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Autore: t_ellah    27/09/2009    4 recensioni
[Espiazione di Ian McEwan]
La giovane e inesperta Lola decide di sposare il facoltoso Paul Marshall.
Ecco i pensieri della ragazza poco prima del suo matrimonio, il momento della proposta e una conclusione da parte del novello sposo, felice di aver messo a punto il suo piano inattaccabile per evitare di espiare qualsiasi peccato commesso in passato.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo 9

Amo, amas, amat

Era Lo, semplicemente Lo al mattino.

Era Lola in pantaloni.

Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.


Vladimir Nabokov, Lolita


-Papà dice che la guerra non ci sarà.

-Be', allora si sbaglia.

Marshall aveva assunto un tono piuttosto irritato,

e Lola disse con voce rassicurante:

-Forse ci sarà invece.

Lui le rivolse un sorriso: Lo chiameremo Army Amo.

-Amo, amas, amat, - replicò lei.

-Esatto.


Ian McEwan, Espiazione




L'odore intenso del suo vecchio profumo francese le aggrediva le narici come non mai, dopo un paio di spruzzi supplementari rispetto alle sue abitudini.

Lola si specchiò per l'ennesima volta, sistemando il piccolo diadema argentato infilzato tra i capelli che reggeva il lungo velo candido. Si rimirò, con cipiglio critico, la bella pelle rosea. La sua domestica di fiducia aveva lavorato di cipria e fondotinta sulle sue gote delicate, nascondendo perfettamente alla vista le piccole efelidi di cui era abitualmente spruzzata.

Si ritoccò per l'ultima volta il labbro superiore, scarlatto di rossetto, e strinse forte le labbra per imprimere meglio il colore. Adesso appena sotto il suo naso cresceva una piccola e soda mela rossa, lucida di trucco.

Lola fece un veloce giro di fronte allo specchio a figura intera per controllare che il vestito le cadesse bene sui fianchi magri. Questo si mosse appena, e quando la giovane donna si fermò anch'esso smise di ondeggiare immediatamente.

Un paio di colpi sonori alla porta le annunciarono l'arrivo di qualcuno.

-Prego.- Disse forte e chiaro.

Hermione Quincey, sua madre, comparve sulla soglia, stretta in un costoso tailleur color crema, i capelli rossi così simili ai suoi raccolti in un'infantile acconciatura morbida.

-Amore mio, sei perfetta! Forza, andiamo giù. Pierrot e Jackson ci aspettano.-

Al piano inferiore di casa Marshall i due gemelli, fratelli di Lola, attendevano seduti su due minuscole poltroncine dell'ingresso. Lola li salutò con un frettoloso bacio sulla guancia.

-Ciao, Pierrot. Ciao, Jackson. Sono molto felice che siate potuti venire dal collegio. Sono certa che anche Paul ne sarà entusiasta.- Disse in tono imperioso.

Era cambiata, la piccola Lola. I precedenti cinque anni li aveva trascorsi a Nizza con sua madre e il suo amichetto. Lì, aveva limato l'accento e imparato a sfruttare la sua grazia innata per apparire più sofisticata di quanto in realtà non fosse. Anche il suo fisico era cambiato, sebbene non quanto ci si possa aspettare: poco differiva dalla Lola che Paul Marshall ebbe incontrato in quella nursery a Villa Tallis, nel 1935. In realtà, quella piccola Lola era già molto simile ad una donna, e nel corso degli ultimi anni aveva subito pochi importanti cambiamenti.

Da poco aveva ritrovato Marshall, solo da un paio d'anni lui si era fatto vedere a Nizza “in giro per affari”. Aveva ritrovato Lola e con essa la passione per la giovane che, in passato, aveva consumato senza il suo permesso.

Ora invece la ragazza si era dimostrata piuttosto ben disposta, e così, dopo due anni di assidue frequentazioni e dopo che Miss Quincey si era trasferita nella capitale inglese, i due finalmente erano in procinto di convolare a giuste nozze.

Lola non avrebbe potuto immaginare un futuro più roseo: Paul Marshall era ricco, famoso e l'amava. Glielo aveva dimostrato, poco tempo prima, con una proposta di matrimonio impossibile da rifiutare.

***

Lola sedeva su di un piccolo divano di velluto, una sigaretta stretta tra le dita sottili. Era sola, ma si teneva buona compagnia con la piccola orchestra che suonava nel locale.

Paul Marshall la raggiunse poco dopo.

-Lola, buonasera.- La salutò lui con un sorriso. Lola arricciò il naso in una smorfietta di saluto.

-Una serata magnifica, non credi anche tu?- Disse Paul sospirando. Lola prese una grossa boccata di fumo e la espirò in piccole nuvolette.

