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Autore: Zalesh    27/09/2009    0 recensioni
Una serie di racconti, che per quanto mi riguarda ono verosimili, su un possibile sviluppo futuro della storia umana.
Genere: Azione, Thriller, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Michael Conner guardò fuori dai lunghi finestroni che davano sull’esterno, incredibilmente limpidi se si pensava che erano spessi quasi un metro e fatti di strati di vetro corazzato intervallato da strati sottilissimi di resistentissima fibra di carbon-kevlar. Camminava rapidamente, e nonostante la maestosità dello spazio esterno in cui si vedeva la grande Terra, origine dell’umanità, non scordava che un’emergenza gravissima era in atto, e a ricordarglielo non era solo la coscienza e il peso che gli gravava sul petto, ma anche l’alone rosso che si spandeva nel corridoio, emesso dalle luci accese di rosso che illuminavano l’intera stazione

Una atmosfera surreale da film horror pervadeva il corridoio,  a indicare che lo stato di allerta era massimo per l’ESF, situazione accaduta solo tre volte dalla sua formazione, e una sola da quando il colonnello vi era entrato come allievo ufficiale, pensò, con una stretta al cuore e alla bocca dello stomaco.

Represse quei pensieri per ritornare lucido e visualizzare la situazione in corso: il loro infiltrato scoperto, i capi della alleanza orientale in allerta e decisi ad accelerare il piano. Temeva ciò che voleva significare ma tentò di pensare a soluzioni alternative.

In quell’istante entrò nel centro di controllo della stazione, nonché centro di coordinamento delle varie azioni dell’ESF in atto in tutto il pianeta. In quelle ultime due settimane però ne aveva controllata solo una, con la maggior priorità mai vista.

Si era scoperto che l’alleanza orientale aveva messo in piedi un piano disperato e abominevole per garantirsi la vittoria sulle forze occidentali nonostante fossero ormai, a rigor di logica, senza speranze

Un piano che andava avanti da anni senza dubbio, altrimenti non sarebbero stati pronti ad attivarlo così rapidamente.

Si sedette silenzioso e meditabondo sulla  poltrona posta al centro della sala, e quasi trasalì quando una voce di donna disse alla sua destra psitica in arrivo>, ma subito si voltò verso il suo primo ufficiale, il capitano Sterzi, che gli aveva appena parlato

La voce ben conosciuta dell’agente Feniette arrivò attutita e come persa in un sogno, cosa che accadeva sempre quando non arrivava tradotta dai pensieri istantanei di colui  che comunicava. Era questa una tecnologia segreta sviluppata e da utilizzare solo in casi di estrema emergenza, infatti era costituita da un trasmettitore collegato a dei  rilevatori elettrici all’interno del cranio stesso, in grado di convertire semplici segnali nervosi in parole da trasmettere.

fallita… missione fallita… pochi minuti al rilascio dell’arma… codice alpha69zulu… agente Feniette… attivare CLP..…>

Ecco le parole che mai avrebbe voluto sentire, tanto più che conosceva l’agente Faniette da anni. Ma proprio per questo non poteva non prenderle sul serio.

Faniette chiediamo codice di conferma dispiegamento  arma>, dicce Conner, come da protocollo, con una voce atona, un’espressione neutra, e gli  occhi spenti.

Tramite un piccolo emettitore di vibrazioni, il messaggio venne recapitato direttamente a incudine martelletto e staffa dell’agente dall’interno del cranio, così che solo lui potesse sentire.

E così non c’era altra possibilità, o noi o loro, pensò Conner, quindi quasi come un automa ordinò , e le sue parole furono seguite dalla conferma indifferente della macchina, e un quadrante olografico si dispiegò davanti ai suoi  «/span>occhi, mentre sullo schermo principale apparve il CPL, nella sua mortale maestosità, che si attivava e tramite i potenti motori a impulso particellare accelerava ad alta velocità, spostandosi lungo l’orbita e frenando poco dopo esattamente sopra quell’isola della Micronesia trasformata nella macchina dell’inferno per gli occidentali, secondo il piano folle dell’alleanza ribelle, che aveva creato un virus che avrebbe attaccato tutte le persone del globo senza un particolare gene inserito nei geni di pochi prescelti dalla stessa alleanza.«/p> «p class=MsoNormal>In pratica in poche ore la popolazione globale sarebbe scesa dai quasi 7 miliardi di quell’istante a poco più che 200000 persone.«/p> «p class=MsoNormal>Mentre «span class=SpellE>Conner«/span> si ricordava ancora una volta perché«span style='mso-spacerun:yes'>  «/span>quello che stava per scatenare andava fatto, gli immensi pannelli solari del CPL si erano dispiegati e stavano assorbendo l’energia necessaria a caricare il colpo.«/p> «p class=MsoNormal>Il«span style='mso-spacerun:yes'>  «/span>CPL era l’ultimo sviluppo della tecnologia di attacco tattico, un satellite lungo quasi 100 metri, costruito in orbita dai tecnici della stessa stazione sulla quale si trovava, costituito da un acceleratore di particelle caricato a energia solare, che avrebbe preso un semplice carico di idrogeno, l’avrebbe spinto nell’acceleratore condensandolo a una densità elevatissima, e l’avrebbe infine sparato sotto forma di un fascio spesso pochi millimetri a terra.

