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Autore: Kaho    23/09/2009    6 recensioni
Capitan Fenomeno, sdraiato comodamente sul divano, con il braccio appoggiato al bracciolo e la testa di sua sorella sul petto, gli strizzò l’occhiolino con fare complice.
«Ma certo, comprendo perfettamente. Questo Chuck non è facile da manovrare, Sarah, fammelo dire.»
Vide le labbra rosa di Sarah, lucide per il trucco, tremare nel tentativo di contenere una risate, e avvertì una vampata di calore salirgli lungo il collo.
Ora era anche arrossito. Perfetto. Capitan Fenomeno avrebbe fatto uso di questo momento per tormentarlo in eterno.
«Oh, davvero?» sorrise Sarah […]. «Sai, non sei l’unico che me lo dice oggi…»
Morgan, sei un uomo morto.

Implica Chuck x Sarah. Dedicata a Kokky.
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Oh-oh, seratina romantica, cognato?»

La battuta di Capitan Fenomeno – che, probabilmente, avrebbe dovuto essere esilarante e che invece, come al solito, aveva fatto ridere solo lui – non riuscì con ad irritarlo tanto da fargli dimenticare la bellissima, sexy bionda agente della CIA che stava dietro di lui, in attesa che la guidasse lontano dal salotto.

«Sì, sì, ora noi andiamo in camera mia, okay?» sbottò, impacciato, ricercando a vuoto la mano di Sarah per trascinarla via.

Capitan Fenomeno, sdraiato comodamente sul divano, con il braccio appoggiato al bracciolo e la testa di sua sorella sul petto, gli strizzò l’occhiolino con fare complice.

«Ma certo, comprendo perfettamente. Questo Chuck non è facile da manovrare, Sarah, fammelo dire.»

Vide le labbra rosa di Sarah, lucide per il trucco,  tremare nel tentativo di contenere una risate, e avvertì una vampata di calore salirgli lungo il collo.

Ora era anche arrossito. Perfetto. Capitan Fenomeno avrebbe fatto uso di questo momento per tormentarlo in eterno.

«Oh, davvero?» sorrise infine Sarah, ammiccando in sua direzione, uno scintillio birichino negli occhi chiari sotto l’ombra delle lunghe ciglia. «Sai, non sei l’unico che me lo dice oggi…»

Morgan, sei un uomo morto.

 

 

 

 

hidden and open subcultures

 

 

 

 

Una mattina come le altre al Buy More: Chasey era riuscito a mandare a monte un altro affare per via dei suoi modi – come dirlo in modo carino? – bruschi; il capo se l’era presa con lui, ma una riparazione miracolosa di un portatile Apple da parte del suo Team lo aveva salvato in extremis; Sarah era venuta a salutarlo durante una pausa, perfetta nel suo ruolo di brava fidanzatina; e Morgan –

…già, e Morgan?

L’improvvisa assenza di Morgan lo mise in allarme.

Spostandosi dalla sua postazione, dopo essersi scusato con una cliente – una grassa signora che sembrava essere venuta fuori da una di quelle pubblicità per i prodotti dietetici – inventandosi un’urgenza al reparto Televisori, Chuck cercò con gli occhi tutti i ragazzi con la nota maglietta verde muschio del Buy More: erano sempre tutti troppo alti o troppo poco… Morgan, ecco.

«Ehi, Chuck, amico, che ne diresti se mi prendessi dieci minuti di pausa per –»

Gli occhi di Chuck si illuminarono e, preso da una speranza ardente, fermò Jeff appoggiandogli le mani sulle spalle e fissandolo allucinato.

«Jeff» cominciò, con voce grave. «Hai visto per caso Morgan in giro?»

Le spalle di Jeff, che si erano irrigidite non appena aveva visto i movimenti convulsi del suo supervisore, si rilassarono e al sottoposto scappò un sospiro di sollievo. A quanto pareva Chuck non aveva ancora scoperto del computer rotto nella partita di bowling d’ufficio. Erano ancora salvi.

«Morgan dici?» domandò con un grosso sorriso fin troppo tirato. «No, non l’ho visto in tutta la mattina. Ma magari è nel magazzino, sai, la zona frigo gli è più congeniale della zona clienti.»

