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Autore: lokina22    24/09/2009    7 recensioni
“Ecco… Ehm.” Stavo cercando di spiegare la situazione, ma le parole che avrei tanto voluto urlargli contro mi suonarono adesso così ridicole che ero in procinto di cambiare idea. Ma sapevo bene che non era possibile. Era una questione di vita o di morte. Dovevo portare a termine la missione. “Tu russi Jacob” Eccomi con la mia prima Fanfiction. Tratta di un ipotetico episodio tra la coppia Jacob Black e Renesmee Cullen. Spero sia di vostro gradimento. Buona Lettura!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu Russi Jacob!
Mi girai per l’ennesima volta tra quelle stupidi coltri sbuffando come un toro impazzito.
Basta!
La mia pazienza aveva raggiunto il punto massimo e di certo non sarebbe tornata, potevate scommetterci.
Per sette lunghi notti consecutive, avevo speranzosamente creduto che quella tortura sarebbe giunta presto al termine, ma ovviamente niente girava dalla mia.
Ero ferma nella medesima situazione da ormai troppo tempo per i miei gusti, ero alquanto stufa di rigirarmi continuamente tra me e me, per poi rimanere supina a fissare il soffitto furente, attendendo che sopraggiungesse mattina, ovvero la fine delle mie sofferenze. Ma volete sapere una cosa?
Quella sera proprio non avevo voglia di starmene con le mani in mano, e tenermi tutto per me.
Eh No! Se non dormivo io, la causa della mia odiosa insonnia doveva patire con me, e con questo ultimo pensiero di vendetta mi voltai verso di Lui, soffiando come un micio infastidito, guardandolo del tutto invidiosa.
Se la dormiva beato al contrario della sottoscritta! Come al solito potei notare, considerato che dormiva senza coperte e vestito solo di un misero pantaloncino, che gambe e braccia erano leggermente schiuse, venendomi così praticamente addosso e negandomi qualsiasi movenza.
Sbuffai. Se possibile il mio livello di irritazione raggiunse un picco più alto.
Era giunto il momento che aspettavo tanto, ovvero: svegliare il bello addormentato e strigliarlo per benino! Ora si che le avrebbe sentite di santa ragione. Solo che questa prima parte del piano era un po’ complicata, diciamo che richiedeva uno sforzo colossale, dopotutto Jacob Black era famoso per tante cose, ma una di queste era il suo sonno profondo. Ah! E dimenticavo: anche per l’esagerato ronfare.
Eh si, avete capito proprio bene, io Renesmee Cullen, mezza vampira, figlia di Edward e Isabella Cullen non riuscivo a chiudere occhio da più di una settimana, a causa del ronfare del mio ragazzo-lupo. Non guardatemi con quelle facce perplesse. Sono proprio del parere che nessuno possa biasimarmi. Dopotutto chiunque conosca Jake e me, sa che non sono il tipo da fissarmi su questioni inutili.
Ma sapete, ormai il mio sistema nervoso ne risentiva parecchio, del resto come la mia famiglia, che poveri dovevano sorbirsi ogni mio sballamento d’umore. Fortunatamente lo trovavano divertente, dicono che quando comincio a dar di matto sia buffa…
Ma lasciamo perdere, c’è altro di cui parlare.
Dovevo pensare, meditare per bene e scovare un modo efficace per destarlo dal sonno, ma era molto difficile lo ripeto, neanche un mitra o mille cannonate o la caduta in masse di cento montagne …okay forse sto esagerando, ma comunque come dicevo, niente di tutto ciò sarebbe servito a granché. Qui ci voleva un'altra logistica di attacco, non troppo rumorosa perché altrimenti i miei si sarebbero insospettiti, ma efficace.
“Uhm…Vediamo cosa posso fare..” mormorai.
Feci forza sui reni e mi ritrovai a pancia in giù, dopodiché feci forza sugli avambracci per alzarmi con la parte alta delle spalle, in modo da osservare meglio il mio obbiettivo da una prospettiva migliore, in questo caso dall’alto.
Nonostante la sua mole fosse enorme e avesse un corpo talmente bello da togliere il fiato, e da rischiare una perenne paralisi facciale, quando dormiva sembrava proprio un bambino. L’espressione del viso era tenera e rilassata, forse un po’ corrucciata sulla fronte ma sempre morbida.
I capelli nerissimi, morbidi e ribelli incorniciavano il tutto con grazia, tanto da farmi venire strani pensieri per la testa, sciogliendo la mia lucidità mentale come neve al sole…
Okay, come al solito il ‘Nemico’ a sua insaputa, stava sgretolando in mille pezzettini la mia determinazione e questo non andava per niente bene. Maledetto di un Black!
