Nevica
-Splendida,
c’è da pagare l’affitto!-
urla Jen dalla cucina-studio
-Splendida,
non ho un centesimo- le
faccio il verso allacciandomi le scarpe
-Da quando
hai mollato la rockstar i dindini
scarseggiano eh?- mi sfotte la mia BFF
-Vaffanculo-
Sorrido affacciandomi nella
stanza. Non fa più male.
Non fa più male.
Non fa più male. Non fa più male. Cazzo, fa malissimo invece.
-Esco,
devo fare delle fotocopie- la
informo prendendo la borsa
-Copiona-
è la sentenza di Jen. Lei è il
lato intelligente della coppia, gli appunti se li prende personalmente –Fanne anche per me già che ci sei- ecco,
appunto.
Rieccomi qua. Mi
presento, per chi fosse nuovo di questi paraggi.
Mi chiamo
Kimberly, ho quasi vent’anni, sono una matricola al Brooks
college, a Los Angeles, divido un appartamento con la mia
BFF nonché compagna di studi Jennifer (“divido” ancora per poco visto
che,
tanto per fare qualcosa, siamo indietro con l’affitto), guido una 500
fuxia
dono del mio ex ragazzo per i miei Sweet 16 (che ci volete fare... ne
ha di
soldi da spendere lui!), e sono l’ex fidanzata di
Nicholas Jonas (ve l’avevo
detto che i soldi ce l’ha!).
Si, proprio quel
Nicholas Jonas.
Quello che vi fa
sbavare (lui o uno dei suoi fratelli), quello di cui sapete a memoria
tutte le
canzoni e spiate ogni mossa su “Cioè”, “People”, “E! News” o quel che è.
E se proprio
volete farvi i fatti miei (impiccione!) sono stata io a lasciarlo.
Troppo gelosi
entrambi, troppo forte la differenza di stile di vita, troppo forte la
distanza
quando lui parte per i suoi fantavolanti tour mondiali, troppo tempo
dietro
alla sua vita da star, rischiando di perdere la mia migliore amica,
senza la
quale non vivrei. E non scherzo.
Sono passati
circa tre anni da quando ci siamo lasciati, e credo di aver pianto
tanto da
risanare tutte le risorse idriche del terzo mondo.
E ancora mi fa
male ripensarci.
Certo, adesso
vederlo in tv, o sentirlo alla radio non mi crea problemi, ma quando viene nominato
senza preavviso come
poco fa... è come un pugno nella pancia, forte, che ti mozza il fiato e
ti fa
venire gli occhi lucidi.
Cerco di non
darlo a vedere, sono sempre stata una discreta attrice per mia fortuna,
ma fa
male. Oh, se fa male.
E mentre sono
persa nel filosofico bilancio del mio passato, mi accorgo di essere
arrivata
davanti alla cartoleria, ma di aver dimenticato gli appunti da
fotocopiare a
casa. Merda!
“Intanto
che fotocopi l’aria, ricordati che
se torni a casa senza la cena ti lascio a dormire sul pianerottolo =P”
mi
informa un messaggio di Jen. E ti pareva! Sono pure a piedi oggi! “facciamo due passi, dai! è una così bella
giornata per essere dicembre! Eppoi ci sono già gli addobbi di Natale
in
giro...” e brava Kim, adesso ti voglio vedere a tacchinare
(=camminare)
fino al supermercato in...dieci minuti???
OhGesùGiuseppeMariaETuttiISantiAiutatemiVoi!!!!!
Ho solo dieci minuti per arrivare al market e fare spesa prima che
chiuda??
Nuao!
Comincio a correre
precipitarmi verso la mia “agoniata meta”, ma girando l’angolo di corsa
sbatto
violentemente contro qualcuno proveniente dalla parte opposta alla mia,
rischiando
di compromettere il mio già imbarazzantemente precario equilibrio.
-Scusascusascusanonl’hofattoapposta!!!!!-
mi giustifico velocemente, pensando invece “Guardare
dove vai no eh? Sono di fretta io!!!!”
-...Kimberly...?-
Yes, I am. E tu che ne
sai? E io perchè conosco la tua voce?
-...Nicholas...?-
Oddio, non può
essere...dimmi che sei il sosia che credevo di aver incontrato
all’ospedale...
-Kim...quanto
tempo. Sei bellissima, sai?-
tu di più. Sei più bello di come ricordavo anche nei miei sogni
migliori.
-Grazie...anche
tu. Come stai?- cerco di
essere gentile.
-Una
favola!- esclama senza convinzione.
–Non è vero, va da schifo da circa tre
anni. E lo sai.- Si, lo so. E anche a me va da schifo da
circa tre anni, ma
non posso farci niente.
-Beh è stato bello averti...incontrato.-
Scontrato
semmai...- Ora scusa ma sono di fretta-
cerco di
svicolare, eppoi non è neanche una bugia.
