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Autore: Melancholy    30/09/2009    3 recensioni
Draco Malfoy,
un'esistenza trascorsa nell'ombra del padre.
Ma, come poterlo definire tale?
Un uomo che pensa solo a se stesso, ignorando il sangue del suo sangue, rilegandolo ad una sua crudele pedina.
Perchè, per Lucius Malfoy, conta solo Lucius Malfoy.
Il racconto di un desiderio straziante tramutato in follia.
Tutto per amore!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I lineamenti del volto appaiono sfioriti, malgrado la mia ancora giovane età.
Un pallore infinito vivacizza il viso fin troppo ombroso, segnato da un’espressione perennemente assorta.
Contemplo la mia immagine riflessa nello specchio, provando un insanabile disgusto.
Ribrezzo per come delle notti insonne possano martoriare la mia immagine, solitamente fascinosa.

Istante dopo istante, sveglio ad osservare questo sconfinato lusso che mi avvolge terribilmente.
Mai, mi ero accorto di quanto fosse superflua la ricchezza materiale!
La Villa è sempre così bella, nonostante gli anni trascorsi abbiano scalfito la sua poetica integrità.
Il tempo inesorabile sembra aver avuto effetto anche sul suo padrone di casa: mio padre.
Esteriormente logorato dalla vecchiaia, come se la bellezza possa riflettere il tormento interiore.
Un susseguirsi di angosce passate non risanate e ricordi troppo vivi per essere sepolti nella flebile memoria di un vecchio pazzo, per sua ingiusta definizione.
Personalmente, considero mio padre tutt’ora affascinante, ma evidentemente distante dallo splendore passato.

Mio padre… Come mi è complesso considerarlo tale!
Un padre che si imponeva senza scrupoli dilaniando la mia forza di Volontà, presto rilegata a parassita.
Invertebrato metaforico privato da ogni brama personale, mi abbandonavo al suo volermi sottomettere.
Schiavo di un padrone infinitamente adorato, come idolo irraggiungibile.
Perché, non ero più me stesso, ma solo l’errore del suo riflesso migliore.
Non esisteva nessuno Draco Malfoy, bensì il figlio di Lucius Malfoy!

Sinceramente, non mi importava di apparire come il suo scadente alterego.
Lo amavo con disperazione e rammarico di una perfezione così immensa, che mai mi potrà appartenere.
Un sentimento basato sulla sofferenza più crudele di un figlio che desiderava solo un padre… suo padre.
Sono cresciuto ma, possiedo il medesimo sogno irrealizzato e ancor presente.
Tutto si è modificato nel corso di questa debole esistenza, ma non il mio unico e personale volere.

Lucius e Narcissa sono come separati in casa, non condividono più nemmeno il medesimo letto.
L’amore di mia madre è andato lentamente scemando, occultato brutalmente da pianti strazianti fino all’indescrivibile.
Lei era una nullità agli occhi del suo prezioso consorte, da far soffrire a suo piacimento, perché apparentemente troppo debole per essere in grado di odiare.
Del resto, per Lucius Malfoy, conta solo Lucius Malfoy.

E’ notte inoltrata, ma so di preciso che non sta dormendo, perché impegnato a rivangare sull’ agire di una vita.
Non è pentito, solo amareggiato per non esser più perfido come un tempo.
Ho deciso di realizzare la mia aspirazione: pretendo mio padre!

Entro dopo aver vigorosamente bussato nella sua stanza buia, impregnata dall’odor del chiuso e da una struggente mancanza di luce.
Il suo respiro è affannoso e la voce grave come non mai.
Mi chiama, pronuncia il mio nome con la stessa e crudele indifferenza di sempre.

Cammino in punta di piedi per non disturbare il suo udito sensibile, abituato ad un evocativo silenzio.
Mi accascio con estrema delicatezza sul letto, appoggiando la testa sulle sue lunghe gambe distese.

Gli accarezzo con affetto e rimpianto la mano non più vigorosa.

- “Padre, il temporale impetuoso mi tiene sveglio e fatico ad addormentarmi.

Ho bisogno delle tue carezze per poter chiudere gli occhi.

Cullami tra le tue braccia, padre mio!

- “Draco, cosa stai dicendo?
Tutta questa solitudine ti sta forse facendo impazzire, come già è successo a me?”

- “No padre, non posso sentirmi solo finchè sono tra le tue braccia.
Ti prego, raccontami una favola!”

- “Non… Non capisco…”

- “Già, non hai mai capito!
Ma ora, stenditi completamente, vorrà dire che sarò io ad aiutarti a dormire.”

Si sdraia osservandomi, stranamente rilassato dalla mia presenza.
Socchiude gli occhi con l’eleganza che sempre lo ha contraddistinto e presto si assopisce.
Abbandonato ad un torpore così desiderato, perde ogni legame con la realtà.
Bacio la sua fronte corrugata con l’amore che mai ho ricevuto.
La sua bocche si socchiude debolmente, pronunciandomi parole comprensibili in una palese atmosfera di sogno e confusione:
- “Ti voglio bene, figlio mio!

Non mi impietosisce, è solo un’illusione troppo reale per esser ancor più deleteria.
Prendo il cuscino con un movimento impercettibile.
Il raso pregiato scivola tra le mie mani, rendendole viscide, come se ciò preanunciasse il gesto che sto per compiere.
Lo poggio con delicatezza sul suo volto spento per poter udire la sua ultima emissione di vitalità. Poi, premo con forza ed ira repressa.
Più nessun respiro.

- “Anch’io ti voglio bene, padre mio!
  
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