry poteste affrontare il Vescovo insieme, da uomo e uomo...” mormorò il Topo
durante il viaggio seguiti poco distante da un Sirius molto imbronciato e
pensieroso.
“Non dirlo mai più, né a me, né a lui, capito?” lo sgridò Malfoy e la
questione venne chiusa.
Qualche ora
dopo...
“Abraham, ti vuoi muovere, sì o no?” sbuffò il
prete al suo mulo.
“Ci sarà un gran temporale, Capitano. Ci bagneremo fino all'osso”.
“Oh... trova un riparo” si raccomandò Malfoy “Vieni qui” e gli porse il
falco che saltò sul braccio del rossino “Il sole sta per scomparire”.
“Come fai a dirlo?”
domandò incuriosito Ron.
“Dopo tanti tramonti... Prendi cura di lord
falco. Digli che l'amo” e cosi dicendo scomparve nel buio della foresta.
Nel fienile che
trovarono come riparo al temporale aspettando la trasformazione di Harry....
“Hai fame? Mi capisci, Lord falco? Sai, mi
piacciono moltissimo i falchi. Ne ho mangiati migliaia: ne uccidevo uno ogni
notte. Ecco perchè sono finito in quest'incubo notturno. Notturno e diurno. Non
solo: una notte senza il giorno e un giorno senza la notte. Ma che cosa può
significare questo? Non ha senso, come tutto il resto. Oh, il tramonto.
Aspetterò fuori” disse mentre usciva a rubare qualche vestito per il moro “Oh...
torno subito. Non posso garantire le misure. Fa' con comodo, mio signore.
Signore? Mia signore, sto entrando. Signore? Signore? Sono io, ricordi?”
esclamò rientrando nel fienile con gli abiti e porgendoli al moretto.
“Tu”.
“Sì”.
“Grazie” ed afferrò i vestiti “Lui come sta?” chiese subito Harry.
“È vivo, come te. È pieno di speranza, come te. E ti ha affidato a me con
queste parole: dille che io e te siamo tutt'uno, e lui eseguirà i tuoi ordini
come fossero i miei”.
“Davvero!” esclamò
perplesso il ragazzo dagli occhi verdi.
“Lo giu...”
“No, non giurare”gli disse “Buonasera, Golia. Ci riporterà ad Agijon, non
è vero?” salutò il cavallo.
“Uh-uh” fece Ron per attirare l’attenzione.
“Allora, quali sono i tuoi ordini?”
“Ordino che tu ti sieda presso un caldo fuoco, che beva una coppa di buon
vino e... che ascolti un po' musica allegra e ben suonata, e che balli, magari.
Ti va, mio signore? Balliamo?” scherzò il rosso.
“Adesso?”
“Prova! Uno-due-tre, uno-due-tre, uno-due-tre”
provarono a ballare i due con risultati non molto buoni, Ron era una frana.
“Oddio, non lo facevo da tanto tempo. Ronald, ora fammi bere una coppa di
buon vino”.
“D'accordo”.
“Vedo che intendi veramente essere il mio protettore. Ne sono lusingato”
lo ringraziò Harry sorridendo, vedendo il rosso brandire la spada di Malfoy per
accompagnarlo alla taverna li vicino.
“No, è che se perdo la sua spada... lui mi ucciderà”.
I due uscirono dal fienile coperti solo da una coperta che li riparava dalla pioggia; arrivati all’ingresso
della locanda videro un carro coperto da pelli di lupo fra le quali ce n’era
una di un lupo grigio.
“Ahhh...!” urlò harry coprendosi il volto con
le mani.
“Harry, Harry!” fece Ron.
“Harry, Harry...” mormorò Lastrange guardando i due ragazzi.
“Va' dentro, va' dentro!” intimò Ron a Harry che corse subito al fienile “Se
oserai alzare una mano su di lui te la ritroverai per terra, vicino alla testa!”
disse rivolgendosi al cacciatore.
“Piano, giovanotto, mi stai spaventando” gli rispose beffardo Lastrange.
“Sei sordo? Vattene via! Vòltati e sei morto! Che notte terribile”
sospirò il ladruncolo mentre vedeva il cacciatore allontanarsi, ma appena si
girò vide Harry in sella a Golia che sfrecciava verso la foresta “Harry! Harry!
Harry! Harry! Malfoy mi ucciderà. Mi ucciderà” disse sconsolato mentre partiva
alla ricerca del moro.
Nel bosco sotto
una pioggia battente...
“Vieni fuori, vigliacco!” urlò Harry ben
sapendo che Lastrange si trovava nelle vicinanze.