“Dai in fondo non è difficile Ness, basta solo non guardarlo”
Eh si… peccato che a pensieri e parole siamo bravi tutti, ma a fatti concreti? Storsi la bocca in una strana smorfia sapendo bene la risposta.
Povera me… Quel farabutto aveva la forza di attirare la mia attenzione in un baleno, e farla restare lì per ore interminabili. Era di un importanza vitale saziarmi di quella gradevole visione, sarei rimasta per sempre così se non avessi avuto una questione urgente da risolvere. Ma al momento anche quell’ultimo pensiero fu inghiottito dal nulla, assentandosi momentaneamente. Bip…Bip... I miei neuroni, avevano preso la brillante decisione di fare una vacanza alle Hawaii; difatti nuovamente, nonostante mi fossi promessa solo pochi secondi prima di non abboccare l’amo, mi ritrovai a fissare Jake, completamente catturata e soprattutto contro ogni mia aspettativa.
Inconsapevolmente e del tutto affascinata, avevo cominciato a giocherellare con le dita dapprima sul suo petto bronzeo, poi più in alto seguendo lentamente la linea del collo…ancora più su rincorrendo la mascella, le guance calde, dopodiché disegnai i contorni delle sue labbra carnose, cercando di bloccare con tutto l’autocontrollo che si può avere a quella vista, dal baciarlo. Infine arrestai quella strana corsa sul suo bel nasone.
Imbambolata restai a contemplare quell’ultima fattezza, che sembrava suggerirmi qualcosa. Lo studiai per bene da tutte le angolazioni possibili, dopodiché presa da uno strano istinto, glielo tappai definitivamente, premendo le dita sulle narici, bloccando una volta per tutte quella via respiratoria.
“Vediamo un po’ come mi rispondi adesso” Brontolai, avvicinandomi al suo viso.
Nemmeno il tempo di finire la frase che dalla bocca di Jake fuoriuscì un ronfo enorme, tanto che presa alla sprovvista rotolai all’indietro, cadendo con una bella capriola sul pavimento freddo.
“Grr…Questa me la paghi Black!” Lo maledii rabbiosa, dopo avermi massaggiato il sedere indolenzito più volte. Mi rialzai di fretta e ripiombai a peso morto sul grande letto, poi con intenzioni per niente buone mi ricongiunsi all’obbiettivo e malefica tappai con forza sia il naso che la bocca, in modo da soffocare definitivamente quell’inferno di fracasso.
Restai per una manciata di minuti così, soffocando quel motore di cinquecento cavalli, gustandomi deliziata il bello e tranquillo silenzio della notte, quello che tanto ti invoglia a stiracchiarti e a cedere ad un bel sonnellino sereno.
Ma anche quel bel sogno era destinato a concludersi.
“Aiuto!” Esclamò una voce soffocata di mia conoscenza. Di scatto si mise seduto sul mio materasso, facendomi così nuovamente rotolare malamente sulla mia parte di letto con la faccia praticamente spiaccicata sul cuscino.
“Incredibile!” Esclamai contrariata. Ma le mie parole suonarono come un borbottio indistinto, visto che il guanciale mi impediva di parlare come si deve.
Jake fu impegnato a tossire per almeno dieci minuti buoni, evidentemente l’aria nei polmoni doveva essergli mancata per un bel po’.
Ostinata, cercai di non farmi impietosire in alcun modo, anche se un lieve senso di colpa cominciava a farsi strada dentro di me. Forse avevo esagerato… Ci era manco poco così che non morisse per soffocamento! Ma era tutta colpa sua se mi stavo trasformando in una pazza omicida da rinchiudere. Non mia, sia chiaro.
Vidi le sue grandi iridi cupe, che amavo tanto, cercarmi apprensivi, e una volta inchiodatomi presero a fissarmi sperduti.
Per tutta risposta gli rifilai un’occhiataccia malevola, poi mi stesi definitivamente sul letto, afferrai prepotentemente un lembo del lenzuolo e me lo trascinai con me, coprendomi definitivamente.
Ora gli davo completamente le spalle, e avrei preso tranquillamente sonno sotto i suoi occhioni perplessi, ma stranamente non riuscii nel mio intento. Sentivo lo sguardo attento del lupo sulla mia schiena, evidentemente aspettava soltanto una mia parola o quantomeno un commento plausibile che spiegasse la motivazione del mio strano comportamento.
“Ehi!!”
Bene, sembrava infastidito anche lui adesso. Almeno ero riuscita a qualcosa in più. Un sorriso soddisfatto si delineò sulle mie labbra. Dopo nemmeno un nano secondo, Jake mi prese malamente per i fianchi posizionandomi infine a cavalcioni su di lui. Ci fissammo per un bel po’, io in cagnesco e con le braccia conserte, lui con espressione talmente stravolta da farmi scoppiare quasi a ridere. Era buffo quando mi guardava così. Era una faccia che proprio non si spetta di vedere sul viso di un omaccione grande e grosso come lui. Cominciavo a divertirmi.
