Nella costellazione dello Scorpione
Scusatemi per aver aggiornato così tardi, solo che tra la scuola, l'ispirazione e il tempo di farla corregere... beh, sono arrivata solo adesso.Spero che questo capitolo vi piaccia, vedremo Asteria e Draco insieme, o meglio la prima (s)vista.
E adesso voglio ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, cioè:
Mimi18: emh, non posso risponderti, ma una risposta l'avrai, cioè riguardante Daphne, mentre Luna dovrai aspettare un pò. Per adesso, cioè per lo scorso capitolo, Draco è completamente inesistente nella vita di Asteria, è solo un amico di Daph. Perciò non ha ritenuto necessario parlare di lui, ma ora... couf, ti lascio alla lettura, sennò ti rovino il capitolo.
confettina: tranquilla, anzi, devo chiederti perdono io per aver aggiornato così tardi. Comunque, la cosa di Luna è qualcosa di completamente nuovo e complicato per quest'ultima, anche perché di solito è Stella a chiedere aiuto a Luna, e non il contrario. Spero che questo capitolo ti piaccia più del precedente =)
Buona lettura,
Mia
Capitolo 2° La festa
I close my eyes
And the flashback
starts
I'm standing there
On a balcony in
summer air
See the lights
See the party,
the ball gowns
I see you make
your way through the crowd
And say hello,
little did I know
That you were
Romeo, you were throwing pebbles
chiudendo
i miei occhi il flashback inizia:
sono
lì in piedi,
su
una balconata, c'è aria d’estate
vedo
le luci,
vedo
la festa,
gli
abiti da ballo
vedo
te che ti fai strada
fra
la gente e dici ciao
sapevo
così poco del fatto che
tu
fossi Romeo e che
stavi
tirando sassolini
Love
story Taylor Swift
Daphne
mi sorride radiosa, gli occhi azzurri splendono sembrano essere
dotati di luce propria, e i capelli morbidi le ricadono nelle spalle.
Da quando
è uscita con Blaise quel giorno è leggermente
frizzante.
In
questo periodo ha iniziato persino a spezzare i muri che ci separavano:
ha iniziato a parlarmi dei suoi problemi, dei suoi desideri, come se
fossi la
sua unica confidente.
Questo
mi ha fatto sentire degna di nota, importante per qualcuno.
Non
mi ero mai sentita così, come se possedessi un potere che
và al di là
di ogni potere.
Ho
finalmente scoperto gli intrecciati problemi di Daph, che lei avrebbe
voluto confidarmi prima, ma ha trovato il coraggio di chiedermi aiuto
solo ora.
Daph,
è innamorata di Blaise dal 3° anno ad Hogwarts, ma
non glielo ha mai
rivelato, in questi giorni si erano... come dire? Avvicinati
l’un l’altro? Va
bene, si sono baciati. Lei era confusa perché aveva paura
che per lui fosse
solo un passatempo. Si sbagliava.
Questo
chiarimento le ha lievemente dato alla testa.
Non
ho nulla contro l’amore, solo non sopporto gli uomini
soprattutto se
serpeverde. Ma tutto sommato posso ritenermi fortunata che Daph non si
sia
innamorata di Draco: un uomo, un serpeverde, e un Malfoy! Un Malfoy con
il
peggior carattere al mondo –sia magico che babbano.
Ma
a chi importa di Draco?
Un
tempo lui e Daph, insieme a Blaise e Pansy formavano un quartetto, ma
ora sembra quasi che si siano divisi. Forse lo ha fatto
perché lei e la
Parkinson sono amiche... credo. Non erano grandi amiche, ma poi io che
ne so?
Daphne fino a qualche giorno fa non mi parlava nemmeno.
So
solo che uscivano insieme d’estate e sembravano inseparabili
ad
Hogwarts, ma io non le ho mai capite le serpeverdi.
Ma
Daphne non sente nemmeno Pansy.
Forse
ha avuto troppi problemi con Blaise.
«Stella?»
mi volto verso mia sorella scrollando la testa come se volessi
gettare via i miei pensieri con quel semplice gesto.
«sì?»
«secondo
te lo farà?»
«eh?
Fare cosa? E chi?»
Sorride
di nuovo, in un modo quasi irritante. Realizzo che poco fa mi ha detto
qualcosa.
«Blaise:
secondo te mi chiederà di sposarlo? E secondo te nostro
padre accetterebbe?»
