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Autore: Marge    28/09/2009    5 recensioni
La storia d'amore fra Rei Hino e Chiba Mamoru. Una serie di Missing Moments ambientati tra l'episodio 15 e l'episodio 38 della prima serie, con un Point of View ovviamente di Rei, a partire dal primo incontro con Mamoru, fino alla decisione di lasciarlo ad Usagi.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei/Rea
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE:
1- Questa fanfic si inserisce nella prima serie dell’anime, tra gli episodi 15 ed il 38. Li ho riguardati tutti attentamente per evitare di creare grosse divergenze, tuttavia a volte ho adattato alcuni piccoli particolari per il funzionamento della fanfic, spero che siate clementi. Ad ogni modo ho realizzato dei piccoli riassunti di ognuno, che trovate qui.
2- Mamoru Chiba letteralmente vuol dire “Colui che protegge”.




***

Quella giornata si stava rivelando un vero disastro. Appena sveglia, Rei aveva immediatamente percepito il ticchettare leggero sul tetto sottile della sua stanza, all’interno del tempio; e la luce, che solitamente inondava la sua stanza di prima mattina, si nascondeva dietro grossi nuvoloni grigi. Si era alzata sospirando: finalmente una domenica, un giorno libero dalla scuola e dagli impegni più urgenti, ed il tempo decideva di non collaborare!
Sbuffando aveva fatto colazione, sorbendosi un discorso infinito del nonno su una serie di impegni solenni (che includevano, naturalmente, anche il telefilm delle quattro, sacrosanto per il vecchietto; il che significava che lei avrebbe dovuto intrattenere una ventina di turisti urlanti in visita al tempio al posto suo).
“Ma…io dovrei uscire con le mie amiche!” ribatté Rei; non era vero: avrebbe passato il tempo alla sala da giochi di Motoki, sperando che quel suo amico tanto carino, Chiba Mamoru, si facesse vivo. Aveva scelto dalla sera prima l’abbigliamento adatto per convincere il ragazzo a chiederle un appuntamento (minigonna, calze spesse, magliettina un po’ scollata), ed era sicura che avrebbe saputo manovrarlo a dovere, fino ad ottenere proprio ciò che voleva. “Potrai uscire dopo, del resto non ti sto chiedendo che un’ora” rispose il vecchietto, serafico. Nulla lo avrebbe smosso, non quando si trattava del suo telefilm preferito, la cui protagonista era una stupida idol neanche diciottenne che il nonno adorava.
In quel momento entrò Yuichiro, con i soliti capelli spioventi a coprirgli gli occhi e la scopa in mano. “Buongiorno Maestro!” esclamò entusiasta. Sempre sorridente, quello stupido. Si accorse di lei e le rivolse un gran sorriso, ma prima che potesse aprir bocca nella sua direzione, Rei aveva imboccato la porta e si era dileguata. “Rei-saaaaan!” sentì in lontananza, ma lo ignorò.

***

Qualche settimana dopo, Rei era impegnata, come ogni sabato pomeriggio, con i bambini in visita al tempio.
“Hino-san, ci racconti di nuovo la storia della Principessa della Luna, Tsuki no Princess?”
Rei sorrise alla domanda di Hideki, il bimbo di sei anni non saltava un incontro al tempio.
“Ma Hideki-chan, l’avrò ripetuta almeno dieci volte!”
“Però la mia amica Miki-chan non l’ha mai sentita” ribatté il bambino, sorridendo furbescamente, ed indicò una bambina al suo fianco, con le treccine. Rei sapeva fin dall’inizio che non sarebbe riuscita a scappare all’onere, e si preparò a raccontare. Anche a lei piaceva molto quella leggenda, soprattutto la storia d’amore tra i due protagonisti; raccontando la storia conosciuta così bene, lasciò che le parole sgorgassero involontarie dalle sue labbra e vagò con la mente; immaginò il principe, moro, alto, con gli occhi dal taglio perfetto, scuri e profondi; e le sue labbra, sorridenti, un po’ strafottenti ma così invitanti…si accorse di essere rimasta a bocca aperta ed in silenzio. “Hino-san, che succede?” chiese un altro bambino.