“Mi dici cosa ti è preso? Perché stavi cercando di soffocarmi poco fa?”
Era praticamente e inesorabilmente incazzato. Cosa che proprio non poteva permettersi, considerate le circostanze. Quella che aveva diritto di sbraitare e alzare il dito contro qualcuno ero io! Non Black!
Ecco, a quel punto persi completamente il controllo. Senza nemmeno pensarci agguantai il cuscino, e cominciai a colpirlo piuttosto forte cercando di prendere ogni parte del corpo che mi capitava sotto mano.
Cercò di proteggersi facendosi scudo con le sue braccia forti, ma le mie cuscinate ora, si concertavano sui fianchi dell’uomo.
“Smettila Ness!!” Avvertii distintamente le mani ruvide e calde di Jake cingere i miei polsi in una stretta non energica, ma abbastanza decisa da fermarmi.
“Mi dici cosa ho fatto? Sai è da un po’ che ti comporti come una psicopatica. L’altro giorno mi hai di ‘proposito’..” pronunciò quella parola con enfasi facendomi capire quanto non fosse dell’umore giusto per sentire obiezioni di alcun genere “un vaso diritto dietro la testa, e non rifilarmi il ‘non è vero’! Orami ne sono certo, sai che tuo padre può leggere nel pensiero…” automaticamente impallidii. “E ora, sei arrivata a soffocarmi addirittura nel sonno!”
Spalancai la bocca inorridita. Ecco, adesso mi sentivo tradita. Ora ci si metteva anche mio padre. Andiamo alla grande!
“Quel traditore. Mi sentirà anche lui…” Mormorai con voce bassa e scandendo per bene ogni parola. Jake non sembrò contento, anzi a dire la verità cominciò a guardarmi con un espressione che non seppi proprio decifrare.
“Perché mi guardi così? Ho qualcosa che non va, forse?”
Il Quilete per tutta risposta aprì e chiuse gli occhi, e lentamente indebolì la presa ferrea sui i miei polsi.
“A dire il vero mi sconcerti. Perché sembra tanto che tu ce l’abbia con me”
Si portò una mano al mento, pensieroso. “Ah, e non dimentichiamoci i tuoi attentati… mi vuoi morto per caso?”
“Si.” Quella risposta uscii dalla mia bocca senza che il mio cervello avesse detto niente. Bene, cominciavo a preoccuparmi seriamente della mia sanità mentale.
Jacob mi guardò con un sopracciglio alzato, mentre un silenzio tombale scese in tutta la casa. Evidentemente tutti i membri della baracca udivano divertiti quel battibecco notturno, ci scommettevo. Indispettita incrociai le braccia al petto con uno scatto brusco e imbronciandomi arrossii di colpo. Stavo facendo la figura della stupida.
“Ecco… Ehm.” Stavo cercando di spiegare la situazione, ma le parole che avrei tanto voluto urlargli contro mi suonarono adesso così ridicole che ero in procinto di cambiare idea. Ma sapevo bene che non era possibile. Era una questione di vita o di morte.
Dovevo portare a termine la missione.
“Tu russi Jacob”
Mi sentii sollevata non appena confessai in tre sole parole il problema che tanto mi affliggeva. “Russi talmente forte che di notte non riesco a chiudere occhio.”
Restammo impalati a guardarci per un po’, io del tutto calma, e Jake a bocca completamente spalancata, indubbiamente non si aspettava affatto una reazione del genere. Lo avevo spiazzato.
Cominciò a boccheggiare nel vano tentativo di riuscir a dire qualcosa, ma al momento gli risultava assai difficile.
“E’ per questo che cercavi di ammazzarmi?!” Chiese scoppiando, con un tono di voce abbastanza alto.
I suoi occhi sembrarono incupirsi, raggiungendo una tonalità più scura o almeno così mi sembrò. Dovevo dedurne che lo avevo fatto incavolare sul serio. Ah, finalmente…
“Buonanotte ragazzina!”
O.O
Mi ci vollero più di cinque minuti per capire appieno il senso di quelle parole dette con tante acidità da farmi arretrare.
Cinque minuti in cui Jake era capace di riaddormentarsi profondamente senza più mostrare segni di vita. Dovevo sbrigarmi!
“Ragazzina … IO?!?!? Ora si che mi hai stufato razza di canaglia che non sei altro! Non solo sono sincera… !! Svegliati!”