Alzo
un sopracciglio e stringo le spalle.
«è
possibile, che ne so io?» tra le mani non ho una sfera, per
Merlino!
Magari avessi delle risposte.
Inizio
a giocherellare con una matita su un innocente foglio bianco, che
comincio a scarabocchiare con linee dritte e cerchi spigolosi.
«io
spero lo faccia stasera alla festa, sarebbe romantico.
Chissà se
gliel’ha chiesto a papà... e se lui non vuole? Tu
che ne pensi? E se...»
Strabuzzo
gli occhi e mi cade la mandibola.
Una
festa?
«che
cosa? Frena un attimo, di che festa parli?»
«del
compleanno di Narcissa Malfoy, la madre di Draco, chi altro? Lo sai
che è molto amica con mamma, e siamo state invitate. Ci
sarà anche Blaise, non
è fantastico?»
Oh
no! Posso qualsiasi cosa: insegnare ad un Troll di montagna a scrivere,
dire a Pansy Parkinson che è la ragazza più bella
del mondo, fare la pedicure a
un Ungaro Spinato, tutto, davvero, ma non incontrare Draco.
«io
non ci vengo»
Daph
sbuffa
«Narcissa
potrebbe prenderlo come offesa personale» cerca di
convincermi
lei facendo avanzare il labbro inferiore sbattendo teatralmente le
ciglia come
se stesse cercando di non piangere.
«ma
se nemmeno sa che esisto!»
«non
dire sciocchezze!»
«vabbè,
ma non morirà se non vengo»
«E
dai! Non puoi non venire, ho bisogno di te»
«ma
perché? Non conosco nessuno, mi annoierò a
morte»
«oh,
non fare la bambina, conosci tutti, ci sono i Nott, Pucey, Davis,
Goyle,
e poi non verrà quell’oca di Pan»
«pensavo
che tu e lei foste amiche»
Lei
sembra indignata
«parli
della Parkinson?! No, è una buona compagnia per far compere,
ha dei
bei vestiti, bei gioielli, ma sinceramente definire me e lei amiche
è un
eufemismo»
Alza
gli occhi irritata tenendo il naso alzato con fare altezzoso.
Mi
sento gelare, come se qualcuno avesse di colpo aperto una finestra
mentre fuori stava piovendo.
«ma
la conosci da 7 anni, a scuola sembravate inseparabili.»
replico io.
Lei
sorride ancora con il solito sorriso insopportabile di chi ha molta
esperienza e deve parlare con una bambina incosciente.
«Asteria,
a volte il tempo non rafforza i rapporti... uhm, vediamo, tu
studi francese da 10 anni, ma hai imparato di più nei due
mesi che hai passato
in Francia, quest’estate, giusto? Vedi, a volte il tempo non
è un fattore
importante, ma il fattore più importante in questo genere di
cose è il come
passi il tempo. «E poi Pan non era affatto una buona amica,
non potevo
raccontarle nulla che in meno di un minuto lo sapeva tutta
Hogwarts»
Annuisco
solamente, come se qualcuno mi avesse lanciato un Petrificus
Totalis speciale, che mi permette di muovere su e giù solo
la testa.
Non
posso credere che dopo anni di amicizia Daph parli così di
lei. Non che
mi dispiaccia non dover avere tra i piedi quell’oca giuliva,
ma era l’unica
amica di Daphne.
È
strano.
So
che per lei forse
è anche normale
–è molto serpeverde in questo senso- e
l’amicizia magari non è tanto importante
come la vedo io, eppure credevo che il loro essere così
fredde le unisse,
invece mi sbagliavo.
«allora?
Vieni, non è vero, Stella?» mi fissa con i suoi
occhi azzurri così
lucidi.
Mi
chiedo se abbia mai avuto un’amica, una vera amica. A volte
nemmeno a me
dimostrava affetto in maniero esageratamente esplicita. Uso il passato,
perché
adesso è più legata a me, come se fossimo tornate
indietro, e tutta l’ostilità
si fosse dissolta.
«Allora?
Vieni, vero Stella?» mi fissa con i suoi grandi occhi azzurri.
Per
la prima volta la vedo sola, strano, la conosco da quando sono nata, ma
non mi ha mai guardata così. Come se quell’amica
fossi io.
Pensavo
che lei non si accorgesse di me, ma forse era il contrario.