“Scusate, mi sono distratta…” scosse la testa e si diede dell’idiota. Aveva confuso il principe con…con Chiba Mamoru; mentre raccontava, il suo viso le era apparso davanti nitido, nei panni del principe.
“Tu ce l’hai un principe, Hino-san?” chiese una voce di bimba. Senza volere, Rei arrossì.
“Stupida, si dice fidanzato, non principe, Miki-chan!” si intromise Hideki. “Io sono il tuo fidanzato, non il tuo principe!”
I bambini scoppiarono a ridere ed ad urlare: “Miki e Hideki sono fidanzati! Miki e Hideki si sposeranno!”. Rei rise con loro ed approfittò della distrazione per calmarsi.
Si vedeva con Mamoru da qualche tempo; come aveva previsto, era riuscita a farsi chiedere di uscire, attuando la sua tattica segreta, che Usagi aveva maliziosamente apostrofato come “una gatta in calore che si strofina miagolando”; ma Rei sospettava solo che l’amica fosse gelosa, nonostante continuasse a dichiarare ai quattro venti di odiare quel ragazzo. Ami si era scandalizzata al solo sentirle parlare di qualcosa del genere, e si era allontanata tutta rossa in viso.
“Del resto, se a te piace quell’idiota, sei solo tu a rimetterci…”
“Almeno io avrò un ragazzo, non come te, piccola scema!”
“Per me c’è solo Tuxedo Kamen!”
“Ma se non ti guarda neanche! Arriva, lancia due rose e scompare nuovamente!”
“Arriva per salvarmi!”
“Questo lo dici tu…”
Come al solito avevano ricominciato a litigare, ed infine a menar le mani, strappandosi i capelli; solo Luna era riuscita a farle tornare tranquille, ricominciando a parlare della loro importantissima missione, della Principessa che dovevano trovare e proteggere, del Cristallo d’Argento.
Quando i bambini andarono via, Rei si sedette sui gradini del tempio, avvolta nel grande costume da sacerdotessa, pensierosa. Era possibile chiamare Mamoru il suo ragazzo? Erano usciti tre volte, tre domeniche, e lui l’aveva portata in un parco a passeggiare, poi al Luna Park, ed infine in una caffetteria dove le aveva offerto un buonissimo trancio di torta. Era sempre molto gentile, e simpatico, ed era divertente perché aveva un fine senso dell’umorismo. Rei aveva cercato quanto più possibile di mostrarsi entusiasta e felice delle situazioni, ridendo con lui, sforzandosi di dire cose intelligenti, il che non era facile, vista la grande differenza di età fra loro. Le sembrava che tutto fosse andato per il meglio; Mamoru, l’ultima volta, le aveva promesso che l’avrebbe portata a vedere il mare, non appena si fosse presentata la giornata giusta.
Eppure non l’aveva ancora baciata. Si era presentata l’occasione, eccome: al parco, quando si erano ritrovati soli sulla panchina, senza mamme e bambini e anziani con cani al guinzaglio intorno, oppure al Luna Park nella casa-labirinto, o quando l’aveva riaccompagnata a casa, e davanti ai gradini del tempio lei aveva riempito il silenzio di frasi sceme e sconclusionate, aspettando che si avvicinasse; ma Mamoru era stato più che corretto.
Eppure credeva di piacergli, o non le avrebbe chiesto di uscire tutte quelle volte, no?
Ma non era solo questo: Mamoru sembrava vivere su un altro pianeta, con la testa da tutt’altra parte. Diventava improvvisamente pensieroso e sofferente, a volte, e ne riemergeva, dopo esser stato richiamato ripetutamente, per intervenire con una delle sue battute: era quasi chiaro che il suo umorismo doveva servire solo a distrarre l’interlocutore dalla sua assenza, e riprendere il suo posto nel mondo reale mentre l’altro rideva. E succedeva spesso.
