Crossover
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Autore: daeran    31/05/2005    1 recensioni
Che cosa lega le sorelle Halliwell al gruppo di Sanzo? Perché il “pelatone” biondo ha lasciato il Togenkyo alla volta della San Francisco del 2000, accompagnato solo da due dei suoi compagni? Che cosa mai può averlo spinto ad abbandonare il viaggio verso il Tenjiku e cosa potranno fare le tre streghe per lui? Probabilmente nulla, a parte evitare di farsi uccidere nel fuoco incrociato provocato dalla devastante rabbia di un dio della guerra condannato a morte e dalla furia di un bonzo defraudato della cosa a cui, suo malgrado, tiene più di ogni altra al mondo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2
Viaggio a Occidente

Il P3 era come sempre uno dei locali più frequentati di San Francisco, inoltre l’assunzione di un nuovo DJ, aveva fatto aumentare il consenso da parte dei clienti che nelle ultime settimane avevano letteralmente invaso il pub.
Anche quel venerdì sera infatti era stracolmo di ragazzi e ragazze chiassosi e assiepati, come api sul miele, sulla pista da ballo o in fila urlanti davanti al bancone del bar o ancora, appartati nelle absidi laterali che contenevano confortevoli divanetti di velluto blu e bassi tavolini di legno.
In uno di questi separè, lontani dalle casse che trasmettevano i gorgheggi del DJ, due uomini sedevano in disparte, guardinghi e con gli occhi puntati sulla sala. Sembravano non godere affatto della serata, né tanto meno della musica.
“E questa la chiamano musica? In che diavolo di manicomio ci siamo cacciati?” sbottò all’improvviso il più scorbutico dei due.
Era un uomo di meno di trent’anni,  con lisci capelli biondi come paglia, accuratamente spettinati, grandi occhi viola come le luci al neon che circondavano la pista, profondi come l’oceano e con un espressione sul viso in grado di gelare un orso polare. Un cerotto colorato, di quelli usati per i bambini, spiccava sulla sua fronte, facendolo apparire stranamente ancora più scorbutico ed irascibile.
L’uomo che gli sedeva accanto era molto differente, l’espressione del viso era più pacata e cordiale, sembrava un gentiluomo, nonostante i tre orecchini da teppista sull’orecchio sinistro; i suoi occhi verdi e luminosi mostravano la stessa profondità e fierezza del biondo ma scrutavano la variegata clientela del locale con maggior flemma.
“Le persone di qui sono  abituate a questo genere di musica, non dovresti giudicarle per così poco.” sorrise amichevole. Il monocolo che gli copriva l’occhio destro brillò sotto i riflessi del neon, mentre un ciuffo di capelli castani cadde delicatamente a coprirgli la fronte.
“Inoltre, tutto sommato, credo che abbia un che di affascinante ed orecchiabile.” aggiunse, facendo scivolare delicatamente le proprie dita sulla fronte per riavviare il ciuffo ribelle.
“Si certo! Come il gorgogliare dello stomaco della scimmia!” rispose l’altro, acido.
Come rendendosi conto di aver usato le parole sbagliate, il biondo alzò la testa di scatto ed incontrò gli occhi benevoli dell’amico; tra i due scese un silenzio carico di tensione che nessuno osò spezzare, tornarono così a fissare la folla, con sguardi tristi.
“Ehi! Voi due! Cosa sono quelle facce da funerale? Siamo nel locale più popolare della città, circondati da magnifiche ragazze vestite ai minimi termini e pronte a tutto, cosa si può volere di più dalla vita? Adoro questo posto! E questa musica!”.
Un terzo uomo dall’aspetto più giovanile, con gli occhi nascosti dietro un paio di occhiali da sole, raggiunse il duo ai divanetti e posò tre boccali di birra alla spina sul tavolino.
“Mi spiace, Hakkai, non hanno saké ma in compenso la birra è ottima!” disse avvicinando un boccale all’uomo castano.
“ E non si può fumare.” Aggiunse lanciando un’occhiata al biondo. “Suppongo che ogni paradiso abbia il suo difetto.”
Si voltò, sollevò con il pollice gli occhiali e seguì con occhi sgranati una ventenne fasciata in un abito bianco, particolarmente trasparente per effetto degli stroboi.
“Beh… non so voi ma io posso accontentarmi!” sorrise allegro e si lasciò cadere sulla poltrona, accanto all’uomo chiamato Hakkai. Con indifferenza si sfilò gli occhiali e li gettò senza troppi convenevoli sul tavolino in mezzo ai boccali.
L’uomo biondo sussultò.
“Che diavolo fai, razza di idiota? Rimettiti subito quei cosi!”
“Datti una calmata, bonzo! Non vedo niente con quelli sul naso, poi ho appena scoperto che le ragazze di qui preferiscono guardarti negli occhi.”
Appoggiò la testa al divanetto, soffiò noncurante sul ciuffo che gli attraversava il volto fino al mento e sorridente, notando due ragazze che lo fissavano dai divani vicini, agitò il capo per eliminare altri ciuffi ribelli. I suoi lunghi capelli rossi come il fuoco brillarono di lampi viola provocati dalle luci artificiali e le due ragazze in questione risero estasiate.
“Io lo ammazzo!” il biondo ringhiò, sollevandosi pericolosamente dalla poltrona.
“Calma!” sorrise Hakkai.
“Calma? Come posso calmarmi se questo idiota non fa altro che rischiare di farci scoprire?” ormai era in piedi e incombeva minaccioso sul rosso.
“Idiota? Idiota a chi? Maledetto bonzo corrotto!” Anche il secondo si alzò in piedi a fronteggiare l’altro, entrambi pronti a venire alle mani.
Hakkai si frappose tra i due.
