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Autore: Gobra1095    29/09/2009    2 recensioni
Asteria lo odiava. Ma come si può odiare qualcuno che si conosce appena? Lei non lo conosceva, non poteva di certo capire. Nessuno può capire se non sa.
Asteria odia Draco, e l'odio non fa che intensificarsi quando lui le chiede la mano. Una convivenza difficile, tra litigi e scoperte, e sentimenti e canzoni. Una piccola pazzia che dovete concedermi.
[Draco/Asteria]
Genere: Romantico, Comico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella Costellazione Dello Scorpione Capitolo 2°

Nella costellazione dello Scorpione

Scusatemi per aver aggiornato così tardi, solo che tra la scuola, l'ispirazione e il tempo di farla corregere... beh, sono arrivata solo adesso.
Spero che questo capitolo vi piaccia, vedremo Asteria e Draco insieme, o meglio la prima (s)vista.
E adesso voglio ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, cioè:
Mimi18: emh, non posso risponderti, ma una risposta l'avrai, cioè riguardante Daphne, mentre Luna dovrai aspettare un pò. Per adesso, cioè per lo scorso capitolo, Draco è completamente inesistente nella vita di Asteria, è solo un amico di Daph. Perciò non ha ritenuto necessario parlare di lui, ma ora... couf, ti lascio alla lettura, sennò ti rovino il capitolo.
 confettina: tranquilla, anzi, devo chiederti perdono io per aver aggiornato così tardi. Comunque, la cosa di Luna è qualcosa di completamente nuovo e complicato per quest'ultima, anche perché di solito è Stella a chiedere aiuto a Luna, e non il contrario. Spero che questo capitolo ti piaccia più del precedente =)
Buona lettura,
Mia

Capitolo 2° La festa

I close my eyes
And the flashback starts
I'm standing there
On a balcony in summer air
See the lights
See the party, the ball gowns
I see you make your way through the crowd
And say hello, little did I know
That you were Romeo, you were throwing pebbles

chiudendo i miei occhi il flashback inizia: 
sono lì in piedi, 
su una balconata, c'è aria d’estate 

vedo le luci, 
vedo la festa, 
gli abiti da ballo 
vedo te che ti fai strada 
fra la gente e dici ciao 
sapevo così poco del fatto che 

tu fossi Romeo e che 
stavi tirando sassolini 

Love story Taylor Swift

Daphne mi sorride radiosa, gli occhi azzurri splendono sembrano essere dotati di luce propria, e i capelli morbidi le ricadono nelle spalle. Da quando è uscita con Blaise quel giorno è leggermente frizzante.

In questo periodo ha iniziato persino a spezzare i muri che ci separavano: ha iniziato a parlarmi dei suoi problemi, dei suoi desideri, come se fossi la sua unica confidente.

Questo mi ha fatto sentire degna di nota, importante per qualcuno.

Non mi ero mai sentita così, come se possedessi un potere che và al di là di ogni potere.

Ho finalmente scoperto gli intrecciati problemi di Daph, che lei avrebbe voluto confidarmi prima, ma ha trovato il coraggio di chiedermi aiuto solo ora.

Daph, è innamorata di Blaise dal 3° anno ad Hogwarts, ma non glielo ha mai rivelato, in questi giorni si erano... come dire? Avvicinati l’un l’altro? Va bene, si sono baciati. Lei era confusa perché aveva paura che per lui fosse solo un passatempo. Si sbagliava.

Questo chiarimento le ha lievemente dato alla testa.

Non ho nulla contro l’amore, solo non sopporto gli uomini soprattutto se serpeverde. Ma tutto sommato posso ritenermi fortunata che Daph non si sia innamorata di Draco: un uomo, un serpeverde, e un Malfoy! Un Malfoy con il peggior carattere al mondo –sia magico che babbano.

Ma a chi importa di Draco?

Un tempo lui e Daph, insieme a Blaise e Pansy formavano un quartetto, ma ora sembra quasi che si siano divisi. Forse lo ha fatto perché lei e la Parkinson sono amiche... credo. Non erano grandi amiche, ma poi io che ne so? Daphne fino a qualche giorno fa non mi parlava nemmeno.

So solo che uscivano insieme d’estate e sembravano inseparabili ad Hogwarts, ma io non le ho mai capite le serpeverdi.