Rei aveva cercato in tutti i modi di non farlo assentare. Una volte gli aveva chiesto se si stesse annoiando, lì con lei, ma lui aveva risposto, sorridendo con una dolcezza che non gli aveva ancora mai visto: “No, anzi. Mi fa bene, essere qui con te.”
Lì per lì Rei aveva creduto che quell’espressione affettuosa fosse stata per lei. Ma ora, ripensandoci, aveva capito che anche la sua dolcezza era rivolta altrove; ed i suoi occhi erano persi in chissà quale orizzonte, del quale lei non faceva parte.
Ma perché?
E poi c’era stato quell’episodio. Rei aveva incontrato Mamoru da Motoki, al Crown. I due ragazzi ridevano e scherzavano, e Rei si era avvicinata a salutare, non sapendo bene quale grado di intimità dovesse mostrare con Mamoru, davanti agli altri; e poi era seguita a ruota da una Usagi lamentosa perché affamata, e da Ami, silenziosa come sempre, ma dallo sguardo vigile e critico, e voleva evitare battute e commenti sarcastici. Il gruppetto era rimasto un attimo a chiacchierare, poi Usagi si era subito allontanata, infastidita proprio dalla sua presenza. Ed improvvisamente, Mamoru si era accasciato su se stesso, ammutolendo, come preso da un forte dolore. Motoki e lei stessa si erano preoccupati moltissimo, ma il ragazzo si era subito rialzato, e mormorando una scusa su un improvviso mal di testa, era scomparso. Rei aveva trovato tutto alquanto strano.
“Forse ha qualche strana malattia.”
Sapeva che era solo, senza genitori, deceduti in un incidente quando era molto piccolo; aveva interrogato a dovere Motoki sui trascorsi di Mamoru. “Forse è solo una persona particolare per via del suo passato.”
Forse, forse…
Sospirò, perché Mamoru le piaceva, ed anche molto. Il suo solo nome bastava a farla sentire più sicura, e il ricordo del suo viso era piacevole. Rei desiderava con tutta se stessa vivere intensamente il suo primo amore. Era o non era la guerriera della passione? Anelava a qualcuno con cui dividere la propria vita, il suo sentire le emozioni di giorno in giorno, le piccole cose che amava: il tempio silenzioso in cui il fruscio delle foglie rivelava il passo del visitatore, il gracchiare dei corvi, forse sinistro ma ormai sinonimo di casa, per lei; e desiderava conoscere la sua vita, le mille sere che Mamoru passava da solo nel suo moderno appartamento, ed il suo mondo universitario, gli studi difficili, i suoi sogni e progetti per il futuro; e soprattutto, quello che gli passava per la testa, il mondo segreto nel quale entrava quando si assentava da quello reale. E poi Rei voleva piacere, voleva baciare, voleva sentire un altro corpo abbracciato al suo, ed il corpo di Mamoru prometteva di essere molto piacevole.
Eppure sembrava tutto così difficile, così insicuro; e non era sicura di sentire il grande entusiasmo che credeva dovesse caratterizzare ogni storia d’amore, almeno all’inizio, per decollare.
La testa le crollò fra le gambe, sconsolata. “Quanti grattacapi, Chiba Mamoru!”
Sentì alle sue spalle un rumore di passi. “Rei-san, tutto bene?”
Era Yuichiro. Si alzò sgranchendosi. “Sì, Yuichiro, tutto bene” sospirò. “Vado dentro, sicuramente il nonno avrà bisogno di me.”
“Domenica prossima lo chiamerò io, e gli proporrò di fare qualcosa insieme” concluse fra sé e sé mentre rientrava. “Magari è solo quel tipo di ragazzo che dev’essere un po’ stimolato!”

***

L’unico pensiero fisso di Rei, mentre si trascinava a casa tutta dolorante, era il bagno caldo in cui presto sarebbe stata immersa. Era stata una di quelle giornate dense di emozioni di ogni genere, e, sopra tutte, la sorpresa per la scoperta di Usagi, la scoperta di Mamoru, della loro vita passata, ed insieme il dolore per un’inevitabile conclusione... Scacciò dalla testa il dolore del cuore, rinchiudendolo, almeno per il momento, in un angolino remoto di se stessa. Aveva contusioni ovunque, si sentiva debole, con una leggera nausea, e avrebbe dovuto giustificare tutto questo al nonno e Yuichiro, per isolarsi quando prima in camera propria, e riflettere con un po’ di calma.