“T'ho preso” disse il cacciatore afferrandolo per la vita da dietro ma
non fece in tempo a trascinarlo via che fu sbalzato via da un enorme lupo
grigio che lo azzannò alla gola.
“Malfoy! Sei tu!” esclamò felice il moro abbracciando freneticamente il
lupo sotto gli occhi esterrefatti ma gioiosi si un rosso fradicio.
Il mattino
seguente...
“E muoviti, Abraham. Più svelto: sta per
nevicare” grugnì Sirius al mulo come di consueto.
“Buongiorno” fece Malfoy a Ron.
“Buongiorno”.
“Sei un po' pallido. Ti ho portato qualcosa da mangiare”.
“Che notte!” esclamò
Ron.
“Cos'è accaduto?” domandò Malfoy quando
il falco giunse e si accomodò sul braccio del Topo.
“Niente in cui non me la sia cavata, Capitano.
È un bravo falchetto, molto simpatico, eh? Su adesso, va' dal tuo padrone. Su, Lord
falco” ma questi non si mosse.
“Ieri notte?”.
“Capitano?”.
“Raccontami”.
“E che c'è da raccontare? Su, vai, vai, vai” disse al falco “Qualche
problema mentre andavamo ad una locanda”.
“Tu ed Harry in una locanda?” fece Malfoy con un tono di voce un po’
irritato e incredulo.
“Prima siamo andati in una stalla. Va' dal tuo padrone. Va' da colui che
ami” ridisse Ron al falco che però non si voleva muovere dal suo braccio.
“Che ci facevate nella stalla?”
“Ci siamo cambiati gli abiti” rispose tranquillo il rosso.
“Cosa?” ringhiò il
biondo.
“Ma non insieme, ovviamente”
“L'hai lasciato solo?”
“No, no, mai”.
“Vi siete cambiati insieme!”
“No, no, no, no, no, no. Prendilo, prendilo,
prendilo” esclamò il Topo quando il falco cominciò ad agitarsi.
“Vieni” disse Malfoy dolcemente al falco.
“È il più bel uomo che sia mai vissuto. E anch'io, certo, ne sono rimasto
colpito. Ma lui in verità non ha fatto altro che parlare di te”.
“Per ogni momento che passi insieme a lui, io ti invidio. Ma puoi
raccontarmelo. Riferiscimi tutto quello che ti ha detto. Ma ti avverto: io
capisco se sono parole sue” lo pregò il biondo.
“Dapprima era triste. Parlava del giorno che vi incontraste,
maledicendolo. Poi l'ho sentito ricordare quanto eravate felici insieme, prima
della maledizione del Vescovo, e gli occhi gli si sono illuminati. Si è
illuminata tutto. Ti ama più della vita, Capitano, è evidente” fece Ron.
“Lo sai che i falchi si uniscono e restano insieme per la vita? E lo
stesso i lupi? Beh, il Vescovo non ci ha concesso neanche questo. Neanche
questo” sussurrò triste Malfoy.
“E così stai andando a uccidere sua grazia. Perchè non mi vuoi dare
ascolto? Fra due giorni potrai... potrai affrontare il Vescovo nella
cattedrale, con Harry al tuo fianco, e spezzare la maledizione” lo rimproverò
Sirius che aveva ascoltato tutto il discorso.
“Domani io sarò in Agijon e in un modo o nell'altro ci sarà finalmente un
termine a tutto questo”.
“Ma giorno più, giorno meno, che cosa importa?” domandò Ron.
“Anche tu... ti avevo avvisato. Resta qui,
allora, con il vecchio” si arrabbiò il biondo cavaliere.
“No. Voglio venire con te. Come entrerai nella cattedrale senza di me?”
“Vi entrerò... senza il tuo aiuto” sentenziò
Malfoy allontanandosi.
“Grazie per aver tentato, Ronald, e per aver sostenuto la verità” lo
ringraziò Sirius posandogli una mano sulla spalla.
“E invece ho fatto male. I momenti più felici della vita me li ha dati la
menzogna”.
Di sera...
“Sei tu, piccolo Topo. Dove sarà il mio
coltello?”
“Harry”
“L'avevo qui proprio adesso...”
“Harry, forse questa è la nostra ultima sera insieme”.
“Perchè?” domandò
sorpreso Harry.
“Non volevo dirtelo finchè non ci avessi
creduto, intendo dire, creduto veramente” fece Ron.
“Creduto veramente in cosa, Ron?”.
“Penso che potremmo spezzare la maledizione. Abbiamo un piano”.
“Tu e Malfoy?” chiese speranzoso il moro.