-Ti
accompagno- non è una domanda. Fa
scattare l’antifurto della sua Mustang, dalla quale era appena sceso. È
la
stessa che aveva l’ultima volta.
-La 500
non c’è più?- si informa mettendo
in moto
-Passeggiata- borbotto. Non gli dirò che
per più di un anno
non sono entrata in garage per non vederla, perchè mi ricordava troppo
lui, non
gli dirò che c’è ancora una sua impronta di scarpa, fatta un giorno
qualunque,
che è diventato speciale perchè passato con lui. Non gli dirò quanto mi
costa
essere qui, nella sua macchina, impregnata del suo profumo. Lo stesso
che c’è
su quella famosa felpa che non gli ho mai restituito, e che tengo come
una
reliquia.
-Destinazione?-
chiede
-Qualunque
alimentari ancora aperto-
rispondo telegrafica. Fammi.scendere.da.questa.macchina. Per favore.
-Arrivati-
mi informa dopo pochi minuti.
–Ti aspetto qui- lo so. Lo faceva
anche
quando stavamo insieme, per evitare le orde di fan.
-Come prima-
mi lascio sfuggire
-Come
sempre- lo sento correggermi mentre
chiudo la portiera.
Faccio la spesa
il più in fretta possibile, spintonata dalle tante casalinghe
dell’ultimo
minuto, ed esco fuori. Vedere la sua auto lì, come una volta, mi
stringe lo
stomaco. E vorrei lasciare le buste a terra e scappare lontano, correre
più
veloce dei miei ricordi, per riuscire finalmente a non soffrire.
Invece cammino
fino alla sua auto, carico le buste nel portabagagli, pieno di scatole,
buste,
strumenti e cartacce. Neanche questo è cambiato.
Salgo in auto,
lo informo dell’indirizzo. Si mostra sorpreso ma non troppo, che non
abbia
preso alloggio al campus. –Me lo
ricordo...- afferma, riferendosi a quando pianificavo il
nostro futuro, e
puntualizzavo di volere un appartamento fuori dal campus, per poterci
incontrare più facilmente.
Guida al margine
dei limiti, con abilità, canticchiando le canzoni che passano a radio
KIIS,
tamburellando con le dita sul volante, a tempo.
Cerco qualcosa
che sia cambiato in quella macchina, nel suo viso perfetto, nelle sue
abitudini
di guida...qualcosa, qualsiasi cosa capace di convincermi che non c’è
più posto
per me nella sua vita, che non c’è posto per lui nella mia... Ma è
rimasto
tutto uguale: la ruga sulla fronte quando deve eseguire una manovra
complicata,
l’unghia del pollice destro leggermente più mordicchiata da una parte,
segno
che deve scrivere nuove canzoni ma non ha ispirazione, uno dei bottoni
sul
colletto della camicia lasciato slacciato “Perchè
fa più figo”, come aveva sapientemente spiegato Joe...era
rimasto tutto
immutato, purtroppo e per fortuna.
Scendo
dall’auto, lascio la spesa davanti alla porta, suonando il campanello e
riscendendo le scale prima che Jen abbia tempo di apparire sul
pianerottolo.
È ancora lì,
proprio dove lo avevo lasciato, accanto all’auto, appoggiato alla
portiera del
passeggero, le mani in tasca, le gambe incrociate, la destra davanti.
-Ti
inviterei ad entrare- non è vero- ma
dentro è un disastro- questo è vero –abbiamo
fatto l’albero da poco- bugia –e ci
sono ancora le scatole degli addobbi in
giro- verità.
-Ricordi
il natale che abbiamo passato
insieme?- mi chiede. Ovvio, come potrei dimenticarlo? Ricordo
ogni.singolo.momento passato con lui.
-Frankie
voleva la neve, come in New Jersey,
e Kevin cercava di convincerlo che in California non ha mai nevicato-
sorrido, tralasciando volontariamente il “noi” del discorso.
-E tu ed
io che decoravamo quell’albero
immenso- tu ed io. Non noi. È incredibile come una semplice
parola possa
ferire
-Tu ed
io...- sussurro senza accorgermene.
-Suona
male, vero?- sorride tristemente –anche
a me piaceva di più quando eravamo “noi”.-
già...non sai quanto...
–Sai
perchè ero in città?- chiede,
cambiando discorso. Faccio segno di no con la testa, preferisco non
parlare,
non so come potrebbe risultare la mia voce.
–Sono
venuto a cercarti. Ho pensato che tre
anni fossero abbastanza per dimenticarti, invece mi sono ritrovato a
pensarti
ogni giorno di più. E ho provato a lasciarti stare, ti giuro che c’ho
provato
davvero! Ma ogni...volta che incontravo una ragazza, c’era qualcosa che
mi
ricordava te. “questa ha i capelli come i suoi, questa ha la R moscia
come lei,
anche a questa quando ride si forma una specie di ruga sotto
l’occhio...” ero
venuto a vedere come te la cavavi, se eri riuscita dove io avevo
fallito. Ero
venuto a vedere se nella tua vita c’era ancora posto per me.-
confessa
guardandomi negli occhi. Distolgo lo sguardo, ho bisogno di assimilare
la
notizia. Nick mi alza il mento con due dita, costringendomi a guardarlo.
