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Autore: endif    23/09/2009    6 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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N.B. Scusate per i disagi incontrati fino ad adesso con la visualizzazione del capitolo, ma come molti di voi sapranno, sono una vera schiappa con il pc … stamattina ho corretto l'ultima svista. Fatemi sapere se ci sono altri problemi.
Kiss
M.Luisa

CAP2

BELLA
«Non potevamo prendere la Volvo?» La mia voce è un tantino stridula nonostante i miei sforzi per farla risultare pacata.
Guardo le occhiate di ammirazione dei ragazzi che affollano il parcheggio del Dartmouth College e noto le gomitate che alcune ragazze si danno le une alle altre mentre usciamo dall’auto.
Lo sapevo.
 Edward mi guarda con un’espressione disgustata. Pare che voglia gridare “Sacrilegio!”.
«Amore non prendertela, ma questa è una fuoriserie, un cavallo di razza, non un ronzino storpio. C’è una bella differenza.» dice serio accarezzando la portiera dell’Aston e richiudendola dolcemente.
Se c’è una cosa che Edward adora sopra ogni altra cosa sono le auto veloci. E della sua Aston è particolarmente orgoglioso.
E’ vero, io non ne capisco un tubo di auto, a me basta che non mi abbandonino in mezzo alla strada, ma il suo commento mi graffia i poveri nervi ormai già troppo tesi.
«Non sto paragonando la Volvo con questa, ho detto solo che avrei preferito prendere l’altra, tutto qui.» dico acida.
Edward mi osserva pensoso per un attimo. Sfuggo al suo sguardo fingendo di sistemarmi i lacci delle Converse che ho portato con me all’ultimo momento, temendo di fratturarmi il femore se avessi tenuto i trampoli che Alice mi aveva obbligato a calzare. Mi guardo in giro nervosa. Alice e Jasper non sono ancora arrivati. Se ci sbrighiamo, forse riesco ad evitare la sua ramanzina per le scarpe.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi mi passa accanto e mi squadra da capo a piedi senza ritegno lanciando uno sguardo alle mie scarpe. Poi passa ad Edward soffermandosi con malcelato compiacimento. Cerca di catturarne lo sguardo.
Mi sento avvampare. Ma come osa questa sfacciata? Ribollo dalla rabbia e con il rosso del vestito mi sembra di essere diventata una torcia. Una torcia umana. Osservo Edward che ha lo sguardo ancora posato su di me. Non riesco a trattenermi e gli faccio una linguaccia, voltandomi subito dopo e camminando a grandi passi verso il portone principale.
Mi compiaccio della falcata sostenuta che mantengo. Grazie signor Converse!!
Naturalmente Edward è già al mio fianco in un batter d’occhio. Sento la sua mano gelida che scivola sotto il mio braccio e mi trattiene dolcemente: «Mi vuoi dire cosa ti prende? Perché sei così tesa? E’ successo qualcosa?» Non rispondo.
Mi spinge allora con fermezza in un angolo dell’androne, lontano da occhi indiscreti.
Scrollarmi è inutile, dunque non ci provo neppure.
Mi volto verso di lui e, a braccia conserte, con tono sarcastico gli dico: «Perché non me lo dici tu? Sei tu che sai leggere nel pensiero, giusto?»
«Scusami?» mi dice perplesso. I suoi occhi sono chiari, limpidi, di un oro liquido e caldo. Capisco che la gelosia mi sta divorando, ma non riesco a fermarmi. Essere alla mercè di un sentimento così abbietto non mi piace, e rendermene conto mi infastidisce ancora di più. Esplodo senza neanche accorgermene.
«Non dirmi che non li senti i pensieri di chi ti sta intorno? Ci stanno guardando tutti, TI stanno guardando tutti…!» gli dico risentita.
«E allora?» mi risponde serafico.