A Jeff scappò una risatina soddisfatta, che non aveva nulla a che fare con Morgan. Il dettaglio non sarebbe sfuggito all’acuto Chuck se solo la sua mente non fosse stata annebbiata dal panico per la scomparsa del suo migliore amico; conosceva ogni membro del Buy More e ancora di più i membri del suo staff, e sapeva benissimo che Jeff non rideva – mai.

Quindi, invece di indagare su qualcosa di sospetto di cui avrebbe dovuto preoccuparsi, Chuck diede una pacca amichevole sulla spalla di Jeff, gli occhi già rivolti verso il retrò del Buy More.

«Grazie Jeff» salutò, stringendo appena le dita e avviandosi, quasi correndo, verso la zona frigo.

 

«Merda

Chuck perse la presa sul coperto della spazzatura, che aveva aperto nella speranza di trovarvi qualche indizio del passaggio di Morgan (gomme bruciate, bombolette di formaggio spray, panini ai sottaceti e maionese…), ma, per l’ennesima volta nel giro di due ore, le sue speranze si erano frantumate.

Morgan non c’era. Non. C’era.

Si passò nervosamente una mano fra i capelli e sulla fronte, asciugandosi il sudore che gli imperlava la cute.

Tentò un’ultima volta di elencare tutti i luoghi che solitamente Morgan frequentava, ma aveva già perlustrato ogni singola parte del Buy More. Quindi, ne concluse che Morgan non doveva essere venuto al lavoro quel giorno.

Decise, per sicurezza, di andare dal capo per chiedergli se, per caso, ne sapesse qualcosa in più.

Normalmente Chuck non si sarebbe affaccendato così; Morgan non era grande e grosso (aveva la mentalità di un bambino e in altezza, beh, gli mancavano centimetri), ma era Morgan. E Morgan se la cavava sempre nella buona e nella – più frequente – cattiva sorte. Aveva un grande spirito di adattamento e una predisposizione naturale per accettare gli eventi.

Tuttavia, appena si era svegliato quella mattina, Chuck aveva sentito una strana inquietudine addosso, come una cintura troppo stretta.

Vi erano stati poi una serie di sfortunati eventi: si era alzato dalla parte sbagliata del letto (perché Chuck aveva seriamente una parte prediletta, la sinistra), si era rovesciato il caffèlatte addosso ed era arrivato in ufficio con la camicia al rovescio e una ruota bucata.

La sparizione di Morgan era soltanto l’ultima degli avvenimenti strani di quella mattinata.

Avrebbe voluto sistemare almeno questa, ma niente. Nessun successo.

Aveva appena passato il reparto dei televisori, rimuginando sottovoce di queste cose, quando sentì una voce dietro di sé chiamarlo. Irrigiditosi, si voltò con gli occhi spalancati e vide Morgan, in tenuta casual senza la maglia verde del Buy More, appoggiato con la spalla ad uno scaffale colmo di DVD riscrivibili.

«Chuck, finalmente sei comparso! Ti cerco da un pezzo ormai!»

Sapessi io, pensò sollevato Chuck, avvicinandosi.

«Morgan, dove ti eri cacciato?! Hai preso una giornata di riposo senza avvisarmi?» domandò frettolosamente, mangiandosi un po’ le parole.

Morgan allargò appena gli occhi e alzò le folte sopracciglia scure. «No, certo che non sono a riposo» confessò candidamente, con una nota di ovvietà.

Chuck ringraziò Dio di averlo incontrato prima di andare dal capo.

«Ma, via!, non perdiamoci in questi piccoli dettagli» borbottò allegramente Morgan, «Ho preparato tutto per stasera, amico mio! Non c’è bisogno che mi ringrazi, neh, si fa così fra migliori amici.»

Finì il discorso con una pacca sulla schiena un po’ troppo forte. E Chuck si fece immediatamente sospettoso, mentre il tarlo che lo perseguitava dall’alba gli mordeva con più veemenza lo stomaco.

«Si può sapere di che parli?»

Morgan sorrise ampiamente. «Ah, non ti preoccupare, non è con te che devo parlarne ma con Sarah.»

«Con» Chuck deglutì faticosamente. «…Sarah

«Sì, arriverà fra poco per pranzare con te, vero? Bene, vado a cambiarmi di là. Trattienila fino a quando non vi raggiungo, intesi?»

Con un occhiolino inquietante, Morgan se ne andò lasciandolo pietrificato.

Trovare il suo miglior amico non gli aveva tolto l’inquietudine, anzi.