Per quanto il fascio potesse sembrare irrisorio, l’alta densità e la velocità di fuoco che era pari a quasi metà di quella della luce, sarebbe stato in grado, a piena potenza, di creare un cratere grande quanto il  Texas.

Ovviamente il satellite era stato studiato per attacchi chirurgici, ed era in grado, volendo, di uccidere una persona in mezzo a una folla senza recarvi danno.

Purtroppo il virus sviluppato  dall’alleanza era di una resistenza mai vista, e l’unico modo era vaporizzarlo innalzando la temperatura dello stesso ad alcune centinaia di gradi. Il problema è che l’unica arma in grado di colpire era un cannone cinetico, e che per arrivare a tale temperatura si poteva usare una sola cosa, l’attrito.

Per giungere a tale potenza il cratere sarebbe stato largo 200 km e l’onda d’urto avrebbe provocato uno tzunami di proporzioni apocalittiche, per quanto fossero in grado di diminuirne la potenza tramite l’uso delle armi della stazione.

Ma la scelta era tra un milione o due di vittime, o quasi l’intera popolazione mondiale.

L’agente inviato nella struttura doveva piazzare un esplosivo all’interno della stessa, uno speciale esplosivo che avrebbe bruciato tutto ciò che c’era all’interno. Ma purtroppo il piano era fallito.

E ora Conner osservava le sue mani correre sulla consolle olografica, settando potenza e densità del colpo, e infine, con un piccolo tentennamento e un sospiro, avviare il caricamento finale.

Il satellite ci mise poco più di un minuto a caricare il colpo nell’acceleratore e nella camera di alimentazione, e infine il flusso di particelle venne sparato.

Sullo schermo principale si vide inizialmente solo una luce azzurrina, quindi le nuvole che venivano spazzate come se un vento si originasse dal raggio. E poi quel vento spazzò via anceh la terra e il mare.

Stranamente quell’arma non provocava luci accecanti o altri effetti speciali, e tutta la scena si poté vedere alla perfezione con l’ingrandimento applicato dai sensori visivi della stazione.

Pochi secondi dopo che il raggio colpì il centro preciso dell’isola la struttura si  gonfio per alcuni attimi come fosse un palloncino, perché le immense pareti di metallo corazzato resistettero. Ma durò solo un istante. La struttura non esplose, ma scoppiò esattamente come un palloncino, e l’onda d’urto si propagò subito intorno, non sulla terra ferma, perché l’isola deflagrò tutto intorno, lasciando un immenso buco, che cominciò ad allargarsi man mano che l’acqua per l’enorme calore dell’attrito evaporava formando nubi. Il buco si propagò per decine di chilometri, ma non era, ma rosso, acceso, come il fuoco, poiché il fondo marino si era liquefatto diventando magma all’istante.

Quando il profondo baratro dalle pareti liquide, di un blu intenso e dal fondo rosso fuoco smise di espandersi, aveva un diametro di poco meno di 200 chilometri, immenso, e la superficie liquida tutto intorno si increspò, in quello che dalla prospettiva della stazione era un’anda simile a quella di un sasso lanciato in una pozza d’acqua, ma che in realtà era un muro liquido che anche al largo era alto 15 metri e procedeva a quasi 800 km/h.

Il sistema automatico della stazione si azionò, e i 100 cannoni ionici entrarono in funzione, emettendo la loro massima potenza di fuoco su punti sempre diversi, strategicamente calcolati a velocità immane dal computer di bordo.

Passarono quasi20 minuti di tensione nella sala controllo, prima di vedere l’onda spegnersi e scomparire.  E da quel momento l’effetto che aveva tenuto in piedi il cratere cessò e le pareti d’acqua vennero risucchiate, o meglio caddero, verso il fondo oceanico, in un fragore che si sentì su tutto il globo, formando dense nuvole di vapore che si innalzarono verso il cielo, formando uno strato di nubi temporalesche e attraversate da centinaia di fulmini per chilometro quadrato.

Quando finalmente quel cataclisma cessò, quasi 30 minuti dopo aver avuto inizio, un immenso nulla d’acqua si stendeva dove prima erano state presenti centinaia di isolotti, per un cerchio perfetto di 200 chilometri dal punto di impatto, mentre le isole investite dalla tzunami nella sua corsa che era proseguita per quasi altri 200 chilometri prima di arrestarsi erano state cancellate come se mai nulla vi fosse esistito, rimanendo nude estensioni, più o meno grandi, di fanghiglia e nuda roccia.

disse come un automa, e pochi secondi dopo le luci della sala, come quelle dell’intera stazione tornarono della solita illuminazione neutra, quindi Conner si alzò e fece per dirigersi all’uscita, colto da crampi allo stomaco e con una tremenda voglia di stare solo.