Ma Daphne non sente nemmeno Pansy.

Forse ha avuto troppi problemi con Blaise.

«Stella?» mi volto verso mia sorella scrollando la testa come se volessi gettare via i miei pensieri con quel semplice gesto.

«sì?»

«secondo te lo farà?»

«eh? Fare cosa? E chi?»

Sorride di nuovo, in un modo quasi irritante. Realizzo che poco fa mi ha detto qualcosa.

«Blaise: secondo te mi chiederà di sposarlo? E secondo te nostro padre accetterebbe?»

Alzo un sopracciglio e stringo le spalle.

«è possibile, che ne so io?» tra le mani non ho una sfera, per Merlino! Magari avessi delle risposte.

Inizio a giocherellare con una matita su un innocente foglio bianco, che comincio a scarabocchiare con linee dritte e cerchi spigolosi.

«io spero lo faccia stasera alla festa, sarebbe romantico. Chissà se gliel’ha chiesto a papà... e se lui non vuole? Tu che ne pensi? E se...»

Strabuzzo gli occhi e mi cade la mandibola.

Una festa?

«che cosa? Frena un attimo, di che festa parli?»

«del compleanno di Narcissa Malfoy, la madre di Draco, chi altro? Lo sai che è molto amica con mamma, e siamo state invitate. Ci sarà anche Blaise, non è fantastico?»

Oh no! Posso qualsiasi cosa: insegnare ad un Troll di montagna a scrivere, dire a Pansy Parkinson che è la ragazza più bella del mondo, fare la pedicure a un Ungaro Spinato, tutto, davvero, ma non incontrare Draco.

«io non ci vengo»

Daph sbuffa

«Narcissa potrebbe prenderlo come offesa personale» cerca di convincermi lei facendo avanzare il labbro inferiore sbattendo teatralmente le ciglia come se stesse cercando di non piangere.

«ma se nemmeno sa che esisto!»

«non dire sciocchezze!»

«vabbè, ma non morirà se non vengo»

«E dai! Non puoi non venire, ho bisogno di te»

«ma perché? Non conosco nessuno, mi annoierò a morte»

«oh, non fare la bambina, conosci tutti, ci sono i Nott, Pucey, Davis, Goyle, e poi non verrà quell’oca di Pan»

«pensavo che tu e lei foste amiche»

Lei sembra indignata

«parli della Parkinson?! No, è una buona compagnia per far compere, ha dei bei vestiti, bei gioielli, ma sinceramente definire me e lei amiche è un eufemismo»

Alza gli occhi irritata tenendo il naso alzato con fare altezzoso.

Mi sento gelare, come se qualcuno avesse di colpo aperto una finestra mentre fuori stava piovendo.

«ma la conosci da 7 anni, a scuola sembravate inseparabili.» replico io.

Lei sorride ancora con il solito sorriso insopportabile di chi ha molta esperienza e deve parlare con una bambina incosciente.

«Asteria, a volte il tempo non rafforza i rapporti... uhm, vediamo, tu studi francese da 10 anni, ma hai imparato di più nei due mesi che hai passato in Francia, quest’estate, giusto? Vedi, a volte il tempo non è un fattore importante, ma il fattore più importante in questo genere di cose è il come passi il tempo. «E poi Pan non era affatto una buona amica, non potevo raccontarle nulla che in meno di un minuto lo sapeva tutta Hogwarts»

Annuisco solamente, come se qualcuno mi avesse lanciato un Petrificus Totalis speciale, che mi permette di muovere su e giù solo la testa.

Non posso credere che dopo anni di amicizia Daph parli così di lei. Non che mi dispiaccia non dover avere tra i piedi quell’oca giuliva, ma era l’unica amica di Daphne.

È strano.

So che per lei  forse è anche normale –è molto serpeverde in questo senso- e l’amicizia magari non è tanto importante come la vedo io, eppure credevo che il loro essere così fredde le unisse, invece mi sbagliavo.

«allora? Vieni, non è vero, Stella?» mi fissa con i suoi occhi azzurri così lucidi.

Mi chiedo se abbia mai avuto un’amica, una vera amica. A volte nemmeno a me dimostrava affetto in maniero esageratamente esplicita. Uso il passato, perché adesso è più legata a me, come se fossimo tornate indietro, e tutta l’ostilità si fosse dissolta.