 

«Eccola!» strillò la voce agghiacciantemente acuta di Morgan, mentre gli correva rapido accanto, occhieggiando Sarah con un ghigno inquietante.

Sentì ancora quella sensazione spiacevole allo stomaco.

«Morgan, perché stai urlando come una fem–»

Ma il suo migliore amico non stava più ascoltando da un po’.

«Saaarah! Vieni, vieni qui con noi!»

Sarah li raggiunse docilmente, inarcando appena le sopracciglia bionde verso Chuck, che alzò le spalle alla sua muta domanda, non sapendo cosa spiegare esattamente.

«Ciao ragazzi» salutò con un placido sorriso lei. «Mi stavate aspettando? Oggi vi ho portato wurstel e patatine, la mia specialità!»

Chuck si rilassò leggermente guardandola mentre si sistemava frettolosamente la gonna troppo corta. I due codini biondi penzolarono a destra e a sinistra, seguendo i suoi movimenti sicuri e agili.

Sorrise, estasiato. Sarah era capace di distrarlo con nulla e di catturarlo con tutto.

Notando il suo sguardo, Sarah si voltò verso di lui. «Andiamo a mangiare?» gli chiese, incurvando le labbra piene. Chuck trattenne un sospiro; poteva essere scambiato per qualcosa di poco conveniente.

«Fra un attimo» intervenne in fretta Morgan, rompendo il momento idilliaco di Chuck e facendogli ritornare quella strana nausea fastidiosa.

«Sarah» cominciò solenne il venditore.

«Dimmi pure, Morgan» replicò con tatto la bionda.

Chuck notò che non rideva, né sorrideva davanti al viso serio del suo amico. Strinse i pugni, trattenendo la voglia di abbracciarla per il bene che le voleva.

«Sai che ti approvo come ragazza di Chuck» esordì Morgan, e sembrava che stesse dosando le parole. «Ma la mia approvazione potrebbe non bastare. Per essere la donna di Chuck bisogna avere una certa abilità manuale e saper gestire ogni tipo di situazione di pericolo…»

Se tu sapessi, amico mio, pensò Chuck, mentre guardava e l’una e l’altro, sentendosi come escluso da quel discorso nonostante ne fosse la ragione, e per questo si sentì ancora più nervoso.

«Quindi ho pensato ad un modo per testare le tue abilità, stasera, nella stanza di Chuck.» Morgan appoggiò le mani sulle spalle di Sarah, osservandola dal basso con occhi fissi e la mascella serrata. «Vinci la battaglia, e non avrò più nulla da dire. Ma ricorda: questo Chuck non è facile da manovrare, Sarah.»

Sarah annuì e Morgan imitò il gesto, con decisione. Poi sorrise a Chuck, gli diede un’altra pacca, più leggera e confidenziale, e se ne andò soddisfatto, tastandosi la pancia gonfia, ad un tratto affamato.

Chuck incrociò lo sguardo divertito di Sarah.

«Che cosa intendeva?»

«Ah boh» rispose ancora perplesso Chuck, rubandole dalle mani la busta col cibo. «Dovremo scoprirlo stasera, immagino.»

 

«…era questo ciò che intendeva Morgan?»

La voce di Sarah vibrava nel tentativo di contenere le risate.

Chuck sbuffò, fingendosi offeso, quando invece si sentiva sollevato dalla scoperta. Tanta agitazione per niente.

La sua camera era stata tappezzata da cuscini, pacchetti di patatine e pop-corn, e una bottiglia di vino rosso scadente, con due bicchieri; ma su tutto, troneggiava lo schermo del televisore acceso, dove lampeggiava in rosso “START”. Su due cuscini stavano i joystick della playstation, attaccati all’apparecchiatura grigio metallizzata, che era graffiata in più punti.

«Allora, iniziamo?» chiese allegramente Sarah, sedendosi su uno dei cuscini e osservando interessata la copertina del videogioco.

La gonna le si alzò leggermente lungo le ginocchia, e Chuck si ritrovò a deglutire faticosamente mentre le si accomodava di fianco. Arrossì lievemente quando si accorse che Sarah l’aveva visto; lei gli sorrise.

«Non mi sembri tanto difficile da gestire…»

Chuck prese in mano il joystick e sorrise, rilassandosi. «Perché non mi hai ancora visto all’opera con questa arma!»

Sarah scoppiò a ridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una sciocchezzuola per la Kokkai.

Con affetto e con ritardo,

la nee-san <3

  
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