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Autore: Shizue Asahi    26/09/2009    1 recensioni
Questa è la prima storia che posto fuori dalla sezione di Naruto, anche se non è proprio una ff, ma un compito in classe al quale non ho ancora avuto il voto, quindi se foste così gentili da farmi sapere che ne pensate ve ne sarei grata, così saprò cosa aspettarmi quando la prof mi guarderà storto xD}
Ad un tratto la piccola Seirenne trascinò l’amica, Fabienne, davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Eccitata Seirenne poggiò le manine paffutelle sulla superficie fredda della vetrina e dopo qualche secondo vi ci accostò il viso tondo, dai tratti tipici dell’infanzia. Fabienne la osservò , poi la sua attenzione fu catturata da un piccolo orsacchiotto di pezza riposto su un’alta mensola impolverata che la fissava inespressivo. Gli occhi, due bottoni neri, riflettevano i raggi che fiocamente trapassavano la fitta cappa di nuvole.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa “cosa”  qui è un tema che ho scritto per un compito, non ho ancora avuto il voto, che ne dite?! La sufficienza la vedrò?! xD


Fabienne e Seirenne.


Nei vicoli affollati di un paesino di campagna due bambine passeggiavano allegre, mano nella mano, seguite dalle madri che parlottavano tra loro buttando, di tanto in tanto, l’occhio sui numerosi negozi che si affacciavano sulla strada.

Ad un tratto la piccola Seirenne trascinò l’amica, Fabienne, davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Eccitata Seirenne poggiò le manine paffutelle sulla superficie fredda della vetrina e dopo qualche secondo vi ci accostò il viso tondo, dai tratti tipici dell’infanzia. Fabienne la osservò , poi la sua attenzione fu catturata da un piccolo orsacchiotto di pezza riposto su un’alta mensola impolverata che la fissava inespressivo. Gli occhi, due bottoni neri, riflettevano i raggi che fiocamente trapassavano la fitta cappa di nuvole.

Un soffio di freddo vento invernale fece rabbrividire le due bambine e alzò loro le gonne, insinuandosi sotto le pesanti calze di lana.

Con voce pacata, la madre di Seirenne richiamò l’attenzione della figlia. La bambina, sentendosi chiamare, distolse lo sguardo dalla costosa bambola di porcellana esposta nella piccola vetrina e lo puntò sul viso gioviale e sorridente della madre.

Gli occhi della bambina scintillarono euforici: tra qualche giorno sarebbe stato Natale e, se glielo avesse chiesto, di sicuro la sua mamma le avrebbe comprato la bella bambola esposta nella piccola vetrina.

Un sorrisetto furbo increspò le labbra di Seirenne che, che con voce trillante, disse alla madre di aver finalmente deciso cosa chiedere a Babbo Natale.

La donna alzò un sopracciglio, per niente sorpresa e con un cenno della testa acconsentì alla richiesta della figlia.

Felice la piccola Seirenne riprese a camminare e si trascinò dietro Fabienne che, a malincuore, la seguì distogliendo lo sguardo dall’orsacchiotto di pezza. Un timido sorriso le si disegnò sul volto infantile: anche lei sapeva cosa chiedere a Babbo Natale.

Camminarono per quasi mezz’ora, poi svoltarono in una stradina secondaria e sbucarono davanti ad uno stabile a tre piani, di quelli costruiti da poco. Varcarono il portone e salirono le scale fino all’ultimo piano. Lì si ritrovarono su un piccolo pianerottolo, illuminato dai pochi raggi che filtravano da un’ampia finestra posta tra due porte.

Cordialmente le due donne si salutarono e, con non pochi problemi, trascinarono le figlie nelle rispettive abitazioni.

Passarono alcuni giorni e più la Vigilia di Natale si avvicinava, più la piccola Fabienne era impaziente ricevere il suo orsacchiotto di pezza. La mattina di Natale si svegliò presto; quando aprì gli occhi il sole stava facendo timidamente la sua comparsa da dietro le alte montagne che si intravedevano dalla piccola finestra della sua stanza.

Velocemente scostò le coperte di lana; con un balzo saltò giù dal letto e si diresse verso il soggiorno, dove si trovava il piccolo albero di Natale che la sera prima si era divertita a decorare insieme ai genitori e al fratellino Nicolas.

Sotto il peso del suo corpo le assi di legno del pavimento scricchiolarono fastidiosamente e fabienne era sicura che i suoi genitori, a causa del rumore, si fossero svegliati.

