Prologo
Brillante.
Anche con tutta
quella luce sembrava risplendere più delle lampade al neon
che illuminavano la
stanza.
Era uno zaffiro tra
il blu e l’azzurro, grosso quanto un suo pugno chiuso, a
forma di lacrima.
Si trovava adagiato
su un cuscinetto rosso, in cima ad una colonnina di marmo bianco. La
colonna
era accerchiata da cordoni di velluto purpureo e, oltre questi,
un’intera
squadra di poliziotti che si guardavano attorno guardinghi, in attesa.
Come
se
potessero fermarla.
Un sorriso le
increspò le labbra rosse e piene. Perfette.
Se fosse stata alla
luce sarebbero state l’unica cosa visibile sul suo volto,
coperto interamente
da una maschera, finemente lavorata, di colore bianco.
I lunghi capelli
castani erano raccolti in una coda alta, che ricadeva dolcemente sulle
spalle,
coperte, come l’intero corpo, da una tuta nera, che metteva
in risalto le sue
forme femminili.
Gli occhi verde
smeraldo brillarono divertiti mentre osservavano la stanza dalle
fessure nella
grata di aerazione, posta esattamente sopra il prezioso zaffiro.
Guardò l’orologio:
mancava poco meno di un minuto alle due.
Trenta.
Controllò
un’ultima
volta l’armamentario e la grata, davanti a lei.
Venti.
Diede
un’ultima
occhiata alla disposizione degli agenti nella ricca sala. Troppo
prevedibile.
Dieci.
Spostò
lo sguardo
di nuovo verso l’orologio.
Cinque.
Posizionò le mani
sulla grata, restando in attesa.
Tre.
Due.
Uno.
In tutta la villa
calò un buio improvviso.
Tutti
i poliziotti
presenti, dentro e fuori l’edificio, scattarono in preda al
panico ed ordini e
avvertimenti iniziarono a volare per tutta la proprietà.
Cinque
minuti dopo
la luce tornò.
Nella
stanza non
era cambiato assolutamente nulla.
Gli
agenti si
guardarono per pochi secondi, per poi voltarsi tutti in contemporanea
verso lo
zaffiro.
Ma
al suo posto non
videro altro che un pezzo di carta.
Il
capitano della
squadra lo afferrò con rabbia.
«Ce
l’ha fatta di
nuovo!» esclamò accartocciandolo e gettandolo per
terra.
E’ stato
divertente,
grazie per la bella serata.
La Lacrima è al sicuro
adesso.
Alla prossima
Lilith