Poco dopo, sotto il getto dell’acqua bollente della doccia, si lasciò il tempo di riordinare le idee.
“Usagi è la Principessa che stavamo cercando” fu il primo pensiero, il più sorprendente. Lei e le altre, il gruppo al completo per la prima volta, si erano precipitate alla Star Tower, e l’avevano trovata così, inginocchiata davanti a Tuxedo Kamen, in lacrime; e subito dopo, aveva pronunciato incomprensibili parole –l’aveva chiamato con un altro nome-, dalle sue lacrime era comparso il Cristallo d’Argento, e si era trasformata in Principessa. Le spiegazioni erano giunte più tardi, per bocca di Luna, ma, in quel preciso istante, a Rei era sembrato di ricordare qualcosa, vagamente, come una luce accesa nella sua mente bruscamente per una frazione di secondo, e poi subito spenta. Il nome che la Principessa aveva ripetuto, Endymion, le aveva rievocato qualcosa, senza che sapesse definire meglio cosa.
Solo dopo lo aveva visto: Mamoru. Mamoru Chiba, quel ragazzo universitario un po’ strano, con il quale usciva da oltre un mese, protagonista indiscusso delle sue fantasie romantiche, dei suoi sogni per un futuro pieno d’amore.
Proprio lui, con indosso i panni di Tuxedo Kamen.
Lì per lì la sua mente aveva rifiutato di capire ciò che era chiaro alla vista, ma le altre, che non avevano motivo di rifuggire una verità tanto triste, si erano comportate di conseguenza, e così aveva capito: Mamoru era Tuxedo Kamen, quel Tuxedo Kamen che accorreva ogni volta che Sailor Moon si trovava in difficoltà, per salvarla a costo della sua incolumità; ed infatti, si trovava privo di sensi, sanguinante e senza forze, a terra. Lo spettro della sua morte aveva risvegliato Serenity in Sailor Moon, e non solo perché lui fosse Tuxedo Kamen: era anche Endymion, il grande amore della Principessa.
“Lui lo sapeva” fu la sua prima conclusione. Non poteva essere un caso che Usagi e Mamoru si trovassero nello stesso momento, proprio nel luogo dove Jadeite aveva deciso di attaccare per entrare nuovamente in possesso dei Cristalli dell’Arcobaleno. Mamoru seguiva Usagi per proteggerla. Poi però le tornarono alla mente i racconti che Usagi aveva fatto loro, poco prima di separarsi: Mamoru non sembrava sospettare niente, mentre i nemici, loro sì, avevano architettato tutto per ingannarlo. E lei si era trovata lì per sbaglio, aveva seguito Mamoru preoccupata perché aveva capito che era ferito ad una spalla, e gravemente. Mamoru seguiva i Cristalli dell’Arcobaleno come per istinto, cercando la sua verità, qualcosa che per il momento gli era ancora del tutto sconosciuta.
Scosse la testa e spense l’acqua. Stava facendo molta confusione, i pensieri le si affastellavano nella mente, i ricordi degli attacchi subiti, così forti rispetto ai soliti combattimenti con gli Youma, i racconti di Luna sul Regno d’Argento, le scene sfocate che le tornavano alla mente dalla sua vita passata, come un vecchio film in cui a malapena si distinguono i volti dei personaggi. Minako, la nuova guerriera Sailor, sembrava saperne di più. Annuiva convinta ad ogni nuova rivelazione di Luna, e le aveva incitate a perseguire ancora la loro missione, proteggere Usagi, e salvare la Terra. Ma non aveva parlato di Endymion. Chi era?
