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Autore: Anthy    01/10/2009    3 recensioni
Una vita. Un orologio.
Piccola comparazione fra la vita umana e lo scorrere incessante del tempo, scandito dalle lancette di un qualsiasi orologio. Fino a che la sveglia non suona...
Genere: Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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orologio
L'OROLOGIO







Tic.Tac.
Tic.Tac.

Un suono. Un rumore.

Tic.Tac.
Tic.Tac.

Un tempo che scorre. Un tempo che scade.

Tic.Tac.
Tic.Tac.

Un cuore che batte. Un polmone che respira.


Una vita. Un orologio. Non un Rolex, non uno Swatch.
No.
Un orologio semplice, la cui lancette lente ed inesorabili scandiscono i secondi, segnano i minuti, indicano le ore.
Sei seduto, solo. Una sedia. Un tavolo. E sopra di esso Lui.

L’orologio.

Lo tratti bene, lo pulisci, gli cambi le batterie. Ma spesso ti distrai, ti dimentichi di Lui.
E la polvere, infima, penetra quando meno te la aspetti.
Bloccandolo. Bloccandoti.
Per colpa tua.

Solo una cosa non puoi impedire. Che la sveglia suoni. E’ preimpostata, il Produttore l’ha inserita a suo tempo, tu ti devi adattare.

E allora hai solo due scelte.

Rimani lì, a fissarlo, in attesa che suoni.
Oppure gli dedichi la giusta cura, né troppo poca né eccessiva.
E nel frattempo vivi. Vivi finchè quella silenziosa sveglia non suonerà.

Solo tu la sentirai? Balle.
Tutti la sentiranno. Non è per niente silenziosa, ma la spacciano come tale.
Ma avrai la fortuna di evitarti scene da film strappalacrime.
Perché quando la sveglia suonerà, la porta in fondo alla stanza si aprirà, tu ti alzerai dalla sedia e, volente o nolente, la passerai, se per curiosità o per noia o per cos’altro lo saprai solo te.
Ma da lì in poi, sarai libero dalla sveglia.

Solo tu.
Per sempre.

Tic.
Tac.



Note:  è la prima simil-poesia che scrivo. Ne avevo il bisogno. Nata in un momento di pessimismo, seguendo l'istinto; ma una mia peculiarità è quella di ritrovare abbastanza in fretta l'ironia, il sarcasmo, per non buttarmi giù. Per questo io non riuscirò MAI a concludere qualcosa tragicamente. Avrebbe potuto finire peggio di così, ma a metà l'attimo di fatalismo era già quasi terminato.
Penso di aver usato metafore abbastanza semplici, credo non vi risulterà difficile coglierle.

Per "Produttore" non intendo necessariamente Dio; può essere lui come può essere il Destino, e magari sono la stessa cosa. Fate voi.
Un grazie a tutti quelli che leggeranno e, magari, commenteranno. Nelle recensioni, mettete pure i vostri eventuali dubbi; cercherò di rispondervi privatamente (contattandovi tramite efp).
Bacioni
Anthea




   
 
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