«Allora? Vieni, vero Stella?» mi fissa con i suoi grandi occhi azzurri.

Per la prima volta la vedo sola, strano, la conosco da quando sono nata, ma non mi ha mai guardata così. Come se quell’amica fossi io.

Pensavo che lei non si accorgesse di me, ma forse era il contrario.

Abbasso la testa e mugugno un sì.

«oh, grazie! Sono così felice!» mi stringe tra le braccia sottili e bianche.

«Stella, mi aiuti, vero? Devo ancora scegliere che abito indossare, e poi come mi devo truccare? Devo essere perfetta questa sera, stasera tutto può cambiare, oh, ci pensi e...» inizia a parlare a raffica, e mi chiedo dov’ è finita quella Daphne che disprezzava la ragazza corvonero che portava il suo cognome.

«Ehi Daph, calma, certo che ti aiuto»

 

Daphne fa un giro su sé stessa meravigliosa nel suo vestito crema che le lascerebbe scoperte le spalle se non indossasse un elegante scialle. I capelli al cioccolato sono raccolti in una sofisticata crocchia, e dalle orecchie dondolano due orecchini pendenti.

È bellissima.

«sei fantastica Daph, se Blaise non ti chiede di sposarlo è uno stupido» le dico fiera del suo splendore, mentre sorride incantevole diventando ancora più bella –se è possibile essere sempre più bella.

«ora dobbiamo pensare a te» dice alzando le maniche inesistenti in modo buffo.

«non ce n’è bisogno»

Lei fa finta di essere offesa.

«capisco che tu non ti fidi di me, ma chi ti dice che questa sera non cambi anche la tua vita?» mi domanda tenendole le braccia incrociate in grembo.

Sbuffo.

Come può sognare ad occhi aperti quando la realtà è così chiara –credo che la colpa sia tutta di Blaise, o meglio l’effetto che le fa.

So benissimo che tra non molto i miei genitori sceglieranno il mio futuro marito, e so che non potrò opporre resistenza, e so che non sarò mai un infermiera.

Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, come sempre quando so che il mio futuro è già stato deciso, senza che io possa far nulla.

Ma per adesso sono solo Asteria Penelope Greengrass, e nessun cognome prima del mio.

Sono solo io, e per adesso va benissimo così.

 

«Asteria, vuoi scendere?» la voce di mia madre non è delle più socievoli.

Guardo con il broncio la mia copia di “Orgoglio e Pregiudizio” un libro babbano –regalatomi da Luna- che per mia sfortuna non vuole entrare nella mia microscopica borsa.

Ma perché tutte a me?

Mi annoierò di certo alla festa, perciò mi porto qualcosa da fare, magari mi posso mettere in un angolino nascosto della Manor.

Ma come ho fatto a non pensarci prima? Posso rimpicciolire il libro o fare un incantesimo alla borsa, sono una strega o no?

Ho compiuto 17 anni da poco, e ancora non sono abituata al fatto che posso usare liberamente la bacchetta.

Inizio a gongolare felice di essere maggiorenne, e inizio la ricerca della mia bacchetta.

«Asteria?»

Ma dove l’ho messa? Forse è nel primo cassetto del comodino vicino al letto, se non ricordo male ieri ho riletto il libro alla luce del lumos.

Niente.

Quaderni, matite, gomme, disegni e un profumo, tutto nella mia perfetta confusione, ma nessuna bacchetta.

«ASTERIA!»

Sbatto la testa contro una stupida mensola bassa.

«ehm... UN SECONDO» grido per farmi sentire.

Forse è sotto il cuscino. No,non c’è, ci sono solo le lenzuola che inizio a tastare nella disperata ricerca. Lo so, sono una strega piuttosto sbadata, ma di solito tutto si risolve con un accio, ma senza bacchetta sono completamente disarmata.

«ASTERIA, ARRIVAREMO IN RITARDO!»

Forse è nella scrivania.

 

Continuo a cercare buttando con mani nervose oggetti innocenti a terra. Meglio non fare innervosire mamma. E questo crea più confusione, e più confusione, porta agitazione nella mia testa.