“No”.
All’alba però Ron, Harry e Sirius erano riusciti ad organizzare un piano
per far si che Malfoy riuscisse a vedere, anche se per pochi secondi il suo
amato Harry; ci avevano messo tutta la notte ad organizzarlo.
“Oh! Ma non sai scavare senza darmi dei colpi nel fegato?” fece
arrabbiato il prete.
“Sirius, questa buca non è grande abbastanza per tutti
e due”.
“Speriamo almeno che lo sia per il lupo. Ma cosa stai facendo?”
“Quando ti inginocchi davanti all'altare, come fai poi a rialzarti?”
“Diavoletto sacrilego! Su, spingi! Avanti,
spingi, maledizione! Spingi ancora, su ancora, ancora! Sta arrivando! Sta
arrivando! Ronald!” gli gridò Sirius.
“Signore, mie signore, stiamo coprendo la trappola” esclamò Ron una volta
uscito dalla buca.
“Va bene, svelti!”
disse Harry guardando il lupo avvicinarsi.
“Sta attraversando il ghiaccio. Aspetta mio
signore!” disse Ron vedendo che Harry stava correndo verso il lupo per
aiutarlo a non scivolare sul ghiaccio senza risultati.
“Ronald, aiutami”
gridò il moro.
“Il ghiaccio sta per rompersi. Stenditi!
Stenditi!” gli intimò Sirius anche lui corso ad aiutare harry e il lupo stesi
sul ghiaccio.
Ma ad un tratto il giaccio andò in frantumi inghiottendo Malfoy ancora
trasformato in animale.
“Dobbiamo tirarlo fuori”.
“Aspetta. Aspetta, mio signore” disse Ron vedendo che Harry stava
cercando di tirare fuori dall’acqua gelida il lupo.
“Oh, Dio, Ronald. Non ce la faccio” stava piangendo Harry.
“Sto arrivando!” esclamò il rosso dopo aver
conficcato nel terreno solido la spada di Malfoy ed essersi legato in vita una
corda.
“Su presto!” gli gridò Harry.
“Fa' presto, ragazzo, o lo perdiamo. Ronald!”
lo incitò il prete preoccupato.
“Ronald, riesci ad afferrarlo?” domandò Harry una
volta che Ron si era tuffato nel lago gelido.
“Sì!”.
“Ancora. Affonda, affonda, Ronald, oddio!”.
Ma Ron non mollò
la presa sull’animale e riuscì senza non poche difficoltà ad issarlo fuori
dall’acqua.
“Attento!” gli disse Sirius.
“Tiralo su!” disse Ron.
“Presto, Harry!” disse Sirius.
“Ronald” fece
Harry.
“Ronald, Ronald!”
ripeteva il prete mentre lo aiutava ad uscire dall’acqua insieme al lupo.
“È fatta” esclamò
felice Harry quando si ritrovò fra le braccia l’animale.
“Tieniti! Tieniti, ragazzo!” disse
Sirius ad un infreddolito Ron mentre si dirigevano verso la buca da loro prima
scavata e dove vi posarono dentro Malfoy.
“Dobbiamo vivere, padre, da esseri umani. Le
nostre vite sono in mano tua, ora” disse Harry mentre il sole stava sorgendo.
Ed ecco che all’orizzonte l’astro splendente fece capolino fra le
montagne accarezzando il corpo del lupo che si tramutò in umano. Malfoy alzò
gli occhi e lo vide. Rivide per un istante il suo splendido viso e i suoi
magnifici occhi verdi prima che questi assumessero la forma degli occhi di un
falco.
“Aaargh!” gridò Malfoy
con tutta la sua disperazione per non aver potuto stringere fra le sue braccia
l’uomo che amava.
Qualche tempo
dopo davanti al fuoco dell’accampamento.
“Dimmi, Ronald: dov'è la spada di mio padre?”
chiese malfoy guardandosi attorno e non vedendola.
“È perduta. È finita nel ghiaccio, l'altra
notte, sul fiume” gli rispose Ron.
“Maledetto! Quella spada era l'unico residuo d'onore che avessi” lo
aggredì il biondo buttandolo a terra e sovrastandolo.
“Non devi compiere più nessuna missione d'onore. La gemma che volevi per
l'elsa della tua spada è diventata il simbolo di una tua morte senza
significato. Mentre ha una possibilità di vita, ora: una nuova vita con lui”
fece il rosso indicando il falco che stava su un ramo.
“Avevo bisogno di quella spada per uccidere il Vescovo!”
“Malfoy, ascoltalo!”
gli disse Sirius.