Possibile che ciò che erano stati nella vita precedente, potesse continuare anche in quella attuale, imporsi con i suoi sentimenti e caratteri su loro, che in fin dei conti, erano solo un gruppo di ordinari ragazzi? Luna aveva specificato che se il Regno delle Tenebre non fosse tornato ad attaccare la Terra, nessuna di loro si sarebbe risvegliata come Senshi, ed avrebbero avuto una pacifica vita normale, come tutti. E Mamoru? Se non fosse stato costretto, avrebbe ricordato Serenity? Avrebbe sacrificato la sua vita e la sua libertà per…per Usagi?
Per un momento si ritrovò ad odiare se stessa, odiare i suoi poteri, e le loro vite passate, la missione, e soprattutto il Regno delle Tenebre: se nulla di tutto questo fosse esistito, forse Mamoru sarebbe diventato il suo ragazzo senza alcun problema, sinceramente, senza nulla da nascondere o nulla di così importante per cui rischiare. Una semplice storia d’amore normale, come una qualsiasi quattordicenne.
Si infilò nella vasca piena d’acqua bollente, traendone beneficio per i suoi muscoli maltrattati. Si rilassò e cercò di godersi il momento, ma un nuovo pensiero la invase. Dov’era Mamoru?
“Non so neanche se sta bene, o se si è risvegliato! Io sto qui a lamentarmi di Usagi e di tutte le altre sciocchezze, mentre lui è chissà dove, da solo, in un luogo nemico in mezzo a persone tanto cattive!”
A stento frenò una lacrima. Turbata, immerse il viso nell’acqua, lasciandone fuori solo gli occhi. “Come posso fare per rivederlo…? Come posso fargli sapere che faremo di tutto per liberarlo…?”

***

Usagi era intrattabile, piagnucolante, silenziosa ed assente, così diversa dalla solita. Ma sempre una sciocca immatura: a cosa poteva servire piangere? Rei aveva interrogato a lungo il fuoco sacro, per scoprire dove fosse tenuto rinchiuso Mamoru, ma su di lui riceveva solo informazioni sfocate e poco nitide, come se il fuoco non riuscisse del tutto a trovarlo. Forse dipendeva dal fatto che era ancora sotto le spoglie di Tuxedo Kamen, o forse, qualcosa di peggio…
“Devi smetterla di piagnucolare, hai capito? Piuttosto, pensa a qualcosa da fare!”
“Ma Reiiiii! Come faccio…non ho la forza di pensare a nulla!”
“Non hai il cervello per pensare a nulla…” sottolineò Rei fra sé e sé, ma senza farsi udire: Usagi avrebbe preso a piangere ancora più forte, e sarebbe diventato difficile non cedere all’istinto di strangolarla.
“E lui la ama!” fu il suo pensiero, forte come una coltellata. Guardandola così, sgocciolante dal naso e seduta su uno scalino, sgraziata, scomposta, rossa in viso e negli occhi, non avrebbe mai potuto crederlo.
Eppure Usagi aveva odiato quel ragazzo, Mamoru; ma appena scoperto che in realtà era Tuxedo Kamen, era cambiata; e la Principessa che era in lei aveva ricordato con forza l’amore per Endymion, o Usagi non sarebbe stata in quelle condizioni, ora. Era sempre stato chiaro che Tuxedo Kamen avesse un debole per Sailor Moon, ed Endymion era stato innamorato della Principessa: e se anche in lui, come in lei, si fosse risvegliato quell’amore? Possibile che un semplice ricordo (perché di quello si trattava, solo un ricordo e neanche uno come tutti gli altri, dal momento che proveniva da una vita precedente) potesse di colpo far scordare a Mamoru lei, Rei?
Prima di tutto era un semplice ragazzo: era Mamoru Chiba. Endymion era solo ciò che era stato.
Sarebbe bastato questo a convincerlo a tornare lo stesso di prima? Ad uscire nuovamente con lei?
Makoto le aveva detto di reagire. Ma cosa doveva fare? Non aveva in mano alcuno strumento, se non la forte convinzione che, se il Regno delle Tenebre non fosse mai esistito, lei non avrebbe dovuto star lì ferma, a vedere Mamoru andar via verso quella sciocca di Usagi, solo per una stupida vita passata. “Stupida vita passata!” rimarcò nella sua mente.