Di una cosa io e Luna siamo d’accordo: le cose prima o poi tornano, quando vogliono loro, e a volte anche nei momenti meno opportuni.

Pandora si avvicina beccandomi leggermente le dita per poi indicarmi un pezzetto di legno che giaceva nella scrivania nascondendosi sotto un foglio.

«la bacchetta! Grazie Pan» le accarezzo il pelo morbido per ringraziarla.

«ASTERIA!»

Inciampo nei miei stessi piedi per lo spavento.

«STO SCENDENDO»

 

Tengo la borsa azzurra chiara nella mano destra, mentre con la sinistra stringo la ringhiera della scala sperando di non cadere –oltre ad essere distratta sono anche imbranata.

«Oh, Stella! Sei meravigliosa» lo sguardo di mia madre da teso e rabbioso con la mascella tesa, si distende in un largo sorriso.

So che lo dice solo per sollevare la mia bassa autostima.

Ho un semplice vestito azzurro leggermente attillato dalla vita in su –non troppo perché amo respirare- ma con una larga sottana.

 -5 -4 altri 3 gradini e sono arrivata senza aver rovinato il vestito o rotto nulla, inciampando nella gonna, tra i gradini.

Ecco l’ultimo gradino.

«dai, la carrozza aspetta noi» dice Daphne ansiosa, sì, ma bella come sempre, mentre mi sorride dicendomi con lo sguardo quanto sia felice che io non mi sia cambiata l’abito che lei ha scelto.

 

Il viaggio per arrivare alla Malfoy Manor è stato troppo corto. Sembra che sia passato appena un secondo, ma non può essere, dato che la carrozza non è né incantata né trainata da qualcosa che sappia volare.

Scendo e mi guardo attorno.

Strano.

 Non è la prima volta che metto piede in casa Malfoy, e ricordavo che il giardino fosse sempre di un verde splendente, quasi fastidioso, e molto curato. Eppure, quello davanti a me non ha niente di splendente, ed è scarsamente curato, beh, scarsamente, rispetto allo sfarzo di prima.

Sembra addormentato.

Scendo dalla carrozza con l’aiuto di mio padre che mi aiuta a non cadere mentre perdo l’equilibrio –colpa dell’ultimo gradino invisibile ai miei occhi distratti- e mi sorregge tenendomi a braccetto scortandomi dentro , mentre Daph e mamma ci seguono chiacchierando a bassa voce.

Il maniero dentro sembra mille volte più grande che da fuori, però non è affatto accogliente. La casa è perfettamente pulita, ma sembra vuota. Non una ragnatela, sì, ma pochi segni che confermassero che in quella casa ci abitasse qualcuno. Non in quelle stanze dove ci troviamo.

La parete è grigia e fredda.

Dei rumori, musica da ballo ci fanno capire che da qualche parte c’è una festa.

I quadri ci squadrano senza neanche aiutarci a trovare la strada, e magari si beffano di noi. Io mi sento piccola in un enorme casa, mentre Daph sembra solo sovrappensiero, e aveva smesso di parlare con la mamma che si guarda attorno alla ricerca di un anima viva.

Uno dei quadri mi lancia occhiate dure, come se volesse rimproverarmi della mia sola presenza in quella casa.

«Penelope cara»

Ci voltiamo dando le spalle alla via semibuia che stavamo percorrendo, e vediamo chi ha parlato: Narcissa Malfoy.

Nonostante debba avere l’età di mia madre è bellissima, il suo viso è liscio, ma dopo tutti i dolori che ha passato con la guerra, il suo volto manca di luce, come se si fosse spenta. I capelli sono un colore indefinibile tra il bianco e il biondo.  Il suo abito blu come i suoi occhi le fasciava il corpo perfetto.

«oh, Cissy! Ma sei bellissima!» mia madre le corre incontro abbracciandola.

Mia madre e lei sono amiche da quando frequentavano Hogwarts. Qualche anno fa mamma aveva sperato che Daphne e Draco si spossassero. Ma questa speranza è vana, dato che lei non lo ama, e lui non ama lei, sono solo amici.

«oh, Penny, sei troppo gentile, ma anche tu e le tue figlie siete bellissime... ma venite, la festa è da questa parte»

Cammino sola dimenticandomi dei miei genitori, di Narcissa e di mia sorella.