D’improvviso però le luci tornarono rosse, l’allarme suonò, una sirena lugubre nel silenzio della sala, e Conner si voltò verso lo schermo, e le numerose scie luminose che partivano da gran parte dei paesi dell’alleanza orientale gli fecero subito capire cosa stava accadendo prima ancora che il Tenente Colonnello Sterzi parlasse.

Questo era il capitano MacFarnon, l’addetto tattico, mentre il tenente  Salizkiev subito comunicò, con il suo lieve ma marcato accento russo   missili sono dotati di testate nucleari paragonabili alle vecchie Mark 12>

Un istante dopo i 20 cannoni da intercettazione a lungo raggio della stazione presero a far fuoco, distruggendo a ogni colpo un missile, ma si notò subito quanto la situazione era disperata.

I sistemi a terra erano inutili, infatti i missili non erano agganciabili tramite sensori, grazie a difese antirilevamento, come comunicato da Salizkiev, e solo i loro cannoni, essendo capaci di colpire direttamente, senza tempo di intercettazione come per i missili terra-aria, erano in grado di fermare quei missili.

disse MacFarnon, con una nota di  rammarico nella voce, o meglio una nota di disperazione.

Conner parlò, quindi barcollò e ricadde sulla poltrona, immaginando che danni avrebbero fatto quei  missili, qualcosa da far impallidire il loro precedente attacco.

Sullo schermo comparve un vero sciame di caccia orbitali di ltima generazione, usciti dagli hangar della stazione, che puntarono a tutta velocità verso l’atmosfera.

Ma una luce a terra, al livello dell’Europa centrale, distrusse ogni speranza.

signore… ora Parigi, Roma, Milano, Mosca, Pretoria, Pietroburgo…> e alla fine Salizkiev smise di elencarle e si bloccò, come tutta la sala controllo, a osservare gli ormai numerosissimi brillamenti atomici che si diffondevano a macchia d’olio sul territorio dell’unione delle nazioni.

Africa, Europa e Russia sembravano un macabro albero di natale mentre sempre più missili giungevano a destinazione, colpendo i loro obiettivi. Unico territorio lasciato intatto, probabilmente perché troppo difficile da colpire erano state le americhe, ma proprio mentre quel pensiero sfiorava la mente di Conner e degli altri come una vaga speranza, una luce più grande degli altri sbocciò sulla costa orientale dei vecchi stati uniti.

america, New York signore, i rilevamenti dicono utilizzando una carica al plutonio a terra, probabilmente non trasportata da missile>

Sulle guancie del rude colonnello scesero per la prima volta da anni lacrime, lacrime di disperazione, mentre i brillamenti andavano scemando, mostrando vaste aree trasformate in desolati deserti.

terra….> disse ora, fievole

Il tenente colonnello sterzi alzò gli  occhi dallo schermo che stava osservando <signore… il centro si trovava a Parigi… non c’è più…>, disse semplicemente, non più capace quindi di trattenersi, scoppiò in muti singhiozzi, suo fratello e suo padre erano proprio in quella città.

ora era Salizkiev a parlare, dopo minuti di silenzio, e senza attendere risposta lo decriptò e lo inviò al capitano

 

Al colonnello Conner, dallo stato maggiore militare e dagli organi di governo dell’unione delle nazioni,

 sappiamo che non potrete nulla per evitare il disastro che sta per compiersi. Come nostro ultimo atto quindi designiamo lei comandante in capo delle forze dell’ESF, e la dottoressa Writer presidente dell’unione delle nazioni. Missive di informativa sono state inviate anche ai civili designati quali ministri straordinari in attesa che il nuovo presidente scelga di confermare le loro cariche o li sostituisca. Per le cariche militari invece confidiamo nella sua esperienza e buon senso. Che Dio sia con voi.

Ammiraglio in capo dell’ESF Gilderoy, è stato un onore e un piacere averla al mio comando e com amico.

Addio.

 

Terminato di leggere il messaggio, la consolle di Salizkiev lampeggiò ancora

signore… chiedono un cessate il fuoco e di poter parlare>

A quelle parole, sullo schermo principale, al posto della visuale esterna, comparve un uomo dai tratti asiatici, pareva anziano, indossava abiti civili.

<Colonnelo Conner, sono il dottor Ishjama, chiediamo un cessare delle ostilità immediato… L’esercito dell’alleanza orientale ha sollevato i capi sopravvissuti al vostro attacco dal comando, sono stato nominato Presidente dell’alleanza ad interim… basta con quest atrocità… a nome del mio popolo… la supplico>

Tutto si era aspettato fuorché questo, ma pensandoci ora, la mente resa più lucida dalla sorpresa, era una reazione comprensibile.

tutti….> disse, semplicemente, come se parlasse a un vecchio amico.

disse annuendo, grave, Il generale Conner, quindi dopo aver chiuso la trasmissione e dato ordini di mandare il trasporto, stanco come mai era stato, uscì dalla sala e andò a parlare con il nuovo presidente dell’Unione delle nazioni.

 

  
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