«Allora … non lo sopporto!!» faccio per girarmi, sento che sto per avere una crisi di nervi. Edward stringe un po’ la presa sul braccio per impedirmi di voltarmi e di finire lì la discussione. Da un po’ di tempo è diventata un’abitudine. Sgancio delle bombe ad orologeria iniziando delle discussioni di portata apocalittica, ma poi mi ritiro quando lui mi invita a ragionare.
«Che significa che non lo sopporti? Bella cerca di ragionare, io non le sento neppure le voci nella mia testa, ormai è diventata un’abitudine. Sono solo un rumore di fondo. Se dovessi ascoltarle non potrei muovere un passo da casa insieme a te, altrimenti rischierei di  … beh … lasciamo perdere.» e si passa una mano tra i capelli, lanciando uno sguardo nervoso alle sue spalle.
«Di…?» faccio io invitandolo per una volta a continuare.
Mi guarda. I suoi occhi si scuriscono d’un tratto, la mascella gli si irrigidisce. «Leggere nella mente altrui spesso non è il gran vantaggio che tutti si immaginano, Bella. Pensi che mi faccia piacere sapere cosa passa per la testa all’ottanta per cento dei ragazzi che abbiamo incrociato fino ad ora?» mi strattona leggermente verso di lui. Si avvicina con il suo viso ad una spanna dal mio e sussurra con voce tremante di rabbia repressa: «Credi che l’immagine di tua moglie nuda tra le loro braccia sia un bello spettacolo!? I loro pensieri sono di una volgarità tale da sfiorare l’indecenza. Se vuoi saperlo, molti non si limitano a questo …»
«Basta!» gli dico chiudendo gli occhi di scatto e portandomi le mani alle orecchie. Sento l’aria muoversi al lato del mio viso. I capelli ondeggiano leggermente. Un tonfo sordo proviene dal muro alla mia destra. Apro gli occhi e mi volto automaticamente.
Il palmo della mano di Edward è ancora lì, sulla parete. Dei frammenti di calce sono caduti a terra.
Copro la sua mano con la mia.
«Basta Edward. Calmati, ti prego.» Cerco i suoi occhi con i miei. Sta tremando dalla rabbia. Stupida, stupida, stupida. Ecco cosa sono.
Con la mano libera gli sfioro la guancia. Lo sento respirare velocemente. Chiude gli occhi un attimo e si raddrizza subito. Mi prende per la mano e mi spinge verso il corridoio.
«Vieni. Alice e Jazz ci stanno aspettando» dice guardando fisso davanti a sé.
Lo spio di sottecchi.
La gelosia mi sta accecando.
Non ho mai riflettuto dal suo punto di vista. In effetti non ha tutti i torti. La sua capacità può decisamente essere considerata scomoda quando NON vuoi conoscere i pensieri di chi ti circonda.
Continuo a camminare al suo fianco con gli occhi puntati a terra. Qualcosa mi sfugge, ma non riesco a capire cosa.
A volte le sue reazioni mi spaventano. Non per la mia incolumità, sia ben inteso. Il suo autocontrollo ed il suo istinto di protezione nei miei confronti sono aumentati in maniera inversamente proporzionale al controllo di se stesso verso gli altri. E’ praticamente terrorizzato dall’eventualità che mi possa accadere qualcosa, dalla mia fragilità di umana. Ciò si traduce in una specie di sorveglianza 24 ore al giorno da parte di ogni componente della famiglia che ha il compito di proteggermi da me stessa e dai pericoli esterni quando lui non lo può fare.
Sono impossibilitata ad uscire sola. Rischio di imbattermi in un maniaco.
Non ho l’ultima parola sul mio abbigliamento. Rischio di prendere un raffreddore.
Non posso andare in moto. Rischio l’osso del collo.
Non posso cucinare i miei pasti. Rischio di non nutrirmi adeguatamente.
Insomma non posso gestirmi in maniera autonoma!
Questo continuo controllo è stato determinante per la mia autostima. E con il diminuire di questa è aumentata la gelosia nei confronti di mio marito.
 Rischio di perderlo. Non sono abbastanza attraente, non sfioro neppure il livello della sua intelligenza, né della sua cultura. Ho una miriade di difetti e lui neppure uno.