La sala da ballo è enorme –come tutte le stanze, a quanto pare, al maniero- potrebbe entrarci tutta Hogwarts e stare comoda.

Però sento di nuovo quella strana sensazione di vuoto, di buio, come se fosse la brutta copia di quello che doveva essere stata quella casa in passato. Segno della lenta ripresa dopo la guerra.

Il pavimento è talmente liscio che permette anche di specchiarsi.

Intorno a me posso notare qualche ex-serpeverde con i genitori. Non sono tantissimi solo pochi intimi. Beh tutti tranne Pansy, è questo a mio parere è un bene, non l’ho mai sopportata. Non che gli altri serpeverdi siano dei simpaticoni, ma con tutti posso usare il mio scudo: ignorarli ed essere ignorata.

Lei, invece, ama stuzzicarmi volutamente, sempre al momento più adatto per mettermi in imbarazzo davanti a tutti.

Daphne si è già volatilizzata non so dove –mi chiedo come si faccia a perdere qualcuno in così poco tempo in una sala così vuota- insieme a mia madre e papà, che ha lasciato il mio braccio, forse per salutare Lucius e Draco.

Ecco, questo è il momento giusto per scomparire.

Ho già iniziato a sgattaiolare via quando sento una mano sulla spalla che mi fa sussultare, e quasi inciampare.

«Stella!»

Mi volto spaventata

«Theo!» il mio cuore riprendere a battere normalmente. Nott è l’unico serpeverde che con me sia mai stato gentile e per lui sono Stella non Asteria. Mi chiedo come possa frequentare gente come Malfoy.

«va tutto bene? Mi sembri... strana...»

«niente, sto solo cercando Daphne, tu l’hai vista?» gli sorrido mentre le guance si tingono di rosa. Mi sento un imbranata, una sciocca, come si può perdere una persona in così poco tempo, non mi piace fare una figura così brutta con Theo.

Lui tiene le mani dentro le tasche dei pantaloni e stringe le spalle.

«sarà con Blaise... no Blaise è con Draco, ma con loro non c’è Daph... beh allora non lo so»

Mi giro lentamente verso Blaise in compagnia di Draco.

Draco ha il naso all’insù, il viso è contorto in un ghigno, gli occhi grigi brillano, i capelli biondi sono sempre più chiari, come il suo pallore, il mento è pronunciato, ed è più alto di come mi ricordavo.

Accanto a lui Blaise getta la testa all’indietro per ridere scoprendo i denti bianchi e regolari.

Nonostante io non li abbia mai sopportati, non posso negare che sono bellissimi.

Devo averli guardati troppo, perché a un certo punto Draco mi guarda fisso negli occhi.

Sento le gambe diventare molli.

È come se mi stesse toccando. È possibile che i suoi occhi siano dappertutto? Tasto con le mani la stoffa del mio vestito –tenendo sempre gli occhi dentro i suoi- per assicurarmi che non sia volato via, o si sia smaterializzato.

C’è ancora.

Ma allora perché mi sento nuda davanti a lui?

Dice qualcosa a Blaise senza togliermi gli occhi di dosso, e sorride, o meglio, ghigna.

Un altro suo amico lo richiamo e lui è costretto a voltarsi e a spostare lo sguardo.

Riprendo a respirare e solo allora mi accorgo di non averlo fatto da quando lui ha posato lo sguardo su di me.

«Stella, hai capito?» dice una voce lontana che sembra appartenere a Theo.

Scrollo la testa.

«scusa Theo, non ti ho sentito, mi sono distratta» abbasso leggermente lo sguardo mordendomi le labbra.

Altra brutta figura.

Lui sorride tra le labbra.

«dicevo che tua sorella è lì» dice lui indicandomi una ragazza che si muoveva leggiadra verso di noi.

«bella serata, vero?» chiede Daph raggiante.

«certo» borbotto io.

Theo e Daphne iniziano a parlare del più e del meno con poco interesse.

Mi volto attratta dal tavolo dei dolcetti dall’aspetto invitante. Credo che prenderò quello al cioccolato e burrobirra.

Sono a pochi passi dalla tavola e sento già il gusto del cioccolato sciogliersi contro la mia lingua quando una voce mi blocca.

«posso disturbarti un attimo... Asteria?»