Abbasso
la testa e mugugno un sì.
«oh,
grazie! Sono così felice!» mi stringe tra le
braccia sottili e
bianche.
«Stella,
mi aiuti, vero? Devo ancora scegliere che abito indossare, e poi
come mi devo truccare? Devo essere perfetta questa sera, stasera tutto
può
cambiare, oh, ci pensi e...» inizia a parlare a raffica, e mi
chiedo dov’ è
finita quella Daphne che disprezzava la ragazza corvonero che portava
il suo
cognome.
«Ehi
Daph, calma, certo che ti aiuto»
Daphne
fa un giro su sé stessa meravigliosa nel suo vestito crema
che le
lascerebbe scoperte le spalle se non indossasse un elegante scialle. I
capelli
al cioccolato sono raccolti in una sofisticata crocchia, e dalle
orecchie
dondolano due orecchini pendenti.
È
bellissima.
«sei
fantastica Daph, se Blaise non ti chiede di sposarlo è uno
stupido» le
dico fiera del suo splendore, mentre sorride incantevole diventando
ancora più
bella –se è possibile essere sempre più
bella.
«ora
dobbiamo pensare a te» dice alzando le maniche inesistenti in
modo
buffo.
«non
ce n’è bisogno»
Lei
fa finta di essere offesa.
«capisco
che tu non ti fidi di me, ma chi ti dice che questa sera non cambi
anche la tua vita?» mi domanda tenendole le braccia
incrociate in grembo.
Sbuffo.
Come
può sognare ad occhi aperti quando la realtà
è così chiara –credo che
la colpa sia tutta di Blaise, o meglio l’effetto che le fa.
So
benissimo che tra non molto i miei genitori sceglieranno il mio futuro
marito, e so che non potrò opporre resistenza, e so che non
sarò mai un
infermiera.
Chiudo
gli occhi e faccio un respiro profondo, come sempre quando so che il
mio futuro è già stato deciso, senza che io possa
far nulla.
Ma
per adesso sono solo Asteria Penelope Greengrass, e nessun cognome
prima
del mio.
Sono
solo io, e per adesso va benissimo così.
«Asteria,
vuoi scendere?» la voce di mia madre non è delle
più socievoli.
Guardo
con il broncio la mia copia di “Orgoglio e
Pregiudizio” un libro babbano
–regalatomi da Luna- che per mia sfortuna non vuole entrare
nella mia
microscopica borsa.
Ma
perché tutte a me?
Mi
annoierò di certo alla festa, perciò mi porto
qualcosa da fare, magari
mi posso mettere in un angolino nascosto della Manor.
Ma
come ho fatto a non pensarci prima? Posso rimpicciolire il libro o fare
un incantesimo alla borsa, sono una strega o no?
Ho
compiuto 17 anni da poco, e ancora non sono abituata al fatto che posso
usare liberamente la bacchetta.
Inizio
a gongolare felice di essere maggiorenne, e inizio la ricerca della
mia bacchetta.
«Asteria?»
Ma
dove l’ho messa? Forse è nel primo cassetto del
comodino vicino al
letto, se non ricordo male ieri ho riletto il libro alla luce del lumos.
Niente.
Quaderni,
matite, gomme, disegni e un profumo, tutto nella mia perfetta
confusione, ma nessuna bacchetta.
«ASTERIA!»
Sbatto
la testa contro una stupida mensola bassa.
«ehm...
UN SECONDO» grido per farmi sentire.
Forse
è sotto il cuscino. No,non c’è, ci sono
solo le lenzuola che inizio a
tastare nella disperata ricerca. Lo so, sono una strega piuttosto
sbadata, ma
di solito tutto si risolve con un accio, ma senza bacchetta sono
completamente
disarmata.
«ASTERIA,
ARRIVAREMO IN RITARDO!»
Forse
è nella scrivania.
Continuo
a cercare buttando con mani nervose oggetti innocenti a terra.
Meglio non fare innervosire mamma. E questo crea più
confusione, e più
confusione, porta agitazione nella mia testa.
Di
una cosa io e Luna siamo d’accordo: le cose prima o poi
tornano, quando
vogliono loro, e a volte anche nei momenti meno opportuni.
Pandora
si avvicina beccandomi leggermente le dita per poi indicarmi un
pezzetto di legno che giaceva nella scrivania nascondendosi sotto un
foglio.