“E avanti, Malfoy, ucciditi, uccidi anche lui.
Non pensi a lui come non pensi a te stesso, del resto”.
Ma proprio in quell’istante la camicia del rosso si aprì rivelando sul
suo petto dei segni rossi molto prfondi.
“Che cos'ha sul petto?”
domandò Malfoy ora più calmo.
“È successo la scorsa notte, quando ti ha
salvato la vita” gli rispose Sirius.
“Perdonami” si scusò con i due ed aiutò Ron a rialzarsi “Vi insegnerò io,
sciocchi, a catturare un lupo” fece il cavaliere e gli altri due sorrisero
intuendo il piano del biondo.
Di sera, alle
porte del castello del Vescovo...
“Ehi! Date strada! Via di lì, via!” esclamò
una guardia fra il trambusto dei carri.
“Oh! Ricordati: il vicolo cieco, sotto le mura, a nord” si raccomandò
Sirius a Ron che intanto era sceso dal carro che avevano preso.
“Sì, sì, vicolo cieco, mura a nord. Via, via, su” gli rispose il
ladruncolo.
“Fate passare!” disse una guardia avvicinandosi al loro carro.
“Siamo al punto di partenza, o Signore. Vorrei credere che c'è un
significato più alto in tutto questo. Di certo ritornerebbe a tuo onore” disse
fra se Ron infilandosi nuovamente nello stretto condotto fognario da cui era
evaso dalle prigioni.
“Su, ah! Ah! Avanti! Ah!” incitò Sirius il mulo a tirare il carro sino
sotto la porta principale del castello.
“Che cosa porti, monachello?” gli fece un soldato.
“Abbiamo un regalino a sorpresa, figlio mio,
per sua grazia il Vescovo, da parte della gente della mia contrada. Una bella
pelle da appendere”.
“Che cosa c'è qui? Non ho mai avuto il piacere di uccidere un lupo, prima
d'ora” esclamò la guardia illuminando con una torcia il bel lupo rinchiuso nel
carro che appena lo vide prese a ringhiare.
“Che strano: è esattamente quello che ha detto il Vescovo. Oh, ma sono
sicuro che se lo privi di questo piacere capirà. È un uomo molto comprensivo,
pare” disse sornione Sirius.
“Va bene. Vai pure” gli concesse la guardia.
“La saggezza è una cosa preziosa, figlio mio, ringrazia il cielo di
averla” lo ringraziò il prete.
“Lasciate passare!”
L’indomani il vescovo si stava vestendo per la funzione
cerimoniale...
“Vostra grazia..” disse mesto un sacerdote.
“Torna quando sarò pronto” lo congedò il Vescovo.
Mattino...
“Manca poco, ormai le nuvole si stanno aprendo”
fece Sirius guardando il cielo.
“È giorno, vecchio mio: lo era ieri e lo sarà domani” gli rispose
sconsolato Malfoy.
Nel frattempo Ron
era riuscito a trovare la biforcazione succeritagli da Sirius per sbucare
proprio sotto la chiesa dove il vescovo stava dicendo messa.
“Oh, no, maledizione. Maledizione” sbuffò Ron
quando si accorse di aver fatto un po’ di rumore.
“Che cosa c'è?” chiese
l’accolito.
“Topi” rispose il sacerdote.
“Topi qui? Inaudito”.
Fuori dall
chiesa...
“Non c'è più tempo. Presto la messa sarà
finita. Non posso aspettare oltre. Se Philippe ha svolto il suo còmpito finalmente
potrò uccidere il Vescovo” disse Malfoy.
“Ma devi aspettare: questa possibilità non si presenterà mai più” lo
scongiurò Sirius.
“Hai ragione. Se la funzione finirà pacificamente sentirai le campane
suonare a lungo. E così tu capirai che ho fallito” gli disse il biondo pronto
alla battaglia.
“Ma Harry?” fece indicando il falco che aveva gli occhi velati da un
cappuccio in cuoio per non farlo fuggire.
“Io... ti prego, toglile la vita. E fallo... fallo subito” lo pregò
Malfoy accarezzando le piume dell’animale.
“Io non posso farlo”.
“Sì che puoi. Io te ne prego. Crudeltà sarebbe condannarla per sempre ad
una semivita, e lei non lo vuole”.
“Non ne sarei capace”.
“Hai mai pensato che questo era il disegno di Dio fin dall'inizio?” e
dicendo cosi Malfoy si allontanò dal carro con la spada sguainata in direzione
della chiesa.
All’ingresso
della chiesa...