Il Regno delle Tenebre attaccò nuovamente pochi giorni dopo. Rei, con Makoto ed Ami, giunse appena in tempo per aiutare Venus e Moon, attaccate da uno Youma nascosto nel corpo di una famosa parrucchiera. Ma il mostro non era solo: Tuxedo Kamen era lì con loro, ed attaccava Sailor Moon senza remore. La scena provocò un singulto violento nel corpo di Rei. Minako la avvertì subito che Mamoru non era lo stesso: passato al Regno delle Tenebre, voleva essere chiamato Endymion, ed il suo unico fine era ottenere il Cristallo d’Argento.
Eppure, anche in quell’occasione, evitò di far del male ad Usagi. Rei lo osservò bene: il suo tono era perentorio, ed i suoi modi violenti, ma non le fece che qualche graffio, evitando appositamente di farla fuori, il che era invece il principale scopo di Zoisite.
A cosa gli serviva ancora il Cristallo d’Argento? Non aveva forse detto, una volta, che era l’unico strumento per ricordare il proprio passato? Ora l’aveva trovato: Endymion, e Serenity. Era tutto chiaro. Cos’altro desiderava…? La battaglia terminò e Tuxedo Kamen scomparve, insensibile ai piagnistei di Usagi, ed al suo richiamo.
Non l’aveva guardata neanche per un momento. Rei si sentiva così giù che avrebbe solo voluto correre a casa e buttarsi a piangere sul cuscino, ma i suoi doveri di Sailor Mars, ed il forte orgoglio, la tennero immobile al fianco delle altre. Sistemate le ragazze del salone di bellezza, che per fortuna non si erano accorte di nulla e non avrebbero ricordato i terribili momenti, Usagi proruppe: “”Sapeste come sono contenta che Tuxedo Kamen sia vivo e stia bene!”
Le ragazze rimasero sconcertate di fronte a tanta allegria a seguito di una rivelazione tanto triste, ma Artemis notò che Usagi sembrava veramente cambiata; Makoto appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Rei, incitandola a farsi forza. Rei le sorrise annuendo, ma dentro di sé sentì crollare qualcosa. Usagi continuava a blaterare, con le guance rosse e gli occhi luccicanti: “Non so che trucchi abbiano usato ma i nostri nemici, sono riusciti a trasformare Tuxedo Kamen in un terribile avversario…però sono certa che con il nostro amore e la nostra amicizia riusciremo a rompere l’incantesimo!”

***

“Il suo amore romperà l’incantesimo. Sarà davvero così.”
La consapevolezza giunse chiara una notte d’insonnia. Il vento forte sibilava tra i pannelli leggeri della casa del tempio, e gli uccelli gracchiavano senza sosta, irrequieti come lei. Non aveva il coraggio di uscire dalle coperte per il freddo, ma era sicura che, se non avesse trovato in fretta qualcosa da fare, sarebbe rimasta tutta la notte a fissare il buio ed il silenzio, ripercorrendo nella sua mente tutti gli episodi: le sue uscite con Mamoru, il suo strano rapporto litigioso e divertente con Usagi, il suo comportamento ambivalente, e poi le incursioni di Tuxedo Kamen, che giungeva sempre a salvare Sailor Moon, ovunque ella si trovasse, come se avesse uno speciale campanello d’allarme settato esclusivamente su di lei. Quelle due anime, entrambe così imperfette, erano riuscite a ritrovarsi dopo secoli e dopo un’incarnazione in corpi che avevano ruoli molto diversi da quelli originari; eppure, si erano trovate.
Usagi. Mamoru. Sailor Moon. Tuxedo Kamen. Serenity. Endymion.
“Basta! Se non mi alzo, comincerò ad impazzire e domani mattina il nonno mi troverà appesa a testa in giù sul lampadario!”