-Credo che questo tempo incerto sia il peggiore che possa esserci, Paul. Lo trovo più che irritante.-

Lui ordinò un brandy e si sedette più comodamente, rivolgendosi verso di lei e lasciando che le sue ginocchia sfiorassero quelle della ragazza.

-E come mai sola?- Domandò poi. Lo sguardo della giovane vagò sulla piccola orchestra che si stava esibendo in un pezzo piuttosto ritmato di musica contemporanea. Alzò le spalle in ritardo, come se avesse recepito la domanda solo ora.

-I miei amici londinesi questa sera avevano da fare, ma l'appartamento che mi ha procurato la mamma è tanto opprimente che non posso fare a meno di uscire ogni volta che posso. E tu, invece, Paul?- domandò. Puntandogli addosso i suoi occhi verdi.

Marshall, in uno slancio dettato forse dal brandy o forse dal pezzo romantico che l'orchestra aveva appena attaccato, le prese una mano e la fissò serio.

-Lola...- Cominciò. Lei aggrottò le sopracciglia.

-Tesoro, non mi diventerai sentimentale, ora. Non è ancora passata la mezzanotte, sai.- Paul sorrise.

-Ho fatto un errore.- Disse. Lola annuì.

-Non lo nego.- Assentì lei.

-Potrai perdonarmi? Potrai mai prendere questo povero diavolo quale sono così com'è, e non com'è stato?-

Lola si aprì un sorriso radioso.

-Oh, Paul!- Esclamò addolcita. Abbandonò la sigaretta, e insieme a quella il suo contegno da donna vissuta, per abbracciare l'uomo.

***

Paul sistemò il piccolo giglio sul bavero della giacca scura, specchiandosi ancora. Sorrise al suo riflesso, complimentandosi ancora con sé stesso per ciò che stava per fare.

L'aveva scampata. Ancora. Quella stupida ragazzina era stata così facilmente plasmabile che il suo lavoro era stato più semplice del previsto.

Era stato un gioco da ragazzi piegarla al suo volere.

Lola si era sempre illusa di essere una donna ricca di fascino e possibilità. Ma Paul sapeva bene cosa si nascondesse dietro quel faccino: inettitudine e ingenuità. Dopo averla ritrovata, si era impegnato per non perderla di vista mai più, e le aveva fatto una proposta di matrimonio che, sapeva, non avrebbe mai potuto rifiutare. Il profumo dei quattrini derivanti dalla fabbrica di cioccolato gli avevano creato un'aura di potenza impossibile da scalfire, un po' come il guscio di zucchero che ricopriva le fortunate barrette Amo.

Lola era caduta nella sua rete e Marshall, ora, non poteva temere più nulla.

Quella stupida di Briony aveva testimoniato contro quel bifolco di Robbie Turner, il quale, probabilmente, adesso era a marcire a qualche metro da terra. Caduto in battaglia. Insieme a lui, era morta anche qualsiasi possibilità di salvarsi dal destino crudele che l'accusa di stupro gli aveva inflitto.

Adesso che anche Lola era legata a doppio filo a lui, e quindi impossibilitata a testimoniare in caso qualcuno fosse improvvisamente saltato su a dire che potesse essere stato lui ad aggredirla, quella sera del 1935, non vi era più alcun ostacolo che si frappone tra lui e il successo.

Sì, l'aveva passata liscia anche questa volta.

 

NdA: ho scritto questa breve one shot dopo aver terminato il romanzo Espiazione di McEwan (che considero uno dei migliori scritto della nostra generazione) e aver visto il film di Joe Wright (uno dei miei registi preferiti). Ho pensato che sarebbe stato semplice scrivere una fanfiction su Briony, Cecilia o Robbie, o magari su tutti e tre: sarebbe stato un gioco da ragazzi ribattere i concetti espressi nel romanzo. Ma mi sembrava un lavoro superfluo e inutile, una sorta di copia carbone di quanto ho letto. Dunque, volendo comunque scrivere qualcosa su questo meraviglioso romanzo (che consiglio vivamente a tutti) mi sono concentrata sui personaggi minori. Li ho trovati tutti interessanti e sfruttabili: la mamma Emily, Leon, il papà Jack, i gemelli Jackson e Pierrot (che nella shot vengono appena nominati) e tutto quell'enorme insieme di figli, nipoti e pronipoti che vengono citati nell'ultimo capitolo. Ho pensato però che sarebbe stato interessante scrivere su ciò che mi ha colpito di più, vale a dire sull'ingiustizia che ha reso possibile il finale tragico che vediamo nel romanzo. Paul Marshall è uno dei personaggi più viscidi della storia, che però mi ha colpito molto. Ecco spiegato il perchè di questa breve e umile shot, scritta semplicemente per celebrare il grandissimo McEwan che con questo romanzo fantastico si è guadagnato tutto il mio rispetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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