Questa
“cosa” qui è un tema che
ho scritto per un compito,
non ho ancora avuto il voto, che ne dite?! La sufficienza la
vedrò?! xD
Fabienne e
Seirenne.
Nei
vicoli affollati di un
paesino di campagna due bambine passeggiavano allegre, mano nella mano,
seguite
dalle madri che parlottavano tra loro buttando, di tanto in tanto,
l’occhio sui
numerosi negozi che si affacciavano sulla strada.
Ad
un tratto la piccola
Seirenne trascinò l’amica, Fabienne, davanti alla
vetrina di un negozio di
giocattoli. Eccitata Seirenne poggiò le manine paffutelle
sulla superficie
fredda della vetrina e dopo qualche secondo vi ci accostò il
viso tondo, dai
tratti tipici dell’infanzia. Fabienne la osservò ,
poi la sua attenzione fu
catturata da un piccolo orsacchiotto di pezza riposto su
un’alta mensola
impolverata che la fissava inespressivo. Gli occhi, due bottoni neri,
riflettevano i raggi che fiocamente trapassavano la fitta cappa di
nuvole.
Un
soffio di freddo vento
invernale fece rabbrividire le due bambine e alzò loro le
gonne, insinuandosi
sotto le pesanti calze di lana.
Con
voce pacata, la madre
di Seirenne richiamò l’attenzione della figlia. La
bambina, sentendosi
chiamare, distolse lo sguardo dalla costosa bambola di porcellana
esposta nella
piccola vetrina e lo puntò sul viso gioviale e sorridente
della madre.
Gli
occhi della bambina
scintillarono euforici: tra qualche giorno sarebbe stato Natale e, se
glielo
avesse chiesto, di sicuro la sua mamma le avrebbe comprato la bella
bambola
esposta nella piccola vetrina.
Un
sorrisetto furbo increspò
le labbra di Seirenne che, che con voce trillante, disse alla madre di
aver
finalmente deciso cosa chiedere a Babbo Natale.
La
donna alzò un
sopracciglio, per niente sorpresa e con un cenno della testa
acconsentì alla
richiesta della figlia.
Felice
la piccola Seirenne
riprese a camminare e si trascinò dietro Fabienne che, a
malincuore, la seguì
distogliendo lo sguardo dall’orsacchiotto di pezza. Un timido
sorriso le si
disegnò sul volto infantile: anche lei sapeva cosa chiedere
a Babbo Natale.
Camminarono
per quasi
mezz’ora, poi svoltarono in una stradina secondaria e
sbucarono davanti ad uno
stabile a tre piani, di quelli costruiti da poco. Varcarono il portone
e
salirono le scale fino all’ultimo piano. Lì si
ritrovarono su un piccolo
pianerottolo, illuminato dai pochi raggi che filtravano da
un’ampia finestra
posta tra due porte.
Cordialmente
le due donne
si salutarono e, con non pochi problemi, trascinarono le figlie nelle
rispettive abitazioni.
Passarono
alcuni giorni e
più
Velocemente
scostò le
coperte di lana; con un balzo saltò giù dal letto
e si diresse verso il
soggiorno, dove si trovava il piccolo albero di Natale che la sera
prima si era
divertita a decorare insieme ai genitori e al fratellino Nicolas.
Sotto
il peso del suo corpo
le assi di legno del pavimento scricchiolarono fastidiosamente e
fabienne era
sicura che i suoi genitori, a causa del rumore, si fossero svegliati.
Una
volta in soggiorno la
bambina si stupì nel trovare il fratellino seduto sul
vecchio divano a fiori,
che un tempo era stato dei suoi nonni.
Nicolas
sorrise felice a
Fabienne e poi le indicò, col capo, il tavolino sul quale si
trovava un piatto
ricoperto di briciole e un bicchiere di latte mezzo vuoto: a quanto
pareva
Babbo Natale aveva gradito i biscotti e il latte che gli avevano
lasciato.
Saltellando
si avvicinò
all’albero di Natale e la sua attenzione e la sua attenzione
fu catturata dai
pacchetti che vi erano sotto. Mentre li osservava nel piccolo soggiorno
fecero
la loro comparsa i genitori dei due bambini, che li salutarono e fecero
loro
gli auguri.