Gettò le coperte di lato con un sol gesto, pentendosene subito dopo per il freddo improvviso, ma risoluta si alzò ed infilò le ciabatte; si avvolse in una coperta e spalancò il pannello della sua stanza, decisa a recarsi nella stanza del Fuoco Sacro per trovare un po’ di pace.
Quasi le venne un infarto quando sentì una forte risata di donna provenire dal salone.
“Possibile che il nonno abbia portato qui una…” si chiese, incuriosita e sdegnata al tempo stesso. Si avvicinò di soppiatto, cercando di non far rumore. La risata si sentì nuovamente, insieme a concitate voci. “Ma quanta gente c’è in casa…?”
La stanza era in penombra, illuminata solo dalla luce azzurrina della televisione accesa. Rei tirò un sospiro di sollievo quando capì che le voci provenivano solo dal programma televisivo. Si avvicinò: “Nonno, cosa stai guardando..aaaah!” “Shh! Rei, cosa urli…!”
“Yuichiro! Cretino! Mi hai fatto venire un infarto! Credevo fosse il nonno!”
“Ma se tuo nonno va a dormire alle otto e mezza al massimo!”
Yuichiro, prontamente, abbassò il volume della televisione e rimase a guardarla. Rei si strinse nella coperta. “Cosa fai in piedi a quest’ora?”
“E tu, perché giri per casa come un fantasma?”
“Non riuscivo a dormire…” confessò, abbassando lo sguardo.
“Sei triste?”
Eh? Che Yuichiro avesse capito tutto? Generalmente sembrava vivere su tutt’altro pianeta…
“Di solito mi tratti malissimo e mi eviti, invece ora stai rimanendo qui ed hai assunto un tono quasi da rivelazione. Vuol dire che è successo qualcosa di grave” spiegò il ragazzo, vedendo la sua espressione interrogativa.
“Idiota!” proruppe. “Non ti confesserò proprio niente! Le mie storie sono private, e non verrei certo a raccontarle a te!” Sapeva di essere stata cattiva. Yuichiro avrebbe preso molto male quell’allusione ai ragazzi, dei quali avrebbe indossato volentieri i panni. Ma rimase a fissarlo con lo sguardo infuocato, senza far vedere che si pentiva di ciò che aveva appena detto.
Yuichiro, infatti, si girò e alzò nuovamente il volume della televisione, ricominciando a seguire uno stupido film di dieci anni prima.
“Sei libera di fare ciò che vuoi, Rei” disse ad un certo punto. “Volevo solo offrirti il mio appoggio. Di più non posso, e poi tu non vuoi. Però sai che io ci sono sempre, per te.”
Rei avrebbe voluto sotterrarsi per la vergogna. Tante volte aveva sfruttato Yuichiro per ottenere da lui i favori più disparati, sapendo che non avrebbe rifiutato, perché aveva una cotta per lei. Ma non era mai stato così sincero, e lei aveva sfogato un'altra volta su di lui la sua frustrazione.
“Mi piace un ragazzo” sussurrò, a fatica, “ma lui ama un’altra. Ha rischiato la vita per lei. Ora si trova nei guai per lei. Non mi guarda più. Per lui, io non esisto più.”
“Ma tu lo ami?” chiese Yuichiro. Rei si domandò se lo avesse chiesto per aiutare lei, o per dare una speranza a se stesso.
“Non lo so…” mormorò in risposta, ma sentì una lacrima sgorgarle e scendere lungo la guancia.
Yuichiro si alzò e poco dopo, il tempo di tentare di asciugare le altre lacrime che le stavano rigando il viso, se lo ritrovò accanto con un bicchiere d’acqua in mano.
“Bevi” disse.
Si sedette nuovamente e parlò rivolto alla televisione, che bisbigliava sullo sfondo di quel momento così inusuale: “Succede. Ci piace una persona, e quella persona ci rivolge delle attenzioni; lo fa per egoismo, perché se ne approfitta, o magari semplicemente perché con noi sta bene, ma poi trova un’altra persona, e sa che è quella giusta. Non ci possiamo fare nulla.”