Una volta in soggiorno la bambina si stupì nel trovare il fratellino seduto sul vecchio divano a fiori, che un tempo era stato dei suoi nonni.

Nicolas sorrise felice a Fabienne e poi le indicò, col capo, il tavolino sul quale si trovava un piatto ricoperto di briciole e un bicchiere di latte mezzo vuoto: a quanto pareva Babbo Natale aveva gradito i biscotti e il latte che gli avevano lasciato.

Saltellando si avvicinò all’albero di Natale e la sua attenzione e la sua attenzione fu catturata dai pacchetti che vi erano sotto. Mentre li osservava nel piccolo soggiorno fecero la loro comparsa i genitori dei due bambini, che li salutarono e fecero loro gli auguri.

Il padre di Fabienne, il signor Amouroux, si chinò sui pacchetti e la moglie si sedette vicino al figlio e Fabienne rimase in piedi in attesa del suo regalo: l’orsacchiotto di pezza che aveva visto esposto nella vetrina del negozio di giocatoli.

Con lentezza il signor Amouroux diede i regali ai familiari. Uno per ciascuno. Prima alla moglie, poi al figlio e in fine a Fabienne. Dopodichè cadde il silenzio, rotto solo dal rumore della carta da regali che veniva strappata.

Il signor Amouroux ricevette una scatola di sigari di buona qualità, la signora Amouroux un paio di stivaletti quasi nuovi, il piccolo Nicolas un trenino di legno  di seconda mano e Fabienne un orsacchiotto di pezza, ma non quello che aveva visto nella vetrina del negozio di giocattoli, questo era un altro orsacchiotto: era più piccolo, la stoffa era lacerata e in alcuni punti rammendata; il colore era differente e, al posto dei due bottoni neri e lucidi che erano gli occhi dell’altro, questo aveva due bottoncini azzurri.

Delusa Fabienne si rigirò tra le mani l’orsacchiotto, ma quando vide il sorriso allegro della madre lo ricambiò e non disse niente.

Nel pomeriggio le fece visita Seirenne che le mostrò la sua nuova bambola, quella che aveva visto nella piccola e polverosa vetrina.

Fabienne fu delusa dell’amica, era sempre la stessa storia: Seirenne riceveva sempre ciò che desiderava, lei mai.

Passarono gli anni e Seirenne e Fabienne crebbero divenendo due belle fanciulle. Quando passeggiavano per il piccolo paese tutti i ragazzi si giravano a guardarle. Seirenne ne era felice, ma Fabienne no, poiché era convinta che non guardassero lei, ma l’amica.

Un giorno si presentò allo stabile, dove alloggiavano le due ragazze con le rispettive famiglie, un giovane vestito con semplicità, alto e allampanato, i capelli riccioluti e castani gli incorniciavano il viso, il naso lungo era, come le guance, cosparso di tante piccole efelidi.

Il giovane bussò ad una delle due porte che si trovavano al terzo piano e dopo qualche minuto gli aprì la signora Bordenave, la madre di Seirenne. La donna lo fissò con sospetto, ma dopo che egli le ebbe spiegato il motivo per il quale aveva bussato alla sua porta la donna sorrise gentile e lo fece accomodare. Poi andò a chiamare la figlia.

Seirenne sprecò in cucina, seguita dalla madre, dove l’aspettava il giovane.

Tranquilla la ragazza gli chiese cosa volesse da lei ed egli cominciò a spiegarle.

-Mi chiamo Clotaire de Sainte e sto cercando moglie. Mio padre mi ha lasciato una piccola somma di denaro, ma per accedervi ho bisogno di prendere moglie.- poi proseguì –Volete sposarmi Seirenne Bordenave?- con voce leggermente tremante e rotta dall’emozione.

La ragazza trattene il respiro mentre il volto le si contorceva in una smorfia scandalizzata.

-Come osate?! Certo che no!!!- sbottò all’improvviso –Io non vi conosco e non ho alcuna intenzione di sposarvi per un pugno di denari! E adesso andatevene!- concluse serafica.

Clotaire guardò la fanciulla per alcuni secondi, poi lasciò l’abitazione. Gli occhi gli pungevano per l’umiliazione e la rabbia. Mentre scendeva le scale urtò una ragazza che cadde e rotolò per alcuni gradini. Subito Clotaire andò in soccorso della fanciulla che, stesa su un gradino imprecava mentalmente. Con nessuna difficoltà il ragazzo sollevò Fabienne e si scusò, poi l’accompagnò davanti la porta di casa Amouroux. Dopo essersi scusato di nuovo salutò la ragazza e si congedò imbarazzato.