Eppure … eppure per chissà quale oscura ragione lui ha scelto me, ha scelto di sposarmi.
Ma in occasioni come queste lo dimentico. Quando sono costretta a confrontarmi con gli altri, la mia insicurezza emerge nella sua interezza. Non mi piace sentirmi in competizione, non ci sono tagliata io per lo sfoggio di bellezza e grandezza … E non posso ignorare la portata che ha avuto su di me il suo abbandono passato. Molte ferite non si sono ancora rimarginate del tutto e le cicatrici poi … quelle non andranno mai via.
Mi riscuoto dai miei pensieri quando Edward si blocca improvvisamente ed io vado a sbattere contro la sua spalla.
«Eccovi finalmente!» la voce di Alice è allegra, ma i suoi occhi dicono tutt’altro. Fissa suo fratello intensamente e lo stesso fa Jasper. Devono aver capito che qualcosa è successo. Guardo Alice implorante, sperando che si giri verso di me e che capisca che è meglio lasciare correre.
Anche Edward li osserva, mandando lampi dagli occhi.
Finalmente Alice mi guarda. I suoi occhi scendono irrimediabilmente sulle mie scarpe.
Chiudo gli occhi infossando le spalle, e quasi mi aspetto che un urlo mi piombi addosso.
Niente.
Il folletto comincia a saltellare sul posto: «Allora Bella, cosa hai alla prima ora?»
Ah sì, il mio orario.
«Dunque … si … mi pare …» mi sforzo di fare mente locale, ma nella mia testa solo il vuoto.
«Fondamenti di economia e statistica» risponde piatto Edward per me, mantenendo gli occhi su Alice.
Giusto, il mio orario è questo.
Ho deciso di seguire l’Mba della Business School  Tuck, lo stesso corso che un tempo ha frequentato anche Alice. La scelta in realtà non è stata difficile. Dartmouth è rinomata proprio per questo indirizzo oltre alla scuola in medicina. Ovviamente quest’ultima era da escludere a priori per due ottimi motivi:
Primo: la mia sensibilità al sangue.
Secondo: in casa Cullen c’erano già troppe lauree in medicina.
Non che pensassi di arrivare mai alla laurea – in fondo questa era solo una proroga di un semestre alla mia trasformazione – ma se dovevo andare all’università, beh tanto valeva andarci in grande stile frequentando il top.
Osservo i visi che mi circondano e percepisco un’aurea di tranquillità scendere su di noi.
Ringrazio mentalmente Jasper.
Sospiro e, con molta poca convinzione, dopo un attimo di esitazione ci avviamo tutti verso le rispettive aule.

EDWARD
Aula magna.
Procedo a passo spedito per i corridoi, ma senza affrettarmi per non mettere in difficoltà Bella. Non ho alcun problema a ricordare la posizione delle aule. Tutto è rimasto come quaranta anni fa, qualche lavoro di ristrutturazione e di adeguamento non ha alterato la magnifica atmosfera che si respira in questo posto.
Giovani menti talentuose, piccoli geni o semplicemente ragazzi volenterosi si avviano frettolosamente verso i loro destini. Il vociare è enorme, rumoroso ma piacevole. Mi aiuta a soffocare le voci mentali che nella mia testa si confondono con quelle reali. E’ più facile così ignorarle.
Mano nella mano con Bella, arrivo di fronte alla sua aula.
E’ quasi tutta piena, e lei sbircia tra le ampie porte per farsi un’idea di cosa l’attende.
Ha l’aria preoccupata e un po’ spaesata. Ma è anche emozionata.
Bene. Non rimpiango la sua decisione di frequentare un semestre di college. E’ un’esperienza unica, che non si scorda mai. Un ricordo che rimarrà impresso nella sua memoria. Uno degli ultimi che le rimarrà della sua vita da umana, prima che giunga il momento della sua trasformazione.
Già la sua trasformazione.