“Io che sono stato tuo Capitano, e che se Dio
vorrà un giorno lo sarò ancora, ti chiedo di farmi passare” ordinò Malfoy a
cavallo di Golia.
“Capitano Navarre, gli ordini sono...”
“Maledetta, apriti! Apriti, apriti!” esclamò Ron cercando di scassinare
la porta che si asprì di scatto sotto una poderosa spinta degli zoccoli di
Golia.
“Malfoy!” disse Zabini interrompendo cosi la funzione e portando
l’attenzione di tutti sul nuovo arrivato che stava smontando da cavallo.
“Ti ringrazio, Signore” disse Ron.
Ma ad un tratto il cielo si oscurò.
“Una notte senza il giorno, un giorno senza la notte” sussurrò sorpreso
Malfoy.
“Oh, buon Dio, accompagnalo. Proteggilo” recitava intanto Sirius con un
pugnale rivolto al corpo del falco che si agitava.
“Imperius, aspetta!” gridò forte Malfoy parandosi dopo da un attacco di
Zabini “Sei morto” gli disse respingendolo e gettandolo ferito a terra.
“No! Imperius, aspetta!” gridò ancora il biondo.
“Che Iddio mi perdoni” fece Sirius portando
sempre più vicino il pugnale all’animale.
“Se uccidi me, Malfoy la maledizione durerà in eterno. Non pensi a
Harry?” sibilò il Vescovo a Malfoy che si stava sempre di più avvicinando con
la spada rivolta verso di lui.
“Harry è morto. Maledetto, vattene all’inferno”.
Stava per calare un fendente mortale sul corpo del Vescovo quando una
voce lo fermò.
“Draco!” esclamò Harry avvicinandosi ai due con in mano qualcosa che
gettò poi ai piedi del Vescovo guardandolo dritto negli occhi. Appena l’uomo
vide cosa gli aveva gettano il moro ai piedi inorridì; erano i legacci di cuoio
che portava legati alle zampe mentre era falco, simboli della sua prigionia
ormai finita.
“Harry... Guarda! Guardala! Guarda lui! Guarda me! Ora guardaci!
Guardaci!” ordinò Malfoy al
Vescovo che tentava invano di coprirsi gli occhi.
“La maledizione è finita” disse Sirius
entrando in chiesa.
“Nessun uomo...” balbettò il Vescovo prendendo di nascosto un pugnale e
puntandolo verso un distratto Malfoy.
“Malfoy!” lo riscosse Sirius
“Harry” esclamò il Vescovo prima di venire trafitto dalla spada di
Malfoy.
“Oh, mio Dio” disse Harry rifugiandosi tra le braccia del suo amato.
“Harry. I tuoi capelli” sussurrò al suo orecchio
accarezzandoli dolcemente per poi alzargli la testa con la mano e baciarlo
dolcemente.
“Ti amo” gli disse Malfoy staccandosi dalle sue soffici labbra.
“Draco” fece Harry abbracciandolo.
“Voi due. Venite qui” disse Draco rivolgendosi a Ron e a Sirius.
“Che la benedizione del Signore sia con voi, per tutti i giorni a venire”
gli augurò il prete abbracciandoli.
“Sia benedetto il giorno che ti ha restituito a noi, padre. E anche tu.
Anche tu” fece abbracciando di cuore Ron.
“Il migliore amico che potessimo avere” lo ringraziò Harry facendolo un
po’ arrossire, quasi più dei suoi stessi capelli.
“Ah, conto di rincontrarti in Paradiso, piccolo ladro, e non osare
deludermi” si raccomandò Sirius.
“Verrò, padre, anche a costo di scassinare la porta” lo rassicurò Ron
mentre se ne uscivano felici dalla chiesa, godendosi dal fondo lo spettacolo
che i due innaamorati regalarono poi a tutti i presenti.
“Harry” esclamò con gioia Malfoy sollevandolo in aria e facendolo
volteggiare per la chiesa.
“Ti amo! Ti amo!” gli rispose Harry per poi baciarlo dolcemente e a
lungo.
Finalmente si erano ritrovati.
...........Fine..................
Ce l’ho fatta! È tutta
dedicata a te Noemi per il tuo compleanno! Bacioni e
AUGURIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Spero ti piaccia a te
come a tutte le altre che la leggeranno.
I dialoghi sono gli
originali del film e mi auguro di non aver fatto confusione con la trama visto
che non me la ricordavo tanto bene e con i dialoghi che me li sono fatti dare da
un’amica(grazie!!) spero di essere riuscita ad andare in linea con la storia
originale del film Lady hawke.
Bacioni a tutte!