Favola.

Ci sono favole che non hanno bisogno né del principe, né della principessa.

Sono favole magiche, perché assomigliano alla realtà o almeno ne fanno un buffo ritratto, uno schizzo, una bozza.

Sakura si mosse tra le coperte di lino, strabuzzando gli occhi; si era svegliata di buon mattino, il sole era appena sorto e sembrava voler disegnare delle strane forme nella stanza. I punti d'ombra ora si stavano rischiarando, cancellando le figure astruse che avevano pitturato le pareti di notte; piegò le labbra in un sorriso, osservando quello spettacolo che aveva del magnifico. La natura s'inchinava davanti i suoi occhi, mostrandosi nel suo aspetto reale.

“È la prima volta che vedo un'alba”, sillabò, mentre disegnava nella mente i contorni delle colline di Konoha. Sentì dei monosillabi incomprensibili e il lenzuolo tirato un po' più in là, privandola di quel calore che sapevano dare le coperte.

Sakura lo lasciò fare, voltandosi però in direzione dell'amato.

Avvertì uno scossone, quando s'accorse di esser veramente ridestata dal sonno, accorgendosi solo allora che Sasuke dormiva al suo fianco, sbuffando perfino in quello stato di inconscio.

La sera prima, da Teuchi, grandi festeggiamenti.

Il motivo?

Semplice: il nuovo Hokage in carica alias Naruto Uzumaki, che aveva già alzato il gomito -ed anche di parecchio.

Il tutto si era chiuso con una battuta del giovane Hokage in corso: “Ve l'avevo detto”, riferendosi a quel suo sogno che pareva così utopico ma che, dovevano ammettere con rammarico, era diventato reale - e nessuno ci avrebbe scommesso.

Un po' brilla Sakura si alzò in piedi, astenendosi dall'ennesimo giro; aveva afferrato la borsa, e salutato tutti con un semplice: “Torno a casa mia”, barcollante. In quello stato di semi-coscienza, ove vedeva tutto offuscato, l'equilibrio non collaborò, facendole fare un capitombolo all'indietro.

“Oh, per fortuna Sas'ke! Devo essere proprio ubriaca, eheh”, e ridacchiò piuttosto nervosamente.

Sasuke sbuffò, mugugnando qualcosa che sicuramente non avrebbe ricordato l'indomani.

Invece, sarebbe stata sempre intrisa nella sua mente quella breve passeggiata - se così la si poteva definire - dal locale di Ichikaru Teuchi fino alla sua abitazione. Le sovvenivano ricordi su ricordi, la testa doleva - ora che ci pensava.

Eppure, doveva compiere uno sforzo.

Se chiudeva gli occhi poteva sentire ancora la scia di baci che Sasuke aveva depositato sul suo collo, le morbide labbra del ragazzo calcare sulla sua bocca, e non con irruenza, nemmeno con violenza. Bensì con leggerezza, l'ultima cosa che si sarebbe aspettata.

Era tutto quello che voleva, no? Sasuke era ritornato, Naruto era diventato Hokage, Konoha era rifiorita di nuovo, dimostrando la sua indistruttibilità. Eppure, se scrutava in profondo, sentiva qualcosa corrodere in qualche modo quell'apparente sensazione di euforia.

“Fermiamoci”, aveva detto, scostandolo un po' da sé.

La luna argentea riusciva a colpire il viso del ragazzo, disegnandone un ghigno sardonico tra le labbra appena dischiuse.

“Troppo tardi, Sakura”

E adesso si trovava accanto a lui, le braccia mollemente gettate ai fianchi, il lenzuolo che copriva e scopriva quel suo corpo ormai adulto, maturo.

Sakura non era più il bocciolo di rosa, era fiorita.

Ma sognava ancora di diventare una principessa - degna del suo principe.

E più aspettava la favola, più quella si allontanava,

sfocando tra le righe di un lieto fine.

“Non sarai il mio principe sul destriero bianco, Sas'ke?”, aveva sibilato lei, stringendo le mani in un pugno. Consapevole della risposta, inghiottì il boccone amaro.

Prese uno slancio, affondando col capo nella schiena inarcata del ragazzo, fremendo al sol contatto. Stranamente Sasuke non la rifiutò e Sakura sorrise, euforicamente felice.

“Non te ne andrai, vero?”, gli soffiò nel timpano, sentendo il cuore accelerare.

Sakura aspettava sempre il lieto fine e adesso era il caso di capitolare, una volta per tutte.

Perché non si può aspettare per sempre.

“Sta zitta, ho sonno”, disse lui.

Era sveglio, proprio come immaginava. Il tarlo del dubbio era ancora insito nella sua mente, ma a dissiparlo fu un gesto poco consueto... Sasuke si girò e rigirò fra le coperte poi, trovando la posizione ideale, prese il braccio di Sakura, portandolo sopra il suo fianco. Ora la mano della ragazza poteva sfiorare la sua che, stranamente, non si allontanava.

Sakura prese quel gesto come una risposta e sorrise: come una donna innamorata e corrisposta.

Ci sono favole che non hanno bisogno né del principe, né della principessa.

Sono favole magiche, perché assomigliano alla realtà o almeno ne fanno un buffo ritratto, uno schizzo, una bozza.

E poi ci sono favole che sono l'anti-favola per eccellenza.

Principi poco consueti, principesse innamorate anche quando dovrebbero odiare il loro amato.

E Sakura amava la sua anti-favola: era molto più interessante di quella tradizionale.

Fine.

Una cosa semplice,

dedicato a tutte quelle ragazze che aspettano la favola, e si trovano l'anti-favola <3. Certo, talvolta l'anti-favola fa' anche soffrire, ma stranamente è sempre la nostra preferita!.

Spero sia piaciuta, una delle poche volte che non faccio finire tutto in tragedia, *O* -E pensare che oggi volevo scrivere una SasuSaku angst.

Buona Domenica a tutti,

*Anche se io sto studiando -sì, a mio modo-, che bella domenica -_-*

Kiki.