Il giorno seguente andò a farle visita portandole dei fiori per scusarsi ulteriormente. Clotaire e Fabienne si presentarono e fecero conoscenza. Il ragazzo tornò più volte a trovare la ragazza e un giorno le fece la fatidica domanda.

I due si trovavano in soggiorno, seduti sul vecchio divano dei nonni di lei. Clotaire si schiarì la voce, era nervoso, non sapeva come avrebbe reagito a un secondo rifiuto.

-Fabienne, sono diversi giorni che ti faccio visita, ciò che sto per chiederti comprendo che possa sembrarti prematuro e non te ne vorrò se rifiuterai.- infilò una mano in una tasca del pantalone e ne tirò fuori una scatolina rossa. Prese un bel respiro e proseguì –Vuoi sposarmi Fabienne Amouroux?!-  e aprì la scatolina mostrandole un anello sul quale era incastonato un piccolo diamante.

La fanciulla strabuzzò gli occhi e le guance le si imporporarono assumendo una leggera tinta rosata. Nella confusione del momento le parole le uscirono da sole dalle labbra sottili.

-Sì.- sussurrò.

Felice come non mai Clotaire l’abbracciò, le diede un casto bacio sulla fronte e poi le infilò l’anello al dito.

Le nozze si celebrarono un mese dopo. Fabienne insistette nel volere una cerimonia riservata, alla quale furono invitati solo alcuni parenti più stretti e i Bordenave. Seirenne le fece da damigella d’onore, anche se più volte la punzecchiò rimproverandole di essersi scelta un partito così poco danarono.

Dopo le nozze i due sposi salutarono parenti ed amici e, dopo essere saliti su di una vecchia carrozza, partirono per dirigersi verso la città natale di Clotaire.

Passarono più di dieci anni durante i quali Fabienne non fece ritorno a casa, ma scrisse spesso agli anziani genitori. Come l’amica, anche Seirenne si era sposata e viveva nell’appartamento dei genitori col marito e i due figli maschi. Non era ricca, ma quando, in casa, mancava qualcosa sconsolava crogiolandosi nel pensiero che Fabienne era messa molto peggio di lei.

Una mattina di primavera davanti allo stabile, dove viveva Seirenne con la sua famiglia, si fermò una sfarzosa carrozza dalla quale scese un uomo distinto, seguito dalla bella moglie e dalla figlia. I tre salirono le scale del palazzo e si ritrovarono sul pianerottolo del terzo piano. Emozionata la donna si avvicinò ad una delle due porte e fece per bussare, ma l’altra si aprì e ne uscì Seirenne.

Fabienne si voltò e sussurrò il nome dell’amica. Seirenne fece fatica a riconoscerla: era diventata più bella e signorile, era vestita con un abito costoso e i gioielli che portava avevano tutta l’aria di essere molto costosi.

Le due amiche si salutarono, poi Seirenne guardò Clotaire e ritornò in casa. Con passo marziale si diresse in salotto, dove trovò il marito tranquillamente seduto a leggere il giornale. Una venetta cominciò a pulsarle sulla tempia e iniziò a inveire contro il marito dicendogli che era un “ buono a nulla”  e che non faceva niente per lei, non come il marito di Fabienne.

L’uomo alzò pigramente gli occhi dal giornale e borbottò qualcosa contro le donne e poi chiese alla moglie perché, se il marito della sua amica era così “perfetto” non se lo era sposato?

Seirenne si infuriò, sbattè la porta ed uscì dalla stanza.

 

 

Angolo Autore:                                                    

Ed eccoci qua… è la prima volta che posto una ff in questa sezione, anche se, come ho già detto all’inizio della storia, questa non è proprio una ff,ma un tema xD per cui vi chiedo di essere spietati U___U così saprò cosa aspettarmi… già mi vedo la prof che mi urla contro perché fa schifo TT^TT Cmq spero che vi piaccia, che leggerlo non sia stata un’enorme perdita di tempo  e che lascerete un commentino.

Come avrete notato Seirenne è un pochino acida xD Il racconto è ambientato nella seconda metà del ‘900 in Francia (si capisce dai nomi xD). Non chiedetemi perché Clotaire sia andato proprio a chiedere a Seirenne di sposarlo… e la “piccola somma di denaro” che gli aveva lasciato il padre non era poi così piccola xD Alla faccia di Seirenne u-u

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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