Nessuno di noi ha avuto la possibilità di realizzare le esperienze umane più importanti prima della trasformazione e la decisione di Bella un po’ riscatta anche tutte le nostre “perdite”. E’ come se attraverso di lei potessimo vivere ancora un po’ della nostra vita passata.
Da quando abbiamo fissato” le scadenze”, però, sono diventato ancor più ansioso. Temo che le possa capitare qualcosa e non la lascio mai sola, se non strettamente necessario. Il corpo degli umani è così fragile! E quello di Bella, poi, è così delicato …
Allora ti muovi?! Tra i tanti, i pensieri di Alice mi raggiungono infastidendomi.
«Tesoro, tutto ok?» dico, invece, a Bella.
Volta i suoi occhi verso di me. Non c’è traccia del nervosismo che li attraversava poco fa, durante il nostro piccolo diverbio, ma sento che c’è ancora qualcosa che la turba.
A volte Bella ha delle reazioni incomprensibili, forse un po’ esagerate, ma probabilmente tipiche della sua natura umana. Non poterle leggere la mente continua a frustarmi ogni giorno di più, soprattutto nell’ultimo periodo, con il nostro trasferimento in Virginia.
Ci siamo trasferiti tutti, ma solo noi quattro abbiamo scelto di frequentare Dartmouth. Rosalie è stata contattata da una nota agenzia di moda ed Emmet ha deciso di seguirla nei suoi spostamenti. La loro base rimane la nostra casa, ma sono come delle meteore: solo un rapido affacciarsi per poi scomparire altrettanto rapidamente. In questo momento erano di ritorno.
Mi avvicino al mio amore e le appoggio le mani sulle spalle attirandola a me.
Scrolla un po’ il capo «Sì, sono solo un po’ agitata. Mi farebbe comodo avere una briciola del tuo potere ora…» dice sovrappensiero allacciando le braccia alla mia vita.
Mi concentro un attimo.
«Tranquilla, credo che siano quasi tutti nelle tue stesse condizioni.» le poso un bacio leggero sulle labbra morbide e le regalo un sorriso sicuro.
«Mmmm … Edward, posso chiederti un favore?» mi guarda un po’ esitante, inclinando il capo di lato.
«Certo!» mi sconcerta ancora che lei creda che potrei negarle qualcosa.
«Vorrei … vorrei una promessa da te.» I suoi occhi grandi e limpidi mi scrutano cercando una traccia di fastidio nel mio volto. Annuisco, non c’è nulla che non farei per lei.
«Promettimi che non lascerai che le voci che senti prendano il sopravvento, che non ti soffermerai sui pensieri che mi riguarderanno o che riguarderanno te. Promettimelo!» C’è urgenza nelle sue parole. Capisco che Bella è davvero preoccupata, che parte della sua ansia deriva da quello che io potrei ascoltare, ma che sarebbe precluso a lei.
«Te lo prometto, Bella. Non temere non accadrà nulla.» Ci perdiamo l’uno negli occhi dell’altra. Un ragazzo ci passa trafelato vicino, urtandola leggermente e interrompendo il nostro contatto visivo.
«Allora ci vediamo fra un’ora» dico all’apparenza tranquillo e rilassato. La sua presa aumenta leggermente alle mie parole e con un mezzo sorriso si avvia all’interno dell’aula.
La guardo allontanarsi con un groppo alla gola. Maledetta Alice e le sue grandi idee!!
Devo venire a prenderti con la forza? I pensieri di mia sorella sono imperiosi.
La ignoro cordialmente e mi appoggio con le spalle alla parete esterna dell’aula chiudendo gli occhi. Cerco di focalizzare l’immagine di Bella nei pensieri delle persone che incrocia mentre sta salendo la lunga gradinata. So di aver promesso, ma mi dico che darò solo una piccola sbirciatina.
Odio farlo, perché insieme alle immagini mi arrivano chiaramente anche i pensieri, alcuni dei quali non sono proprio casti, ma non riesco a trattenermi.