“Calmatevi, per favore. Se vi comportate così ci noteranno di certo! Gojyo rimettiti gli occhiali, se qualcuno notasse i tuoi occhi rossi potremmo essere scoperti. Sanzo, per favore, siediti. Abbiamo un lavoro importante da sbrigare e credo sia il momento di ripassare il piano.” Parlò con estrema calma e tranquillità, come se fosse abituato al ruolo di paciere tra i due amici.
Sanzo borbottò nervoso ma tornò a sedersi e afferrò il boccale di birra dal quale bevve d’un fiato. Lo stesso fece Gojyo,
Hakkai sbuffò di sollievo e porse gli occhiali al capellone, questi li indossò con un’alzata di spalle.
“Tanto non sono necessari! Una ragazza, poco fa al bar, mi ha visto senza e mi ha fatto i complimenti per le mie bellissime lenti a contatto. Non sono sicuro di aver capito cosa volesse dire ma di certo lei aveva due bellissime…” non terminò la frase, qualcosa lo colpì violentemente sulla fronte.
Gojyo fissò accigliato l’oggetto che gli era ricaduto sulle ginocchia, era un grosso ventaglio bianco.
“Un Harisen? Ma che diavolo?” gli bastò incontrare l’espressione gelida di Sanzo per capire, gli si scagliò contro brandendo il ventaglio.
Dobbiamo mimetizzarci, vestirci come loro, evitare di dare nell’occhio; però questo te lo sei portato dietro eh? Stupido bonzo!”
“Beh mi sono portato dietro anche te! Non vedo proprio dove sia il problema, Kappa pervertito!”
I due si impegnarono in una lotta corpo a corpo, in piedi sul tavolino di legno, dove poco prima giacevano i boccali di vetro.
Hakkai non vi badò, stava fissando le scale d’ingresso del locale.
“Sono arrivate” disse serio.
I due uomini si gelarono e si voltarono a loro volta verso le scale. Due splendide ragazze stavano facendo il loro ingresso, sorridenti e spensierate.
“Cavolo. Certo che sono davvero… “ bisbigliò Gojyo a bocca aperta. Sanzo lo colpì sulla nuca con l’harisen recuperato.
“Idiota! Dobbiamo derubarle, non sedurle!”
“Ma, amico mio, la seduzione può essere benissimo il primo passo per un buon raggiro.” Sorrise il rosso, senza staccare loro gli occhi di dosso. “Accidenti… non saprei proprio quale scegliere.” Continuò a sorridere inebetito.
“Imbecille!” il bonzo scosse la testa, disgustato. “Con gli occhi e i capelli che ti ritrovi, capirebbero all’istante che cosa sei e ti ridurrebbero in polvere prima ancora che tu possa palpare loro il sedere! E, indovina un po’, non posso permetterlo. Non che sprecherei un minuto del mio tempo a piangere la tua dipartita, ma la cosa potrebbe rivelarsi alquanto fastidiosa per la buona riuscita dei miei piani!”
Scese elegantemente dal tavolino, si riavviò i capelli con un gesto indifferente e si rivolse ad Hakkai.
“Ne manca una.”
“Si, lo ho notato anche io.” Annuì Hakkai perplesso.
“Qui entro in gioco io!”Gojyo scese a sua volta dal tavolo, sorridente. “Ho fatto qualche domanda alla barista, la ragazza con le belle… hai capito, che tra l’altro mi ha dato il suo numero di telefono.” Strizzò l’occhio in direzione del bancone al centro del locale, fingendo di non notare lo sbuffo spazientito di Sanzo.
“Beh, mi ha detto che il locale appartiene alla maggiore delle sorelle: Piper, che al momento è in pausa per maternità. Ha due figli piccoli, per questo non si vede più molto spesso. Le sorelle invece frequentano ancora assiduamente. Per rimorchiare, immagino.” Sorrise alzando le sopracciglia.
“Quindi l’altra è rimasta a casa con i figli. Peccato, speravo che la strada fosse libera, per agire senza troppe interferenze. La sorella maggiore è quella con il potere attivo più forte, giusto?”
Improvvisamente il tono di Sanzo era tornato autoritario e deciso; nonostante le litigate futili con il Kappa, nei momenti decisivi sapeva sempre riprendere il pieno controllo della situazione con freddezza pratica e calcolata.
“Esatto! Secondo i demoni ratto che abbiamo… ehm... ‘incontrato’ al porto, dovrebbe avere un potere temporale. E’ in grado di bloccare il tempo o di accelerarlo a tal punto da provocare l’esplosione del bersaglio.”
“Sarà un problema?”
“No. Dovrei aver capito come funziona, non avrò problemi a contrastarla.”
“Benone! Ora dobbiamo andare subito dalla mammina o possiamo prima giocare un po’ con le ziette?” Gojyo si fregò le mani allegramente ma Sanzo lo fissò scorbutico.
“Non siamo qui per il tuo divertimento! Spero ricordiate il piano. Voi distraete la strega e io mi occupo del resto. Gojyo, niente scherzi o giuro che questa volta ti ammazzo sul serio! E’ chiaro?”
“Scherzare? Moi?”
Sanzo si strappò il cerotto, un minuscolo e perfetto cerchio rosso brillò di luce propria al centro della sua fronte. Lo sguardo glaciale del bonzo segnato dal leggendario chakra, bloccò qualsiasi commento nella gola del mezzo demone.
Negli anni aveva imparato qualcosa di importante: c’erano momenti in cui era preferibile non scherzare con il venerabile Genjio Sanzo Hoshi e questo era decisamente uno di quei momenti.
La missione che avevano intrapreso era più importante di qualsiasi altra, poiché tutti e tre volevano che si adempisse al meglio, ne andava della vita di…
“Chiaro!” annuì deciso.


  
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