«la
bacchetta! Grazie Pan» le accarezzo il pelo morbido per
ringraziarla.
«ASTERIA!»
Inciampo
nei miei stessi piedi per lo spavento.
«STO
SCENDENDO»
Tengo
la borsa azzurra chiara nella mano destra, mentre con la sinistra
stringo la ringhiera della scala sperando di non cadere
–oltre ad essere
distratta sono anche imbranata.
«Oh,
Stella! Sei meravigliosa» lo sguardo di mia madre da teso e
rabbioso
con la mascella tesa, si distende in un largo sorriso.
So
che lo dice solo per sollevare la mia bassa autostima.
Ho
un semplice vestito azzurro leggermente attillato dalla vita in su
–non
troppo perché amo respirare- ma con una larga sottana.
-5 -4 altri 3 gradini e sono
arrivata senza aver rovinato il vestito o rotto nulla, inciampando
nella gonna,
tra i gradini.
Ecco
l’ultimo gradino.
«dai,
la carrozza aspetta noi» dice Daphne ansiosa, sì,
ma bella come
sempre, mentre mi sorride dicendomi con lo sguardo quanto sia felice
che io non
mi sia cambiata l’abito che lei ha scelto.
Il
viaggio per arrivare alla Malfoy Manor è stato troppo corto.
Sembra che
sia passato appena un secondo, ma non può essere, dato che
la carrozza non è né
incantata né trainata da qualcosa che sappia volare.
Scendo
e mi guardo attorno.
Strano.
Non è la prima
volta che metto piede
in casa Malfoy, e ricordavo che il giardino fosse sempre di un verde
splendente, quasi fastidioso, e molto curato. Eppure, quello davanti a
me non
ha niente di splendente, ed è scarsamente curato, beh,
scarsamente, rispetto
allo sfarzo di prima.
Sembra
addormentato.
Scendo
dalla carrozza con l’aiuto di mio padre che mi aiuta a non
cadere
mentre perdo l’equilibrio –colpa
dell’ultimo gradino invisibile ai miei occhi
distratti- e mi sorregge tenendomi a braccetto scortandomi dentro ,
mentre Daph
e mamma ci seguono chiacchierando a bassa voce.
Il
maniero dentro sembra mille volte più grande che da fuori,
però non è
affatto accogliente. La casa è perfettamente pulita, ma
sembra vuota. Non una
ragnatela, sì, ma pochi segni che confermassero che in
quella casa ci abitasse
qualcuno. Non in quelle stanze dove ci troviamo.
La
parete è grigia e fredda.
Dei
rumori, musica da ballo ci fanno capire che da qualche parte
c’è una
festa.
I
quadri ci squadrano senza neanche aiutarci a trovare la strada, e
magari
si beffano di noi. Io mi sento piccola in un enorme casa, mentre Daph
sembra
solo sovrappensiero, e aveva smesso di parlare con la mamma che si
guarda
attorno alla ricerca di un anima viva.
Uno
dei quadri mi lancia occhiate dure, come se volesse rimproverarmi della
mia sola presenza in quella casa.
«Penelope
cara»
Ci
voltiamo dando le spalle alla via semibuia che stavamo percorrendo, e
vediamo chi ha parlato: Narcissa Malfoy.
Nonostante
debba avere l’età di mia madre è
bellissima, il suo viso è
liscio, ma dopo tutti i dolori che ha passato con la guerra, il suo
volto manca
di luce, come se si fosse spenta. I capelli sono un colore indefinibile
tra il
bianco e il biondo. Il
suo abito blu
come i suoi occhi le fasciava il corpo perfetto.
«oh,
Cissy! Ma sei bellissima!» mia madre le corre incontro
abbracciandola.
Mia
madre e lei sono amiche da quando frequentavano Hogwarts. Qualche anno
fa mamma aveva sperato che Daphne e Draco si spossassero. Ma questa
speranza è
vana, dato che lei non lo ama, e lui non ama lei, sono solo amici.
«oh,
Penny, sei troppo gentile, ma anche tu e le tue figlie siete
bellissime... ma venite, la festa è da questa
parte»
Cammino
sola dimenticandomi dei miei genitori, di Narcissa e di mia
sorella.
La
sala da ballo è enorme –come tutte le stanze, a
quanto pare, al maniero-
potrebbe entrarci tutta Hogwarts e stare comoda.