-C’è posto
per me?- chiede. –C’è posto per noi?-
-Non lo so-
rispondo sinceramente,
leggendo la delusione nei suoi occhi color cioccolato
-Io...non
voglio, non voglio e non posso,
soffrire di nuovo così tanto come negli ultimi tre anni. Ti giuro che
vorrei
con tutta me stessa poter cancellare questi giorni in cui sono stata
senza di
te...- vedo un barlume di speranza in fondo al suo sguardo –ma cosa succederà al prossimo tour? O la
prossima volta che per fare la fidanzata della star dovrò rinunciare a
qualcosa
a cui tengo davvero? O quando mio cugino Zack mi verrà a trovare? E
quando si
organizzerà un’allegra rimpatriata con tutta la cucciolata Disney? Si
rovinerebbe tutto di nuovo.-
-Non
succederà. Io...sono disposto a tutto
pur di non farlo succedere! Basta una tua parola, una sola, e sono
fuori da
tutto. Fuori dalla Disney, dalla band, dalla musica...mi sono
diplomato, posso
trovare un lavoro. Ma voglio te. Voglio te fino all’ultimo sguardo,
all’ultimo
istante, all’ultimo giorno che avrò**.
Voglio te. Il resto non conta.- confessa tutto d’un fiato, e
mi costa uno
sforzo enorme trattenermi dal gettargli le braccia al collo, ma non
posso
permettergli di farmici credere, o peggio, di fare davvero quello che
ha detto
-No...non
dire così...non te lo chiederei
mai, lo sai-
-Senti,
tutti credono che la mia vita sia
bella e facile, ma non è così.
Ho
dovuto fare un sacco di rinunce
per arrivare dove sono; ho rinunciato ad un’infanzia normale per
Broadway, ho
rinunciato alla scuola pubblica per i tour, ho rinunciato alla privacy
per i
fan...ma ho realizzato tutti i miei sogni di bambino, e fino a prima di
conoscerti credevo di avere il mondo ai miei piedi, ed era fantastico.
Ma
adesso rinuncerei di nuovo a tutto per una vita normale con te. Non
chiedo
altro, solo un po’ di normalità. Vorrei uscire di casa senza la scorta;
vorrei
fare la spesa con te discutendo su cosa acquistare, invece di doverti
aspettare
in auto; vorrei passeggiare per mano con te senza che la notizia
diventi di
dominio pubblico; vorrei persino andare in un ristorante senza aver
prenotato e
sentirmi dire che non c’è posto, finendo a dividere un panino in due al
parco...perchè è questo che fanno le persone normali. E io non posso
farlo, a
meno di non andare da qualche parte al centro della foresta amazzonica,
o tra i
ghiacci del polo Nord.- abbassa la testa quasi fosse una
colpa.
Mi getto tra le
sue braccia, in lacrime, rischiando di farci cadere a terra. Non avrei
resistito un secondo di più senza sentire le sue labbra sulle mie. Lo
stringo
più forte che posso, non vorrei lasciarlo andare mai più.
Sento qualcosa
di freddo, anzi ghiaccio che si
posa
sulla mia mano; non ci faccio caso finchè Nick si separa da me (con mio
sommo
disappunto) e alza lo sguardo verso il cielo, ormai nero. della sera.
-Nevica-
sussurra, mentre piccoli fiocchi
di neve si posano dispettosi tra i nostri capelli.
-Nevica-
ripeto contro le sue labbra,
riprendendo a baciarlo.
In California,
com’era giusto che fosse, non aveva mai nevicato a memoria d’uomo. Ma
da quel
lontano giorno, due settimane prima di natale la neve ricopre con il
suo manto
candido tutta la città.
Angolo
dell’autrice
*È pronta a
decapitare chiunque le contesterà qualcosa* okok scherzo (ma non
troppo), le
critiche sono ben accette, anzi ci servono!!!!
Però non siate
troppo drastiche, perchè queste cinque paginette (quindi neanche tante)
mi sono
costate la bellezza di TRE pomeriggi, mentre al massimo ne uso uno
e
mezzo.
Potete
facilmente immaginare quindi la fatica che si cela dietro questa
missing moment,
quindi... commentate per favoreeeee!!!!!
Questa storia
non è scritta a fini di lucro, Nick Jonas appartiene esclusivamente a
se stesso
(se vinco al Superenalotto me lo compro, alla faccia vostra ha!!!!) e
qualunque
riferimento a cose, fatti o persone realmente esistenti è da
considerarsi
puramente casuale. Invece Jen e Kim sono mie creazioni.
**frase liberamente
tratta da “Voglio te” di Antonello
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