La sua voce fredda la sento rimbombare nelle orecchie.

La bocca dello stomaco si blocca all’istante.

Mi volto verso la voce e trovo due occhi grigi intenti a spiarmi.

Mi sento di nuovo nuda.

«non credo proprio, Malfoy» sibilo con le braccia conserte in grembo.

Inizia un nuovo ballo, lento, un genere elegante, e per la gente comune semplice. Io non sono comune.

Fa un inchino leggero e mi porge la mano destra mentre tiene l’altra nel petto lievemente chinato.

«volevo solo chiederti l’onore di un ballo»

Bene, penso ironica.

Per due semplici motivi devo assolutamente respingere l’invito:

1°)mi sono promessa di non stare troppo vicina a lui –come faccio con tutte le persone che non sopporto, cioè serpeverde.

2°)Io non so ballare, e l’ultima cosa che voglio fare è cadere mentre sono tra le braccia di ... di lui.

«non mi sembra che in questa sala manchi il genere femminile, sono certa che qualcuna accoglierà il tuo invito»

«mi stai invitando a chiederlo a qualcun’altra?»

Da quando parliamo in maniera così altisonante?

Beh, di solito non ci parliamo e basta.

«esattamente»

«ma io l’ho chiesto a te, evidentemente voglio te»

«ma evidentemente io non voglio»

«perché?»

Mentire, mentire spudoratamente, anche davanti all’evidenza.

«qualche giorno fa mi sono fatta male alla caviglia, e preferirei...» non riesco a finire la frase che qualcuno mi interrompe bruscamente, mandando a monte tutti i miei buoni propositi di non avere un altro brutto ricordo da buttare in un pensatoio.

«ma cosa dici Stella? Se sono stata tutto il tempo con te, e non ricordo nessuna tua pericolosa caduta»

In questo momento se qualcuno mi chiedesse quale è il mio desiderio direi proprio di strangolare Daphne.

Draco alza un sopracciglio biondo neve facendo teatralmente finta di essere confuso.

E ghigna, perché lui non sa sorridere.

«posso rinnovare la mia richiesta?» chiede lui con fare falsamente innocente.

Lui non ha nulla di innocente.

«certo!» risponde Daphne al mio posto.

«posso ballare questo ballo con te, Asteria?» calca il “con te”, ed io non posso fare a meno di arrossire.

«ho scelta?» dopotutto non è un sì.

Ma a lui basta per prendermi per la vita con la mano destra mentre con l’altra stringe la mia, molto più piccola della sua.

La sua mano è fredda, ma il suo tocco nel mio fianco è di fuoco.

Tutto ciò è completamente illogico.

«non è stato molto gentile nei miei confronti, mentirmi così sfacciatamente» fa lui facendo finta di essere offeso

«non è stato molto gentile nei miei confronti costringendomi a ballare» lo rimbecco io.

Abbasso lo sguardo per essere certa di mettere i piedi dove devono andare, anche se ho un irrefrenabile voglia di pestargli i piedi.

Lui avanza verso di me, io indietreggio in sincronia.

Grazie al cielo la musica non è molto veloce, o sarei caduta con moltissime probabilità.

«non guardare i piedi o cadrai»

Alzo arrabbiata lo sguardo su di lui.

Chi si crede di essere per dirmi dove devo guardare?

«credo di poter guardare dove voglio io»

«credo di poterti insegnare a ballare»

«smettila di ripetere quello che dico io»

«non ripeto quello che dici tu»

Chiudo gli occhi a fessure.

«e poi hai iniziato tu» si difende lui come un bambino «comunque, non sono l’unico a voler ballare con te, quindi mi sembra che le mie informazioni potranno rivelarsi utili»

«e se io non volessi ballare?»

«con me stai ballando»

«ma io non voglio»

1 a 0 per me.

Lui solleva gli angoli della bocca in un confuso sorriso sghembo.

La musica continua, ma noi ci siamo fermati, o meglio ci limitiamo a dondolare da un piede all’altro, mentre ci fissiamo.

Mi osserva come si fa con un oggetto da rivalutare.

Ma io non sono un oggetto.

Scivolo via dalle sue braccia scappando verso il giardino con una voglia matta di materializzarmi a casa, dove non sono un oggetto.

   
 
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