Però
sento di nuovo quella strana sensazione di vuoto, di buio, come se
fosse la brutta copia di quello che doveva essere stata quella casa in
passato.
Segno della lenta ripresa dopo la guerra.
Il
pavimento è talmente liscio che permette anche di
specchiarsi.
Intorno
a me posso notare qualche ex-serpeverde con i genitori. Non sono
tantissimi solo pochi intimi. Beh tutti tranne Pansy, è
questo a mio parere è
un bene, non l’ho mai sopportata. Non che gli altri
serpeverdi siano dei
simpaticoni, ma con tutti posso usare il mio scudo: ignorarli ed essere
ignorata.
Lei,
invece, ama stuzzicarmi volutamente, sempre al momento più
adatto per
mettermi in imbarazzo davanti a tutti.
Daphne
si è già volatilizzata non so dove –mi
chiedo come si faccia a
perdere qualcuno in così poco tempo in una sala
così vuota- insieme a mia madre
e papà, che ha lasciato il mio braccio, forse per salutare
Lucius e Draco.
Ecco,
questo è il momento giusto per scomparire.
Ho
già iniziato a sgattaiolare via quando sento una mano sulla
spalla che
mi fa sussultare, e quasi inciampare.
«Stella!»
Mi
volto spaventata
«Theo!»
il mio cuore riprendere a battere normalmente. Nott è
l’unico
serpeverde che con me sia mai stato gentile e per lui sono Stella non
Asteria.
Mi chiedo come possa frequentare gente come Malfoy.
«va
tutto bene? Mi sembri... strana...»
«niente,
sto solo cercando Daphne, tu l’hai vista?» gli
sorrido mentre le
guance si tingono di rosa. Mi sento un imbranata, una sciocca, come si
può
perdere una persona in così poco tempo, non mi piace fare
una figura così
brutta con Theo.
Lui
tiene le mani dentro le tasche dei pantaloni e stringe le spalle.
«sarà
con Blaise... no Blaise è con Draco, ma con loro non
c’è Daph... beh
allora non lo so»
Mi
giro lentamente verso Blaise in compagnia di Draco.
Draco
ha il naso all’insù, il viso è contorto
in un ghigno, gli occhi grigi
brillano, i capelli biondi sono sempre più chiari, come il
suo pallore, il
mento è pronunciato, ed è più alto di
come mi ricordavo.
Accanto
a lui Blaise getta la testa all’indietro per ridere scoprendo
i
denti bianchi e regolari.
Nonostante
io non li abbia mai sopportati, non posso negare che sono
bellissimi.
Devo
averli guardati troppo, perché a un certo punto Draco mi
guarda fisso
negli occhi.
Sento
le gambe diventare molli.
È
come se mi stesse toccando. È possibile che i suoi occhi
siano
dappertutto? Tasto con le mani la stoffa del mio vestito
–tenendo sempre gli
occhi dentro i suoi- per assicurarmi che non sia volato via, o si sia
smaterializzato.
C’è
ancora.
Ma
allora perché mi sento nuda davanti a lui?
Dice
qualcosa a Blaise senza togliermi gli occhi di dosso, e sorride, o
meglio, ghigna.
Un
altro suo amico lo richiamo e lui è costretto a voltarsi e a
spostare lo
sguardo.
Riprendo
a respirare e solo allora mi accorgo di non averlo fatto da quando
lui ha posato lo sguardo su di me.
«Stella,
hai capito?» dice una voce lontana che sembra appartenere a
Theo.
Scrollo
la testa.
«scusa
Theo, non ti ho sentito, mi sono distratta» abbasso
leggermente lo
sguardo mordendomi le labbra.
Altra
brutta figura.
Lui
sorride tra le labbra.
«dicevo
che tua sorella è lì» dice lui
indicandomi una ragazza che si
muoveva leggiadra verso di noi.
«bella
serata, vero?» chiede Daph raggiante.
«certo»
borbotto io.
Theo
e Daphne iniziano a parlare del più e del meno con poco
interesse.
Mi
volto attratta dal tavolo dei dolcetti dall’aspetto
invitante. Credo che
prenderò quello al cioccolato e burrobirra.
Sono
a pochi passi dalla tavola e sento già il gusto del
cioccolato
sciogliersi contro la mia lingua quando una voce mi blocca.
«posso
disturbarti un attimo... Asteria?»
La
sua voce fredda la sento rimbombare nelle orecchie.
La
bocca dello stomaco si blocca all’istante.