Il
padre di Fabienne, il
signor Amouroux, si chinò sui pacchetti e la moglie si
sedette vicino al figlio
e Fabienne rimase in piedi in attesa del suo regalo:
l’orsacchiotto di pezza
che aveva visto esposto nella vetrina del negozio di giocatoli.
Con
lentezza il signor
Amouroux diede i regali ai familiari. Uno per ciascuno. Prima alla
moglie, poi
al figlio e in fine a Fabienne. Dopodichè cadde il silenzio,
rotto solo dal
rumore della carta da regali che veniva strappata.
Il
signor Amouroux
ricevette una scatola di sigari di buona qualità, la signora
Amouroux un paio
di stivaletti quasi nuovi, il piccolo Nicolas un trenino di legno di seconda mano e Fabienne
un orsacchiotto di
pezza, ma non quello che aveva visto nella vetrina del negozio di
giocattoli,
questo era un altro orsacchiotto: era più piccolo, la stoffa
era lacerata e in
alcuni punti rammendata; il colore era differente e, al posto dei due
bottoni
neri e lucidi che erano gli occhi dell’altro, questo aveva
due bottoncini
azzurri.
Delusa
Fabienne si rigirò
tra le mani l’orsacchiotto, ma quando vide il sorriso allegro
della madre lo
ricambiò e non disse niente.
Nel
pomeriggio le fece
visita Seirenne che le mostrò la sua nuova bambola, quella
che aveva visto
nella piccola e polverosa vetrina.
Fabienne
fu delusa
dell’amica, era sempre la stessa storia: Seirenne riceveva
sempre ciò che
desiderava, lei mai.
Passarono
gli anni e
Seirenne e Fabienne crebbero divenendo due belle fanciulle. Quando
passeggiavano per il piccolo paese tutti i ragazzi si giravano a
guardarle.
Seirenne ne era felice, ma Fabienne no, poiché era convinta
che non guardassero
lei, ma l’amica.
Un
giorno si presentò allo
stabile, dove alloggiavano le due ragazze con le rispettive famiglie,
un
giovane vestito con semplicità, alto e allampanato, i
capelli riccioluti e
castani gli incorniciavano il viso, il naso lungo era, come le guance,
cosparso
di tante piccole efelidi.
Il
giovane bussò ad una
delle due porte che si trovavano al terzo piano e dopo qualche minuto
gli aprì
la signora Bordenave, la madre di Seirenne. La donna lo
fissò con sospetto, ma
dopo che egli le ebbe spiegato il motivo per il quale aveva bussato
alla sua
porta la donna sorrise gentile e lo fece accomodare. Poi
andò a chiamare la
figlia.
Seirenne
sprecò in cucina,
seguita dalla madre, dove l’aspettava il giovane.
Tranquilla
la ragazza gli
chiese cosa volesse da lei ed egli cominciò a spiegarle.
-Mi
chiamo Clotaire de
Sainte e sto cercando moglie. Mio padre mi ha lasciato una piccola
somma di
denaro, ma per accedervi ho bisogno di prendere moglie.- poi
proseguì –Volete
sposarmi Seirenne Bordenave?- con voce leggermente tremante e rotta
dall’emozione.
La
ragazza trattene il
respiro mentre il volto le si contorceva in una smorfia scandalizzata.
-Come
osate?! Certo che
no!!!- sbottò all’improvviso –Io non vi
conosco e non ho alcuna intenzione di
sposarvi per un pugno di denari! E adesso andatevene!- concluse
serafica.
Clotaire
guardò la
fanciulla per alcuni secondi, poi lasciò
l’abitazione. Gli occhi gli pungevano
per l’umiliazione e la rabbia. Mentre scendeva le scale
urtò una ragazza che
cadde e rotolò per alcuni gradini. Subito Clotaire
andò in soccorso della
fanciulla che, stesa su un gradino imprecava mentalmente. Con nessuna
difficoltà il ragazzo sollevò Fabienne e si
scusò, poi l’accompagnò davanti la
porta di casa Amouroux. Dopo essersi scusato di nuovo salutò
la ragazza e si
congedò imbarazzato.
Il
giorno seguente andò a
farle visita portandole dei fiori per scusarsi ulteriormente. Clotaire
e
Fabienne si presentarono e fecero conoscenza. Il ragazzo
tornò più volte a
trovare la ragazza e un giorno le fece la fatidica domanda.
