Questa fanfiction è dedicata ad una delle migliori amiche (non ad una delle MIE migliori amiche, ma ad una delle migliori amiche, in generale, a livello globale) Federica, che ha da poco scoperto V Per Vendetta e che oggi (24 Settembre) compie gli anni.
AUGURISSIMI!
Spero che questo breve scritto possa regalarti una scena in più del film che non tarderai ad imparare a memoria, ti conosco troppo bene per avere dubbi.


Tradimento

-"Vi Veri Veniversum Vivus Vici"- sussurò Evey mentre lucidava con cura lo specchio su cui quelle parole erano riportate.
-"Con la forza della verità in vita ho conquistato l'universo".- tradusse V, che stava entrando proprio in quel momento.
Evey si voltò a guardarlo -Il tuo motto personale?- domandò per poi tornare a lucidare.
-E' Faust.- rispose lui.
-Parla di come ingannare il Diavolo, vero?- chiese la ragazza con tono svogliato.
-Esatto.- commentò lui, vagamente compiaciuto -E, a proposito del Diavolo, volevo sapere se la tua offerta di aiuto è ancora valida.-
Abbassò lo straccio e si voltò nuovamente verso di lui, evidentemente colta alla sprovvista -Certo che lo è.-
-Sembra che alcune circostanze impreviste abbiano accelerato il mio piano originale.- spiegò l'uomo -Il risultato è che ho bisogno di una persona con un certo talento teatrale.-
-Farò del mio meglio.- assicurò lei.
-Ne sono convinto.- V le fece un cenno -Seguimi: c'è qualcosa che gradirei mostrarti.- le disse con voce gentile.
-Va bene.- acconsentì Evey leggermente esitante.
Seguì l'uomo fuori dalla stanza, lungo uno dei corridoi poco illuminati della casa. A volte la ragazza si sentiva quasi schiacciata dalla totale mancanza di finestre. C'erano attimi in cui in fondo al petto sentiva nuovamente quella morsa che conosceva fin troppo bene, quella stessa morsa che da bambina la attanagliava prima di ogni attacco d'asma. Eppure la presenza di V era in grado di ricacciare quel mostro nella tana da cui usciva strisciando. Non avrebbe saputo spiegare il perchè.
"In quanti si sentirebbero al sicuro stando al chiuso, in compagnia di un terrorista mascherato?" si ritrovò a domandarsi mentre guardava i suoi capelli ondeggiare qua e là in una maniera che trovava vagamente buffa.
V aprì una porta, ma si fece da parte per farla passare per prima. Evey però non prestò eccessiva attenzione a quel gesto gentile, troppo impegnata ad esaminare il contenuto della stanza. Non era molto grande ma, venendo utilizzata interamente come guardaroba, conteneva non meno di tre o quattrocento costumi di ogni genere e tipo. Al centro c'era uno specchio piuttosto semplice, di discrete dimensioni.
-Che cos'è?- chiese lei meravigliata.
V, che era rimasto sulla soglia della porta, si fece avanti -Altro materiale gentilmente offerto dal Cancelliere.-
-Vuoi dire che il carico con questa roba era destinato a lui?- domandò senza capire.
-Non direttamente. Era diretto allo studio televisivo dove anche tu prestavi servizio. Si tratta pur sempre di sue proprietà.-
-Già.- Evey abbassò lo sguardo -"Prestavo", hai detto bene.- mormorò.
Sentì chiaramente V trattenere per un attimo il fiato.
-Mi dispiace- si scusò lui a bassa voce -ma non c'era altro modo.-
Lei lo guardò nuovamente sforzandosi di sorridere, gli poggiò una mano sul braccio -Va tutto bene, non preoccuparti.-
V posò la sua mano, coperta da un guanto nero, su quella di Evey. Per un attimo la maschera che indossava parve cambiare espressione, sorridendo timidamente. -Questo è per te.- le disse porgendole una delle grucce.
Evey la afferrò, fissò allibita il vestito. Era bianco e rosa, sembrava della sua misura, eppure era marcatamente infantile.
In un attimo sul suo volto comparve un'espressione carica di disgusto -Non avrai intenzione di...?-
-Credo proprio che tu abbia frainteso.- V giunse le mani mentre una risata muta gli scuoteva leggermente le spalle -Non è per me che lo indosserai.-
Quest'ultima affermazione però non tranquillizzò affatto Evey.
V le raccontò la storia di un vescovo corrotto che, nonostante i voti, aveva fra i suoi numerosi vizi quello di cercare la compagnia di ragazzine, se non di bambine. Era questo suo tallone d'Achille che aveva intenzione di sfruttare. Il compito di Evey sarebbe stato semplicemente quello di lasciare una finestra aperta una volta introdottasi nei suoi appartamenti, sotto mentite spoglie.
-Certo che avrei preferito un ruolo in Macbeth.- commentò lei, un po' disgustata, un po' rassegnata.
V alzò le spalle -Raramente la vita è come ce l'aspettiamo Evey, purtroppo o per fortuna. Ad ogni modo, non te ne vorrò se non dovessi sentirtela.-
Un'idea balenò nella testa della ragazza. La solita, sgradevole, familiare impressione di non riuscire a respirare tornò a farle visita, ma questa volta la presenza di V non fece altro che accentuarla. -No V, ti aiuterò.- Annuì con un cenno del capo, dissimulando alla perfezione.
Lui, con i suoi soliti modi da eroe uscito da un romanzo, la lasciò da sola per darle modo di cambiarsi.

Un quarto d'ora dopo Evey raccolse i suoi capelli in due codini con degli elastici rosa, in tinta col vestito.
Guardò il proprio riflesso nello specchio posizionato al centro della sala -Scusami V,- bisbigliò -ma io non ce la faccio. Io non sono come loro.-




-------------------- Intanto ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato o che mi lascerete, davvero mi fa molto piacere. Qualcuno mi fa giustamente notare che Evey non si cambia a casa di V. In realtà lo so, me lo ricordo anche perchè è fondamentale per la trama: è grazie al fatto che lei lascia la finestra aperta nella stanza in cui si cambia che il nostro eroe può entrare, però mi è piaciuto immaginare questa scena, così l'ho messa giù. Grazie ancora a tutti :)