L’idea che Bella frequenti questo corso da sola è stata di Alice. Sostiene che è giusto così, che le devo dare spazio. Lei è una di quelli del comitato pro “Bella’s freedom”. L’altro componente è Jasper. La congiura prevede che Bella sia libera di fare amicizie, studiare da sola, frequentare altre persone oltre ai membri della famiglia.
Per questo oggi ho i nervi a fior di pelle.
Per questo sono scattato come una molla tesa prima.
Bella si sta sedendo in una poltroncina libera tra una ragazza bruna e un tipo dall’aria timida che la guarda di sfuggita da sotto gli occhiali.
Speriamo sia una ragazza simpatica, non conosco nessuno! Stà pensando lei.
Carina, ma porta la fede. Mmm, off-limits … Stà pensando lui.
Innocui.
Abbozzo un sorrisetto. Tipico da Bella scegliere quelli come vicini di banco.
 Altre voci si affollano nella mia testa. Tanti commenti, pensieri, desideri, paure. Non riesco con precisione ad isolare quelli che riguardano Bella. Ci sono troppe voci che si confondono. Alcune non mi piacciono. Sono volgari, lussuriose…
Corrugo un po’ la fronte sforzandomi di riconoscere in alcune l’oggetto della loro bramosia.
Ma come speri che viva le sue esperienze umane se le stai appiccicato come un maniaco?Basta, adesso vengo a prenderti io Edward Cullen! Alice.
Edward, non credo che riuscirò a trattenerla ancora per molto. Adesso è Jasper.
Sospiro e cerco di rilassare i muscoli del viso, allontanando tutte le voci che mi sono concentrato prima a sentire. I brusii vanno man mano affievolendosi, si fanno sempre più indistinti, più confusi. Le parole si accavallano, mentre comincio a dirigermi verso l’aula 12.
L’eco di alcuni pensieri mi accompagna ancora per qualche metro.
… Guarda che gambe la bionda…
… Ma che diavolo si è messa quella addosso?
… Mmm che coincidenza, siamo allo stesso corso …
… Merda, ho bisogno di una canna …
In fine, resta solo un rumore di sottofondo.
Nei pressi dell’aula 12 trovo Alice. Sola. E’ a braccia conserte e tamburella con la punta del piede sul pavimento.
Finalmente! Credevo che avessi deciso di spiare nella testa di ognuno di loro! Tranquillo, non le accadrà nulla … Mi afferra per un braccio e mi trascina all’interno dell’aula che ospiterà me e lei per il prossimo semestre.    
Registro distrattamente le reazioni dei presenti al nostro ingresso. La maggior parte si è ammutolita e ci segue con lo sguardo. Cerco di evitare di lasciarmi sommergere dai loro pensieri.
Alzo gli occhi al cielo e mi domando perché non ho scelto di seguire lo stesso corso di Jasper: Storia antica e contemporanea. A Dartmouth non l’aveva mai frequentato.
Forse sono ancora in tempo …
Alice si ferma davanti alle nostre poltroncine e si gira verso di me. Si alza sulle punte dei piedi e mi schiocca un sonoro bacio al centro della guancia dicendo: «Non lo farai. In fondo lo sai anche tu che sono la tua sorella preferita!»


NOTA DELL’AUTRICE: In questo capitolo ho cercato di rievocare l’atmosfera del mio primo giorno all’università. Vi confermo che è vero: la prima volta non si scorda mai…
Questo è il Dartmouth college.
Per chi fosse interessato, l’Mba della Business School Tuck a Dartmouth è un corso che esiste davvero. Ed è davvero uno dei top tra i college americani. Non saprei dirvi se gli altri corsi che ho citato esistano sul serio, probabilmente no, su internet non ne ho rinvenuto traccia.
Abbiate ancora un po’ di pazienza perché stiamo per entrare nel vivo del racconto. Cercherò di essere quanto più celere è possibile negli aggiornamenti.
Grazie. Grazie davvero a tutti per il sostegno. Siete carinissimi.
Bye
M.Luisa


   
 
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