I
due si trovavano in
soggiorno, seduti sul vecchio divano dei nonni di lei. Clotaire si
schiarì la
voce, era nervoso, non sapeva come avrebbe reagito a un secondo rifiuto.
-Fabienne,
sono diversi
giorni che ti faccio visita, ciò che sto per chiederti
comprendo che possa
sembrarti prematuro e non te ne vorrò se rifiuterai.-
infilò una mano in una
tasca del pantalone e ne tirò fuori una scatolina rossa.
Prese un bel respiro e
proseguì –Vuoi sposarmi Fabienne Amouroux?!-
e aprì la scatolina mostrandole un anello sul
quale era incastonato un
piccolo diamante.
La
fanciulla strabuzzò gli
occhi e le guance le si imporporarono assumendo una leggera tinta
rosata. Nella
confusione del momento le parole le uscirono da sole dalle labbra
sottili.
-Sì.-
sussurrò.
Felice
come non
Le
nozze si celebrarono un
mese dopo. Fabienne insistette nel volere una cerimonia riservata, alla
quale
furono invitati solo alcuni parenti più stretti e i
Bordenave. Seirenne le fece
da damigella d’onore, anche se più volte la
punzecchiò rimproverandole di
essersi scelta un partito così poco danarono.
Dopo
le nozze i due sposi
salutarono parenti ed amici e, dopo essere saliti su di una vecchia
carrozza,
partirono per dirigersi verso la città natale di Clotaire.
Passarono
più di dieci anni
durante i quali Fabienne non fece ritorno a casa, ma scrisse spesso
agli
anziani genitori. Come l’amica, anche Seirenne si era sposata
e viveva
nell’appartamento dei genitori col marito e i due figli
maschi. Non era ricca,
ma quando, in casa, mancava qualcosa sconsolava crogiolandosi nel
pensiero che
Fabienne era messa molto peggio di lei.
Una
mattina di primavera
davanti allo stabile, dove viveva Seirenne con la sua famiglia, si
fermò una
sfarzosa carrozza dalla quale scese un uomo distinto, seguito dalla
bella
moglie e dalla figlia. I tre salirono le scale del palazzo e si
ritrovarono sul
pianerottolo del terzo piano. Emozionata la donna si
avvicinò ad una delle due
porte e fece per bussare, ma l’altra si aprì e ne
uscì Seirenne.
Fabienne
si voltò e
sussurrò il nome dell’amica. Seirenne fece fatica
a riconoscerla: era diventata
più bella e signorile, era vestita con un abito costoso e i
gioielli che
portava avevano tutta l’aria di essere molto costosi.
Le
due amiche si
salutarono, poi Seirenne guardò Clotaire e
ritornò in casa. Con passo marziale
si diresse in salotto, dove trovò il marito tranquillamente
seduto a leggere il
giornale. Una venetta cominciò a pulsarle sulla tempia e
iniziò a inveire
contro il marito dicendogli che era un “
buono a nulla” e
che non faceva
niente per lei, non come il marito di Fabienne.
L’uomo
alzò pigramente gli
occhi dal giornale e borbottò qualcosa contro le donne e poi
chiese alla moglie
perché, se il marito della sua amica era così
“perfetto” non se lo era sposato?
Seirenne
si infuriò, sbattè
la porta ed uscì dalla stanza.
Angolo
Autore:
Ed
eccoci qua… è la
prima volta che posto una ff in questa sezione, anche se, come ho
già detto
all’inizio della storia, questa non è proprio una
ff,ma un tema xD per cui vi
chiedo di essere spietati U___U così saprò cosa
aspettarmi… già mi vedo la prof
che mi urla contro perché fa schifo TT^TT Cmq spero che vi
piaccia, che
leggerlo non sia stata un’enorme perdita di tempo e che lascerete un
commentino.
Come
avrete notato
Seirenne è un pochino acida
xD Il
racconto è ambientato nella seconda metà del
‘900 in Francia (si capisce dai
nomi xD). Non chiedetemi perché Clotaire sia andato proprio
a chiedere a
Seirenne di sposarlo… e la “piccola
somma
di denaro” che gli aveva lasciato il padre non era
poi così piccola xD Alla
faccia di Seirenne u-u