E con questo mi alzai in piedi sul letto per poi tuffarmi praticamente addosso al moro, che al mio impatto imprecò infastidito. Per una manciata di minuti, si sentirono solo i nostri respiri affaticati, era davvero una guerra quella. Io non facevo che prenderlo a pugni e afferrarlo malamente per i capelli, per di più cercavo di morderlo un po’ dove potevo - ovviamente trattenendomi, non volevo procurargli dolore volontariamente, in fin dei conti stavamo scherzando, o quasi… - lui invece, cercava in tutti i modi di fermarmi, e purtroppo come al solito, dopo un bel da fare ci riuscì. Anzi, non sembrava nemmeno stanco da tutto quel movimento frenetico. Che rabbia!
Mi ritrovai sdraiata completamente sul materasso, con le braccia fermamente bloccate sulla testa dalle sue grandi e forti, e idem per le gambe. Non potevo nulla contro quell’ abbondante mole d’acciaio. Era troppo robusto per me, e poi mi stava praticamente addosso, gambe contro gambe, petto contro petto. Dopo vari tentativi in cui cercai di liberare le braccia e a scalciare con le gambe, ricaddi a peso morto sul letto stremata e con il fiato corto. Restammo così per non so quanto tempo, in balia dei nostri affanni che si mischiavano per la troppa vicinanza.
L’avvertivo distintamente. L’atmosfera stava prendendo tutt’altra piega, almeno per me.
Jake sembrò accorgersene, perché dolce, con la sua grande mano mi scostò i capelli bronzei dal viso, rimettendoli al loro posto, poi mi guardò diritto negli occhi, con le sue splendide pozze nere, totalmente colme di quell’intensa passione di cui ero tanto pazza.
“Possibile che russo talmente tanto da ridurti in questo stato?”
Restai imbambolata per un attimo. Mi aveva sorpresa, non credevo che avremmo ripreso il discorso visto la situazione. Ormai non sembrava tanto importante…
Alla sua domanda ci fissammo per un po’, poi chissà come e perché, scoppiammo a ridere nello stesso istante, incapaci di smettere. Ne avemmo per un bel po’, dopodiché lui decise che ormai ero abbastanza calma per tentare di lasciarmi andare tranquillamente, senza rischiare di rimanerci secco.
Ora le mie braccia erano libere, ma non il resto del mio corpo.
“Si…”
Sussurrai flebile.
Il suo sguardo si fece più scuro, e con un mezzo sorriso malandrino, che non preannunciava niente di buono aggiunse: “allora sarà meglio che non dorma più qui con te. Peccato, proprio adesso che Edward e Bella ce lo permettono…”
Lasciò la frase in sospeso, troppo preso a baciarmi sotto l’orecchio.
Sapevo cosa stava facendo. Giocava sporco come di consueto. Borbottai qualcosa contrariata. Lui, sapendo bene il perché, scoppiò in una risata fragorosa.
“Io credo che dovremmo cercare una soluzione meno drastica, non credi?”
Domandai sospirando pesantemente, e cercando di distrarmi dal calore che emanavano le sue bollenti labbra.
Jake soppesò le mie parole con troppa concentrazione. Non era da lui. In quei momenti ero io ad avere timore di lui. Di solito aveva delle idee geniali, ma l’attesa è sempre stato un tormento per me. In momenti del genere, avrei voluto possedere la capacità di mio padre, ossia leggere nel pensiero, così da prepararmi all’inevitabile.
“Sai, io un’ idea ce l’avrei…”
Non appena avvertii il suo corpo muoversi sul mio e le sue mani catturare l’orlo della mia camicia da notte, seppi di cosa stava parlando. Mi lasciai travolgere dal calore del suo corpo, cingere dalle sue braccia, senza opporre nessuna resistenza, poi con una movenza ormai abituale, piegai una gamba in modo che stesse più comodo sopra di me.
E mentre i nostri respiri, come del resto i nostri corpi, smaniavano dalla voglia incontrollabile di unirsi, nell’ultimo briciolo di lucidità dissi: “A parte gli scherzi, dobbiamo cercare davvero un rimedio per il tuo russare…” Ripresi a baciarlo con più passione, intrufolando la mia mano tra i suoi capelli corvini.
“Perché, questo non è una soluzione con i fiocchi e controfiocchi?”
Incapace di ribattere ancora, sorrisi contro le sue labbra, per poi ricominciare da dove avevo lasciato.
La luna, con i suoi raggi argentei, era l’unica spettatrice muta e discreta di quel nostro incontro d’amore.
Oltre ai nostri sospiri carichi d’amore e impazienza, si udii un ultimo strappo, finalmente la mia sottana andò a posarsi placidamente sul pavimento, Jake mi aveva finalmente liberata da quel lembo di tessuto ormai inutile.
Da quella notte non avevo avuto più occasioni di lamentarmi. A dirla tutta non mi dispiaceva affatto riempire le notti in quel modo, anzi poteva andare più che bene, non credete?
  
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