Mi
volto verso la voce e trovo due occhi grigi intenti a spiarmi.
Mi
sento di nuovo nuda.
«non
credo proprio, Malfoy» sibilo con le braccia conserte in
grembo.
Inizia
un nuovo ballo, lento, un genere elegante, e per la gente comune
semplice. Io non sono comune.
Fa
un inchino leggero e mi porge la mano destra mentre tiene
l’altra nel
petto lievemente chinato.
«volevo
solo chiederti l’onore di un ballo»
Bene, penso
ironica.
Per
due semplici motivi devo assolutamente respingere l’invito:
1°)mi
sono promessa di non stare troppo vicina a lui –come faccio
con tutte
le persone che non sopporto, cioè serpeverde.
2°)Io
non so ballare, e l’ultima cosa che voglio fare è
cadere mentre sono
tra le braccia di ... di lui.
«non
mi sembra che in questa sala manchi il genere femminile, sono certa
che qualcuna accoglierà il tuo invito»
«mi
stai invitando a chiederlo a qualcun’altra?»
Da
quando parliamo in maniera così altisonante?
Beh,
di solito non ci parliamo e basta.
«esattamente»
«ma
io l’ho chiesto a te, evidentemente voglio te»
«ma
evidentemente io non voglio»
«perché?»
Mentire,
mentire spudoratamente, anche davanti all’evidenza.
«qualche
giorno fa mi sono fatta male alla caviglia, e preferirei...»
non
riesco a finire la frase che qualcuno mi interrompe bruscamente,
mandando a
monte tutti i miei buoni propositi di non avere un altro brutto ricordo
da
buttare in un pensatoio.
«ma
cosa dici Stella? Se sono stata tutto il tempo con te, e non ricordo
nessuna tua pericolosa caduta»
In
questo momento se qualcuno mi chiedesse quale è il mio
desiderio direi
proprio di strangolare Daphne.
Draco
alza un sopracciglio biondo neve facendo teatralmente finta di essere
confuso.
E
ghigna, perché lui non sa sorridere.
«posso
rinnovare la mia richiesta?» chiede lui con fare falsamente
innocente.
Lui
non ha nulla di innocente.
«certo!»
risponde Daphne al mio posto.
«posso
ballare questo ballo con te, Asteria?» calca il
“con te”, ed io non
posso fare a meno di arrossire.
«ho
scelta?» dopotutto non è un sì.
Ma
a lui basta per prendermi per la vita con la mano destra mentre con
l’altra stringe la mia, molto più piccola della
sua.
La
sua mano è fredda, ma il suo tocco nel mio fianco
è di fuoco.
Tutto
ciò è completamente illogico.
«non
è stato molto gentile nei miei confronti, mentirmi
così sfacciatamente»
fa lui facendo finta di essere offeso
«non
è stato molto gentile nei miei confronti costringendomi a
ballare» lo
rimbecco io.
Abbasso
lo sguardo per essere certa di mettere i piedi dove devono andare,
anche se ho un irrefrenabile voglia di pestargli i piedi.
Lui
avanza verso di me, io indietreggio in sincronia.
Grazie
al cielo la musica non è molto veloce, o sarei caduta con
moltissime
probabilità.
«non
guardare i piedi o cadrai»
Alzo
arrabbiata lo sguardo su di lui.
Chi
si crede di essere per dirmi dove devo guardare?
«credo
di poter guardare dove voglio io»
«credo
di poterti insegnare a ballare»
«smettila
di ripetere quello che dico io»
«non
ripeto quello che dici tu»
Chiudo
gli occhi a fessure.
«e
poi hai iniziato tu» si difende lui come un bambino
«comunque, non sono
l’unico a voler ballare con te, quindi mi sembra che le mie
informazioni
potranno rivelarsi utili»
«e
se io non volessi ballare?»
«con
me stai ballando»
«ma
io non voglio»
1
a 0 per me.
Lui
solleva gli angoli della bocca in un confuso sorriso sghembo.
La
musica continua, ma noi ci siamo fermati, o meglio ci limitiamo a
dondolare
da un piede all’altro, mentre ci fissiamo.
Mi
osserva come si fa con un oggetto da rivalutare.
Ma
io non sono un oggetto.
Scivolo via dalle sue
braccia scappando verso il giardino con una voglia
matta di materializzarmi a casa, dove non sono un oggetto.