Rei non disse nulla; Yuichiro sembrava aver appena descritto esattamente la loro situazione, ribaltata. Del resto, non era per cattiveria pura e semplice che lei aveva ignorato le avances di Yuichiro per tutto quel tempo: semplicemente, non lo amava. E se anche qualche volta lo aveva sfruttato, lo aveva fatto solo perché era una stupida ragazzina immatura.
Ma Mamoru non era così: Rei avrebbe giurato che non si era preso gioco di lei. Era una persona sincera. Ed era, inevitabilmente, innamorato di un’altra. Che lo ricambiava.
Si accovacciò, avvolta nella coperta, e le lacrime ripresero a sgorgare, ma non fece nulla per fermarle. Pianse perché aveva capito che avrebbe dovuto dimenticarlo, e lasciarlo ad Usagi; non avrebbe fatto la parte della guastafeste, o della cattiva. C’era già abbastanza odio, nel mondo ed in quella città, senza che lei ne aggiungesse del proprio, per puro egoismo.
Se Yuichiro sentì che stava nuovamente piangendo, non lo diede a vedere, ma rimase a guardare la televisione finché Rei non si fu ripresa, asciugata il viso e seduta accanto a lui a fissare la TV, sebbene i suoi pensieri fossero altrove. Poco dopo sorse il sole, e si spostarono in cucina, a preparare la colazione.

***

Il gruppetto decise di passare qualche giorno sulla neve, a casa di Yuichiro, che come al solito si era gentilmente offerto, con la scusa di allenarsi. In realtà, Rei aveva voglia di avere una piccola rivincita su Usagi; da quando aveva intimamente deciso di lasciarle Mamoru, voleva dimostrare, a se stessa più che qualcun altro, che comunque lei era migliore di quella piagnucolona; voleva convincersi che Mamoru avrebbe perso qualcosa di importante, decidendo di stare con Usagi, e non con lei.
E poi, Yuichiro sembrava molto contento di accompagnarle, e Rei voleva farsi perdonare, e ringraziarlo per l’appoggio notturno. Avrebbe colto l’occasione per raggiungere entrambi gli scopi, ed in più avrebbe vinto il titolo di Miss Principessa della Luna sulla neve, il che avrebbe carezzato abbondantemente il suo ego ferito.
La neve scintillava sotto il sole in maniera abbacinante; la giornata era tersa e limpida, e Rei si sentiva sempre meglio. La pista scorreva veloce sotto i suoi sci, e sentiva di avere la vittoria in pugno.
Finché Usagi, come al solito, non riuscì a rovinare tutto. Capitombolando come una bambina, incapace di affrontare la pista che aveva scelto per puro esibizionismo, rischiava di rompersi l’osso del collo, costringendo Rei a starle dietro ed urlarle di rallentare. Ad un certo punto, strane pareti di ghiaccio cominciarono a sorgere dal nulla, cercando di stritolarle; Rei era riuscita a gettarsi su Usagi e, cadendo di lato, a mettere entrambe in salvo, ma ora si trovavano in trappola: la neve le circondava su tutti i lati, impedendo loro di tornare in superficie e tornare a casa. Nel frattempo stava calando l’oscurità, e Usagi come al solito piagnucolava.
Mentre cercava di arrampicarsi, Rei sentì ad un tratto una dolce musica, malinconica. Usagi si era accovacciata a terra, ed ascoltava il piccolo carillon a forma di stella che le aveva regalato Tuxedo Kamen. Si sentiva sola, e lo utilizzava per tirarsi su. Usagi aveva un piccolo amore nel cuore che era capace, come una piccola fiammella, di scaldarla sempre; forse per questo riusciva, nonostante tutte le difficoltà, ad essere sempre allegra e positiva: aveva un amore da coltivare. Rei ripensò a tutte le sue riflessioni delle ultime settimane, il suo continuo chiedersi se Mamoru teneva a lei, dove stava andando il loro rapporto, quando sarebbe successo qualcosa di più. Non erano state settimane serene: non era quello, un amore da vivere a quattordici anni, un amore bello.
Sospirando si sedette vicino a lei.
Era giunto il momento di dirle che il suo amore era finito.
  
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